EVO 2018, la storia più bella del torneo è su Super Smash Bros. e Bayonetta

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Si è concluso nel fine settimana che ci siamo lasciati alle spalle l’edizione 2018 dell’Evolution Championship Series, conosciuto ai più come EVO, ovvero l’evento dedicato ai picchiaduro più importante della scena eSport mondiale. La lineup di quest’anno della competizione ha visto centinaia di giocatori sfidarsi tra Dragon Ball FighterZ, Street Fighter V Arcade Edition, Tekken 7, Super Smash Bros. per Wii U, Super Smash Bros Melee, BlazBlue Cross Tag Battle, Guilty Gear Xrd REV 2 e Injustice 2. Un evento massiccio, che quest’anno è stato anche più “social” del solito, con una copertura che ha permesso a tutto il mondo di vedere la quasi totalità degli eventi principali e secondari in diretta streaming.
Un torneo che ha saputo, come spesso accade nelle grandi competizioni dei picchiaduro
, elargire una buona quantità di sorprese, colpi di scena, ribaltoni inaspettati, ma soprattutto tensione e dramma tra i giocatori, quello che gli esperti chiamano “storytelling” della scena eSport. Tra sfottò e momenti di tensione tra giocatori, la storia che mi ha colpito di più è quella relativa al torneo di Super Smash Bros. per Wii U, probabilmente non l’evento più caldo della competizione, ma quello più interessante da raccontare.
Attualmente, la scena competitiva di Super Smash Bros. ha un grande problema con Bayonetta. La strega è effettivamente il personaggio che più rappresenta l’idea del combattente da picchiaduro “classico”, insieme a Ryu forse, tra quelli nel roster del titolo Nintendo, e la sua movelist è una di quelle che, se padroneggiata, riesce a garantire delle performance devastanti. Guardando alla top 8 dell’EVO 2018, però, ci sono solo tre giocatori che sono riusciti ad arrivare così in alto usando Bayonetta, quindi verrebbe da pensare che, in fondo, le lamentele sul bilanciamento del personaggio siano un po’ infondate. La verità è che è diventato un personaggio talmente odiato che buona parte dei giocatori si rifiutano di usarlo per via della sua eccessiva potenza rispetto ad altri.
Un comportamento interessante, agli antipodi rispetto a ciò che succede con Dragon Ball FighterZ per esempio, dove è tutto un tripudio di Cell, Bardack, Kid Bu e Vegeta Super Sayan. È una questione di “calore” della scena competitiva. Super Smash Bros., come detto, ha una scena sportiva vivissima, ma non è certo paragonabile a quella di uno Street Fighter V o del già citato Dragon Ball FighterZ. Quando si partecipa a competizioni di un certo tipo, con una cassa di risonanza e dei premi in palio così importanti, c’è poco spazio per l’etica. Bisogna giocare i personaggi migliori, e giocarli meglio degli altri. Come in Magic: The Gathering, o in qualsiasi altro gioco digitale o analogico in cui esiste la componente della composizione della propria squadra o mazzo, si può giocare una lista di carte fantasiosa frutto del vostro ingegno che ha combo divertenti ma inutili, oppure giocare la lista più forte di tutte e memorizzare tutte le mosse da fare, il gameplan, le reazioni ai matchup più sfavorevoli, e così via.
Così, la community di Smash si è autoregolamentata, in un certo senso, nel non giocare Bayonetta. Ma la finale all’EVO 2018 si è svolta tra CapitainZack e Lima (vincitore del torneo), ed entrambi hanno usato proprio la strega di Platinum Games.
Un po’ di contesto. Lo scorso anno è risultato vincitore all’EVO Saleem “Salem Akiel Young, con Bayonetta. Quest’anno molti Bayonetta-user sono arrivati alle fasi finali del torneo, ma Young non c’è. La rivelazione dell’edizione 2018 è stato Zack “CaptainZack” Lauth, soprattutto perché si è fatto tutta la scalata verso la top 8 tra i fischi e la disapprovazione del pubblico ad ogni sua partita. Immaginatevi la scena, ad ogni match di CaptainZack, il pubblico comincia a fischiarlo ed insultarlo, solo perché ha deciso che il suo personaggio preferito di Super Smash Bros. è Bayonetta. Due di questi match sono stati abbastanza caratteristici. Nel primo, CaptainZack si è esibito in un bel dito medio, solido e puntuale, dopo aver vinto l’ennesimo match dimostrando abilità notevoli. In un altro, dopo è stato il suo avversario (anch’egli sconfitto da CaptainZack) a girarsi per intimare al pubblico di calmarsi e smetterla di denigrare colui che l’aveva sconfitto.
CaptainZack continua a scalare le posizioni della classifica, accumulando sempre le reazioni più negative da parte del pubblico presente in sala. Fortunatamente, tramite i social network ed i commenti a caldo sul posto molti dei professionisti presenti (tra cui quelli che da più di un anno infiammano il dibattito sul fatto che Bayonetta debba essere resa illegale nei tornei o meno) si sono schierati apertamente contro le reazioni del pubblico, invocando un atteggiamento poco lodevole per quella che dovrebbe essere una community videoludica. Lo stesso CaptainZack durante il torneo ha usato il suo account Twitter per dichiarare quanto poco sia colpito dagli insulti della gente.
Si arriva così alla finale con Tamin “Lima” Omary, che già si era scontrato con CaptainZack nel loser bracket, battendolo in un serratissimo match conclusosi 3-2. Anche la finale dell’EVO 2018 è serratissima, finché non succede una cosa che, a mio parere, è l’inizio di ciò che serve per capire il senso dietro questa storia: Lima cade dallo scenario per sbaglio, e CaptainZack cade dallo stage perdendo una vita a sua volta per solidarietà. CaptainZack resetta il bracket, portando così la finale ad un ultimo match al meglio delle cinque tra due Bayonetta. Appena realizzata la cosa, il pubblico esplode tutta la sua frustrazione per la cosa, mentre i due giocatori se la ridono di gusto. Talmente tanto che, ad un certo punto, smettono di giocare. I due si mettono in posa tenendo in carica le pistole con il pulsante B. Il pubblico odia come sta andando la finale, e allora i due decidono di smettere di giocare e chiacchierano.
Lo staff dell’EVO è costretto ad intervenire per capire cosa sta succedendo, chiedendo ai due di riprendere a giocare. Lo fanno, Lima vince, i due si abbracciano, e viene consegnato il titolo. Lima si era piazzato al nono posto nel 2017, CaptainZack diciassettesimo, mentre nel 2018 hanno rischiato entrambi di vincere il titolo mondiale.
Ritorniamo sempre sulla cultura dell’odio, in fondo, una cosa che va molto di moda ultimamente. CaptainZack è un bravo giocatore, sportivo (ricordate l’esempio scritto poco sopra), ed adora il personaggio di Bayonetta da prima che apparisse nel titolo di Nintendo. In alcune interviste dichiarò che ama il personaggio per come è, e perché vorrebbe essere come lei: sfacciata, sicura di sé, in grado di incutere timore. “Voglio salire sullo stage e voglio che la gente sia spaventata”, ha dichiarato CaptainZack in passato. Si esibisce addirittura nelle sue stesse danze tra un match e l’altro, soprattutto quando vince, con un corollario di insulti a tema omofobo tra chat di Twitch e social network che vi lascio solo immaginare (a margine, non ho idea se Zack sia omosessuale o meno, non mi interessa, e non è questo il punto).
Perché credo sia una bella storia? Perché fa riflettere. Da un paio di anni seguo gli eSport in maniera più approfondita, in particolare la scena dei picchiaduro perché pur essendo totalmente lontano dalla definizione di “bravo giocatore”, sono titoli che mi piace affrontare anche con un certo impegno, e trovo che siano i più affascinanti da seguire come spettatore. Mi piace lo storytelling, le dinamiche tra giocatori, e mi piace quando storie del genere vengono fuori perché sono le più interessanti, senza nulla togliere a risultati e tabelloni.
Zack ha giocato regolarmente, dimostrando grandi capacità e sportività quando necessario. Non ha imbrogliato, usato trucchetti o psicologia spicciola per portare a casa i suoi risultati, ha semplicemente usato il personaggio che apprezza e che il caso vuole sia anche tra i più forti del roster. Perché dovrebbe essere denigrato, quando nelle fasi finali degli altri titoli ci sono per la maggior parte i personaggi migliori dei roster di riferimento che, per ammissione di molti dei loro giocatori, vengono assimilati alla perfezione solo partendo dalle loro performance e non dall’affinità o dal gusto per gli stessi?

Come ogni competizione internazionale che si rispetti, anche l’EVO 2018 ha portato con sé un carico di racconti, il tanto amato “storytelling” che serve a dare un po’ di pepe alla scena competitiva. Quello che vi ho raccontato non è stato di certo l’unico, ma quello che ho trovato più significativo riportare perché ci permette di riflettere su molti altri casi simili che avvengono nella vita di tutti i giorni.

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