È una delle grandi protagoniste di Game of Thrones, la serie di HBO ispirata dai romanzi di George R.R. Martin: stiamo parlando di Emilia Clarke, che ha dato volto e fattezze all’amata Daenerys Targaryen, madre dei Draghi e liberatrice di schiavi. La regina Dothraki (Sua Altezza ci perdonerà se non elencheremo in questa sede tutti i suoi titoli, ndr) è diventata uno dei personaggi più iconici del fantasy dell’emittente ma questo non è avvenuto senza che, nel frattempo, Clarke vivesse dei complicati problemi di salute che l’hanno vista affrontare una risalita forse anche più eroica di quella della sua controparte Targaryen.
La testimonianza di Emilia Clarke
L’attrice, classe 1986, venne scritturata per un ruolo che le venne descritto dai produttori come un incrocio tra Napoleone Bonaparte, Giovanna D’Arco e Lawrence d’Arabia. La rivalsa del suo personaggio — ricordiamo tutti da dove è partita Daenerys e dove è arrivata — quasi spaventò Clarke in un primo momento, che si rese conto che avrebbe avuto tantissima visibilità. Oltretutto, essendo apparsa nuda in una delle prime scene, molti giornalisti le chiesero conto del perché un personaggio così forte come gli sceneggiatori lo descrivevano avesse bisogno di mostrarsi invece senza veli.
Non fu comunque il problema più grosso affrontato in quel periodo dall’attrice: poco dopo le riprese e il successo della prima stagione, Clarke decise infatti di iscriversi in palestra per tenersi in allenamento. In seguito a degli esercizi, però, ebbe la sensazione di costante pressione sul cervello. Chiese al suo trainer di poter interrompere e, raggiunto il bagno, vomitò violentemente. Mentre non riusciva più a mettere a fuoco i pensieri, venne soccorsa da un’altra persona presente e infine da un’ambulanza. L’attrice ricorda quei drammatici momenti:
All’improvviso è tutto diventato rumoroso e sfocato. Mi ricordo il suono di una sirena, un’ambulanza. Ho sentito delle voci nuove, qualcuno che diceva che il mio polso era debole. Stavo vomitando bile. Qualcuno ha trovato lì il mio telefono e ha chiamato i miei genitori, che abitavano nell’Oxfordshire, per dirgli di venirmi a trovare nel reparto d’emergenza del Whittington Hospital.
La diagnosi fu, purtroppo, spaventosa: con degli esami, i medici rilevarono un sanguinamento nello spazio intorno al cervello, che aveva causato i dolori e la pressione. Generalmente, un terzo dei pazienti affetti da questo tipo di emergenza muore, se non soccorso immediatamente. Per gli altri, è richiesto un trattamento immediato, perché spesso si verifica una seconda emorragia che può essere fatale. Inoltre, nel caso si sopravviva, bisogna verificare che non ci siano dei deficit permanenti: per questo bisogna intervenire il prima possibile, anche se nemmeno l’operazione immediata può dare garanzie.
La riabilitazione dopo l’intervento
Dopo l’operazione, l’attrice ricorda momenti di assoluto terrore e sconforto: era un’attrice che aveva appena raggiunto un grandissimo obiettivo per la sua carriera, era il 2011, e si trovava semplicemente non in grado di ricordare il suo nome completo. Le sembrò una condanna, considerando che il suo mestiere era prima di tutto ricordare le battute:
Quando mi risvegliai, il dolore era insopportabile, non avevo nemmeno idea di dove fosse. Il mio campo visivo era ristretto, c’era un tubo che mi scendeva in gola ed ero nauseata. Dopo quattro giorni mi hanno spostata e mi hanno detto che l’importante era superare le prime due settimane. Se ce l’avessi fatta con complicazioni minime, allora c’erano alte possibilità che mi riprendessi del tutto.Una notte, dopo aver superato quel traguardo, un’infermiera mi svegliò e, come parte degli esercizi cognitivi, mi chiese “come ti chiami?”. Il mio nome completo è Emilia Isabelle Euphemia Rose Clarke, ma in quel momento non ero in grado di ricordarmelo. Mi uscirono invece di bocca delle parole senza senso e andai nel panico. Non avevo mai provato una paura simile. Vedevo la vita che mi aspettava e per me non era una vita che valesse la pena vivere. Sono un’attrice: ho bisogno di ricordare le battute. Ora invece non ricordavo più nemmeno il mio nome.
La riabilitazione ha portato l’attrice a vivere momenti di grande depressione, al punto che ha chiesto più volte di staccare le macchine perché pensava che non sarebbe mai più tornata quella di prima:
Stavo soffrendo di afasia, una condizione che era conseguenza del trauma vissuto dal mio cervello. […] Nei miei momenti peggiori, volevo staccare la spina. Ho chiesto allo staff medico di lasciarmi morire. Il mio lavoro, il sogno della mia intera vita e di cosa ne sarebbe stato della mia vita, si concentrava proprio sull’uso del linguaggio, sulla comunicazione. Senza quello, mi sentivo persa.
Dopo una settimana, però, l’afasia si risolse e Clarke riuscì di nuovo a parlare e a ricordare anche il suo (lungo) nome completo. Altri pazienti, ricorda l’attrice, attorno a lei non ebbero la stessa sorte e non può non ricordare quanto si ritenga fortunata per questo.
Dopo un mese di terapie, Emilia venne dimessa e poté ricominciare, dopo qualche altra settimana, a lavorare su Game of Thrones e registrare interviste.
Il secondo aneurisma di Emilia Clarke
I medici avevano comunque avvisato Clarke: un altro piccolo segno di dolore al cervello non sarebbe stato da sottovalutare, perché c’era un altro piccolo aneurisma all’altro lato che poteva esplodere in qualsiasi momento. C’era però anche la possibilità che non desse mai scompensi, rimanendo semplicemente lì senza creare problemi. Purtroppo, non fu così.
Clarke comunicò alla produzione di Game of Thrones dei suoi problemi di salute e ricorda che furono molto riservati nel mantenere per loro queste informazioni che riguardavano la sua sfera privata. Sicuramente, in quel periodo lavorare non le fu facile: per controllare il dolore, l’attrice ricorda di aver assunto morfina tra un’intervista e l’altra, con addosso la costante insicurezza che potesse succedere di nuovo.
La sua salute, però, non migliorava: durante le riprese della Stagione 2, Clarke ricorda che pensava che sarebbe morta ogni singolo giorno. Fu nel 2013, dopo la fine della Stagione 3 e mentre era impegnata a New York per un lavoro a Broadway, che l’attrice si sottopose a nuovi esami medici di routine che evidenziarono che l’aneurisma era raddoppiato nelle dimensioni e bisognava intervenire.
L’operazione, che doveva essere più semplice della precedente, andò male: Clarke si risvegliò in preda al dolore e al sanguinamento, al punto che i medici furono costretti a procedere subito con una seconda per salvarle la vita. Quando si risvegliò, le sue condizioni erano quelle che temeva:
Il recupero è stato anche più brutale di quello della prima operazione. Sembrava che avessi appena affrontato una guerra molto peggiore di quelle vissute da Daenerys. Sono sopravvissuta all’operazione ritrovandomi con un tubo di drenaggio che mi usciva dalla testa. C’erano delle parti del mio teschio che erano state sostituite con pezzi di titanio. La cicatrice non si vede più, ma c’era una curva tra il mio scalpo e la mia orecchia, in quel momento io non sapevo che col tempo non si sarebbe più vista. E oltretutto c’erano le costanti preoccupazioni sulle mie capacità cognitive: perderò la concentrazione? La memoria? La visione periferica? Ora riesco a dire alle persone che quello che ho perso con queste operazioni è il buon gusto in materia di uomini, ma ovviamente all’epoca non c’era niente che mi sembrasse anche solo lontanamente divertente.
Dopo un mese in ospedale, Clarke ricorda di aver perso la speranza di tornare quella di prima. Soffriva di disturbi d’ansia e attacchi di panico. Ricorda che la sua famiglia le ha insegnato a non lamentarsi mai della sua sorte, ma dopo che quell’esperienza si era ripetuta per due volte si sentiva peggio che mai. Oltretutto, viveva nel terrore che le notizie della malattia potessero emergere — e lo fecero. Un giornalista del National Enquirer diede notizia di quanto accaduto, ma Clarke negò che fosse vero. Fino a questa intervista concessa a The Newyorker.
La nuova vita di Emilia Clarke
Emilia Clarke ha deciso di raccontare la sua storia ora che ha recuperato al 100% perché è consapevole che ci sono persone che non ce l’hanno fatta. Perché quanto le è accaduto l’ha spinta a darsi alla beneficenza e a lanciare il progetto SameYou, che si occupa di aiutare le persone con problemi cerebrali nel loro recupero dopo casi di ictus e aneurismi.
Come raccontato dall’attrice:
Sento una gratitudine infinita. Sono grata a mamma e mio fratello, ai miei dottori e le mie infermiere, ai miei amici. Ogni giorno mi manca papà, che è morto di cancro nel 2016, e non riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza per avermi tenuto forte la mano fino alla fine.C’è qualcosa di davvero gratificante, al di là dell’essere fortunati, nell’essere riuscita ad arrivare alla fine di Game of Thrones. Sono davvero felice di esserci e di vedere la fine di questa storia e l’inizio di qualsiasi cosa il futuro porterà.
Game of Thrones 8 andrà in onda in sei episodi a partire dal 14 aprile.
Fonte: The New Yorker