Lies of P | Recensione - L'erede di Bloodborne?
Lies of P deve moltissimo a Bloodborne, di cui incorpora gran parte degli elementi vincenti. Nonostante le similitudini, l'opera mantiene la sua unicità.
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a cura di Domenico Musicò
Deputy Editor
In sintesi
- Pesca il meglio da Bloodborne.
- Buon livello di personalizzazione del proprio stile di gioco.
- Tecnicamente solido, con un grande comparto artistico.
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Neowiz
- Produttore: Neowiz
- Distributore: Neowiz
- Testato su: PC , PS5
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
- Generi: Soulslike
- Data di uscita: 19 settembre 2023
Lies of P prova a riempire quel grande vuoto lasciato da un possibile e mai confermato seguito di Bloodborne, icona totale di cui si sente ormai da sin troppo tempo la forte mancanza.
Lo fa soprattutto perché sono palesi non solo le ispirazioni, ma gli stessi sistemi di gioco, in larga misura mutuati dall'indimenticabile soulslike di FromSoftware. Bloodborne è però uscito ben otto anni fa, con tutto ciò che questo comporta in termini di evoluzione del medium.
Un lasso di tempo del genere, nel settore di riferimento, è davvero enorme, soprattutto se si considera a che grado di raffinatezza siamo arrivati grazie a mostri sacri come Elden Ring (lo trovate su Amazon).
Eppure l'opera prima del nuovo team di sviluppo coreano non fa nulla per nascondere le lampanti somiglianze, con una ruffianeria che non esitiamo a definire molto scaltra e in grado di arrivare sempre dritta al punto. Il fatto che Lies of P sia ispirato a Pinocchio è quasi un elemento che diviene di contorno e che è in fin dei conti utile a mettere le fondamenta per la costruzione del mondo di gioco, se si pensa alle finalità ultime di quest'opera.
Prendere come punto di riferimento un titolo capace di plasmare l'immaginario collettivo è però un grande rischio, poiché bisogna esserne all'altezza o quantomeno non sfigurare di fronte a un titolo che si è ammantato negli anni di un'aura di sacralità che ben poche opere hanno avuto il privilegio di ottenere negli ultimi dieci anni.
Lies of P e le bugie necessarie
Pensare a Lies of P come a una rivisitazione in chiave dark del romanzo di Collodi sarebbe un grande errore, perché non è quella storia classica a essere proposta o rielaborata, né tanto meno si notano passaggi narrativi che puntano in quella precisa direzione. Troverete piuttosto alcuni personaggi di spicco, altri che faranno la loro comparsa in maniera inconsueta e altri ancora che forse non ricordavate affatto.
Ciò che è importante sottolineare è che quelle personalità sono all'interno di Lies of P non tanto per quel senso d'obbligo che si avverte quando si punta a omaggiare un grande classico, ma per il loro ruolo e per il significato che hanno nel contesto.
L'importanza dei significati palesi o nascosti, di quelli esplicitati o resi più ermetici, delle frasi celebri o di quelle più sibilline, sono parte di un mondo di gioco che vuole dipingere quegli stessi personaggi come strumenti utili a legare una storia ben diversa.
In Lies of P siete un burattino creato da Geppetto, suo malgrado finito nella fitta tela di bugie ed eventi avversi d'improvviso esplosi nella città di Krat. Quel luogo di palazzi signorili, divi dell'Opera le cui voci riecheggiano per le strade e la tipica opulenza artistica e socio-culturale della Francia della Belle Époque non esiste più. Al suo posto hanno preso il sopravvento la decadenza, l'abbandono, la distruzione e una strana malattia chiamata morbo pietrificante.
Per disvelare il mistero e per scoprire i dettagli delle vite di alcuni personaggi attraverso le missioni secondarie (il gioco è sottotitolato in italiano), potreste impiegare una trentina di ore, anche se si tratta di un calcolo strettamente legato alle abilità del singolo giocatore.
Tuttavia gli sviluppatori hanno fatto presente che per venire a conoscenza di tutto serviranno più partite, dato che in determinati momenti il protagonista potrà decidere se mentire o meno, o se agire in maniera diversa rispetto a quanto fatto in precedenza. Lies of P risulta senza dubbio molto più chiaro rispetto alle opere targate FromSoftware e, pur mantenendo lo stesso stile, risulta più facile ricostruire l'intreccio della trama.
Camminare per le vie di Krat, in diverse aree, vi riporterà inevitabilmente alla memoria Yharnam. Non solo nel vedere carrozze sfasciate, cavalli morti ai lati delle strade o certe tipologie di nemici prese di peso da Bloodborne e animate allo stesso modo. La regia, la conduzione di gioco e persino i dettagli sono della stessa impronta, con continui riferimenti architettonici, di level design e di modalità di posizionamento delle scorciatoie.
Addirittura, una povera cittadina chiusa in casa vi parlerà da una finestra mentre tossisce, con la sagoma rischiarata attraverso la tenda dal fioco bagliore di una vecchia lampada, chiedendovi di recuperare una vecchia bambola e non di certo un carillon. Questi e altri momenti specifici non potranno far altro che corroborare la tesi secondo cui gli sviluppatori abbiano studiato per filo e per segno Bloodborne, dalla struttura di gioco alle minuzie apparentemente più insignificanti.
Vanno tuttavia mantenute le debite distanze, perché le differenze ci sono e hanno anche un peso non indifferente, in particolar modo in riferimento alla distanza intercorsa tra il 2015 e oggi. Lies of P, pad alla mano, conserva innegabilmente molte delle ingessature tipiche dell'epoca, con una reattività che non può non essere considerata un passo indietro rispetto ai soulslike più moderni coi quali inevitabilmente concorre.
Questo si noterà in particolar modo se si gioca su console, come è successo a noi con PlayStation 5. In un rarissimo caso di distribuzione di doppio codice in fase di recensione, Neowiz ci ha fornito anche un codice per PC, e va detto che la differenza è francamente abissale, lasciandoci la sensazione di giocare a una versione potenziata che rende maggiore giustizia all'opera. Prima di tornare su questo punto, è bene specificare quali sono gli altri punti di pregio di Lies of P (lo trovate su Amazon).
Un burattino evoluto
Quando verrà risvegliato e sarà pronto all'azione, il protagonista potrà scegliere fra tre build di base: quella basata sulla destrezza, quella sulla forza bruta o la classica via di mezzo più bilanciata. Come vedrete nel corso dell'avventura, si tratta solo di una prima impostazione di base che tocca i parametri di partenza, perché il reperimento di nuove armi, medaglioni, monili ed equipaggiamenti vi consentirà di cambiare in corsa il vostro stile di gioco.
La vera peculiarità del sistema di combattimento di Lies of P è legata alla possibilità di poter smontare e rimontare le armi come più vi aggrada, unendo lame ed else completamente diverse tra loro per dare vita ad approcci misti o per adattarsi all'istante a situazioni di gioco che vi spingono ad approcci differenti.
Se ad esempio preferirete rimanere a debita distanza ma avrete bisogno delle capacità di infliggere stati alterati tramite una specifica lama di coltello, potrete montarla sul lungo manico di una falce senza nessun problema. Allo stesso modo, se vorrete rendere meno goffi i movimenti durante l'uso di un pesante martello, potrete abbinare un'impugnatura meno ingombrante, che fornisce maggiore maneggevolezza.
Chiaramente, ogni scelta si ripercuote sulle caratteristiche finali dell'arma stessa, pertanto potreste perdere qualcosa in potenza ma migliorare in modo netto l'agilità e il consumo della stamina, ma anche notare come nel frattempo siano cambiati gli attacchi speciali legati a quello che per comodità chiameremo mana.
Il braccio intercambiabile offre poi ulteriori chance tattiche durante gli scontri, con possibilità di avere una difesa più solida, di aumentare l'aggressività o di colpire da lontano. Anche per questo aspetto, un ruolo determinante lo avranno gli avversari e le vostre inclinazioni personali. Va però detto che Lies of P vi incoraggerà il più possibile a essere aggressivi, perché esiste la possibilità di recuperare un po' di salute se attaccherete immediatamente e in ogni caso prima che la barra residua si tramuti in perdita effettiva.
Nella versione PS5, pur optando per la modalità prestazioni, non si ha un feedback pienamente soddisfacente. Quando siamo passati alla versione PC, che regge i 4K a 90 fps persino su un vecchio hardware di diversi anni fa, abbiamo notato come tutto sia sostanzialmente diverso, rendendo il gioco più piacevole e anche più abbordabile, senza le catene che console poco performanti hanno sin dalla loro uscita. Tecnicamente, poi, gli sviluppatori hanno portato a termine un lavoro incredibile in termini di ottimizzazione.
La pulizia del codice, con bug davvero rari, nessun calo di frame in entrambe le versioni e un impianto grafico molto solido, certificano in modo chiaro l'ambizione del team coreano. Anche artisticamente la caratterizzazione di personaggi, mondo di gioco e immaginario è stupefacente, e non mancano momenti in cui ci si ferma a osservare da lontano imponenti strutture che attraverserete solo in un secondo momento.
Non sappiamo se Choi Ji-Won possa diventare il nuovo Hidetaka Miyazaki, ma se questi sono i risultati per un'opera di debutto, appare piuttosto certo come il futuro della sua squadra di sviluppatori sia in buonissime mani. Che Lies of P viva della luce riflessa di Bloodborne è innegabile, ma questo non significa che non abbia quell'impronta unica capace di mostrare quanto si tratti di una base solidissima sulla quale costruire qualcosa di ancora più grandioso e importante.
Lies of P appare moderno alla vista, ma a suo modo anche vecchio nella sostanza, portandosi dietro tutti i difetti tipici dei soulslike di più di un lustro fa. Per i cultori del genere, ci riferiamo in particolar modo alla facilità con cui si eseguono gli affondi alla schiena, di come sia un gioco da ragazzi avvicinarsi ai piedi di alcuni nemici e girar loro attorno alla ricerca di quell'angolo cieco da cui poter attaccare a ripetizione, e di come tutto sommato sia più semplice arrivare alla fine senza sudare le proverbiali sette camicie per via delle conclamate mancanze dell'IA nemica.
Chi è reduce dal martirio di Sekiro o dai momenti con maggiore asperità dei soulslike più in vista, troverà in Lies of P un gioco più morbido e abbordabile nella difficoltà, che ha dei picchi soltanto in alcune boss fight, soprattutto quella conclusiva. L'avanzamento lungo le macro aree raramente vi metterà in difficoltà, e qualora dovesse succedere, livellare o effettuare salvifiche modifiche all'hub principale – chiamato Hotel Krat – vi garantirà più possibilità di vittoria.
Lies of P non ha mai mentito fin dalla demo e ha messo subito le carte in tavola senza far mai notare nasi lunghi. La strada per mostrare in futuro una creatura di autenticità unica è già a buon punto, e se il team di sviluppo troverà il modo di crescere ancora, abbandonare le legnosità e le ingenuità di gioventù, potrà ergersi come nuovo grande esponente del genere di riferimento.
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Voto Recensione di Lies of P | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Il montaggio delle armi e la buona personalizzazione favoriscono molti stili di gioco diversi.
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Lavoro tecnico e artistico di pregevole fattura.
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Imita in modo evidente Bloodborne e ne pesca le caratteristiche migliori...
Contro
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... Ma questo lo rende un gioco meno moderno e più impacciato, rispetto agli ultimi soulslike.
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Durante i combattimenti si notano delle rigidità di troppo.
Commento
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