Life is Strange: Double Exposure | Recensione - Doppia esposizione, doppia bruciatura
Il mistero della Caledon University è stato svelato, e le scelte di Life is Strange: Double Exposure hanno avuto le loro conseguenze. Più o meno.
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a cura di Valentino Cinefra
Staff Writer
In sintesi
- Tecnicamente e registicamente ottimo.
- Personaggi profondi e ben scritti.
- Risoluzione finale a tratti inconcepibile.
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Deck Nine
- Produttore: Square Enix
- Distributore: Square Enix
- Testato su: PC
- Piattaforme: PC , PS5 , XSX , SWITCH
- Generi: Avventura
- Data di uscita: 29 ottobre 2024 - TBA (Nintendo Switch)
I titoli di coda di Life is Strange: Double Exposure sono arrivati e, come di consueto, è tempo di fare i conti con le proprie scelte e capire se Deck Nine sia riuscita nuovamente a creare un piccolo videogioco di culto per gli amanti delle avventure narrative.
E per gli amanti di Maxine Caulfield visto che, inevitabilmente, questo nuovo capitolo della saga (la trovate su Amazon) non potrà che attirare nuovamente l’attenzione di tutti quei fan che hanno lasciato la saga di Life is Strange negli anni.
Max è tornata e, come vi abbiamo raccontato nella nostra analisi dei primi due capitoli, la sua vita è diventata di nuovo molto strana. Vi consiglio caldamente di recuperare velocemente l’articolo prima di proseguire con la recensione, visto che non vorrei ripetere nuovamente dei concetti già espressi.
Ma, se proprio siete di fretta e non avete tempo, segue un brevissimo riassunto dei primi due capitoli di Life is Strange: Double Exposure.
Life is Strange: Double Exposure si apre con un evento sconvolgente al campus della Caledon University: l'omicidio di Safiya Llewellyn-Fayyad, la nuova migliore amica di Max. Ritornare nei panni di Maxine Caulfield, ora fotografa professionista, è stato un tuffo nostalgico, ma anche una scoperta.
Nei primi due capitoli, “Natura Morta” e “Penombra”, ho notato subito come Deck Nine abbia ulteriormente affinato la narrazione, offrendoci una storia più matura e profonda, capace di far emergere dinamiche relazionali intense e personaggi sfaccettati.
Ciò che mi ha colpito di più sono i dialoghi, autentici e pieni di sfumature, che mi hanno immerso immediatamente nel mondo di gioco. La regia e l'estetica, poi, sono di altissimo livello: le due realtà parallele vengono presentate visivamente in modo magistrale, con una netta distinzione tra l'atmosfera calda e luminosa di una e quella fredda e opprimente dell'altra.
Il colpo di scena che chiude il secondo capitolo, anche se in parte prevedibile, è riuscito a sorprendermi per via della sua costruzione da manuale, lasciandomi con la voglia di scoprire come si evolverà la trama.
Dal suddetto twist parte il terzo capitolo, “Mezze Verità”, in cui Max si ritrova a ricostruire i pezzi dell’indagine fino a quel momento, con l’aggiunta della sconvolgente rivelazione che ha chiuso l’episodio precedente.
Double Exposure incalza quindi con il realismo magico, tra misteriosi doppelganger che appaiono qua e là per l’Università e le due realtà temporali che svelano sempre più segreti nella vita di Max.
Fino al punto che Deck Nine decide di alzare il tiro e inserire una prima volta della serie: oltre a Max ci saranno altri personaggi con dei poteri all’interno della stessa storia di Life is Strange.
Questo innesca delle dinamiche inedite per quanto riguarda il rapporto di Max con gli altri personaggi che gravitano intorno alla Caledon University.
Come conseguenza di questo ulteriore twist, il focus della storia si sposta dall’investigazione alla ricerca di una verità e conseguente vendetta da parte di Safi contro chi le ha impedito di compiere un passo importante nella sua carriera.
In questo contesto c’è anche il primo, grave, passo falso narrativo di Double Exposure. Purtroppo non sarà l’unico, ma ve ne parlo molto presto.
Nel cambiare focus della storia, il personaggio dell’investigatore Alderman viene liquidato in maniera sbrigativa e pigra. Il tutto con una scelta “finta” da parte del giocatore visto che, a prescindere da come si decide di procedere con Alderman, il destino dell’esponente delle forze dell’ordine nella trama sarà lo stesso.
Quindi mentre l’omicidio in divenire di Safi è “risolto” (con molte altre virgolette, visto che non possiamo approfondire e fare spoiler…) nel quarto capitolo “Dittico”, Max e la sua amica iniziano a indagare in maniera diversa.
Qualcuno, alla Caledon, ha impedito a Safi di pubblicare il suo libro di poesie con cui non solo sarebbe diventata un’autrice, ma avrebbe raccontato in maniera allegorica la verità dietro il tragico destino di una ex-alunna della Caledon.
Maya Okada, personaggio solo accennato nei capitoli precedenti, aleggia come uno spettro che inquieta gli animi di insegnanti e alunni.
Morta suicida in circostanze misteriose, Maya era legata a molte delle personalità che frequentano l’università. Ciò che c’è dietro alla sua tragica storia sarà al centro delle indagini di Max e Safi, fino ad una sequenza di segreti svelati che porteranno la tensione a crescere inevitabilmente.
Mentre Max approfondisce i rapporti con gli altri personaggi, indaga e scopre chi sono davvero le persone che frequentano la Caledon University, Safi comincia a vedere sempre più chiaro il suo destino e quello delle persone che vorrebbe punire. La trama ci porta infatti a capire cosa sia successo davvero a Maya, il motivo per cui la ragazza ha deciso di togliersi la vita.
Nel farlo, Deck Nine mette in scena anche un’appassionante sequenza in cui bisogna inscenare una piazzata per mettere alla berlina un personaggio e spingerlo a confessare le sue colpe. Non è niente che si possa manipolare granché, è una sequenza del tutto guidata con scelte fisse, ma per come è messa in scena non risulta mai frustrante o una mera sequenza di pulsanti da premere.
In “Decoerenza”, il capitolo finale, mentre la tensione sale alle stelle e una tristemente familiare tempesta torna a tormentare la vita di Max, proprio quest’ultima si ritroverà a fare un viaggio che non vi anticipiamo.
Ripercorrendo i suoi dieci anni da girovaga, Max realizzerà qualcosa di importante su sé stessa che la porterà verso il finale della storia e le donerà una consapevolezza ulteriore per capire come risolvere la sua nuova vita strana.
Il realismo magico alla portata di tutti i giorni
Questo tema mi porta a confermare nuovamente il talento scrittorio di Deck Nine.
Life is Strange: Double Exposure è una storia che parla di traumi. Personali, di una comunità familiare o cittadina, e di come ognuno di noi sceglie di affrontarli.
In questo racconto, nella delicatezza con cui questi temi vengono espressi dai personaggi e dagli eventi, Deck Nine fa un lavoro sublime.
C’è una storia molto potente sotto alle stranezze e i poteri paranormali, momenti che diventano introspettivi anche per il giocatore senza bisogno che vengano urlati o dichiarati in maniera pacchiana.
Ed è bello giocare a Double Exposure scoprendo cosa c’è sotto, a tratti bellissimo.
Il cast di personaggi, da Max ai comprimari, aiuta a creare un coinvolgimento che non allontana mai il giocatore dalla Caledon University e dagli eventi che la attraversano. I dialoghi sono credibili, ben cadenzati, asciutti e coerenti. La regia è allo stesso modo ottima, supportata da un colonna sonora che infila brani azzeccatissimi in ogni situazione, menu di pausa compreso.
Fino al finale che, ancora una volta senza spoiler, contrappone in maniera elegantissima due personaggi e le loro decisioni. Chi sceglie di fermarsi e affrontare le conseguenze della vita strana, chi fugge per non guardare negli occhi chi ha sofferto per i risultati di un’escalation di vendetta.
Il tutto convogliato in una singola frase caricata di una grande potenza diegetica, che chiude Life is Strange: Double Exposure prima dei titoli di coda.
Giocare a Life is Strange: Double Exposure è meraviglioso, senza mezzi termini… fino alla sequenza finale.
È davvero difficile interpretare ciò che succede nella parte finale del quinto capitolo perché, dopo aver visto cosa gli autori di Deck Nine siano stati capaci di costruire con True Colors e con i capitoli precedenti di Double Exposure, sembra quasi che qualcuno sia intervenuto in maniera evidentemente posticcia per cambiare qualcosa in corso d’opera.
Prima di esplicitare la mia impressione al riguardo vi spiego, senza spoiler, perché la parte finale di Double Exposure tradisce non solo il suo racconto, ma anche l’essenza dell’intera serie di Life is Strange.
Questa scelta avrà delle conseguenze, ma non stavolta
“Questa scelta avrà delle conseguenze” non è solo una frase ricorrente in tutti i videogiochi della serie di Life is Strange, ma un’affermazione che definisce l’identità stessa del franchise ideato da Don’t Nod nel 2015.
In un periodo in cui Telltale Games spopolava nel genere, puntando sul senso di fretta e sull’ansia derivante da una scelta narrativa effettuata dal giocatore, Don’t Nod scelse di dare tutto il tempo del mondo ai giocatori per portare avanti la storia come desideravano.
Proprio perché ogni scelta ha una conseguenza, era importante e intelligente definire un rapporto con il giocatore basato su un’attenzione verso la gestione dell’autorità narrativa.
L’impressione che ho avuto, unicamente frutto dell’intuito di chi conosce le persone che vivono nel mercato videoludico, è che Square Enix abbia voluto imprimere a Deck Nine la volontà di creare un Life is Strange che potesse essere replicabile, come nuova serie su cui monetizzare a ogni costo.
Solo questa consapevolezza può portarmi a pensare che Deck Nine abbia ritenuto sensato rendere impotenti i giocatori di fronte a due svolte di trama molto importanti (il già citato investigatore e un’altra), dove qualsiasi scelta intrapresa non cambia in alcun modo l’esito della storia.
Così come per un finale completamente guidato dagli autori del team di sviluppo e non dai giocatori, che apre per altro a una scena post-credits che vuole dare un tono da origin story completamente fuori posto e immotivata.
La forza di Life is Strange è sempre stata quella di raccontare l’ordinario attraverso il filtro dello straordinario. Il modo in cui le vite delle persone diventano… strane, quando qualcosa di fuori dal comune irrompe nella routine. Niente di quello che vuole suggerire Double Exposure.
Al di là del fatto che non c’è un setup degno per questo processo narrativo, se non appunto per l’ultima ora scarsa di gioco, non c’è nessun motivo per cui Life is Strange debba diventare una storia di eroi e cattivi da sconfiggere.
Qualcuno potrebbe pensare che io sia contrario all’evoluzione della serie di Life is Strange e che non voglia vederla trasformarsi. Ma quella che propone Deck Nine non è altro che, nella sequenza finale, una pallida imitazione dei tropi degli X-Men di casa Marvel, con una scrittura che invece non è mai andata in quella direzione e non ha mai messo l’accento su questi temi.
Inoltre, una volta sopraggiunti i titoli di coda, ci si accorge come Double Exposure abbia tradito ulteriormente i giocatori nel fornire una storia che di fatto non è del tutto completa, perché alcuni passaggi non potranno che continuare a essere esplorati in un nuovo capitolo.
Cosa dovremmo aspettarci da una serie che è sempre stata unica nel suo genere, e che ora insegue gli stilemi dettati da altri, per altro in un momento storico in cui sono fallaci su quasi ogni medium (fumetto incluso)?
Perché impostare la trama con un ottimo setup da murder mystery per poi trasformarla in una origin story?
Cosa rimane delle tematiche espresse con delicatezza e attenzione nei capitoli precedenti?
Non credo che una schermata con scritto “Max Caulfield tornerà” sia la risposta che questa storia merita.
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Voto Recensione di Life is Strange: Double Exposure | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Regia, doppiaggio, motion capture e dialoghi ottimi.
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I temi della storia sono profondi e raccontati con grande consapevolezza.
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Selezione musicale di pregio, come sempre.
Contro
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Sequenza finale posticcia che tradisce le premesse.
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Un solo epilogo, con alcune svolte importanti completamente guidate.
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Il gameplay dei “dialoghi sbagliati” praticamente non esiste.
Commento
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