Intervistato dal quotidiano torinese La Stampa, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha parlato, tra le altre cose, anche di Netflix e degli altri servizi di video on demand in abbonamento, spiegando che sono in corso le discussioni per imporre loro i medesimi obblighi che hanno televisione e cinema—entrambi chiamati a garantire visibilità e investimenti ai prodotti italiani.«Anche Netflix, Amazon Prime Video e altre piattaforme avranno gli stessi obblighi, compatibilmente alla loro programmazione senza fasce orarie» ha spiegato il ministro, «stiamo pensando a dei meccanismi che possano assicurare visibilità a serie e film italiani.»Il rischio, secondo Franceschini, è insomma che i prodotti nostrani vengano di fatto oscurati da quelli che arrivano dall’estero, il che danneggerebbe il circolo economico delle case di produzione nostrane e chi lavora nel settore italiano.«Il modello [imposto alle TV] è lo stesso che ha permesso di risollevare il cinema francese. Il sistema delle quote esisteva già ma non venivano applicate le sanzioni. Era prevedibile che le tv protestassero» ha aggiunto il ministro. «Ma adesso dovranno rispettare i nuovi obblighi, soprattutto nel prime time, la fascia oraria più importante. Non se la possono cavare mandando un film italiano alle due di notte.»Alla luce di ciò, la normativa si estenderà anche ai servizi online: «Netflix avrà quote di programmazione e obblighi di investimento come le tv tradizionali. Stiamo lavorando su diverse ipotesi per costringere anche tutte le piattaforme online a valorizzare prodotti italiani, su home page, menu, banner.»Vedremo quale sarà la reazione di Netflix a questa imposizione. Vi ricordiamo che il servizio ha debuttato in Italia nell’ottobre del 2015. Ad oggi, vanta quasi 94 milioni di abbonati in tutto il mondo. Il ministro Franceschini