Kamiwaza: Way of the Thief | Recensione - Certe cose è meglio lasciarle nel passato
Il lontano cugino di Tenchu e Shinobido torna dal passato, ma è un grosso buco nell'acqua.
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a cura di Nicolò Bicego
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: ACQUIRE
- Produttore: NIS America
- Distributore: Plaion
- Piattaforme: PC , PS4 , SWITCH
- Generi: Stealth game
- Data di uscita: 11 ottobre 2022
A cavallo tra gli anni ’90 ed i primi anni 2000, gli stealth con ambientazione orientale hanno conosciuto un boom di popolarità nel mondo console grazie alla serie Tenchu, sviluppata, per i primi due capitoli, dal team di Acquire.
Sebbene i successivi titoli della serie siano stati affidati ad altri sviluppatori, il team continuò a lavorare su giochi simili, come Way of the Samurai e Shinobido: Way of the Ninja. Tra i tanti titoli sviluppati, troviamo anche Kamiwaza, uno stealth uscito nel 2006 su PlayStation 2 che rimase confinato al solo Giappone.
O almeno, così è stato fino ad ora. Acquire e NIS America hanno infatti unito le forze per riportare in vita questo peculiare titolo, con una remastered dal titolo Kamiwaza: Way of the Thief, disponibile su Nintendo Switch, PlayStation 4 e PC.
Il gioco può essere considerato uno spin-off non ufficiale di Tenchu; oltre alla formula di gameplay piuttosto simile, Kamiwaza (traducibile come “divine work” in inglese) è un palese tributo a Tenchu (traducibile come “divine retribution”); ma basterà questa parentela d’onore a rendere godibile un gioco vecchio di sedici anni?
La via del ladro nobile
La storia di Kamiwaza: Way of the Thief (solo Kamiwaza d’ora in poi) si apre con Ebizo, il nostro protagonista, alle prese con una missione insieme al gruppo di ladri a cui è stato introdotto dal fratello Ainosuke.
Ebizo è convinto che si tratti di un gruppo di ladri nobili, i Silver Raven, che ruba soltanto ai ricchi e che non farebbe mai del male a nessuno. Le cose, però, precipitano in fretta, quando un furto non va come sperato e, assistendo a un ingiustificato spargimento di violenza, il nostro decide di dire addio alla via del crimine. Anche la sua nuova vita, però, è complicata – quando deve fare i conti con il soldo e con il bisogno di acquistare medicine per una bimba che ha salvato dalle violenze della sua ex banda.
Le medicine sono costose e per comprarle servono dei soldi. È a questo punto che decide di riprendere in mano quella carriera che aveva abbandonato dieci anni prima, riscoprendo la via del ladro nobile.
La storia di Kamizawa è piuttosto semplice e lineare; non ci sono grandi colpi di genio a livello narrativo, né momenti particolarmente memorabili. Tutto, dall’intreccio ai personaggi, risulta funzionale senza mai raggiungere dei veri picchi qualitativi. È piuttosto interessante il fatto che siano stati inseriti finali multipli in un titolo che punta così poco sulla narrativa, ma il gioco non rende semplice capire che esistono e tanto meno come ottenerli (sarà un tema ricorrente questo).
Ad ogni modo, è palese che Kamiwaza non è un gioco che ruota intorno al suo intreccio narrativo, dunque non ci aspettavamo grandi cose su questo fronte.
Dal punto di vista tecnico, Kamiwaza è un gioco PlayStation 2. Trattandosi di una remastered, tutto è rimasto pressoché identico all’edizione originale, se si fa eccezione per l’aggiunta dell’alta definizione e per il miglioramento marginale dei modelli.
C’è da dire, oltretutto, che Kamiwaza non era neanche uno dei migliori titoli PlayStation 2 sotto il profilo tecnico; pur essendo uscito alla fine del ciclo vitale della console, il gioco era chiaramente frutto di un basso budget, ed è ancora più evidente sedici anni dopo. Quantomeno, si è rivelato stabile in retrocompatibilità sulla nostra PlayStation 5 (che potete provare a prenotare su Amazon).
La colonna sonora è forse l’aspetto invecchiato meglio della produzione, con tracce atmosferiche che si alternano a brani più spiccatamente rock, che in qualche modo si amalgamano bene con l’azione di gioco. Peccato che il resto faccia acqua da tutte le parti.
Tieniti i tuoi segreti, allora
Apparentemente, Kamiwaza è uno stealth molto simile a Tenchu. All’inizio del gioco, un breve tutorial vi spiegherà come muovervi per le location di gioco senza essere visti, arraffando tutto ciò che potete arraffare. L’aumentare del vostro bottino sarà simboleggiato dal gonfiarsi della sacca che Ebizo porta sulle spalle, che può raggiungere dimensioni davvero comiche.
Rispetto a Tenchu, però, il focus sullo stealth è decisamente minore. È vero, l’obiettivo rimane quello di non essere visti, ma il gioco prende la cosa molto meno sul serio. Ad esempio, basta passare dietro ad un personaggio per non destare la sua attenzione; il rumore dei nostri passi, anche correndo, non conta.
In generale, i personaggi hanno uno span di attenzione bassissimo: anche qualora ci vedessero effettivamente, l’allarme rientrerebbe poco dopo averci visto sparire. Il gioco, inoltre, ruota intorno ad una mossa particolare, una sorta di parry: dopo che un nemico si volta verso di noi, avremo una frazione di secondo in cui potremo premere il tasto R1.Così facendo, Ebizo eseguirà una ruota, uscendo dal campo visivo del nemico, che sembrerà non notare niente di strano. È una cosa totalmente insensata sotto qualsiasi punto di vista, ma in Kamiwaza questa mossa sarà sostanzialmente buona parte del gioco.
Nonostante lo stealth quindi sia molto più “soft” rispetto a Tenchu, il gioco presenta comunque un set di mosse adatte a muoversi nell’ombra: potremo appiattirci contro le pareti, abbassarci, camminare lentamente, nasconderci nei cespugli e così via.
Lo schema di comandi, a dire la verità, è piuttosto scomodo. Ci sono troppi input assegnati allo stesso tasto, e puntualmente ci siamo ritrovati con Ebizo che faceva qualcosa di completamente diverso rispetto a quello che avremmo voluto. Si tratta di un errore grossolano, reso ancor più ingiustificabile dal fatto che si tratta di una remastered; sarebbe bastata una diversa mappatura dei comandi per rendere l’esperienza più godibile, almeno sotto questo profilo.
Tornando al gioco, Kamiwaza è diviso in una serie di missioni ambientate in livelli chiusi. L’obiettivo sarà quasi sempre quello di rubare qualcosa. Per rubare un oggetto, basta avvicinarsi ad esso e premere quadrato. Per alcuni oggetti basterà premerlo una volta, per altri invece occorrerà premere il tasto a ripetizione, spendendo quindi più tempo nell’azione con il rischio di essere individuati.
Questa semplice struttura di base viene ripetuta per tutte le missioni di gioco: entra nel livello, ruba gli oggetti, scappa senza essere visto. Pur essendo una formula funzionale e divertente in un primo momento (nonostante i limiti di cui abbiamo già parlato), alla lunga tende ad annoiare perché non ci sono guizzi creativi a diversificare i livelli e le missioni.
E questa critica avrebbe reso il gioco “vecchio” già nel 2006, mettendolo diversi gradini sotto ai suoi cugini più illustri, da Tenchu a Shinobido. Figuratevi oggi, nel 2022: anche se il genere stealth non è più popolare come un tempo, difficilmente qualcuno potrebbe volerlo rivisitare con questa formula.
Ma il problema più grande di Kamiwaza è forse un altro. E cioè che il gioco è estremamente geloso dei suoi segreti.
Partiamo con l’esempio più banale e ricorrente: in alcune missioni, vi sarà chiesto di rubare oggetti specifici. Ci saranno tante, troppe volte in cui non sarà chiaro di che oggetto il gioco sta parlando, e vi ritroverete a navigare senza meta per un livello rubando qualsiasi cosa nella speranza di trovare casualmente l’oggetto misterioso.
O ancora: vi abbiamo detto che ci sono dei finali multipli nel gioco. Ottenerli dovrebbe dipendere dallo stato di salute di Suzuna: tornando a casa di Ebizo, infatti, potremo darle degli oggetti per farla stare meglio. Quali oggetti sono necessari per farla guarire? Entro quanto tempo deve stare meglio? Ovviamente, il gioco non risponde a queste domande. A dire il vero, non è neanche immediato capire che esistono dei finali multipli.
Di nuovo, se questo era inaccettabile già nel 2006, lo diventa ancora di più alla luce del fatto che questo lavoro è una rimasterizzazione. Forse i ritocchi grafici e di gameplay erano fuori portata, ma sarebbe stato quantomeno possibile rendere il gioco più chiaro e di conseguenza più fruibile per i nuovi giocatori. E invece no: Kamiwaza si presenta tale e quale a come era nel 2006, ricolmo di tutti quei difetti che, forse, contribuirono alla decisione di lasciarlo confinato al mercato nipponico.
In definitiva, Kamiwaza: Way of the Thief è un gioco che non riesce a raggiungere la sufficienza. Probabilmente non l’avrebbe raggiunta neanche se l’avessimo recensito nel 2006, ma nel 2022 si allontana da quel traguardo ancora di più. Certe volte, il passato è meglio lasciarlo dove sta.
Versione recensita: PS4
Voto Recensione di Kamiwaza: Way of the Thief - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Formula di gioco divertente...
Contro
-
... all'inizio
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Mancanza di chiarezza
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Schema di comandi scomodo
-
Lavoro di rimasterizzazione al minimo
Commento
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