Final Fantasy Pixel Remaster - Recensione | Grandi perle tra ricordi e nostalgia
Final Fantasy Pixel Remaster porta in un cofanetto i classici della saga di giochi di ruolo anche su console: vediamo come se la cava.
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
In sintesi
- Una raccolta dei grandi classici della saga Final Fantasy, ammodernati di tutto punto
- È stato svolto un lavoro sapiente di svecchiamento
- Cofanetto pieno di chicche per i fan storici della saga
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Square Enix
- Produttore: Square Enix
- Distributore: Plaion
- Testato su: PS4
- Piattaforme: PC , MOBILE , SWITCH , PS4
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 2021 (Steam) - 19 aprile 2023 (console)
Iniziò tutto nel 1987, e ormai quasi tutti sanno la storia del nome, che era "finale" perché SquareSoft (allora non ancora fusa con Enix) non navigava esattamente in buone acque e, se le vendite del titolo non avessero soddisfatto, avrebbe rischiato di annegare definitivamente.
Tutti conoscono l'importanza capitale del settimo capitolo, sottolineata dall'ottima operazione di remake cui è andato incontro nel 2020, e tutti sanno che quando si nomina l'acronimo JRPG la prima saga che viene in mente è quella di Final Fantasy.
Ma a Square Enix questo non bastava: ascoltando le critiche e i suggerimenti del pubblico dopo la problematica release su PC, la casa dei Chocobo pubblica anche su console la Final Fantasy I-VI Pixel Remaster, contenente i primi sei episodi della saga tirati a lucido. Quale migliore occasione per celebrare i trentacinque anni del franchise?
Proprio non potevamo esimerci dal provarli per voi, per l'occasione nella versione PS4 – giocata in retrocompatibilità su PS5.
I sei che hanno fatto la storia
Lo diciamo chiaro e tondo e lo diciamo in apertura di recensione: sebbene vi siano altri ottimi motivi per dare fiducia al pacchetto confezionato da Square Enix, il primo e più importante risiede sicuramente nella presenza di quello che riteniamo essere, insieme al settimo episodio, il migliore Final Fantasy di sempre, ovvero il sesto.
Di lì siamo partiti nella nostra analisi e dalle vicissitudini di Terra e dal ghigno di Kefka non si può prescindere quando si stilano classifiche di genere (e non solo) che coprono i cinquant'anni di storia del medium.
Fatta questa irrinunciabile premessa, ognuno dei titoli proposti racchiude qualcosa che lo rende storicamente e/o ludicamente rilevante ancora oggi, a 2023 inoltrato: il primo episodio, per quanto basilare, ha il merito di aver dato vita ad uno dei franchise più longevi ed amati del medium videoludico, nonostante risulti il più difficile da apprezzare al giorno d'oggi, senza nemmeno le gioie dell'ATB all'opera durante i combattimenti.
Il secondo episodio si rivela probabilmente il più debole dell'intero pacchetto, con un sistema di crescita sbilanciato (che difatti Square non riprese più se non modificandolo pesantemente) e una smodata quantità di grinding necessaria per avanzare; nondimeno, una storia ben più complessa di quella del predecessore e un migliorato dungeon design gli garantiscono comunque un'ampia sufficienza.
Il terzo episodio arriva per la prima volta con una traduzione ufficiale anche in Europa, regione storicamente bistrattata da Square Enix, e introduce per primo un job system degno di questo nome, che fungerà poi da matrice per tutti quelli che verranno nei titoli successivi del franchise: il taglio coniuga la magia infantile del primissimo episodio con alcune delle strutture di gioco che rivedremo spesso nel prosieguo del franchise.
Il quarto episodio rimane, ad oggi, uno dei più amati e meglio accolti tanto dalla critica quanto dal pubblico: il grosso passo in avanti dal punto di vista della narrazione e della caratterizzazione dei personaggi e l'introduzione dell'amatissimo sistema Active Time Battle (ATB per gli amici) lo rendono una pietra fondante dei Final Fantasy moderni, nonché un titolo che ha retto splendidamente il peso delle oltre tre decadi intercorse dalla prima pubblicazione.
Il quinto introduce un sistema di classi ancora più approfondito e variegato, che consente un altissimo livello di personalizzazione del party e una complessità e profondità incredibili, ripreso oggigiorno da tantissime produzioni non solo a firma Square Enix – pur facendo segnare un passo indietro deciso a livello di narrativa e personaggi rispetto alle precedenti avventure di Cecil.
Ed il sesto... beh, sul sesto ci siamo già pronunciati chiaramente in apertura di pezzo, e ci limitiamo a ribadire solo che per chi scrive e per milioni di altri appassionati nel mondo rimane il capitolo migliore della serie, per una serie di motivi che vi lasceremo il piacere di scoprire da soli.
Impegno profuso
Soprattutto prendendo in esame i primi tre titoli, originariamente pubblicati sulla prima console casalinga di Nintendo, il glorioso NES, il lavoro dietro queste riproposizioni è notevole tanto per quantità quanto per qualità: sono stati ridisegnati (dagli artisti originali, a partire dal leggendario Kazuko Shibuya) sia i fondali sia gli sprite, con un effetto zoom figlio del supporto al widescreen che necessitava di un ammorbidimento degli angoli, sebbene nel rispetto della direzione artistica originale.
Adesso ci sono animazioni per gli alberi scossi dal vento, per l'acqua del mare smossa dalle correnti, per i personaggi non giocanti in molti dei centri abitati, tutte piccole aggiunte che aiutano a modernizzare i giochi e a renderli più digeribili dalle nuove generazioni.
Meno evidente il lavoro sui giochi usciti su Super Nintendo (il quarto, quinto e sesto episodio, per la precisione), perché qui gli originali si difendono ancora splendidamente a trenta e passa anni dalla pubblicazione, a testimonianza della bontà delle scelte artistiche dell'epoca – ma anche qui l'occhio attento noterà un arricchimento della palette cromatica e una generale rinfrescata ad alcune strutture, come case ed edifici.
Le migliorie apportate alla cosiddetta quality of life sono numerose e, anche se non tutte saranno apprezzate dai puristi, portano l'esperienza di gioco ad un livello a cui tutti possono accedere, non limitando l'appeal di certi titoli ai soli appassionati di vecchia data.
Si va dalla possibilità di disattivare del tutto gli incontri casuali, già vista nella serie Bravely Default, a quella di attivare l'experience boost, così da sbilanciare l'ammontare di esperienza e di denaro ricevuti (aumentabile fino ad un massimo di quattro volte) ed evitare ore di grinding, passando per la possibilità di affidare i combattimenti al pilota automatico della CPU tramite l'auto-battle – tutte opzioni che aprono a nuove tipologie di fruizione e, nemmeno a dirlo, a nuove tipologie di utenti, che finora non hanno potuto godere di questi titoli per vari motivi.
I completisti ed i cacciatori di Trofei su PS4 e PS5 saranno poi contenti di sapere che l'attivazione di una qualsiasi tra le feature summenzionate non impedisce l'ottenimento di alcun trofeo, nel segno dell'inclusione e dell'allargamento della fanbase della serie anche alle nuove generazioni di videogiocatori.
Da veterani, ancor più che quelle citate, abbiamo apprezzato l'introduzione di una funzione di autosalvataggio che, pur migliorabile in certi frangenti, riesce a valorizzare al meglio il tempo del giocatore e ad evitare la perdita di ore di gioco per una semplice dimenticanza.
Da segnalare anche la possibilità di salvare in qualsiasi istante e la presenza di una minimappa costantemente a schermo, che aiuta a non spezzare il ritmo di gioco richiamando i menu tanto durante la navigazione dei dungeon quanto in quella delle aree cittadine più grandi.
Musica, maestro!
Da applausi il trattamento riservato alle colonne sonore, che rimangono d'altronde alcune tra le più amate ed iconiche di tutti i tempi: grazie alla supervisione di Nobuo Uematsu in persona, e alla scelta di proporre tanto la versione originale quanto quella riarrangiata, la magia di alcuni pezzi rimane immutata, elevando anche i titoli invecchiati peggio tra quelli proposti.
Che sia chiptune o versione orchestrale, non potrà che essere amore: non dovreste sorprendervi se vi diciamo che, tanto all'epoca della nostra prima run per ogni titolo quanto in questa nuova occasione, abbiamo lasciato il player in background durante le più disparate attività giornaliere, tante erano la qualità e l'amore verso queste musiche, con una menzione particolare per gli intro e i battle theme.
Non esageriamo se diciamo che l'ascolto di tutte e sei le colonne sonore e delle loro versioni rinnovate varrebbe da solo il prezzo del biglietto: prestateci orecchio nella sezione Jukebox (magari con l'ausilio di un buon set di cuffie) e giudicate da voi stessi.
Tra le altre piccole aggiunte e migliorie, segnaliamo la possibilità di scegliere tra più font (la scelta di quello di default su PC aveva originato parecchi meme, all'epoca) – così da spogliare questa release di quel feeling da prodotto da smartphone che gli utenti Steam avevano odiato profondamente – e la meravigliosa galleria di concept art e disegni del mai troppo lodato Yoshitaka Amano, vero deus ex machina dell'immaginario artistico dell'intero franchise.
Ci è piaciuto anche il bestiario espanso ed interattivo, che, oltre a fare la felicità dei completisti, rende onore alle centinaia di mostri che hanno fatto da sparring partner ai nostri party lungo quasi quattro decadi di pomeriggi e serate spensierate.
Inutile aggiungere (lo facciamo solo per completezza) che su tutte le piattaforme i giochi girano a 60 fps e con caricamenti istantanei, anche se, soprattutto per gli episodi NES, la diagonale ampia di un televisore in 4K non è esattamente il teatro ideale per titoli a così alto contenuto di pixel.
Imaginiamo che da questo punto di vista la versione Switch si riveli quella ideale (trovate su Amazon la console), ma non abbiamo avuto accesso diretto ad essa e non possiamo confermarlo in prima persona.
A fronte di tanta bellezza, Square Enix ha deciso, in un attimo di follia, di limitare la distribuzione fisica nel nostro continente al suo sito ufficiale, con le copie andate esaurite a pochi minuti dalla messa in vendita, per la gioia degli odiosi scalper.
Fortunatamente, le versioni rilasciate sul mercato asiatico contengono tutte sia la lingua inglese sia quella italiana per i sottotitoli, e rappresentano quindi una buona soluzione alternativa per tutti i fan del fisico – perché, se la recente storia ci insegna qualcosa, è che difficilmente l'edizione europea verrà ristampata nel futuro prossimo.
Piuttosto alto, infine, il prezzo del pacchetto in formato digitale, ma la qualità dei titoli proposti e la possibilità di acquistarli anche separatamente, aspettando magari un calo di prezzo per quelli più basici come i primi due, mitiga in un certo qual modo una delle poche critiche che possiamo muovere a questa raccolta.
Voto Recensione di Final Fantasy Pixel Remaster | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
-
Final Fantasy VI
-
Nobuo Uematsu
-
Yoshitaka Amano
-
Contiene JRPG seminali
-
Tante migliorie alla quality of life
Contro
-
Assurdo metodo di distribuzione delle versione fisica
-
Costo del pacchetto completo piuttosto elevato al debutto
Commento
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