GTA 6 non sarà lo stesso dopo GTA Online, che vi piaccia o no - Speciale
I numeri record del multiplayer di GTA V avranno un impatto sul futuro della serie
a cura di Paolo Sirio
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Rockstar North
- Produttore: Rockstar Games
- Distributore: Take-Two Interactive
- Piattaforme: PS5 , XSX
- Generi: Azione
- Data di uscita: TBA 2025
Ogni giorno ormai ci confrontiamo con rumor più o meno credibili riguardo a GTA 6, il prossimo capitolo della longeva e florida serie di Rockstar Games, e questo, se non altro, testimonia la grande voglia dei giocatori di misurasi con un nuovo episodio del franchise.
I numeri di GTA Online e il modus operandi adottato dallo sviluppatore negli ultimi anni, però, dicono qualcosa di molto diverso da quello che le indiscrezioni vorrebbero farci credere, ovvero che per un altro Grand Theft Auto l’attesa potrebbe essere esponenzialmente più lunga del previsto.
Il multiplayer dei record
GTA Online ha rappresentato un cambio epocale per una proprietà intellettuale già di per sé iconica e remunerativa oltre ogni più rosea aspettativa alla nascita e ai tempi di DMA Design, spostando l’attenzione della software house impegnata nel suo sviluppo su una componente multiplayer iterativa anziché (relativamente) più piccole e ravvicinate per tenere alto l’engagement.
Questa è la ragione per cui, nonostante i fan li abbiano chiamati a gran voce dopo le esperienze felici di The Lost and Damned e The Ballad of Gay Tony su Grand Theft Auto IV, Rockstar Games non ha realizzato alcuna espansione per il single-player di GTA V e neppure si è mai pronunciata pubblicamente per quanto riguarda la realizzazione di un seguito story-based.
Analizzando a mente fredda la situazione, e senza farci influenzare dalle nostre pulsioni per i contenuti orientati al giocatore singolo, non possiamo che comprendere le motivazioni che hanno spinto sin qui la casa dei fratelli Houser (che registra, in queste ore, la defezione di uno dei due) ad adottare una simile strategia, specie dopo aver letto la comunicazione di pochi giorni fa inerente ai nuovi record di GTA Online e Red Dead Online.
Se per il multiplayer di Red Dead Online si può pensare ad un risultato agognato a lungo e arrivato alla buon ora, rispetto ad un lancio prevedibilmente in tono minore rispetto al ‘cugino’, parlare di record di utenti a cavallo tra il 2019 e il 2020 per la componente online di Grand Theft Auto V è qualcosa che ad un occhio poco avvezzo alle dinamiche del gaming moderno può legittimamente suonare incredibile.
GTA V (e con esso GTA Online) è arrivato sul mercato nel lontano 2013, a chiusura della spettacolare generazione di PlayStation 3 e Xbox 360, e ha saputo rivendersi in maniera più che fortunata negli anni successivi su PC, PlayStation 4 e Xbox One, mantenendo brillantemente una continuità tra le versioni old e current-gen e soprattutto macinando vendite su vendite nonostante il tempo trascorso dal day one originale sia ormai tanto.
Chiaro, parte del merito va al marchio riconosciuto in tutto il mondo persino fuori dalla cerchia dei videogiocatori, al passaparola che in queste produzioni votate al multiplayer fa sempre la differenza, con amici che portano amici che portano amici, e al rallentamento della pubblicazione dei tripla-A con l’approssimarsi della fine del ciclo vitale di PS4 e Xbox One, ma non si può negare che la maggior parte del risultato è stato portato a casa grazie all’impegno del team di sviluppo nella proposta incessante di aggiornamenti.
Ad oggi, GTA Online può contare sulla bellezza di 36 espansioni pubblicate sin dal lancio di quel 2013, ognuna con modalità più o meno grandi come i nuovi Colpi o Fenomeni del furto e della finanza, che consente di diventare CEO di un’organizzazione criminale, ma anche con un vero e proprio Casinò e i Night Club, che l’hanno reso un autentico MMO. Una seconda vita (passateci l’ammiccamento) per i giocatori non più impegnati, come invece poteva sembrare in origine, a girovagare per una mappa immensa senza un obiettivo o una mansione reale da portare a compimento.
Con l’uscita di Red Dead Redemption 2 e della sua componente online, chiaramente, il ritmo degli aggiornamenti è calato: si è passati dai picchi del 2016 e del 2017 con ben otto update al minimo storico del 2019 con appena due, eppure le dimensioni delle novità apportate al gioco (nonché la capitalizzazione sul lavoro svolto negli anni precedenti) ha portato a risultati inattesi.
Il 2019 è stato infatti l’anno dei record per quanto riguarda la userbase: usiamo il plurale non a caso, visto che il record di utenti è stato battuto in tre circostanze diverse. A luglio e agosto, a seguito dell’apertura del Casinò e Resort Diamond, sono stati stabiliti primati per media giornaliera, settimanale e mensile, mentre lo scorso dicembre è stato il “mese con più giocatori attivi di sempre” dall’apertura di GTA Online, sempre grazie al casinò ma in particolare per l’arrivo del Colpo dedicato.
Rockstar Games non fornisce cifre esatte in merito alla propria base d’utenza, ma sappiamo che GTA V ha venduto più di 115 milioni di copie dal day one allo scorso novembre (quindi senza tenere in considerazione la prolifica stagione natalizia), per cui la platea cui Online va a rivolgersi è enorme e non stupisce che anche su Steam sia stato fatto segnare il record di giocatori connessi simultaneamente a dicembre con oltre 200.000 unità.
E GTA 6 che fine ha fatto?
Con questi numeri, e con la promessa di “grandi aggiornamenti e alcune sorprese” per GTA Online nel 2020, sembra quasi paradossale ritrovarsi a parlare di un GTA 6 che dovrebbe, almeno nei desideri degli appassionati della prima ora della serie, pensionare l’ultimo capitolo e la sua controparte multiplayer per riportare il discorso sull’indole storicamente single-player dell’IP.
La domanda per una nuova iterazione è elevatissima ma, Rockstar lo sa bene, proviene principalmente da quegli appassionati della prima ora e non dalla base d’utenza che è stata creata pressoché dal nulla con GTA Online, costituita da un’ossatura inedita per la proprietà intellettuale e ringiovanita in modo esponenziale rispetto ai tempi in cui il nostro avatar poteva darsi ai piaceri sessuali sul ciglio di una strada poco illuminata.
Tuttavia, è fuor di dubbio che un GTA 6, o qualunque sarà la sua denominazione, sia effettivamente in cantiere, sopra ogni altra cosa perché un gioco di queste dimensioni richiede anni e anni per concretizzarsi, come abbiamo imparato negli ultimi tempi ben più del ciclo triennale a cui ci hanno abituati i tripla-A tradizionali.
Le tempistiche sono un punto di disaccordo importante tra la proprietà di Take-Two Interactive e lo sviluppatore, con il publisher estasiato dagli incassi di GTA Online ma anche abbastanza infastidito dal modello quadrupla-A improntato da Rockstar Games a cominciare da GTA V ma in particolare su Red Dead Redemption 2, vero e proprio Ben Hur dei videogiochi.
Sia in pubblico che in privato. Strauss Zelnick, padre padrone della compagnia, ha sottolineato l’importanza di accorciare i tempi tra un’uscita e l’altra del ventaglio di etichette che ne fanno parte, in primis ovviamente quella Rockstar che in questa generazione si è permessa il lusso di portare in dote soltanto una produzione sviluppata da zero e il già menzionato port di Grand Theft Auto V.
Il primo ‘suggerimento’ fatto pervenire agli Houser è ridurre la longevità della componente single-player, giunta a cifre mai viste prima in un titolo dello studio con RDR2 e cioè 60-100 ore di massima, e concentrarsi ancora di più sul supporto post lancio, magari adeguandolo di più alla domanda degli affezionati storici rispetto ad un GTAO che ha esercitato il grosso del suo appeal sulle nuove leve.
Questa filosofia avrà inevitabilmente delle ripercussioni, sia positive che (in potenza) negative: GTA 6 potrebbe arrivare sugli scaffali dei negozi prima del previsto, rispondendo così all’esigenza della casa madre di lanciare più prodotti e con tempi di attesa meno dilatati; di contro, il gioco potrebbe non essere all’altezza, in termini di dimensioni e quantità dei contenuti, rispetto agli standard – pur difficilmente sostenibili sul lungo termini – imposti da Red Dead Redemption 2.
Sia quel che sia, l’aspetto che immaginiamo vi interessi di più è che il nuovo Grand Theft Auto è evidentemente in sviluppo, come dimostrato dagli sgravi richiesti e ottenuti nel Regno Unito dai creatori del franchise, e man mano che ci avviciniamo al reveal del gioco iniziano a concordare le prime voci su come potrebbe essere a livello di storia, setting e gameplay.
La fetta preponderante dei rumor che potete trovare di tanto in tanto in circolazione altro non sono che rimpasti di cose già lette e smentite, ma ultimamente abbiamo assistito ad almeno due-tre indiscrezioni concordanti, il che ci ha spinto ad indagare e proporvi l’articolo di analisi, insieme agli ultimi record di GTA Online, al riguardo.
Un paio di settimane fa vi abbiamo parlato di un ennesimo, presunto leak corrispondente con un altro pervenuto sul finire del 2019, e che riferisce del ritorno dell’espediente del protagonista multiplo – fratello e sorella, stavolta – con un’ambientazione in epoche diverse, ovvero gli anni ’80 e ’90. Le location sarebbero tre: Vice City, che farebbe il suo ritorno probabilmente nella prima metà del gioco, Fort Lauderdale in Florida e una città ispirata a Bogotà, capitale della Colombia.
Quest’ultima era già comparsa tramite una spilla con la bandiera del paese sudamericano tra i regali fatti da Rockstar Games ai suoi dipendenti per Natale; una bandiera che lì in mezzo non aveva molto senso di essere, visto che gli altri regali facevano tutti riferimento a nazioni e località visitate dai giochi della software house in precedenza.
Se venisse confermato questo rumor, ci ritroveremmo di fronte ad un gioco tutt’altro che più piccolo rispetto ai capitoli passati della serie e probabilmente neppure al cospetto del mastodontico Red Dead Redemption 2; considerando la capacità di sorprenderci e alzare sempre l’asticella sua e dell’industria, saremmo pronti ad aspettarci qualcosa di simile dallo sviluppatore.
Lo stesso leak ha finito col discutere di una possibile uscita tra il tardo 2021 e l’inizio del 2022, con una presentazione che avverrebbe già a febbraio con un primo trailer ad aprile; questo è il passaggio a cui siamo propensi a credere di meno, ma con una nuova generazione di console alle porte immaginiamo sarebbe un colpo di non poco conto per una PlayStation (principale indiziata per ragioni di tempistiche) o per una Xbox accostare il proprio nome ad un brand di tali proporzioni ai rispettivi reveal.
Il setting nel passato darebbe un senso a quell’offerta di lavoro pubblicata dallo studio per reperire esperti in abbigliamento d’epoca, mentre l’annuncio quest’anno rientrerebbe nelle previsioni di Jason Schreier di Kotaku per il 2020 e la finestra per il lancio nel 2021-22 corrisponderebbe alla previsione dell’attore di Trevor Philips in GTA V, magari non aggiornato sui piani del team ma comunque a conoscenza del suo modus operandi.
Il successo di GTA Online è un fattore da tenere in forte considerazione per quanto riguarda il lancio di GTA VI; sicuramente, nonostante le pressioni di Take-Two Interactive, possiamo immaginare una Rockstar Games che abbia guadagnato credito e tempo a sufficienza per realizzare la propria visione, e soprattutto abbia un piano per non sciupare le performance degli ultimi anni.
C’è già un precedente di transizione da una generazione all’altra con GTA V, infatti, e nulla vieta alla software house di bissare l’operazione che ha portato la base d’utenza da PS3 a PS4 e da Xbox 360 a Xbox One nel 2014 (e poi su PC nel 2015). Il multiplayer della serie viene visto adesso come una piattaforma a se stante, e spostarsi su un’altra console non spaventa più di tanto i produttori della serie.
Sarebbe una prima volta per un cambio di ambientazione, questo sì, ma i progressi raccolti sin qui e l’impianto ludico alla base del gioco sarebbero trasferiti di peso sul nuovo capitolo; capiterebbe un po’ come avviene con il Pokédex nella serie di Pokémon, con i nostri mostriciattoli disponibili ormai su qualunque iterazione moderna del franchise a prescindere da dove li stiamo introducendo.
Tutte queste valutazioni ci spingerebbero a pensare a cambi sempre meno radicali tra un’iterazione e l’altra, per quanto riguarda le meccaniche di gioco ma anche le diverse epoche che verrebbero visitate di volta in volta e il reperimento di location che non mettano in pericolo mai (com’è stato con la saga di Assassin’s Creed, ad esempio, per il parkour) il core loop per cui la serie, e a questo punto la sua preponderante componente multiplayer, è nota.
Sono cambiate tante cose dal lancio di GTA V nel 2013 e Rockstar Games, che al tempo seppe leggere la fase di transizione in cui si era ritrovata e interpretare lo spazio per la proposta di un supporto post lancio diverso, ha di fronte a sé una duplice sfida: mantenere altissimo il livello qualitativo impostato con Red Dead Redemption 2, per non deludere i fan di vecchia data e nel complesso non veder diminuire il proprio status di sviluppatore top, e al tempo stesso non sperperare il tesoretto di utenza acquisito negli ultimi anni grazie alla rotta totalmente diversa immessa nel progetto GTA Online. Ed è così che GTA 6 potrebbe diventare un vero e proprio spartiacque per la prossima generazione, sia di console che di giochi tripla-A – anche nell’attesa di scoprire come si muoverà la nuova Rockstar che dovrà fare a meno di Dan Houser.