L'insostenibile pesantezza dei prezzi degli smartphone
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a cura di Stefania Sperandio
Editor-in-chief
Costano dannatamente troppo.
Sostituite quel “dannatamente” con qualcosa di meno soft, a piacimento, per ottenere quello che è il commento più ricorrente quando si tratta dei prezzi degli smartphone. Dall’epoca del telefonino a quello dell’assistente tascabile intelligente, la tecnologia che ci portiamo in tasca sta raggiungendo vette sempre più ambiziose e, di pari passo, sta costando sempre di più. O magari, anzi, sta costando semplicemente troppo.
L’ultimo della lista: Huawei Mate 20 Pro
Pochi giorni fa, il gigante Huawei ha presentato il suo nuovo top di gamma Huawei Mate 20 Pro, che andrà a scontrarsi con gli altri big del mercato. Quadrupla fotocamera mossa dal machine learning che sta diventando lo standard per la fascia altissima, capacità di ricaricare gli altri dispositivi con ricarica wireless, un design elegante con notch e display curvo e un prezzo di quelli che fanno spesso dire “ok, non per me”: il costo di listino parte da 1.099€.
Un’eccezione? Assolutamente no. Il principe dei prezzi da top di gamma, iPhone XS, parte da 1.189€, il fratello maggiore XS Max parte da 1.289€, Samsung Galaxy Note 9 parte da 1.029€, l’appena annunciato Google Pixel 3 parte da 899€, ma con Pixel 3 XL arriva fino a 1.099€.
La sintesi, insomma, è chiara e cristallina: i prezzi degli smartphone sono sempre più alti. Abbiamo chiuso il cerchio con l’epoca degli Star TAC, quando il telefonino era inevitabilmente uno status symbol che costava un occhio della testa?
Come stanno cambiando i prezzi degli smartphone?
La domanda è semplicissima: i prezzi degli smartphone stanno cambiando davvero? Lo è altrettanto la risposta: sì. Quando iPhone X ha sfondato, forte anche della potenza commerciale della Mela, il muro dei 1.000€, lo standard imposto da Apple è stato seguito dagli altri top di gamma del mercato Android. Se, insomma, anche il prezzo è parte integrante della filosofia di Apple, che non ha mai fatto niente per sottrarre i suoi prodotti all’etichetta di status symbol (perché dovrebbe?), è accaduto lo stesso anche con i terminali proposti da altri produttori, che vogliono dimostrare — anche nell’esborso richiesto — di non avere niente da meno della Mela.
Ecco così che “la qualità si paga” è diventato il mantra della fascia alta del mercato, che ha deciso di passare dal costo di listino per dimostrare che “i miei nuovi smartphone offrono di più, e sicuramente niente di meno degli altri”.
Secondo le statistiche e per citare degli esempi, i prezzi dei Samsung Galaxy sono saliti del 15,1% da Samsung Galaxy S7 (2016) all’attuale Samsung Galaxy S9, quelli di Huawei sono aumentati del 33% per la serie P dal 2016 alla generazione attuale.
E i consumatori che fanno?
I consumatori spendono. Una risposta che non sfugge alla logica e nemmeno ai numeri. Premesso — perché purtroppo ce n’è bisogno — che ognuno spende i soldi che guadagna nella sua vita nel modo che preferisce e che lo rende più felice, i consumatori spendono, punto.
La notizia che iPhone X, in USA, fosse dietro al più economico iPhone 8 aveva convinto che Apple avrebbe rivisto a ribasso i prezzi di iPhone XS. Sappiamo che non è stato così e sappiamo, grazie ai numeri, che Apple ne ha ben ragione: secondo i dati rilevati da Counterpoint Research, iPhone X ha comunque venduto 63 milioni di unità (iPhone 6 raggiunse lo stesso numero nella metà del tempo) ed è stato lo smartphone più venduto al mondo nel primo periodo del 2018.
A questo punto, si è delineata l’idea che Apple ha poi portato a compimento nel recente keynote: non abbassare il prezzo del top di gamma, ma diversificare l’offerta. Ecco che rimangono disponibili anche gli smartphone di generazione più vecchia, che arriva il compromesso iPhone XR, che si può scegliere tra iPhone XS e iPhone XS Max. Tante varianti, per tante tasche. Vuoi il modello migliore? Allora lo paghi più di 1.000€. Ti sembra un prezzo esagerato? Allora puoi scegliere tra i nostri modelli più economici.
Quanto costa produrre smartphone?
C’è un’altra domanda che fa capolino, quando si parla dei prezzi ormai esorbitanti degli smartphone: ma costa davvero così tanto produrli? O forse il margine di guadagno è altissimo?
I numeri ci dicono che — no, ovviamente produrre uno smartphone non ha un costo spropositato, quando si tratta di mettere insieme i componenti del suo hardware, assemblarlo e, ancora prima di queste fasi, disegnarlo. Proprio il design è, da sempre, uno degli elementi su cui Apple pone di più l’accento, e che di conseguenza si fa pagare generosamente.
Per quanto riguarda i soli costi di produzione, uno studio del sito AndroidPit qualche tempo fa ha svelato che produrre iPhone X richiede circa $370 in componenti (sono esclusi i costi di produzione e di progettazione), Samsung Galaxy S8 (top di gamma al momento dello studio) ne richiedeva $307. Si trattava, rispettivamente, del 37% e del 42% dei prezzi proposti poi ai consumatori.
Secondo uno studio di Tech Insight, i costi salgono leggermente di più (parliamo sempre e solo di componenti) con il nuovo iPhone XS Max: Apple lo metterebbe insieme spendendo $443, con il display da $80,5 che sarebbe la parte più costosa.
I margini di guadagno sui prezzi degli smartphone
Secondo uno studio di Tech Walls, tuttavia, nonostante i prezzi sempre più esorbitanti degli smartphone, i margini di guadagno rispetto ai costi di produzione si starebbero riducendo. Ai tempi di iPhone 6 Plus, ad esempio, con il modello da 128 GB il margine di guadagno rispetto ai costi di produzione era del 72,4%. Con iPhone XS Max, invece, siamo al 64,53%.
Tendenza identica anche per Samsung Galaxy S: ai tempi di S6 Edge da 64 GB, il margine di guadagno era di 63,7%, con Samsung Galaxy S9 Plus il margine si è ridotto a 54,8%.
Questi numeri, insomma, ci direbbero che — a meno che non stiano venendo contestualmente ridotte le spese di marketing e ricerca — i giganti del mondo degli smartphone stanno guadagnando di meno da prodotti che a noi consumatori costano sempre di più. Prodotti che, oltretutto, con i risvolti avuti dalla sentenza dell’Unione Europea su Google, potrebbero presto costare ancora di più, almeno nel Vecchio Continente, per gli utenti Android.
I telefonini costano sempre di più ed è un dato di fatto. L’aver ormai calpestato e dimenticato la soglia psicologica dei 1.000€ ci ha portato a un mercato al rialzo in cui i giganti degli smartphone sembrano sfidarsi in una gara a chi spara il prezzo più alto, in una logica in cui prezzo alto si traduce, almeno nell’immaginario, in qualità. Se Galaxy Note costasse la metà di iPhone i consumatori si domanderebbero indubbiamente “cos’ha di meno” per avere un prezzo così ridotto — e questo elemento contribuisce indubbiamente alla corsa al costo di listino spropositato.
I numeri ci rivelano però anche che, in un mercato che si va sempre più diversificando tra entry level, fascia medio bassa, fascia media, fascia alta e fascia high-end, i margini di guadagno si starebbero invece riducendo. Stiamo pagando sempre di più perché i giganti della tecnologia vedono rimanergli in cassa sempre di meno? E, se la tendenza è questa, alla prossima generazione pagheremo ancora di più?
La risposta, probabilmente, è sì. E rimarrà sì fino a quando non si troverà il punto di rottura, ossia quella soglia superata la quale il consumatore, sempre nella sua liberissima scelta di investire esattamente come gli pare i suoi soldi, non vorrà più spendere determinate cifre per un nuovo smartphone. Quale sarà la soglia e quando ciò succederà? Ai posteri l’ardua sentenza.
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