Kingdom Hearts, la Via dell’Alba #5 | Axel
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a cura di Adriano Di Medio
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Square Enix
- Produttore: Square Enix
- Distributore: Halifax
- Piattaforme: PS4 , XONE
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 29 gennaio 2019
Bentornati a La Via dell’Alba, la retrospettiva su Kingdom Hearts dedicata ai personaggi. Nelle puntate precedenti abbiamo parlato sia dei protagonisti (Sora, Riku e Kairi) che degli antagonisti (Ansem, Xemnas), tuttavia Kingdom Hearts non è fatto solamente della loro storia e di personaggi Disney. L’universo di Tetsuya Nomura abbonda di personaggi originali, che nonostante il contesto sono riusciti a ritagliarsi posti inaspettati nei cuori dei fan. In questa puntata parleremo di uno di quelli più celebri: Axel.
Agente segreto rutilo
Le origini concettuali di Axel sono abbastanza note: Nomura ha detto di averlo per somma parte ripreso da un suo precedente lavoro, Reno. Costui era presente in Final Fantasy VII come membro dei Turks, agenti segreti che svolgevano disparate missioni per conto della multinazionale ShinRa. Nel videogioco originale comparivano appunto lo spregiudicato Reno, il silenzioso Rude, la nuova arrivata Elena e il capo Tseng. Di tutti i membri però Renoera sia quello che compariva per primo, sia quello con una moralità (almeno in apparenza) meno compromessa. L’ambiguità morale e la capigliatura rosso fuoco sono le due caratteristiche da cui poi è nato Axel, a tutti gli effetti immaginabile come un “Reno in un altro universo”.
La prima comparsa di Axel avviene in Kingdom Hearts Chain of Memories (2005), dove viene da subito mostrato come parte dell’Organizzazione XIII. È uno di coloro che Xemnas ha inviato a manipolare Sora mentre questi si addentra nel Castello dell’Oblio, ma non è il suo unico incarico. Mantenendo un po’ la sua natura di “agente sotto copertura” da FFVII, Axel ha in realtà la missione di scoprire e sedare la ribellione interna all’Organizzazione. Tale dissidenza ha come capo Marluxia (n. XI, il Leggiardo Sicario), che vuole rendere Sora suo burattino utilizzando anche i poteri di Naminé. I complici invece sono Vexen (n. IV, il Freddo Accademico) e Larxene (n. XII, la Ninfa Selvaggia). Va poi detto che al Castello sono presenti anche Lexaeus (n. V, l’Eroe del Silenzio) e Zexion (n. VI, il Burattinaio Mascherato).
Axel inizialmente finge di seguire gli ordini di Marluxia e gioca un po’ con Sora, insegnandogli il funzionamento del castello. Ma a parte questo, fin dall’inizio prova per lui una simpatia ancora inspiegata e inspiegabile. Si rivela almeno in parte quando è costretto a eliminare Vexen prima che questi possa compromettere il piano rivelando a Sora l’autentica natura di Naminé. Fatto sta che, anche col suo aiuto indiretto, Sora sconfigge i ribelli dell’Organizzazione ed è costretto a dormire per un anno, mentre Naminé ne aggiusta i ricordi.
L’agente pentito
Axel (n. VIII, il Soffio di Fiamme Danzanti) riappare poi in Kingdom Hearts II (2006), dove nei fatti assistiamo al suo momento migliore. Di nuovo mostra una grande simpatia verso Sora, tuttavia quello che risalta ancora di più è la sua affezione a Roxas. Molte volte lo affronta e viene sconfitto, in quanto appare solo come un elemento distorcente della fine dell’estate di Roxas e dei suoi amici (veri o presunti) Hayner, Pence e Olette. Per quanto solo molto dopo capiremo il perché del suo agire, con Roxas egli utilizza la forza solo come ultima possibilità. Anzi non poche volte tenta di farlo ragionare, cercando di tirar fuori dei ricordi che paiono inesistenti. La sua irritazione esplode tutta alla fine del prologo, e lo fa combattere seriamente contro Roxas finendo sconfitto ancora una volta.
Ma fuori da questa breve parentesi di empatia, per buona parte della storia lo vediamo ancora agire per fini misteriosi. Prima rapisce Kairi e poi rincontra ancora Sora, cui rivela il fatto che l’Organizzazione lo sta utilizzando a sua insaputa per raccogliere cuori attraverso il suo sconfiggere Heartless. Alla fine deciderà di aiutare proprio quest’ultimo a raggiungere il Mondo che non Esistetramite il varco che si trova nella Crepuscopoli virtuale. Solo in questa occasione, prima di svanire a causa della tremenda forza che ha dovuto mettere nel suo ultimo attacco fiammeggiante, finalmente veniamo a conoscenza del suo perché. Egli voleva semplicemente rivedere Roxas, con il quale era diventato amico nel corso di quel lungo anno intercorso tra Chain of Memories e il nuovo viaggio di Sora. Il suo desiderio viene accontentato, e i due amici possono finalmente avere un’ultima conversazione. Ciò avviene in cima della Torre dell’Orologio a Crepuscopoli, un luogo il cui significato rimarrà ancora in parte oscuro.
Proprio nei suoi ultimi momenti da Nessuno possiamo finalmente capire le autentiche intenzioni di Axel, che si rivela quindi come l’unico effettivo “pentito” dell’Organizzazione. Per quanto il suo staccarsi sia dovuto a una ragione fondamentalmente egoistica come il voler rivedere una persona a lui cara, il suo comportamento getta comunque un’ombra lunga sulla natura dei Nessuno. Xemnas (n. I, Il Superiore) e il suo secondo in comando Saïx (n. VII, il Mago che Danza sulla Luna) non fanno che dire che i Nessuno possono solo provare rabbia, odio, disperazione e che le altre emozioni le stanno solo fingendo. Potrebbe essere che i leader dell’Organizzazione parlassero per depistare la percezione di Sora, oppure che stessero descrivendo come universali le sole emozioni autentiche che loro erano in grado di provare. Va da sé comunque che lo stesso Ansem il Saggio ha ammesso che un cuore non è né quantificabile né replicabile digitalmente, quindi ci sarà sempre un “qualcosa in più” che sfuggirà al tutto. Certo è che Axel e il suo sentimento di amicizia contrastano visibilmente con le loro parole, che potrebbero alla prova dei fatti essere solamente un inganno.
Gelati al sale marino
Per avere una (quantomeno parziale) risposta a tali domande bisognerà aspettare tre anni: nel 2009 esce su Nintendo DS Kingdom Hearts 358/2 Days, midquel ambientato parallelamente a Chain of Memories. Il racconto dell’anno trascorso da Roxas dentro l’Organizzazione è la scusante attraverso cui Tetsuya Nomura e Tomohiro Hasegawa esplorano i retroscena dell’Organizzazione. Allo stesso modo approfittano dell’occasione per gettare ulteriori ombre sulla natura dei Nessuno stessi. Che per quanto non provino rimorso per le loro azioni, non sembrano totalmente “immuni” a emozioni differenti da rabbia e dolore. Axel e Roxas si conoscono pochi giorni dopo che il secondo viene portato al Castello che Non Esiste. Qui scopriamo di fondo che i Nessuno non hanno bisogni al di fuori del sonno, al quale anche Roxas si sottopone. All’inizio però, a differenza di tutti gli altri, il giovane non ha ricordi di chi fosse in passato e ha difficoltà anche a elaborare una frase di senso compiuto. Axel sceglie quindi di prenderlo sotto la sua ala, addestrandolo al suo lavoro di sconfiggere Heartless e raccogliere cuori.
Grazie a lui, lentamente Roxas comincia quindi ad abituarsi al concetto di quotidianità: gli viene detto di lavorare e di tenere un diario. Non avendo altro da fare, una volta assolti questi due compiti semplicemente va a dormire. La svolta concettuale si ha dopo un paio di settimane: Axel lo porta sulla cima della Stazione di Crepuscopoli, dove gli fa mangiare un gelato al sale marino. Quel peculiare alimento (di cui esiste anche una ricetta reale) diviene il simbolo dell’amicizia tra i due. Axel fa sperimentare al ragazzo non solo la quotidianità, ma anche l’abitudine e la condivisione. Non è difficile vedere in questo rapporto la stessa situazione di molti giovani contemporanei, che rassegnati a un lavoro precario e senza tante prospettive trovano conforto nella compagnia e nelle risate di un tardo pomeriggio con gli amici.
Al Castello che non Esiste Roxas continua comunque a essere visto con distacco (quando non con disprezzo) dagli altri membri dell’Organizzazione. Dopo qualche giorno però il rosso deve assentarsi per un po’, e gli confida che sta andando al Castello dell’Oblio. Nonostante non si sbottoni sul perché, chi ha giocato Chain of Memories capisce subito che sta andando a sedare la rivolta di Marluxia. Durante la sua assenza Roxas si ritrova a lavorare con Xion, quattordicesima componente arrivata nell’Organizzazione una settimana dopo di lui. Nel ripianare una solitudine improvvisa, il Nessuno di Sora si trova a condividere a sua volta un gelato al sale marino con Xion. Ma dove di facciata ha compiuto la sua missione per l’Organizzazione, di fondo Axel continua a tramare contro coloro che dice di servire. Uno dei gesti più significativi a riguardo lo vediamo sempre in 358/2 Days, quando mente a Saïx dicendogli di non sapere che fine abbia fatto Naminé dopo gli eventi di Chain of Memories. In realtà sa benissimo che sta lavorando su Sora, ma Saïx sembra fidarsi molto di lui e quindi non indaga oltre. Appoggiando il desiderio di vendetta di DiZ (cioè Ansem il Saggio) Axel ha accettato di fare da talpa. In ogni caso, riprendendo le sue vecchie abitudini con Roxas non può fare a meno di legare anche con Xion, in una sorta di “amicizia transitiva”.
Soffio di fiamme danzanti
Quella che poteva essere una routine confortante si spezza tristemente quando Roxas viene a sapere della natura artificiale di Xion. Axel è costretto ad ammettere di averlo sempre saputo, dato che gli era stato dato compito di recuperarla, ma ciò comunque fa arrabbiare Roxas, costretto ad affrontarla in un duello dall’esito tragico. Disgustato dalle verità taciutegli e dal fatto di essere stato usato Roxas decide di andarsene dall’Organizzazione con effetto immediato. Ed è qui che emerge di nuovo un lato inaspettatamente umano di Axel, che pur rispettando la scelta dell’amico non può fare a meno di dissuaderlo dicendogli che se si mette contro Xemnas questo non si farà scrupoli anche a ucciderlo. Alla cinica risposta di Roxas che anche se succedesse non mancherebbe a nessuno, Axel sussurra che non è vero, e che lui sarebbe il primo a soffrirne. Questa frase non è che l’ennesima, metaforica martellata sul muro che vedeva i Nessuno incapaci di provare emozioni che non fossero negative. In altre saghe, Roxas troverebbe redenzione contro Xemnas, ma stiamo parlando di Kingdom Hearts e la fine non è scontata. Nel mentre si dirige da Xemnas egli viene fermato da Riku e rinchiuso nella Crepuscopoli virtuale, dove rimarrà una settimana in attesa che Naminé lo ricongiunga. Ma Axel non riesce a sopportare il fatto di essere stato dimenticato.
Oltre ai suoi ruoli più determinanti, la saga ci permette di rivedere Axel in altre due occasioni importanti. La prima è in Kingdom Hearts: Birth By Sleep (2010), in cui vediamo la sua forma umana Lea. Già da qui appare come decisamente impulsivo, ma è mostrato anche essere molto in confidenza con Isa, l’umano di Saïx. In maniera obliqua questo spiega perché il secondo in comando dell’Organizzazione si fidi molto di lui. Infine, l’ultima volta che lo vediamo è in Kingdom Hearts Dream Drop Distance (2012): a seguito della sconfitta sia del suo Heartless che del suo Nessuno è tornato nel suo sé completo, e malgrado mantenga per somma parte ancora il suo vecchio aspetto (con tanto di tonaca nera) usa e fa usare il suo vecchio nome Lea. Avrà un ruolo determinante nel salvare Sora dal Maestro Xehanort, e in una sorta di karma positivo proprio alla fine del gioco svilupperà anche lui l’evocazione di un Keyblade. In virtù di questa sua nuova abilità lo vedremo spedito a Radiant Garden. È molto lecito pensare che sia andato lì per allenarsi a usare la sua nuova arma, in vista della battaglia finale contro Xehanort.
Got it memorized?
Alla luce della sua vicenda, come possiamo riassumere la personalità di Axel/Lea? Dobbiamo prima di tutto ricordare che si tratta di una spia, all’occorrenza capace di divenire un sicario. Da Nessuno ha quindi molti pochi scrupoli, cosa testimoniata dalla sua eliminazione a sangue freddo di Vexen quando questi sta per rivelare a Sora segreti compromettenti. Parimenti non mostra rimorsi contro un Marluxia che, ormai in pieno delirante panico, utilizza Naminé come scudo. In tale occasione egli mostra inoltre una certa crudeltà di fondo, più evidente nel manga di Chain of Memories. Per quanto l’opera di Shiro Amano sia ancora adesso di dubbia canonicità, in quelle pagine (oltre a mostrare il delirio di Marluxia) gli viene messo in bocca che sarebbe pronto anche a uccidere Naminé pur di raggiungere i suoi scopi.
Possiamo ipotizzare che la sua natura di “assassino” gli fosse stata data perché inizialmente doveva essere un personaggio limitato al solo Chain of Memories. Alla fine però Axel si è conquistato una maggiore indipendenza, visto che lo stesso staff creativo l’ha reputato una delle loro creazioni più riuscite. Pure la sua frase ricorrente “Got it memorized?” (L’hai memorizzato?) è diventato un tormentone anche per il suo attore vocale inglese Quinton Flynn. Axel è quindi tornato anche negli episodi successivi iniziando la sua trasformazione in personaggio positivo. In Kingdom Hearts II infatti si pente delle sue azioni passate a seguito dell’inaspettato legarsi a Roxas, e vuole mantenere il ricordo di quel legame in ogni modo. Prima di svanire, ammetterà poi che si ricordava di Roxas in quanto questi era riuscito a dargli un’inspiegabile “illusione di umanità”. Un concetto particolare, che sì si riallaccia alla sua natura di Nessuno che vuole tornare completo, ma che in Axel è stranamente “autentico”. Anche Xemnas lo aveva, tuttavia in quest’ultimo appariva caricaturizzato come la soddisfazione di un istinto, che in quanto tale non sta lì a chiedersi troppi perché. Comunque dopo Kingdom Hearts II il compimento a personaggio positivo arriva in Dream Drop Distance. Ai tempi anche Reno si era dimostrato personaggio alla fin fine positivo.
Comunque, nonostante Nomura abbia ufficialmente ammesso la correlazione Axel-Reno non sono pochi i membri dell’Organizzazione XIII che ricordano i Turks. Dalle uniformi (che siano cappotti o completi con cravatta) perdipiù del medesimo colore scuro, fino a passare ai personaggi stessi. Vexen appare come uno Tseng con occhi e capelli alterati, Lexaeus è un Rude non calvo, mentre Elena e Larxene si assomigliano non poco. A questo punto è sempre più ovvio pensare che l’ispirazione per gli “uomini in nero di Kingdom Hearts” venga dai Turks stessi.
Dopo aver trattato di protagonisti e antagonisti, è stato rinfrescante parlare di un personaggio che non fosse né l’una né l’altra cosa. Axel è quanto si avvicina di più all’antieroe, la cui iniziale spietatezza viene mitigata pian piano dalla sincera amicizia che stringe con Roxas. Da tale sentimento si svilupperà poi un pentimento, derivato dal fatto di aver fatto del male a coloro cui teneva e che l’Organizzazione non l’avrebbe ripagato delle sue efferatezze. Ciò sarà l’inizio di un percorso di redenzione morale, fino a portarlo contro Xehanort nella battaglia finale. Una battaglia più vicina di quanto non si pensi.
Voto Recensione di Kingdom Hearts III - Recensione
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