Dragon Quest Your Story, anni 80 in CG – Recensione
Il videogioco di ruolo per eccellenza tenta la via del film d’animazione con Dragon Quest Your Story
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a cura di Adriano Di Medio
Redattore
Pure se relativamente meno conosciuta in Occidente (anche a causa della sua “nemesi-rivale” Final Fantasy) è Dragon Quest la serie videoludica che può più legittimamente arrogarsi il titolo di “inventrice del videogioco di ruolo giapponese”. A molti anni dall’ormai vintage Dai – La Grande Avventura (da noi conosciuto come I Cavalieri del Drago) la saga tenta nuovamente la via dell’audiovisivo con Dragon Quest Your Story, film d’animazione CG disponibile su Netflix dal 13 febbraio 2020.
Non sono solo tre pareti
Volendo pescare solo il nocciolo della vicenda, Dragon Quest Your Story è la trasposizione su pellicola del quinto capitolo della saga, ovvero Dragon Quest V: La Sposa del Destino, primo capitolo della saga uscito su Super Nintendo. Come su tale console, il fulcro delle vicende è l’eroe Luca (il nome gli è stato dato per il film), che a seguito della morte del padre per mano del folle Skriterioska e alla sua fuga dalla schiavitù deciderà di fermarne il terribile piano.
In sé il film è una trasposizione molto fedele, nel suo raccontare una storia che letteralmente si estende per tre generazioni. Pur di evitare comunque la sola ripetizione di cose ai tempi già viste (specialmente al pubblico giapponese) il film nasconde un gradevole colpo di scena finale. Oltre a citare esplicitamente la quarta parete e dare un senso al sottotitolo Your Story, la sua importanza sta nel ribadire un messaggio di legittimazione dell’intrattenimento, quasi una simbolica fratellanza tra cinema e videogioco, nei confronti di una frase che ogni videogiocatore si è sentito dire almeno una volta nella vita.
Il risultato in questo senso è particolarmente altalenante. Pure se tutto ciò ha appunto una precisa motivazione a livello di trama, finisce per sacrificarsi troppo a una velocità espositiva che non poche volte si trasforma in frettolosità, con molte ellissi temporali. Ciò porta anche al mancato approfondimento di molti dei comprimari, le cui apparizioni sono spesso limitate a pochi minuti o scene (magari all’inizio), salvo poi ricomparire in tempo solo nel finale.
Non escludiamo che a molti, di fronte a Dragon Quest Your Story, sembrerà spesso di trovarsi di fronte a un “patchwork” delle migliori scene di una serie animata shonen o a una raccolta di cut-scene – una sensazione che però in questo film è legittima appunto solo fino a un certo punto, in quanto il ritmo sostenuto del tutto rende le scene “belle” non troppo distanziate l’una dall’altra.
Dragon Quest Your Story: Sole, mare, cielo, oscurità
Se, quindi, la sceneggiatura di Dragon Quest Your Story soffre di un ritmo controverso e un po’ cede alla tentazione di voler spiegare contesti enormi in due ore scarse di pellicola, se c’è una cosa su cui non si può davvero recriminare di questo film è la sua ricercatezza tecnica. L’ambizione del team di voler fare qualcosa di alto livello si vede in praticamente tutto: le battute sono state registrate con il pre-recording che permette di avere il labiale perfetto, la ricostruzione dei mostri grandi e piccoli è di qualità nella resa delle superfici e le coreografie di combattimenti e scene di distruzione sono davvero di alto livello. Forse, comunque, ciò che rimane più impressa è la magnificenza delle scenografie, fatte di colori sgargianti, panorami elaborati e strutture fantasiose.
I personaggi invece sono caricaturali ma non troppo – anzi, per loro si è addirittura tentato di discostarsi dallo stile di Akira Toriyama (ormai iconico per la serie), una scelta che ha un po’ diviso il pubblico giapponese e che potrebbe avere un eguale strascico anche tra i puristi occidentali. In tal senso, comunque, non si salvano da una caratterizzazione altalenante, che a parte quando è “necessaria” (ad esempio per le figure macchiettistiche) finisce col farli passare troppo velocemente dallo sfondo al primo piano. Una sorta di simbolo di questo modus operandi è Goccino (Geltrude), lo slime domestico di Luca, la cui evoluzione nel corso della pellicola appare un po’ troppo “piovuta dal cielo”.
Il comparto musicale è quello classico, orchestrale di Koichi Sugiyama, con un particolare utilizzo dell’ouverture per sottolineare la consacrazione di un nuovo eroe. In questo senso, Dragon Quest Your Story spazia dalla “potenza bruta” fino a vette filologiche, scegliendo di ricreare i primi momenti del film con una grafica pressoché identica a quella del Dragon Quest V originale, con tanto di visuale dall’alto, pixel visibili e dialoghi scritti in finestra.
Una fedeltà che abbiamo constatato addirittura nell’adattamento italiano, che si cura di utilizzare i nomi di tecniche e incantesimi con cui sono noti nella nostra lingua, con alcuni termini risalenti pure a Dragon Quest L’Odissea del Re Maledetto del 2006. Di nuovo, l’impostazione molto “anni ottanta” della recitazione ha portato in fase di doppiaggio a riesumare alcune convenzioni ormai desuete, come alcuni marcati accenti stranieri (Skriterioska e il fedele Sancho hanno inflessioni russe e spagnole, rispettivamente) che per molti saranno appunto fuori luogo nel 2020 – anche se coerenti, ad esempio, con alcune scelte viste anche di recente nel mondo di Dragon Quest XI.
+ Tecnica creativa di alto livello, dalle animazioni alle scenografie
+ Non un semplice remake cinematografico
- Molti personaggi monocolori
7.3
Dragon Quest Your Story porta con sé molte ambizioni, inevitabilmente non tutte riuscite. La CG immaginifica e una trama che si discosta dal semplice remake sono tra quelle più riuscite e memorabili, mentre l’inevitabile sacrificio dell’approfondimento di personaggi e comprimari in favore di una storia che travalica tempo e generazioni sono tra quelle meno riuscite.
Il film, però, non manca di momenti ben congegnati, e soprattutto non è cosa da poco che sotto il ritmo leggero e scanzonato (quasi “anni Ottanta”) in realtà parli a un pubblico solo all’apparenza infantile. Se avrà successo in Occidente (in Giappone non è andato tanto bene, il che è già tutto dire) potrebbe essere un buon punto di partenza per una serie animata – decisamente più “confortevole” per una narrativa come quella di Dragon Quest.
Voto Recensione di Dragon Quest Your Story, anni 80 in CG – Recensione - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Rispettoso della saga dal pixel al poligono
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Tecnica creativa di alto livello, dalle animazioni alle scenografie
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Non un semplice remake cinematografico
Contro
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Sceneggiatura fin troppo frettolosa, specialmente nell’incipit
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Molti personaggi monocolori