Non ci sono dubbi che il mutare repentino del mercato dei contenuti video, sempre più concentrato sullo streaming online rispetto che sulle tradizionali pay TV, richieda un aggiornamento altrettanto rapido anche sul piano normativo. Come riportato da Corriere della Sera, infatti, proprio per questo motivo in Italia è stato aperto un fascicolo di indagine che coinvolge Netflix. Il motivo? La compagnia punta ai due milioni di abbonati nel Belpaese, ma non paga tasse all’Italia. Il motivo? Non ha una sede fisica nel nostro Paese.
L’indagine, che sta venendo portata avanti dalla Guardia di Finanza di Milano con il sostituto procuratore Gaetano Ruta, vuole accertare l’accusa di omessa dichiarazione dei redditi da parte di Netflix – il che apre a scenari che potrebbero rappresentare un unicum nel panorama giudiziario italiano. Per pagare le tasse, infatti, Netflix dovrebbe essere considerata una stabile organizzazione in Italia, con strutture e persone fisiche a rappresentarla. Ma non ci sono strutture né persone fisiche per Netflix, in Italia, e i contratti di abbonamenti degli utenti vengono stipulati con una società che ha sede all’estero: in Europa, Netflix si è sistemata infatti in Olanda.
L’indagine valuterà se il fatto che Netflix poggi però su server, linee di fibra ottica e altre strutture per il trasferimento dati possa, in effetti, considerarsi come manifestazione fisica di una stabile organizzazione. In parole povere, insomma, Netflix potrebbe essere considerata fisicamente presente in Italia, al pari di altri giganti del web, non perché abbia una sede di riferimento, ma per le strutture di trasmissione su cui poggia.
Vedremo come procederà l’indagine e in quali termini lo Stato si farà avanti con Netflix per questa accusa di omessa dichiarazione dei redditi. Sicuramente, in un mercato mutevole e sempre più immateriale, digitale, dovranno essere ripensate e adattate anche le normative.