Ghostrunner | Recensione - Una sfida per chi ama le sfide
Un distopico mondo cyberpunk vi attende in Ghostrunner, dove la vostra spada mieterà una vittima con ogni colpo. Lo svantaggio? Vale lo stesso anche contro di voi, se i nemici dovessero centrarvi...
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a cura di Stefania Sperandio
Editor-in-chief
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: One More Level
- Produttore: All In! Games
- Distributore: 505 Games
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , SWITCH , PS5
- Generi: Azione , Avventura
- Data di uscita: 27 ottobre 2020
Il 2020 è un anno in cui il genere cyberpunk è più sulla bocca di tutti che mai, complice sicuramente il titolo in lavorazione firmato CD Projekt RED, ma non solo: 505 Games è infatti pronta a dare pubblicazione a Ghostrunner, videogioco sviluppato dagli ugualmente polacchi ragazzi di One More Level e che fa di potenziamenti, luci al neon e transumanesimo il suo ossigeno.
Dopo averlo messo alla prova nella nostra anteprima, ci siamo buttati anima e corpo nel mondo distopico in cui vestiamo i panni, appunto, di un Ghostrunner, con chiara in mente la peculiarità di questo gioco: a ogni colpo, corrisponde un morto. E la regola vale allo stesso modo tanto per il giocatore, quanto per i nemici che affronta.
Il futuro distopico di Ghostrunner
Il futuro in cui riprendete i sensi, nei panni del protagonista di Ghostrunner, non è dei più desiderabili. Una misteriosa voce nella vostra testa, che si presenterà come Ingegnere, vi fornirà indicazioni su cosa fare, su chi siate, su verso dove muovervi, sul perché dobbiate sguainare la vostra letale katana ad alta frequenza per affettare qualsiasi cosa tenti di attaccarvi.
Il nostro protagonista, un individuo potenziato creato con agilità e potenza fuori dal normale – capace anche di piegare il tempo a suo piacimento per evitare le offese nemiche – si ritrova così a tu per tu con la torre Dharma, una misteriosa struttura dalla quale una donna conosciuta come Mara, la Keymaster, tiene sotto il suo giogo quel che resta dell'umanità e che ne ospita i superstiti. Guidato dall'Ingegnere, ma non solo, il nostro Ghostrunner comincerà allora la scalata della struttura, chiamato a una vendetta verso la quale il suo stesso padrino lo conduce, e lungo la quale si farà strada uno smembramento alla volta.
Nonostante alcuni interessanti simbolismi e alcuni richiami ad alcuni dogmi culturali (pensiamo al nome stesso della torre, Dharma), da un punto di vista narrativo Ghostrunner scorre senza troppi sussulti ed è chiaro come la sceneggiatura, per quanto presente con dialoghi praticamente costanti via via che avanzerete nelle ambientazioni, non abbia velleità di particolare memorabilità, rivelandosi più che altro un accompagnamento che spieghi i vostri gesti.
Considerando che parliamo comunque della produzione di un piccolo team indipendente (una trentina di persone), già questo non è poco e sarebbe stato ingiusto pretendere troppo di più. Dopotutto, il focus di Ghostrunner non è mai stato sulla storia, ma sulle peculiarità del suo gameplay.
Giocare a Ghostrunner: un colpo, un morto
Un colpo, un morto. Possiamo riassumere così l'intera struttura di gioco di Ghostrunner: la vostra spada ad alta frequenza uccide i nemici con il singolo fendente, smembrandoli senza troppa pietà, ma quegli stessi nemici possono uccidere voi con un singolo proiettile – e non solo, ma non facciamo spoiler – se dovessero riuscire a colpirvi.
Strutturato in diciassette diversi livelli, per una durata tra le dieci e le quindici ore a seconda della vostra abilità (tradotto: a seconda di quanto morirete), Ghostrunner vi permette di procedere sfruttando l'agilità e le doti di parkour del vostro protagonista. Potrete così camminare contro le pareti – ma solo quelle dove è previsto che sia possibile, appositamente segnalate – scalare alcuni impedimenti aiutandovi con il rampino o rallentare il tempo per schizzare in avanti più violentemente e raggiungere una sporgenza altrimenti troppo lontana.
Proprio in mezzo a queste meccaniche da platform vero e proprio, che vista la visuale in prima persona richiamano in modo abbastanza palese l'esperienza di Mirror's Edge, si incastrano quelle di combattimento. Il raggiungimento di ogni nuova stanza vede l'innesco di un checkpoint, proprio perché ci sono ottime possibilità che veniate uccisi di frequente, prima di riuscire nel vostro intento: vi troverete di fronte a scenari dove sono presenti anche sei o sette nemici, debitamente distanziati e in posizioni strategiche, che dovete trovare il modo di raggiungere senza mai essere colpiti, per proseguire verso l'area successiva.
Se doveste venire uccisi, il gioco caricherebbe in modo estremamente rapido, senza praticamente interruzioni, l'ultimo checkpoint, permettendovi di riprovare all'infinito per affinare la vostra tecnica. Ghostrunner è infatti un gioco che ammette solo la perfezione. Non vi capiterà mai di farcela "per fortuna", perché l'unico modo ammesso dal titolo per andare avanti è riuscire a fare le cose in modo oculato e pianificato: quando non sarà così, state certi che un proiettile lo prenderete, prima di completare la stanza, e pertanto dovrete ricominciarla dall'inizio.
Se, da un lato, questo fa battere forte il cuore di chi ama le sfide, potrebbe frustrare e non di poco chi non apprezza l'idea di dover affinare sempre di più, con una discreta sovrabbondanza di trial and error, la sua tecnica. Per come è strutturato il level design e per i limiti della visuale soggettiva, infatti, di rado vi capiterà di riuscire nell'impresa di completare perfettamente uno scenario al primo colpo: avanzerete verso il primo nemico, magari lo ucciderete, ma poco dopo sarete colpiti dal secondo, che non avevate ancora nemmeno scorto.
Ripartirete allora dal primo, lo ucciderete, schiverete il colpo del secondo e lo eliminerete, ma ecco che dall'angolo spunteranno le raffiche di mitra del terzo, che potrebbero uccidervi. Eccovi allora ripartire dal primo, ucciderlo, schivare il colpo del secondo...
Se è vero che, come accennavamo, gli amanti delle sfide andranno a nozze con la struttura di Ghostrunner, che richiede di provare e riprovare finché non ci si affina davvero, lo è anche che alcuni limiti non sono voluti dalla struttura ludica, ma da alcune ingenuità di design. Molto spesso, ad esempio, vi capiterà di schivare un colpo sfruttando la grande agilità del Ghostrunner, ma di precipitare fuori dalla mappa perché alcuni scenari sono estremamente ristretti. Immaginate quando questo accade quando state per completare una stanza dove avevate già ucciso cinque o sei nemici con successo.
In altri casi, a penalizzare sono proprio i limiti della soggettiva: al di là del fatto che questa, nonostante alcuni potenziamenti preposti, non permetta di localizzare con chiarezza i nemici (e questo è anche un pro per la sfida), l'esplorazione con parkour votata alla velocità ha momenti di pura confusione in cui nemmeno voi saprete più bene dove state saltando (e l'indicatore dell'obiettivo non aiuta), o perché stavolta il Ghostrunner non abbia capito che volevate camminare contro la parete e sia invece precipitato nel vuoto, riportandovi al checkpoint.
E, come immaginerete, sposare momenti di confusione al fatto che dobbiate essere perfetti potrebbe causare un po' di frustrazione. L'idea alla base del gioco rimane comunque valida e intrigante, terreno di conquista per gli amanti delle speedrun: a dimostrarlo c'è il fatto che veniate cronometrati in ogni livello e che, al completamento, vi venga mostrato il timer finale – con tanto di confronto con i tempi dei completamenti precedenti. Un processo semplice ma che spinge a migliorarsi coloro che apprezzano l'essere messi alla prova e l'autoperfezionamento.
Linearità e varietà
Ci sono alcuni aspetti che aggiungono profondità al gameplay: il nostro protagonista, ad esempio, affronterà alcuni scenari nel Cybervoid, uno spazio vuoto virtuale in cui dovrà risolvere degli enigmi per proseguire. Una volta fatto, otterrà degli slot che libereranno una sorta di tavola da Tetris, dove ogni singola forma che andrete a piazzare rappresenterà un potenziamento – occupando tanto più spazio in base a quanto potrebbe venirvi incontro.
Troverete, ad esempio, abilità che evidenziano i nemici con bordature rosse, o quelle che fanno durare di più il rallentamento del tempo per consentirvi di agire con un vantaggio maggiore. Tuttavia, se è vero che questi cambiamenti dovrebbero avvantaggiarvi, lo è anche che il senso di progressione, per larga parte del gioco, è praticamente nullo, e il motivo è presto detto: appena vi potenzierete voi, infatti, di livello in livello, cambieranno anche le risorse a disposizione dei nemici.
Il risultato è che non importa quanto vi potenziate davvero, perché non sarà una misura per porvi in vantaggio sui vostri rivali, ma semplicemente una atta a evitare che la superiorità dei nemici diventi troppo schiacciante. In pratica non vi potenziate per portarvi in vantaggio, ma per non rimanere troppo indietro. Peccato, perché un miglior bilanciamento avrebbe giovato e reso più intrigante sia il livello di sfida che la struttura stessa del sistema di sviluppo del Ghostrunner.
Segnaliamo anche una voluta linearità nello svolgimento dei livelli: con le singole stanze degli scenari realizzate a compartimento stagni vi ritroverete a dover trovare non la soluzione che riuscite ad architettare con il vostro ingegno, ma l'unica possibile immaginata dagli sviluppatori. Non aspettatevi, insomma, di combinare in modo fantasioso le capacità di salto, schivata e arrampicata del vostro Ghostrunner, perché lo scopo delle fasi platform è essenzialmente capire in che modo realizzare la coreografia immaginata dagli sviluppatori per completare al meglio la stanza, senza che siano possibili troppe deviazioni.
Diverso, il discorso, nelle stanze dove invece dovete abbattere i nemici, e dove potete sbizzarrirvi a trovare l'ordine a voi più congeniale. Certo, riuscire a farlo come immaginato dagli sviluppatori vi farà ottenere il tempo migliore, ma abbattere diversi avversari tra salti acrobatici, scivolate e colpi di katana piovuti dal cielo mentre lasciate il rampino a mezz'aria vi lascerà non poco soddisfatti.
Segnaliamo anche la presenza di alcuni collezionabili che vogliono ispirare a esplorare un po' più largamente le aree platform, di solito nascosti in quelle più ampie, che potrebbero far gola ai completisti.
Componente tecnica, DLSS e ray-tracing
Abbiamo giocato Ghostrunner nella sua versione PC su un AMD Ryzen 5 3600, 16 GB di RAM e su una RTX 2060 Super, trovandoci a tu per tu con un comparto grafico di tutto rispetto. La direzione artistica è di grandissima personalità e gli scorci del mondo creato da One More Level, ancora di più nelle aree del Cybervoid, colpiscono l'occhio. I caricamenti istantanei dopo ogni morte sanno di next-gen, mentre per quanto riguarda il ray-tracing e il frame rate ci sono degli appunti da fare.
Per attivare il primo è necessario lanciare il gioco in DirectX 12, indicata ancora come "modalità sperimentale" nella build fornita per la recensione. A 1440p, con il ray-tracing attivato e tutte le impostazioni grafiche al massimo, il frame rate cade sotto i 30 fps, rimbalzando tra i 30 e i 60 fps se si scende a 108op. Discorso del tutto diverso attivando il DLSS, che ha effetti davvero notevoli: con DLSS su Qualità e ray-tracing attivo si arriva a 40-50 fps, che salgono a 60 fps con il DLSS su setting Prestazioni e stanno tra i 50-60 fps in caso di setting Bilanciato. Vista la natura del gioco, vi raccomandiamo di non scendere mai sotto i 60 fps per godere al meglio della velocità di Ghostrunner.
Sacrificare il ray-tracing si è rivelata la soluzione migliore per favorire il frame-rate: disattivandolo del tutto, con cambiamenti davvero minimi nelle illuminazioni del gioco, e tenendo il DLSS attivo si raggiunge con facilità la bellezza di 144 fps, che fanno senza dubbio alcuno del PC la piattaforma ideale su cui giocare Ghostrunner. Peccato, invece, per il ray-tracing, palesemente non ottimizzato e per il momento da dimenticare. Senza ray-tracing né DLSS attivi si gioca comunque tra gli 80 e i 100 fps a 1440p.
Vista l'arrivo del gioco su console, non lasciatevi invece spaventare dal passaggio da mouse e tastiera al controller: sebbene il primo sia più preciso del secondo, è anche vero che la grande rapidità richiesta nell'esecuzione (e nel tempismo) delle azioni rende, paradossalmente, il controller molto più indicato rispetto al giostrarsi tra i tanti pulsanti sparsi per la tastiera.
Infine, un appunto sul comparto audio: la colonna sonora è eccellente, perfetta per le atmosfere cyberpunk del gioco e per tenervi compagnia mentre tentate, ritentate e ritentate ancora di superare un ostacolo. Ben fatto anche il doppiaggio, disponibile solo in inglese, ma con una localizzazione in italiano curata.
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Voto Recensione di Ghostrunner - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Non ammette altro che la perfezione
-
Colonna sonora affascinante
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La soggettiva funziona
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Il gameplay "un colpo un morto" è intrigante...
Contro
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... peccato alcune difficoltà in cui incapperete siano accidentali
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Non ammette altro che la perfezione
-
Sceneggiatura senza troppi guizzi
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Level design alla lunga monotono
-
Ray tracing migliorabile
Commento
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