Introducing Xbox Series X, pt. 1: il nome e il design - Speciale
Un viaggio in due parti alla scoperta della next-gen di Microsoft
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a cura di Paolo Sirio
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Microsoft
- Produttore: Microsoft
- Distributore: Microsoft
- Piattaforme: XSX
- Data di uscita: 10/11/2020
Proprio quando pensavamo che il 2019 non avesse più alcunché da raccontarci a proposito della next-gen, Microsoft ha vuotato il sacco e presentato il nome e il design di Xbox Series X, la fu Project Scarlett che era stata ‘anticipata’ da un breve teaser all’E3 dello scorso giugno. Avevamo dato per scontato che la console si sarebbe (ri)vista nel 2020, presumibilmente verso febbraio come fu nel 2013 che accompagnò il lancio di PS4 e Xbox One, ma la strategia adottata dal gigante di Redmond per questa tornata è stata diversa.
Non sappiamo se lo sarà in maniera integrale, ovvero se in quella finestra di febbraio non succederà dell’altro dal lato di Xbox, ma intanto la roadmap che avevamo disegnato per la next-gen di Microsoft è innegabilmente mutata, e non per quell’X019 di novembre che avevamo tenuto come paracadute per un’eventuale mossa in anticipo sulla concorrenza.
Il bello della diretta, e di essere appassionati esattamente come voi prim’ancora che addetti ai lavori, è stato rimanere di stucco mentre passava il trailer di Xbox Series X nella frenetica nottata di The Game Awards; ci saremmo aspettati di tutto, ma questo era davvero difficile da mettere in preventivo – non lo abbiamo fatto, infatti – e ci ha lasciati di stucco.
Ci sono voluti letteralmente decine di minuti prima che riuscissimo a riprendere il filo del discorso e continuare a lavorare sulle news che vi abbiamo proposto, quasi cinquanta, nel corso dell’evento. Un filo che per professionalità abbiamo dovuto riprendere, per rimettere mano al coverage della nottata di gala imbastita da Geoff Keighley, ma che da appassionati ci ha lasciati per la prima volta con la consapevolezza che, stavolta, la next-gen era davvero iniziata.
Nel nome del padre
Quanto è importante il nome di una console? Per noi, poco. Per il mercato, molto. Riteniamo fondamentale presentarsi con un’identità ben connotata al grande pubblico, un nome che dia subito l’idea di cosa si stia provando ad ‘imporre’ ma che al contempo segni una discontinuità visibile fin dal primo istante – un concetto legato a doppio filo con quello di ‘generazione’ che Microsoft sta tentando di sfumare e a cui Sony rimane molto affezionata.
Stiamo pensando tutti al caso di Wii U: il logo in quella fattispecie era molto chiaro sin dal reveal, una ‘U’ che replicava lo schermo del GamePad a cui sarebbe stata affidata l’innovazione principale e cioè la funzionalità di ‘assistente visivo’ per le nostre sessioni di gioco. In quel momento Nintendo stava provando a farsi da parte e a proporre ‘Wii’ come marchio principale, visto il successo della console originale; ma le cose non andarono come previsto, vuoi per la sbrigatività del reveal, vuoi per l’abitudine della compagnia di realizzare add-on hardware per le proprie console, per cui in tanti immaginarono allora di trovarsi di fronte una sorta di periferica e non ad una nuova console.
Microsoft sta provando a ripercorrere quella, complessa stessa strada, ma lo sta facendo 1) con il suo marchio forte, dal momento che ‘Microsoft’ per larghi tratti è stato un nome inviso alla community del gaming e di Internet nel complesso; 2) riavviando completamente la propria divisione gaming, richiamandone le origini, dopo una generazione fallimentare.
La comunicazione non è stata perfetta, o per meglio dire è stata soltanto parziale, ma chiariamo subito che la nuova console si chiama semplicemente ‘Xbox’; è stato confermato dall’intervista di Phil Spencer a GameSpot pubblicata proprio negli istanti in cui veniva rivelato il trailer d’annuncio a The Game Awards e precisato in un secondo momento da un portavoce a Business Insider.
E allora perché quel ‘Series X’ che ha dato l’impressione che la piattaforma si chiamasse invece ‘Xbox Series X’ e non che, come invece è, si stessa parlando di un modello di Xbox chiamato appunto Series X? La cosa ha generato una certa confusione e, lo ripetiamo, si è trattato di una confusione figlia della comunicazione parziale fatta da Microsoft.
Quando questa comunicazione sarà completa, e cioè quando verrà rivelata una seconda serie di Xbox (intesa come console Xbox di nuova generazione), tutto sarà più chiaro; all’E3 o prima, a questo punto non possiamo prevederlo, si parlerà di una Xbox Series X e di una Xbox Series S, la famosa Lockhart, che sarà meno potete, costerà di meno, e costituirà la tappa fondamentale per quanti vorranno entrare nella prossima generazione senza prosciugare le proprie finanze.
A Redmond è stato di fatto compiuto un reboot. Facciamo un esempio: God of War, God of War II, God of War: Ghost of Sparta, God of War III, God of War: Chains of Olympus, God of War Ascension… God of War. Xbox, Xbox 360, Xbox One… Xbox. Da qui si può immaginare un Xbox Series X 1, X 2, X 3, e via discorrendo, a meno che non vengano introdotte altre lettere dell’alfabeto all’infuori di X e S, cosa improbabile perché allora sì che la situazione diventerebbe confusa.
Non è una strada chissà quanto nuova per la casa americana: la Xbox One originale, ricorderete, ha sulla scocca il logo e la dicitura ‘Xbox’ senza il marchio pro tempore. L’idea che il prodotto venisse chiamato esattamente come vi ci riferiamo noi tutti nel linguaggio colloquiale, ovvero semplicemente ‘Xbox’, non è dunque una novità nel team; è un seme che, pur gettato da un altro management (Don Mattrick & co.), sta ancora germogliando.
“Sappiamo che la nostra console Xbox è una parte così iconica di come la gente pensa alla connessione con il nostro marchio Xbox, e se ti chiedessi su quale piattaforma stai giocando e dovesse essere questa una Xbox mi diresti ‘ci sto giocando su Xbox’. Anziché provare ad essere descrittivi con dei nostri termini… abbiamo parlato con la gente e raccolto il loro feedback. Ci dicevano ‘Xbox è il centro della mia relazione con questo brand, e volevamo che la console incarnasse tutto questo”, ha spiegato Spencer.
Un aspetto da non sottovalutare è che questo, per il boss di Xbox, è il momento giusto in cui associare brand e console, pure formalmente, non soltanto come vezzo sulla scocca: Xbox sarà infatti la prima console di Microsoft ad avere una retrocompatibilità completa al 100%, che si tratti di giochi di quattro generazioni o anche gli accessori e i progressi, tutti supportarti fin dal day one fissato alle prossime vacanze natalizie.
“Ho visto un sacco di speculazioni, che si sarebbe chiamata ‘Infinite’ o ‘8K’… volevo solo che il nome seguisse quello su cui si basa [la console]. Migliaia di giochi Xbox ci gireranno, i vostri accessori Xbox funzioneranno su questa console”, ha aggiunto Spencer. Parole rimarcate a Business Insider da un rappresentante:
“Il nome che stiamo portando avanti nella nuova generazione è semplicemente Xbox. E a The Game Awards avete visto quel nome venire alla vita attraverso Xbox Series X”.
Per comprendere appieno come sono andate le cose basta guardare alla generazione corrente, o più precisamente alla gestione dei refresh di metà generazione: Xbox One S e Xbox One X. Le due lettere sono diventate nell’immaginario comune S sinonimo di entry level e X sinonimo di potenza, non un caso quest’ultimo visto che, come sottolineato da Spencer nel weekend, la volontà è affermare il brand quale primatista in campo tecnologico dopo lo svarione di One nel 2013.
Direte: già che ne stiamo parlando e serviate voi a ‘spiegare’ il nome vuol dire che la scelta del branding non è stata quella giusta. Probabile, ma in questa fase noi centreremmo l’obiettivo sulla comunicazione e sul fatto che, per evitare di passare per quelli meno performanti, in Microsoft stiano negando fino alla morte l’esistenza di una seconda macchina più economica.
“Ovviamente, nel nome ‘Series X’, ci dà la libertà di fare altre cose con quel nome, cosicché possiamo creare descrittori quando ne abbiamo bisogno”, ha ammesso candidamente l’executive vice president al gaming, per gli amici @P3. E ancora, il portavoce a Business Insider: “similmente a quello che i fan hanno visto con le passate generazioni, il nome ‘Xbox Series X’ fornisce spazio per console aggiuntive in futuro”.
L’impressione che abbiamo è che Lockhart, o Xbox Series S, sarà la console che verrà giocata nel momento in cui ci si dovesse rendere conto di un vento contrario o di essere di nuovo fuori fuoco (leggermente o molto) sul prezzo rispetto alla PlayStation 5 del lancio di fine 2020; alla fine questa console verrà rivelata, siamo sicuri che ad oggi esista, ma speculando un po’ si potrebbe pensare che potrebbe persino non nascere affatto o venire slittata di uno o due anni, dovessero esserci condizioni favorevoli a Series X il prossimo anno.
Questione di feeling
Quanto è importante il design di una console? Per noi, poco. Per il mercato, molto. Permetteteci l’autocitazione, ma pensiamo davvero che l’aspetto di una console sia quanto di meno rilevante dovrebbe essere preso in considerazione mentre si tirano delle somme, ma comprendiamo anche che ci sono certe questioni che sono di puro istinto e feeling, certe cose che ti piacciono a pelle o meno.
Nel nostro caso, a noi Xbox Series X piace e piace pure parecchio, perché osa, dopo una generazione che ha visto il marchio associato prima ad un videoregistratore e poi a degli eleganti rettangoli da posizionare sotto al televisore e verso cui voltarsi di tanto in tanto per ricordarsi di come siano fatti.
Microsoft aveva bisogno di qualcosa del genere, e lo ha fatto con Xbox One S e Xbox One X (quest’ultima la sua console più piccola e più potente di sempre, un miracolo d’ingegneria se pensiamo che proviene dalla stessa compagnia degli alimentatori esterni su Xbox 360 e Xbox One originale) per normalizzare la propria offerta hardware dopo il flop del 2013.
Adesso, però, aveva bisogno – usiamo le parole di Spencer – di qualcosa di “audace e unico”, di un prodotto che rimanesse impresso nella memoria al primo sguardo e non avesse bisogno del giocatore che si deve voltare di tanto in tanto per ricordarsene l’aspetto; e pazienza se questo vuol dire attirare delle facili ironie e scatenare i meme, fanno parte del gioco, anzi, fanno girare il brand e il design, in quest’assurdo paradosso che è la comunicazione.
Xbox potrà essere piazzata sia in orizzontale che in verticale, esattamente come Xbox 360 – tutt’altro che una coincidenza visto che parliamo della console di maggior successo di Microsoft -, e sebbene non ne siano state fornite le dimensioni esatte possiamo farci un’idea grazie alle analisi dei trailer che parlano già di misure praticamente raddoppiate rispetto alla summenzionata Xbox One X.
Centimetro più, centimetro meno, dovremmo stare parlando di una console alta 31cm, larga e profonda 16cm, mentre Xbox One X misura 30cm x 24 cm x 6 cm. In centimetri cubi, avremmo un 7936 centimetri cubi contro i 4320 di Xbox One X, da cui l’estrema sintesi di una Xbox Series X pressoché il doppio rispetto alla piattaforma che l’ha preceduta. La superficie occupata quando in verticale, afferma GameSpot, è all’incirca quella di un controller Xbox.
L’atipica forma verticale ha generato confronti non soltanto con la 360 ma anche con il mondo del gaming su PC, dal momento che le somiglianze con un Tower PC sono palesi. Non sono mancate le critiche per questo richiamo, ma forse più forti ci sono parsi gli endorsement di quanti vedono, per l’ennesima volta sotto Spencer, una compagnia che non nasconde più le proprie origini sotto al tappeto ma ne riesce a fare un punto di forza.
Allo stesso modo questo design, come del resto anticipato dal boss di Xbox, richiama quel mondo del PC gaming con l’obiettivo dichiarato di trasmettere una sensazione di potenza senza precedenti per i videogiochi da salotto; l’idea che le console possano tornare se non a primeggiare come ai tempi della prima PlayStation, se non altro a dettare l’agenda dell’innovazione tecnica per il breve e medio periodo.
Lo dicevamo in apertura, c’è tanta diffidenza nei confronti di questa azienda – su PC, praticamente da sempre; su console, dopo lo scotto pagato all’ingresso, per via della debacle di One – ma l’ammiccamento verso la platea PCista è palese e chissà che non paghi, così come ha pagato la creazione dell’app Xbox e lo sbarco di Xbox Game Pass sulla piattaforma quest’anno.
Guardandolo più da vicino, il case è di quanto più liscio e minimale si potesse immaginare. Sulla scocca nera emergono un tasto Xbox illuminato, non sappiamo ancora se ‘cliccabile’ oppure touch sensitive al pari di quello della Xbox One originale (a naso, è la prima), uno slot per inserire i Bluray 4K e una porta USB. In alto, una soluzione ‘gimmick’ a rete che per pensiero ricorda le prese d’aria così evidenti del modello del 2013; non sembra particolarmente coerente con il minimal del fronte ma l’apertura sull’interno consente di emettere un fascio di luce verde che richiama le radici del marchio.
Nonostante la forma, Microsoft vuole ancora che la console “sparisca” nel nostro centro d’intrattenimento; l’obiettivo è dettato, però, dalla silenziosità dell’hardware che, nonostante le specifiche notevolmente più importanti, sarà assimilabile a quella di Xbox One X, ovvero totale nella pratica di tutti i giorni.
“C’è sempre questa tensione tra il design e il tipo di acustica e raffreddamento e funzione della console, e noi non avremmo compromesso la funzione”, ha ammesso Spencer, che tuttavia è stato a quanto pare accontentato al 100% dai suoi ingegneri. “Sono incredibilmente impressionato dal design con cui sono tornati da me”.
Il mandato era stato d’altronde particolarmente chiaro. “Tante volte quando sviluppi hardware puoi farti limitare da alcuni dei tropi tradizionali legati a quale aspetto dovrebbe avere una console da gioco, che sensazioni dovrebbe trasmettere, come dovrebbe farti giocare. E volevamo progettare una console dove la forma fosse guidata dalla funzione, e la funzione che volevamo era farvi giocare al massimo della potenza i titoli più coinvolgenti possibile”.
“Abbiamo dato al nostro team hardware alcune vere opportunità di design, dicendo: ‘pensate qualcosa che calzi a pennello su questo livello di performance, e proviamo qualcosa di audace [senza…] limitazioni in quello che vogliamo che la console faccia”, ha aggiunto. E lo stesso team che ha lavorato a Xbox One S e Xbox One X pare aver soddisfatto ancora una volta il capo.
Pensiamo sempre che le parole siano importanti, ed è per questo che quel discorso su forma e funzione di Spencer ci ha colpiti particolarmente; con Xbox One S e Xbox One X, ad esempio, era chiaro come Microsoft avesse diversi capisaldi di design da voler rispettare dopo avere colto la dissonanza tra il suo pubblico e il design originale di Xbox One. Il team dell’hardware aveva ricevuto mandato di realizzare una console piccola, dal design chiaro e levigato, con un alimentatore finalmente interno; e all’interno di questo design infilarci la migliore componentistica possibile.
Il procedimento con Xbox Series X è stato inverso; si è partiti dal concetto di potenza e si è chiesto di assecondarlo sia esteticamente che a livello di spazio utile alla componentistica, per un prodotto che, come un monolite che si staglia su uno specchio d’acqua, renda l’idea di imponenza, di un hardware che provenga da qualche altro mondo per mostrarci qualcosa di nuovo e diverso. Ciò che è insito nella terminologia “next-gen”, “prossima generazione”, e che si è un po’ perso quando si è introdotta la filosofia dell’aggiornamento incrementale nel gaming su console.
Nella seconda parte di questo speciale parleremo delle novità sul fronte delle specifiche e del controller Xbox next-gen, ma intanto desideravamo partire dall’aspetto estetico, che esclusivamente estetico non è, della piattaforma next-gen di Microsoft. Un debutto, quello di The Game Awards, inaspettato e non privo di criticità, che possono destare preoccupazione relativamente alla forma ma non alla sostanza: se le cose verranno fatte per bene, e proveremo a parlarvene nel prossimo appuntamento, non ci sarà da temere sofismi su brand e confusione.
Voto Recensione di Xbox Series X (console) - Recensione
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