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Horizon: Forbidden West - Burning Shores | Recensione - Next-gen fiammante

Burning Shores, il DLC di Horizon: Forbidden West, è un volo tra i primi veri scampoli di next-gen, anche se non tutto ci ha conquistato.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

In sintesi

  • Un viaggio con un colpo d'occhio straordinario e spaccamascella
  • Vanta alcuni dei momenti più stupefacenti del franchise, ma al costo di un design delle boss fight davvero troppo elementare per un'epica come quella di Aloy
  • Rimane grigia l'idea di includere contenuti legati all'intreccio principale in un DLC

Informazioni sul prodotto

Immagine di Horizon: Forbidden West
Horizon: Forbidden West
  • Sviluppatore: Guerrilla Games
  • Produttore: Sony Interactive Entertainment
  • Distributore: Sony
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PS4 , PS5 , PC
  • Generi: Avventura , Action Adventure
  • Data di uscita: 18 febbraio 2022 - 21 marzo 2024 (PC)

Ci eravamo lasciate così, con Aloy: con davanti un mondo che aveva più bisogno che mai di lei. Ed è così che ci ritroviamo in Burning Shores. A oltre un anno dal debutto di Horizon: Forbidden West, ecco che Guerrilla Games e Sony Interactive Entertainment hanno reso disponibile l'espansione per il seguito del loro open world, ricalcando quanto fatto in precedenza da Zero Dawn e dal suo The Frozen Wilds.

Fin dal momento in cui si è alzato il velo su Burning Shores, la sua release solo su PS5 ha fatto sicuramente discutere la community: perché pubblicare solo sulla nuova console qualcosa che, di fatto, è parte integrante dell'esperienza di Forbidden West?

Perché, almeno dal punto di vista tecnico, Burning Shores è quanto di più next-gen abbiamo mai visto girare su console. Dal punto di vista puramente ludico, invece, non brilla tutto allo stesso modo.

Un altro viaggio per Aloy

La chiamata dell'eroe è letterale: la nostra predestinata avventuriera è chiamata a raggiungere le Rive Ardenti, le aree su cui un tempo giganteggiava Hollywood, per verificare la presenza di nuovi pericoli da cui i suoi alleati la mettono in guardia.

Qui, Aloy si confronterà con qualcosa che – ricorderete – avevamo previsto fin dai tempi della recensione del gioco originale: considerando che una delle tribù presenti in Forbidden West era meno approfondita delle altre (come già fu per i Banuk in Zero Dawn), era quasi naturale che il DLC si sarebbe concentrato sul farci scoprire di più sui Quen, il popolo di navigatori che ci aveva già attesi nelle coste più a Occidente dell'Ovest Proibito.

Non anticiperemo nient'altro in questa sede, anche perché la vicenda legate alle missioni di storia si completa in qualcosa in meno di otto ore, quindi non è nostra intenzione svelarvi delle sorprese. Dal punto di vista della scrittura, tuttavia, non tutto ci ha convinto e si piega un po' al fatto che Burning Shores provi a comportarsi da "gioco completo" nonostante la sua portata.

Così, la vicenda che racconta e i rapporti che tesse risultano un po' affrettati – vi domanderete perché alcuni personaggi entrino in così poco tempo così tanto nel cuore di Aloy, rispetto ad altri che conoscete fin dal primo gioco, ad esempio – e, come già segnalammo nel gioco principale, la sensazione è sempre quella che Guerrilla sia magistrale nel tessere contesti, culture, lore e retroscena, ma molto più scolastica ed elementare nell'intrecciare un conflitto e nel tratteggiare un antagonista, anche qui dimenticabili a volerci andare leggeri.

Splende come sempre Aloy, in compenso, dipinta con sempre maggior cura come un'eroina che fa quello che fa non perché non senta paura o non abbia dubbi, ma per come ci convive e li affronta. La speranza in tal senso, per il futuro della saga, è che nel prossimo episodio principale la nostra beniamina possa anche avere a che fare con un conflitto dalle sfumature più imprevedibili e con oppositori che vengano esplorati in un modo che possa valorizzarli e non renderli monodimensionali.

Nota anche sul fatto che Burning Shores rappresenti un tassello importante per la narrativa della saga, come e più di Frozen Wilds. È vero che Sony non abusa di espansioni, ma se da un lato è bello che il contenuto non sia un mero contentino privo di sostanza, dall'altro fa riflettere che sia necessario seguire anche i DLC per avere una visione appropriata dell'universo di Horizon.

Un Forbidden West in miniatura

Come accennavamo, Burning Shores abbraccia in tutto e per tutto la meraviglia controller alla mano di Forbidden West, trasportandovi in una mappa extra strapiena di scenari suggestivi. Si va dall'arcipelago con acque cristalline alle spiagge di sabbia bianca e, risalendo sui versanti delle montagne, si arriva ai luoghi dove la natura selvaggia e i vulcani si sono ripresi Hollywood. 

Al di là delle missioni di storia, qui troverete nuove secondarie, qualche macchina del tutto inedita (e interessante nei suoi comportamenti), equipaggiamenti extra e anche un'arma tutta nuova, che non vi anticipiamo, ma che rappresenta sia un'interessante variante, sia un po' un pericolo per i ritmi del franchise di Horizon – considerando che la sua cadenza di fuoco non ha eguali e non è, letteralmente, da "mondo di Aloy".

La caratterizzazione degli scenari, i testi, le registrazioni, gli avamposti: i giocatori di Horizon si sentiranno a casa anche in Burning Shores, dove Guerrilla abbraccia la concezione piena di more-of-the-same rispetto a Forbidden West, sposandola ad alcuni momenti ad altissimo tasso di epicità, soprattutto nella messa in scena.

L'espansione, anche per la natura dell'area geografica in cui vi trovate, incoraggia fortemente l'esplorazione verticale e dall'alto, impegnandosi poi per proporre anche in questa regione delle attività familiari – come i campi dei ribelli Tenakth, qui sostituiti da un'altra fazione, per l'occasione.

Tutto il bello che c'era nel gioco principale, insomma, torna anche qui con qualche variazione, ma senza l'ambizione di provare a reinventare la ruota. La forte somiglianza degli scenari con quelli più occidentali del gioco originale rende probabilmente meno "sconvolgente" il salto, rispetto a quanto accadde ai suoi tempi con le nevi alte di The Frozen Wilds, ma il coinvolgimento rimane di altissimo livello e, per assurdo, Burning Shores rischia di sfigurare solo perché è la costola di un gioco davvero grandioso. Preso di per sé, sarebbe un gioco e un open world migliore di molti di quelli che si trovano sul mercato e che durano venti volte di più.

Ciò che meno ci ha convinto è, paradossalmente, il level design di alcune missioni di storia – troppo attorcigliato, che abusa qua e là del backtracking in modo troppo palese. E, con questo, la gestione di alcune boss fight.

Se la messa in scena è di livello assoluto (ma ne parleremo meglio nel prossimo paragrafo), il design di questi combattimenti ci ha invece lasciato estremamente perplessi per la sua scolasticità.

A fronte di nemici titanici e pericoli troppo grandi per un essere umano, gli scontri si risolvono, letteralmente, come se steste affrontando Tiny, il Dr Trophy o Ripper Roo in un Crash Bandicoot: schivare un certo numero di volte, aspettare che il nemico esponga l'area sensibile (mentre sta fermo), colpirlo. E, da qui, ripetere finché non viene sconfitto.

Un design davvero troppo da compitino per un gioco dell'ingegno di Horizon, che non si può accontentare degli effetti speciali ipnotici per irretire il giocatore – nel frattempo rinchiuso in un'arena a giocare in modo troppo prevedibile a essere il topo contro un gatto ingenuo, che lascia il fianco scoperto sempre allo stesso modo, nello stesso momento, fino a cadere.

Considerando il livello di alcune delle boss fight viste nel gioco principale, sia epiche che stimolanti controller alla mano, questo è un peccato, perché Burning Shores offre ai giocatori alcuni dei momenti che attendevano fin da quando Aloy era una bimba vivace in un mondo di macchine troppo più grandi di lei.

Meraviglia per gli occhi (e per le orecchie)

Se su alcuni aspetti ludici, insomma, Burning Shores si accontenta, nel comparto tecnico e nella messa in scena è invece semplicemente fuori scala. Alcune di quelle stesse boss fight che citavamo rappresentano alcuni tra i momenti più fuori di testa ed esaltanti dell'intero franchise a vedersi e per come sono stati messi insieme. E, a questo, sommate un colpo d'occhio e un'esplorazione che, puntando sulla verticalità, vi costringerà ancora una volta a fermarvi e godervi il panorama.

Se vi state domandando perché Burning Shores non sia arrivato su PS4, la risposta è tutta in quello che vedete nella nostra video recensione: era già un miracolo che alcuni scorci di Forbidden West riuscissero a tenersi insieme nel gioco originale; quanto visto in questo DLC rappresenta un ulteriore passo in avanti e, complici anche nuove cavalcature che rendono l'esplorazione aerea ancora più dinamica e la resa meravigliosa di vegetazione e acqua, non potevano esserci alternative. Burning Shores sprizza nuova generazione da tutti i poligoni, almeno sul fronte tecnico, e probabilmente questo varrebbe da solo il prezzo del biglietto per chi è affascinato dal mondo messo in piedi dai talenti di Guerrilla Games.

A questo vogliamo sommare una nota di merito alla spesso sottovalutata colonna sonora. Dal punto di vista della punteggiatura musicaleBurning Shores si conferma a un livello clamoroso.

Se già Forbidden West e ancora di più Zero Dawn avevano dimostrato come l'uso sapiente del sonoro possa rendere alcuni momenti non semplicemente belli, ma indimenticabili, in Burning Shores torniamo a vette che ci hanno ricordato proprio gli scorci più alti dell'episodio capostipite. Giocate tenendolo a mente, perché ci sono dei brani originali che vi faranno dimenticare perfino del design troppo leggibile delle già citate boss fight.

Voto Finale

Conclusioni Finali di SpazioGames

Pro

  • Comparto tecnico davvero fuori scala

  • Alcune interessanti trovate di gameplay, tra nuove macchine, cavalcature e armi

  • Scenario e tribù sempre affascinanti

  • Colonna sonora semplicemente clamorosa, ancora una volta

Contro

  • Alcune delle boss fight si accontentano di un design troppo basilare per un franchise con un combat system magnetico come Horizon

  • Intreccio di una banalità quasi demoralizzante

  • Dovrete averlo giocato per forza, per capire il futuro della saga

Commento

Burning Shores è sicuramente una prova di forza e una tappa che nessun amante dei viaggi di Aloy dovrebbe saltare. Tutto quello che in Horizon: Forbidden West aveva fatto strizzare gli occhi, per come Guerrilla Games aveva reso davvero un mondo l'open world ai piedi di Aloy, torna in questa espansione – e lo fa gonfiando il petto. L'achievement tecnico è davvero impressionante, così come il modo in cui viene tratteggiata la tribù protagonista del DLC, molto approfondita rispetto alle bricioline di pane che ci aveva lasciato nel gioco originale. A questo, e a una colonna sonora più che all'altezza degli straordinari canoni della saga, si affiancano però un intreccio prevedibile e banale, un level design non sempre riuscito per le missioni di storia e, soprattutto, delle scelte nel design delle boss fight che hanno dato per scontato che la messa in scena epica potesse far chiudere gli occhi su dinamiche troppo vecchie per essere vere, che non valorizzano ma anzi zittiscono le unicità del combat system di Horizon – che è invece identitario e di cui Guerrilla dovrebbe andare fiera.
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