Emio – L'uomo che sorride | Recensione - Non è l'horror che cercavate
Nintendo si tuffa tra i giochi "adulti" con un nuovo capitolo di Famicom Detective Club: scopriamo se Emio - L'uomo che sorride rispetterà le attese.
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a cura di Francesco Corica
Staff Writer
In sintesi
- Un'avventura grafica leggera, ma con atmosfere inquietanti.
- Il gameplay è rimasto ancorato agli anni '80.
- Avanzare la trama richiede spesso un trial-and-error.
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Nintendo
- Produttore: Nintendo
- Distributore: Nintendo
- Testato su: SWITCH
- Piattaforme: SWITCH
- Generi: Avventura grafica
- Data di uscita: 29 agosto 2024
Se seguite da vicino il mondo Nintendo, probabilmente avrete visto anche voi il misterioso teaser video che all'epoca era intitolato soltanto "Emio", condiviso a sorpresa e che mostrava unicamente un uomo con indosso un'inquietante maschera di carta.
Immediatamente pubblico e critica hanno iniziato a farsi mille domande su cosa volesse significare tale video, anche se è apparso chiaro fin da subito che non sarebbe stato un titolo adatto ai minori: un'operazione molto rara per Nintendo che, da azienda che tiene tantissimo alla sua immagine di azienda per famiglie, nella sua storia ha preso pochissimi rischi di questo tipo.
Alla fine, quello che sembrava essere un horror ambizioso si è rivelato essere un po' meno entusiasmante del previsto, quando la casa di Kyoto ha svelato che si trattava di un terzo capitolo della serie Famicom Detective Club, avventure investigative che risalgono — come intuibile dal titolo — alle storiche console 8-bit degli anni '80.
Facciamo questa importante premessa perché riteniamo sia impossibile parlare di Emio - L'uomo che sorride senza menzionare la sua originale campagna marketing, che è riuscita esattamente nel suo intento: per diversi giorni si è parlato di un gioco che, senza quel reveal a sorpresa, probabilmente non sarebbe mai riuscito ad attirare tutto questo interesse.
E dobbiamo ammettere che la strategia ha funzionato anche per chi vi sta scrivendo, aumentando la curiosità di scoprire cosa fosse davvero possibile aspettarci dal terzo capitolo di questa saga che, con molta probabilità, vi sarà sconosciuta.
Direttamente dagli anni '80
Restando in tema di premesse, ci sentiamo in dovere di farne subito un'altra: Emio - L'uomo che sorride non è un horror vero e proprio, ma una visual novel investigativa a tema thriller, con atmosfere e temi sì inquietanti e decisamente inadatti ai minori, ma che cerca di smorzare il tutto con la leggerezza tipica della serie di riferimento e del genere.
Se l'unica informazione che avevate riguardo a questo gioco era dunque il suo criptico teaser, potreste rimanere inevitabilmente delusi dal prodotto finale, ma per quanto questa possa rivelarsi una strategia rischiosa, c'è anche da dire che Nintendo non ha mai cercato di prendere in giro nessuno: è infatti possibile già adesso scaricare una demo gratuita con i primi capitoli affinché voi stessi possiate farvi un'idea prima dell'acquisto.
Ora che abbiamo finalmente finito con queste premesse, possiamo iniziare a parlare del gioco vero e proprio: Emio - L'uomo che sorride ci vedrà impersonare i panni di un giovane detective, impegnato insieme ai suoi colleghi in un caso di omicidio decisamente bizzarro.
La vittima, uno studente delle scuole medie, è stato ritrovato infatti senza vita con un sacchetto di carta in testa, su cui è disegnato un sorriso inquietante.
Una vicenda che ricorda molto la leggenda metropolitana di Emio, che si dice regalare un "sorriso eterno" alle sue vittime, ma che si scopre essere potenzialmente collegata ad altri omicidi di tanti anni fa, seppur con alcune differenze.
La polizia chiederà dunque aiuto alla nostra agenzia per indagare sui fatti, nella speranza che dei volti esterni e non influenzati da quelle vicende possano mostrare in nuova luce dettagli che chiariscano i dettagli, aiutandoli a scoprire chi è il misterioso serial killer.
Emio - L'uomo che sorride (potete trovarlo su Amazon) ci spingerà semplicemente ad alternare investigazioni delle scene e dialoghi per provare a fare luce sull'accaduto, con meccaniche estremamente fedeli alla serie originale Famicom Detective Club.
Con un apposito menù sul lato sinistro, dovrete infatti scegliere in base alle circostanze determinate opzioni di dialogo, puntare una zona dello scenario da analizzare meglio oppure, più semplicemente, pensare per rimettere a posto le idee.
Eseguire il comando giusto vi permetterà di proseguire la storia, altrimenti resterete bloccati in quelli che possiamo solo definire come "silenzi imbarazzanti", con solo alcuni indizi che cercheranno di farvi capire il comando giusto da utilizzare.
Spesso dovrete ripetere più volte gli stessi comandi per mandare avanti la storia – ad esempio cliccando più volte consecutive sull'opzione per chiedere di un determinato personaggio – o dovrete andare alternandovi tra due opzioni senza una reale ragione, il che crea inevitabile confusione e spinge più che altro a premere tasti a caso.
Questi limiti di design avevano senso sul Famicom, quando era già considerabile un'impresa titanica riuscire a portare un'avventura punta e clicca, ma che contestualizzati su una console come Switch in un videogioco uscito nel 2024 ci hanno lasciato francamente molto perplessi.
La sensazione è quella di un gameplay "vecchio", in cui l'interazione si sposta eccessivamente dal piacere del risolvere un mistero al cercare di capire come riuscire a mandare avanti la storia nel modo che il gioco intende – perché magari voi avrete già capito dove vuole andare a parare la narrazione, ma se non effettuerete l'azione giusta non andrete da nessuna parte. Dover risolvere il mistero di capire che click si aspetta il gioco, per proseguire, non è stimolante come dovrebbe.
È difficile riuscire a spiegarvi cosa intendiamo senza che lo proviate di persona, ma ci proveremo ugualmente: in una serie come Ace Attorney, per restare in tema di visual novel investigative, ogni volta che troverete un indizio per avanzare la trama il gioco ve lo farà sapientemente sapere, cambiando le opzioni per il dialogo o effettivamente mandando avanti l'azione.
Questo in Emio - L'uomo che sorride non accade: i giocatori vengono letteralmente abbandonati a loro stessi e, salvo alcune rarissime circostanze in cui effettivamente le opzioni cambiano, è solo per un puro trial-and-error che si è in grado di portare avanti il racconto.
C'è poco da sorridere
Ci sono tuttavia delle fasi in cui Emio sembra consapevole del fatto che il giocatore finisca solo per essere uno spettatore frustrato da meccaniche vetuste, tentando di restituirgli il controllo con un paio di fasi interessanti.
Alla fine di ogni episodio — o quasi — dovremo infatti utilizzare la deduzione per ripassare tutto ciò che abbiamo visto in quel determinato capitolo, con l'augurio che ciò ci porti un passo più vicino alla verità.
Nei fatti, si tratta sostanzialmente di una scusa per consentire ai giocatori di ripassare tutto ciò che è accaduto, utile magari se si sono dovuti allontanare dal gioco per qualche giorno: a conti fatti serve davvero a poco e i nostri errori, che sono comunque difficili da fare, non vengono penalizzati in alcun modo.
Un'ulteriore meccanica, questa invece più interessante, ci chiederà a volte di scrivere a mano uno specifico termine durante il processo di deduzione, ad esempio indicando una causa di morte o un determinato incidente.
Il rovescio della medaglia è che, senza farvi alcuno spoiler, in una di queste situazioni è necessario scrivere a mano il nome e il cognome di una determinata persona: dato che si tratta di un'ambientazione giapponese, è molto difficile che possiate ricordarvelo con precisione.
Si rischierà di restare dunque incastrati in un loop senza uscita, visto che solo in queste fasi vi sarà impedito di dare un'occhiata al vostro taccuino virtuale con gli appunti: la vostra unica salvezza sarà ricordarvi che con un tasto potrete rivedere i dialoghi passati e, dopo un errore, potrete memorizzarlo o copiarlo da qualche parte per inserirlo adeguatamente per riuscire finalmente ad andare avanti.
Un'ingenuità clamorosa che ci ha provocato non poca frustrazione e che ha rischiato di vanificare i nostri progressi nel gioco, prima di farci ricordare di questo trucchetto, ma che ci conferma ancora una volta come l'intera struttura di gioco non sembra essere stata disegnata per gli standard moderni.
Nel complesso, è un peccato che Emio - L'uomo che sorride esca fortemente limitato da questi difetti, perché la narrazione è ben realizzata, fatta eccezione per alcuni momenti umoristici infilati più che altro per farci dimenticare che abbiamo a che fare con degli omicidi seriali.
La sequenza finale in particolar modo — che, per ovvi motivi, non spoilereremo in questa sede — ci è sembrato l'aspetto riuscito meglio di tutta la produzione, con una piccola sorpresa aggiuntiva che è stata in grado di "unire i puntini" su tutti i misteri rimasti irrisolti fino a quel momento.
Se presa come una storia a parte dalla durata di dieci ore circa, Emio - L'uomo che sorride è sicuramente un'avventura thriller piacevole e ben realizzata, realizzata con la giusta leggerezza per far avvicinare anche chi magari è meno avvezzo agli horror e alle opere più inquietanti.
Peccato, come dicevamo, che il tutto venga fortemente limitato dalle meccaniche di gameplay inspiegabilmente vecchie e antiquate, che non fanno assolutamente nulla per aiutare Emio a splendere di luce propria.
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Voto Recensione di Emio – L'uomo che sorride | Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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La trama scorre gradevolmente, soprattutto nell'epilogo
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Gli scenari sono ben disegnati
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Longevità discreta, ma non eccessiva
Contro
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Il gameplay è troppo arretrato e spesso frustrante
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A volte si esagera con le scenette comiche
-
Qualche errore di battitura nella traduzione italiana
Commento
Superando un trial-and-error spesso frustrante, appare evidente la passione degli autori per la serie originale Famicom Detective Club. Peccato che sembri rimasta al Famicom, appunto, invece di migliorarsi dove era giusto farlo, e che questo finisca con il far passare un po' in secondo piano alcune brillanti scelte di scrittura, che faticano a emergere mentre vi districate per l'ennesima volta tra le ingenuità nella conduzione dell'interazione.
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