Cuphead: Il gioco fuori dal calamaio - Speciale
Un’indagine su Cuphead e sulle sue radici culturali, dai temi del 1930 alla videoludica di ruolo degli anni Novanta.
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a cura di Adriano Di Medio
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: StudioMDHR
- Piattaforme: PC , XONE , SWITCH
- Generi: Piattaforme , Sparatutto
- Data di uscita: 29 settembre 2017
Sono ormai due anni e mezzo che Cuphead non si ferma: uscito originariamente come esclusiva PC e Xbox One nel 2017, approdato su Mac l’anno successivo e finalmente su Nintendo Switch nel 2019, il run ‘n gun dei fratelli Moldenhauer riscuote pareri entusiastici e tira milioni di copie (recentemente è arrivato a tre, quindi in media un milione all’anno). Tuttavia, in questo approfondimento non faremo la solita disanima sulla sua difficoltà, ma ne indagheremo le radici culturali e soprattutto videoludiche.
Cuphead, o “Teste di Tazzo”
La nascita di Cuphead è una di quelle che starebbe bene in qualche romanzo o libro di storia: l’ambizione divenuta realtà di due fratelli, Chad e Jared Moldenhauer, che volevano realizzare un videogioco in cui “vecchio stile” ha lo stesso significato di “senza tempo”. Uno sviluppo praticamente casalingo, che ha visto il coinvolgimento di amici e parenti dei due fratelli, fino alla follia filologica che ha preteso prima di tutto di disegnare e animare a mano ogni singolo elemento, e solo dopo di inserirlo nel “sistema-videogioco”. Un’ambizione tanta e tale che i fratelli si sono impegnati la casa pur di avere l’ossigeno finanziario per finire il loro sogno. Qualcosa che, per fortuna loro, è stata ripagata.
Non ci dilungheremo troppo sulla semplice trama, che vede le due tazzine antropomorfe Cuphead e Mugman perdere una scommessa con il Diavolo (nella traduzione italiana Satanasso Pigliatutto) e, pur di salvarsi, accettare di andare a recuperare le anime degli altri debitori morosi del loro aguzzino. È chiaro sin da subito che la trama è solo una scusante per fare in modo che il giocatore si confronti con entità sempre più potenti, a loro volta vittime tanto dell’ambizione quanto della cecità che questa provoca. Pure se immensi, terribili e forti, i boss delle tre macro-zone delle Isole Calamaio hanno tutti un retroterra che non poche volte assume il tono del patto faustiano.
In questo approfondimento abbiamo indagato sia le radici che i temi di Cuphead. Un videogioco particolare, difficile, ma che allo stesso tempo nasconde una grande quantità di tributi e citazioni, non solo all’animazione anni Trenta. Dal “falso copyright” ai tributi alla Disney, l’opera dei Moldenhauer si contestualizza come un severo monito nei confronti del gioco d’azzardo, ammantandosi di falsa bambineria per indugiare anche nel sottilmente disturbante. Questo “accanimento” dei Moldenhauer potrebbe quindi sfondare la semplice contestualizzazione storica per tramutarsi in un avvertimento alla nostra contemporaneità, che come nel 1930 si trova a passare in una recessione in cui ci si inventa un lieto fine che non arriva mai. E che rischia di non vedere più l’ovvio, ovvero che l’unico modo per vincere al gioco d’azzardo è non giocare.
Voto Recensione di Cuphead - Recensione
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