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Il futuro di LG e Huawei, la pubblicità su WhatsApp - Le novità tech e social

Ripercorriamo le novità più chiacchierate dei mondi tech e social di questi giorni

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a cura di Stefania Sperandio

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  • Piattaforme: TECH
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È un 2020 decisamente movimentato, per Facebook Inc.. La compagnia proprietaria dei maggiori social, tra cui FacebookInstagramWhatsApp, ha vissuto infatti giorni di casi sotto le luci della ribalta, che passeremo in rassegna nella nostra rubrica-recap SpazioTech. Oltre a ciò, vediamo da vicino anche l’aspetto del futuro secondo LG Huawei, con le prime immagini leak dei loro futuri smartphone – pieghevoli e non.

Uno sguardo a Huawei P40

P40 sarà il prossimo smartphone di casa Huawei e sostituirà l’attuale top di gamma Huawei P30. Nei giorni scorsi, in attesa della presentazione del prossimo mese di marzo, hanno cominciato a circolare per la Rete alcuni nuovi rendering, che mettono insieme i precedenti rumor e ci danno un’idea di quello che dovrebbe essere il look finale dello smartphone.

Ci troviamo, così, nella variante standard del telefono, di fronte a un terminale con almeno tre fotocamere posteriori (in alcuni casi i rumor parlano di quattro, in altri ancora di cinque, ma solo sul più costoso fratello maggiore, Huawei P40 Pro), in cui il corpo è caratterizzato dai fori sul display per la fotocamera e da un corpo sinuoso e dalle linee morbide, che dice no agli spigoli. Come nella precedente generazione, inoltre, il terminale “base” (leggasi non Pro) non dovrebbe avere la curvatura laterale sul display.

Non possiamo fare altro che aspettare la fine del mese di marzo, quando il gigante cinese della telefonia – che continua a macinare grandi numeri a prescindere dalla questione relativa al mercato statunitense e alle misure del Presidente Donald Trump – presenterà ufficialmente P40.

Instagram e il nuovo rilievo per i messaggi privati

Si direbbe proprio che Facebook Inc. sia intenzionata a dare sempre più spazio alla possibilità di scambiare messaggi con altri utenti sulle pagine del social Instagram. Per questo motivo, apprendiamo dal sito specializzato The Verge, starebbe già sperimentando una versione desktop dell’app di messaggistica. Significa che, accedendo a Instagram dal vostro computer, magari mentre siete comodi sulla vostra scrivania, potreste vedere anche le conversazioni che di solito sono accessibili rigorosamente nella versione per smartphone del social network.

instagram direct

Rimane da vedere se i test andranno a buon fine e se, di conseguenza, questa feature sarà in effetti integrata anche nella versione desktop pubblica del social.

Non solo TV: LG pensa allo smartphone pieghevole

In questi ultimi mesi, ci siamo ritrovati a parlare di LG, sulle pagine della nostra rubrica, soprattutto per la peculiarità dei nuovi pannelli che la casa coreana sta presentando e immettendo sul mercato. Così, tra schermi a fisarmonica e schermi arrotolabili, ecco che la compagnia ha anche depositato un brevetto in cui allude a uno smartphone pieghevole che ha la possibilità di curvare il suo touchscreen, in maniera tale che avvolga il retro – come se fosse un libro in brossura che leggete tenendolo comodamente con una sola mano.

Anche in questo caso, bisognerà vedere se le immagini scovate dai colleghi del sito Let’s Go Digital si tradurranno in effetti in un prodotto che vedremo presto sul mercato, o se l’idea di LG non troverà la via della realizzazione.

Il curioso caso di Facebook in birmano

I maggiori media, in questi giorni, si sono ritrovati a discutere del curioso caso in cui è incappato il social network Facebook quando gli utenti, traducendo un post dal birmano di Aung San Suu Kyi, si sono ritrovati con il nome di Xi Jinping, presidente della Cina, tradotto come “Mr. Shithole”. In caso abbiate poca dimestichezza con la lingua di Elisabetta II, vi basti sapere che non è un complimento – e che potremmo, raffinatamente, provare a tradurlo come “Mr. Topaia”, “Mr. Fogna”, o qualcosa di altrettanto carino ed elegante.

Come è lecito immaginarsi, il fatto che il nome del politico sia stato traslato per qualche motivo in un insulto ha creato non pochi grattacapi a Zuckerberg, con il social network che ha messo rapidamente una pezza sulla questione, addossando le colpe (come sembrava ovvio fosse) al sistema di traduzione automatica dal birmano all’inglese, ingannato dal suffisso iniziale “xi” nel nome del presidente.

Foto di Anthony Quintano, Licenza CC BY 2.0

Il problema per adesso è risolto e non rimane altro che una brutta figura. La speranza è che il traduttore venga testato a fondo, in futuro – magari con altri nomi di particolare rilievo diplomatico – per evitare altre défaillance sul palcoscenico internazionale.

Pubblicità su WhatsApp sì, anzi no

Lo scorso anno, Facebook Inc. aveva fatto sapere di essere intenzionata, per il suo 2020, a integrare la pubblicità nell’app di messaggistica WhatsApp. Ebbene, stando a quanto appreso da The Wall Street Journal, per il momento questo progetto sarebbe stato congelato – e sarebbe già stato messo in pausa qualche mese fa, con la compagnia di Zuckerberg intenzionata a coinvolgere le aziende nella sua app (e quindi a monetizzarla) a partire da altri modi. Tra questi, figura la possibilità di interagire con i propri clienti direttamente via WhatsApp, nella sua variante Business, che sarebbe ampliata e arricchita di funzionalità.

Attenzione, però, perché all’orizzonte rimane comunque lo spettro delle possibili pubblicità negli Stati di WhatsApp (sarebbero le Storie, su Instagram), con dei messaggi promozionali che vi verrebbero mostrati tra un contenuto e l’altro postato dai vostri contatti. Vedremo se e quando, in questo caso, si arriverà avvero all’integrazione nell’applicazione.

Settimana soprattutto all’insegna di Facebook che, al di là delle brutte figure causate dal suo traduttore automatico, si sta concentrando sull’ampliamento dei messaggi privati del suo Instagram e su come monetizzare la sua app WhatsApp, costata la bellezza di $22 miliardi solo sei anni fa – e che ambisce a diventare un punto di riferimento anche nella comunicazione tra clienti e aziende.

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Settimana soprattutto all'insegna di Facebook che, al di là delle brutte figure causate dal suo traduttore automatico, si sta concentrando sull'ampliamento dei messaggi privati del suo Instagram e su come monetizzare la sua app WhatsApp, costata la bellezza di $22 miliardi solo sei anni fa – e che ambisce a diventare un punto di riferimento anche nella comunicazione tra clienti e aziende.
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