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Il caso Huawei sulla via del thriller politico | Le novità tech della settimana

Nella nostra rubrica, parliamo delle ultime svolte del caso Huawei, ma non solo: spazio alle novità di Google e Apple in campo smartphone

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a cura di Stefania Sperandio

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Messe alle spalle le tante novità dell’E3, torna sulle pagine di SpazioGames la rubrica Spazio Tech, dove vediamo da vicino le più chiacchierate notizie del momento dal mondo dei social e della tecnologia. A tenere banco è nuovamente la vicenda del ban di Huawei negli Stati Uniti, che assume con sempre maggiore insistenza i contorni di un thriller politico i cui schieramenti e contraccolpi continuano a mutare e farsi avanti.

Parliamo anche dell’idea della nuova criptovaluta di Facebook e delle prossime novità di casa Apple e di casa Google.

Basta con i leak: ecco Google Pixel 4

I leak sono oramai divenuti cos’ insistenti, quando si tratta di presentare una nuova tecnologia o un nuovo device, che diventa davvero difficile evitarli. Sicuramente non c’era riuscita Google, considerando che ormai da qualche tempo un po’ ovunque stessero trapelando immagini del prossimo nato del gigante di Mountain View, Pixel 4.

Come fare, quindi, per frenare l’insistenza dei leak e dei concept prima della presentazione dello smartphone, attesa solo per l’autunno? Pubblicando una prima foto ufficiale che conferma tutto, ovviamente!

Visto che le speculazioni erano ormai andate fuori controllo, Google ha deciso di tagliare la testa al toro, dando al pubblico impaziente quello che voleva: un’anticipazione di quello che sarà Google Pixel 4.

Probabilmente questo non farà cessare del tutto i leak, ma almeno gli appassionati avranno qualcosa di ufficiale di cui discutere. Qualcosa che, oltretutto, conferma pienamente proprio il design che era stato anticipato dalle indiscrezioni.

Un Mac Pro… spaziale?

È notizia di qualche giorno fa, poi subissata dalle novità dell’E3, che Apple abbia lanciato l’idea per il suo nuovo Mac Pro, in arrivo più avanti nel corso dell’anno. Il nuovo terminale sostituirà quello attuale, con il design cilindrico che qualcuno aveva scherzosamente (scherzosamente?) definito “a portaombrelli”, in favore di un nuovo case metallico squadrato che sta però trovando altrettanti soprannomi.

Si tratterà di una soluzione pensata per i professionisti e per chi, per lavoro, ha davvero bisogno di un computer dalle prestazioni fuori scala. Si potranno montare processori fino a Intel Core con 28 Core Xeon W, SSD fino a 4 TB, RAM fino a 1,5 TB e schede grafiche Radeon Pro Vega II Duo con 64 GB di memoria dedicata e 28 teraFLOPS.

Il modello base, che monterà Intel Xeon octa-core, 32 GB di RAM, Radeon Pro 580X e 256 GB di SSD sarà venduto al costo di listino di $5.999, ma è andando a potenziare le specifiche che la cosa va decisamente a cifre fuori dalla portata del consumatore base – al quale effettivamente il prodotto non si rivolge.

Stando ai prezzi indicativi delle componenti, impostare tutte le specifiche al massimo possibile potrebbe farvi trovare di fronte a un computer da oltre $45.000, prezzo nel quale entra anche il monitor a 6K da $5.000 e il supporto per sostenerlo, che ne richiede altri $1.000. Staremmo parlando, in questo caso, di un Mac Pro che monta $18.000 solo per i dodici banchi da 128 GB di DDR4, per capirci.

Scopriremo più dettagli sul prossimo Mac Pro quando arriverà sul mercato. Per ora, la certezza è una: a meno che non dobbiate lavorare a qualcosa di davvero complesso e di capace di mandare in fiamme qualsiasi normale computer prestante, difficilmente potreste aver bisogno di questa soluzione, che rimane rivolta a una nicchia di mercato.

Facebook guarda alle criptovalute

Se il futuro passa per le criptovalute, Facebook vuole esserci. Potremmo riassumere così la visione di Mark Zuckerberg e soci, che secondo le ultime voci di corridoio sono al lavoro per lanciare Libra, questo il nome della nuova criptovaluta.

mark zuckerberg facebook

A far tenere i riflettori puntati sul progetto sono soprattutto i partner sui quali Facebook Inc. potrebbe già puntare: si parla infatti di Visa, MasterCard e PayPal, tra altri, ossia di aziende più tradizionalmente vicine al mercato del denaro, che darebbero quindi un’identità e un supporto importante a Libra, anche a livello monetario. Secondo quanto riferito da Wall Street Journal, ciascuna di queste (e diverse altre, tra cui Booking e Uber) sarebbero pronte a investire dieci milioni di dollari ciascuna, per fornire a Libra il budget per iniziare ad operare.

C’era una volta un tempo in cui Facebook era un piccolo social network per studenti. Oggi, Facebook Inc. è la madre dei maggiori social, della più diffusa app di messaggistica al mondo e, in futuro, potrebbe diventarlo anche di una criptovaluta che vuole diffondersi a macchia d’olio.

La fotocamera “a triangolo” di iPhone XI

Rimaniamo in casa Apple per le nuove conferme relative all’ormai già noto design del prossimo iPhone XI, erede dell’attuale iPhone X. Un video rendering basato sui leak prima e delle immagini delle future pellicole poi hanno di fatto confermato che il terminale, nella sua versione superiore, vanterà una tripla fotocamera sul retro.

La disposizione della fotocamera è quello che attira la curiosità: vediamo, infatti, una struttura quadrata in alto rilievo sulla scocca posteriore del telefono, che potrebbe anche essere in nero a prescindere dal colore scelto per il vostro terminale, sulla quale si aprono le tre fotocamere poste a triangolo.

Per ora si tratta ancora di voci di corridoio, ma è difficile pensare che le prime pellicole siano state preparate senza tenere conto di informazioni certe, in viste del debutto di iPhone XI a settembre.

L’intrigo di Huawei

Il caso politico che ha circondato Huawei sul mercato Occidentale sembra degno di un romanzo di Tom Clancy. La chiusura delle porte da parte degli Stati Uniti – che già da tempi più remoti parlavano di presunte backdoor da intelligence nei terminali cinesi – ha avuto un ovvio contraccolpo sul gigante cinese degli smartphone, al punto che lo ha costretto a mettersi al lavoro su un suo sistema operativo che possa rimpiazzare Android, considerando che Google ha sospeso il suo supporto all’OS per i terminali Huawei.

In tutto questo, Huawei ha ricalcolato le sue aspettative di fatturato in vista del blocco, mantenendo praticamente numeri statici rispetto al 2018 grazie alla sua forza sul mercato cinese, dove è stato stimato che dovrebbe detenere a breve qualcosa in meno del 50% dell’intera utenza di casa.

Parliamo di un produttore che vende una quantità stratosferica di smartphone e che, nel farlo, si appoggiava anche a Intel Qualcomm per le loro componenti. Qual è l’intrigo? L’intrigo è che Intel e Qualcomm hanno rispettivamente sede a Santa Clara, USA, e a San Diego, USA. Limitando il mercato di Huawei, in sintesi, gli Stati Uniti hanno dato un colpo d’ascia tra capo e collo anche a Intel e Qualcomm, che in questi anni hanno incassato parecchio dagli investimenti del gigante cinese. Secondo i numeri, quest’ultimo avrebbe investito ben 11 miliardi di dollari in aziende statunitensi per le sue forniture – Intel e Qualcomm comprese.

Dal momento che nel mondo la beneficenza latita e in quello degli affari, semplicemente, non esiste, è ovvio che le due compagnie non vogliano rinunciare a una tale quantità di soldi: per questo, si sono già mosse chiedendo al Governo USA di rivedere la disposizione del ban di Huawei, riconsiderando l’innocenza di Huawei ed evitando così di tagliare il mercato di tutte le compagnie statunitensi che erano in affari con il diffuso produttore di smartphone cinese.

Diffusore di smartphone cinese che, intanto, continua ad investire: secondo le ultime indiscrezioni, Huawei è al lavoro su un nuovo telefono che si piega in tre parti, il che proverebbe già a rendere obsoleti i precedenti modelli che flettevano per piegarsi in due. Mentre si litiga per soldi e politica, insomma, Huawei sta continuando a investire e non sembra avere la benché minima intenzione di smettere di farlo.

C’è un po’ di futuro e un po’ (tanta) politica nello SpazioTech di questa settimana. Appare sempre più evidente che il ban di Huawei dagli USA, proprio come Huawei stessa aveva pronosticato, si stia rivelando una grossa lama a doppio taglio: se è vero che il produttore cinese vedrà limitata la sua crescita di circa trenta miliardi di dollari per quest’anno, lo è anche che i suoi numeri rimarranno pertanto in linea con quelli del precedente, forti della conquista del mercato asiatico. Si può dire altrettanto per le compagnie statunitensi che collaboravano con Huawei? Sarà sicuramente il mercato (ma anche i loro bilanci) a dircelo.

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C'è un po' di futuro e un po' (tanta) politica nello SpazioTech di questa settimana. Appare sempre più evidente che il ban di Huawei dagli USA, proprio come Huawei stessa aveva pronosticato, si stia rivelando una grossa lama a doppio taglio: se è vero che il produttore cinese vedrà limitata la sua crescita di circa trenta miliardi di dollari per quest'anno, lo è anche che i suoi numeri rimarranno pertanto in linea con quelli del precedente, forti della conquista del mercato asiatico. Si può dire altrettanto per le compagnie statunitensi che collaboravano con Huawei? Sarà sicuramente il mercato (ma anche i loro bilanci) a dircelo.
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