Immagine di Lost Records: Bloom & Rage | Recensione - Quante volte si può morire?
Recensione

Lost Records: Bloom & Rage | Recensione - Quante volte si può morire?

Lost Records racconta una storia struggente, a tratti la migliore mai proposta da Don’t Nod, che si risolve in un finale poco adeguato.

Avatar

a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

In sintesi

  • Una bellissima storia dall'indiscutibile impatto.
  • Il mondo narrativo è solidissimo e subito magnetico.
  • Sappiamo che Don't Nod può realizzare finali migliori di questo.
  • Pro
    • Narrazione proattiva che annulla i tempi morti.
    • Personaggi magnifici, con relazioni che diventano gameplay.
    • Tra le migliori storie di Don’t Nod, con un’altra colonna sonora speciale.
  • Contro
    • Animazioni e mimica che castrano delle ottime performance attoriali.
    • Finale anticlimatico che diluisce il valore della narrazione generale.

Il Verdetto di SpazioGames

8.3
Premio
Don’t Nod ha scelto di raccontare una storia non semplice, per temi e metodi di esposizione narrativa. Mentre il pubblico richiede e premia narrazioni sempre più didascaliche, quella di Swann, Nora, Kat e Autumn è fatta di ovvi sottintesi e di ciò che non è necessario dire a voce alta perché risvegli empatia. Con i suoi momenti di indiscutibile valore, una premessa magnetica e dei personaggi magnifici, Lost Records: Bloom & Rage è un’altra grande storia scritta da autori che, fortunatamente, hanno ancora molto da dire. Finale escluso, purtroppo.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Lost Records: Bloom and Rage
Lost Records: Bloom and Rage
  • Sviluppatore: Dontnod Entertainment
  • Produttore: Dontnod Entertainment
  • Distributore: Dontnod Entertainment
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC , XSX , PS5
  • Generi: Avventura grafica
  • Data di uscita: 18 febbraio 2025 (Tape 1) - 15 aprile 2025 (Tape 2)

C’è un pensiero molto affascinante sul concetto della morte che mi è tornato in mente in più occasioni, mentre giocavo a Lost Records: Bloom & Rage: «Ogni uomo muore due volte, quando viene sepolto e quando qualcuno pronuncia per l'ultima volta il suo nome».

Questo aforisma dovrebbe arrivare dalla penna di Hemingway, ma è così universale che l’avrete senz’altro letto o ascoltato in molteplici altre occasioni, reinterpretato da vari artisti e autori. Tra cui Don’t Nod, che non lo cita apertamente ma ne parla in maniera molto diffusa in entrambi gli episodi della sua nuova opera.

Non è mai facile affrontare la morte, la propria e di chi ci sta intorno. A volte si arriva preparati dopo mesi o anni di sofferenza, a volte arriva all’improvviso e bisogna accelerare le proverbiali cinque fasi del lutto per arrivare (sperabilmente) all’accettazione.

E se queste due cose succedono contemporaneamente, grazie al realismo magico delle storie?

Non è facile, soprattutto in una fase della vita come quella adolescenziale dove le domande su sé stessi e sul mondo sono tante, e le riflessioni sulla morte non dovrebbero trovare spazio.

Non è facile come la storia che Don’t Nod sceglie di raccontare con Lost Records: Bloom & Rage, ma il team francofono affronta la sfida con grande competenza. Questi autori ci hanno abituato molto bene, in questo senso, da Remember Me a Jusant, passando ovviamente per Life is Strange, nel raccontare storie ordinarie di persone circondate dallo straordinario.

Per questo Lost Records: Bloom & Rage ha alcune delle soluzioni narrative e tra i momenti più belli mai visti nelle produzioni Don’t Nod.

E sempre per questo motivo è davvero difficile comprendere il motivo per cui si sia deciso di rovinarne una buona parte con un finale che, francamente, non ha senso di esistere.

Cassetta 1 - Bloom

Nel caso non abbiate letto il mio provato e l’analisi della prima parte di Lost Records: Bloom & Rage farò un riassunto molto sommario delle vicende e delle suggestioni ricevute. Dopodiché vi consiglio di recuperare almeno l’ultimo articolo, perché c’è molto da dire e non voglio trasformare questo nuovo articolo in un listone illeggibile.

Nel luglio del 1995 c’è un gruppo di ragazze della provincia canadese che vive un’estate come tante altre. Chi pensa al futuro, chi non vuole pensare ai suoi problemi e chi, al contrario, non pensa ad altro che alle proprie preoccupazioni.

Tra una scampagnata e l’altra, scoprendo sé stesse attraverso gli occhi delle altre, Swann, Nora, Autumn e Kate sembrano uscite fuori da opere come Paper Girls, e diventano immediatamente delle protagoniste di cui è impossibile non volerne sapere di più a ogni minuto di gioco.

Don’t Nod fa un lavoro egregio, dal punto di vista estetico e caratteriale, nel costruire il quartetto. Il rapporto tra tutte loro diventa protagonista centrale della storia, ma anche del gameplay.

Perché distogliendo solo in parte il peso delle scelte da effettuare, che saranno comunque tante e importanti, le risposte che darà Swann alle sue amiche saranno fondamentali per creare dei veri e propri legami.

I dialoghi tra i personaggi che coinvolgeranno la protagonista possono sbloccare delle opzioni a seconda di ciò che viene detto all’interno della conversazione stessa.

Semplicemente permettendo a un personaggio di finire un ragionamento, potremmo sbloccare magari una nuova domanda, una risposta per approfondire un tema, di fatto una nuova opzione di dialogo che prima ci era preclusa.

Con una modalità di gioco proattiva come non mai ci si ritrova a essere ancora più coinvolti nella narrazione.

Con questa modalità di gioco proattiva come non mai, si riesce finalmente a superare uno degli ostacoli più ostici delle avventure narrative. In questo modo ci si ritrova a essere parte ancora più attiva della narrazione, che porterà le ragazze a vivere l’estate più strana della loro vita: «giornate che iniziano come Standy By Me e finiscono come Blair Witch», per citare una delle protagoniste.

C’è uno strano Abisso tra i boschi, letteralmente una voragine da cui esce uno strano bagliore violaceo, che sembra poter essere una fonte di forza ma anche di estrema debolezza, realizzare sogni o manifestare paure. Un po’ come quello nietzschiano, che punisce chi lo osserva abbastanza a lungo esponendo la propria parte più vulnerabile.

Nel 2022, infatti, le ragazze ora sono un gruppo di donne che si ritrova a dover rievocare proprio quell’estate del 1995.

Arriva un misterioso pacco indirizzato alle Bloom & Rage, la band musicale che le ragazze hanno messo insieme durante l’estate. Destinato a tutte loro, tranne una, che nel 2022 non potrà esserci.

Avanti e indietro nel tempo, Don’t Nod mette in scena un mistero che passa per un racconto di formazione, in cui adolescenti e adulte dovranno ricostruire la loro estate del 1995, che avevano deciso di voler dimenticare.

Il finale della Cassetta 1 ci aveva lasciato infatti con un potentissimo cliffhanger, nonché un punto di svolta inevitabile per toni e trama: una delle quattro ragazze è gravemente malata.

Cassetta 2 - Rage

La rabbia che dà il nome alla Cassetta 2 di Lost Records: Bloom & Rage è il sentimento che permea le prime ore di questo secondo capitolo.

Dopo la rivelazione del precedente episodio, il quartetto di protagoniste si è separato. Non è possibile assorbire una notizia del genere senza rimanerne colpiti soprattutto, come dicevamo, in un periodo della vita in cui le domande sono già tante.

L’amicizia delle quattro è a rischio proprio perché non è facile capire cosa si deve fare in questi casi. Non lo sanno gli adulti, quelli lontani e distanti che non sanno dare risposte plausibili e si comportano in maniera apparentemente incomprensibile, figuriamoci delle adolescenti.

C’è qualcuno o qualcosa a cui valga la pena urlare contro? Si fa finta di niente o se ne parla per elaborare la situazione più in fretta? Oppure ci si potrebbe godere l’estate del ‘95 nella provincia canadese e sperare che qualcosa cambi, come per magia.

Questo è il tema della seconda parte di Lost Records: Bloom & Rage che, per messa in scena e dialoghi, affronta il tema con una maturità evidente e notevole.

La scrittura è asciutta e dritta al punto, sfruttando azioni e reazioni senza affidarsi ai cliché.

La trama procede senza spiegoni, personaggi che manifestano a voce alta le proprie intenzioni e sentimenti. La scrittura è asciutta e dritta al punto, sfruttando azioni e reazioni senza affidarsi ai cliché: è peraltro proprio la scrittura (di vicende, dialoghi, personaggi) il motivo per cui abbiamo assegnato al gioco il nostro riconoscimento Editor's Choice.

Il racconto su due linee temporali fa un lavoro enorme nel tratteggiare con efficacia le protagoniste nelle due linee. L’autenticità con cui vediamo le stesse persone a 27 anni di distanza è il più grande punto di forza che permette al giocatore di non allontanarsi mai dalla trama.

Mano a mano che il realismo magico inizia a farsi strada nella rinnovata consapevolezza delle quattro ragazze, e del destino di alcune di loro, i toni di Lost Records: Bloom & Rage si fanno sempre più cupi.

L’Abisso diventa una seducente certezza per la ragazza che sta andando incontro alla sua fine, ma non c’è mai la rivelazione dell’identità del mistero.

Don’t Nod sceglie volutamente la strada della libera interpretazione, con un evidente parallelo tra l’oscurità dell’Abisso e dell’anima di chi sceglie di farsi ammaliare, così come il pericolo del perdere qualcuno per sempre nel caderci dentro.

Gli ultimi giorni dell’estate Swann, Nora, Autumn e Kate cominciano a delineare un quadro sempre più certo, con ogni scelta che può cambiare in maniera considerevole le relazioni del futuro.

Non per tutte è facile affrontare dei ricordi così spiacevoli e forti, tanto che la situazione finale in cui Swann arriva alla risoluzione del mistero del 2022 può essere incredibilmente diversa.

Nella mia partita, per esempio, è rimasta da sola perché le altre non hanno retto il peso di voler scoprire cosa c’è dentro il pacco. Sono tante le diramazioni possibili e, sebbene il finale sia formalmente unico, il modo in cui ci si arriva e le relazioni finali possono cambiare considerevolmente la narrazione delle ultime ore.

Ma se vi aspettate il monologo esplicativo al momento giusto, un lieto fine e una catarsi salvifica, Don’t Nod non ve le fornirà. Per motivi diversi, però.

«Bloom & Rage per sempre!»

Ribadendo quanto ho detto sopra, Don’t Nod non si affida a espedienti ruffiani per generare l’emozione facile, né induce il giocatore a provare uno specifico sentimento.

Tutto è perfettamente naturale e diegetico, mentre il mistero rimane solamente una scenografia per mettere le quattro protagoniste sul palco a raccontare la loro vita strana.

Non è importante sapere cosa sia l’Abisso, neanche dopo i titoli di coda, perché è sempre l’ordinario ad essere al centro della storia. C’è un’escalation emotiva solidissima che porta al finale, mentre tutti i conflitti arrivano a una conclusione più o meno estrema.

Tuttavia Don’t Nod ha scelto di sottrarre la catarsi con una soluzione narrativa nel finale che, alla luce di quanto vissuto fino a quel momento, non fa altro che danneggiare le sensazioni dell’esperienza. Proverò a non fare spoiler, ma solo un ragionamento generale.

In una storia in cui il tema della morte è centrale e i personaggi devono affrontarlo per uscirne diversi (migliori e peggiori che siano), non si può eliminare proprio il concetto dell'ineluttabilità della morte.

Il finale anticlimatico e aperto di Lost Records: Bloom & Rage è uno di quelli che mette l’intera storia sotto una nuova luce. Il viaggio fino a quel momento è meraviglioso, ma perde di gran parte della sua potenza.

Non è nemmeno evidente l’idea di un sequel, a voler speculare sulle intenzioni di Don’t Nod, perché non c’è semplicemente il presupposto per continuare questa narrazione, senza fare spoiler.

Non si ha la sensazione di aver perso tempo, tutt’altro, ma Lost Records: Bloom & Rage poteva diventare quasi indimenticabile se solo avesse rivendicato con forza l’idea iniziale, che rimane in ogni caso magnetica.

Cosa succede quando siamo costretti a ricordare quegli amici che “non abbiamo mai avuto come a 12 anni”. Quando la vita è già strana di suo e diventa ancora più insopportabile, sia da adolescenti che da adulti. Cosa devono fare le persone che amiamo quando stiamo per morire per la seconda volta.

La nuova storia di Don’t Nod è una buona interpretazione di questi grandi quesiti. Una di quelle che vi consiglio caldamente di scoprire in prima persona.

👋 Partecipa alla discussione! Scopri le ultime novità che abbiamo riservato per te!

0 Commenti

⚠️ Stai commentando come Ospite. Vuoi accedere?


Questa funzionalità è attualmente in beta, se trovi qualche errore segnalacelo.