C’era una volta una bambina, che a soli otto anni ha dovuto dimenticare i giorni di sole e di felicità che ogni fanciullo merita. Cosa fare nel momento in cui l’apocalisse si abbatte e rivoluziona la vita di qualunque essere umano? Non parliamo solo di abitudini, ma concretamente di una nuova vita, di nuovi pericoli, di nuovi dolori. “Domani è un altro giorno“, diceva Rossella O’hara in Via col vento (e dopo di lei, molti altri), ma il “nuovo giorno” che dà il titolo al primo episodio della prima serie videoludica di The Walking Dead non è affatto pieno di speranze a cui aggrapparsi, come si potrebbe credere. Così conosciamo Clementine, una bambina tanto, troppo giovane quanto matura, che si ritrova nel bel mezzo di un uragano umano nel momento in cui la sua sorte era già stata segnata, con la consueta ironia che spesso la caratterizza. Rimasta a casa con una babysitter mentre i genitori erano a Savannah, incontriamo prima la sua voce trasmessa attraverso un walkie-talkie e poi la sua persona. Da quel momento, vedremo concretamente a quali cambiamenti porta uno stato di emergenza vero e proprio, seguendo la crescita di Clementine tra fazioni nemiche, compagnie sempre diverse, fino alla solitudine e disperazione, e … a cos’altro? Cosa scopriremo di nuovo nella stagione in arrivo sulle nostre piattaforme?
Stando a quanto abbiamo visto sinora, e considerando quello che si sa sul capitolo a venire, si potrebbe dire che le quattro stagioni di The Walking Dead, di cui l’ultima è in arrivo il 14 agosto, potrebbero vedere per intero il cammino di Clem, portato a compimento con una certa quadratura del cerchio. Da piccola che ha bisogno di una babysitter e senza una mamma che la sostenesse nel momento più difficile e spiacevole, a protetta da una sorta di tutore, Lee, e discepola di Jane fino a tutrice a sua volta di un neonato nel momento più buio e solitario che mai, rimanendo a contemplare quell’unico bagliore di luce calda e innocente in un mondo freddo e pervaso da morte e nichilismo. Fin da subito la bambina si dimostra intellettualmente vivace, quasi più matura per la sua età e brillante, spigliata, non di certo senza paura alcuna, ma meno timorosa di quanto ci si aspetterebbe da una bimba in età da scuola elementare. La storia di Clem comincia a casa sua, dopo aver ascoltato alcuni messaggi in segreteria telefonica lasciati da sua madre, probabilmente le ultime parole che ha pronunciato per la figlia, nascostasi intanto nella sua casa sull’albero per difendersi dai morti viventi. Forse non si sarà chiesta troppo il perché, scambiandoli per un’incarnazione di quei mostri che si pensa possano esistere solo nei film e nelle storie di fantasia, scappando da loro come se fosse quasi un gioco. Stavolta però la realtà assomiglia davvero tanto alla finzione, tranne il fatto che sia decisamente più concreta e per nulla divertente: qui perdere significa ferirsi, abbandonare i propri cari o essere abbandonati, persino morire. Proprio il concetto di famiglia biologica rischia di essere falcidiato, spezzato, rivisitato e ricreato, in questo nuovo mondo, come impara la bambina sin dall’inizio. Con il suo cappellino ben calcato sopra una massa di capelli ribelli, nel corso del tempo saprà domare sia questi ultimi, sia i suoi istinti e sentimenti in un viaggio fisico e di profonda crescita spirituale ed emotiva.
La vediamo per la prima volta con un martello in mano, quasi tremante e impaurita mentre lo porge a Lee per finire il mostro che ha dinanzi a sé, ma ancora non sa che eil passo da protetta a protettrice, da difesa ad attaccante, è davvero breve. Nel giro di qualche tempo, Clem prende coscienza sempre di più dei cambiamenti dentro e fuori di sé, in un mondo che non risparmia nessuno nel plasmare il carattere in freddo, sulla difensiva e portando a galla l’istinto primordiale di sopravvivenza. In tutto il parapiglia di gruppi, “famiglie” e squadre che vengono a formarsi per poi sciogliersi, Clementine ha sempre saputo distinguersi per la sua obiettività, nonostante le sue azioni e decisioni vengano ultimamente stabilite dal giocatore stesso. Ad ogni modo, abbiamo notato come riesca in ogni istante a far trasparire sia il lato più duro, necessario all’amara sopravvivenza in un mondo accecato dall’istinto, dal desiderio di primeggiare e rimasto impigliato nelle trame oscure della vita. Sempre in duo con un adulto, prima di diventare “madrina” di AJ, oseremmo dire che non si notano quasi distanze e distinzioni nei comportamenti e nelle attitudini, costruendo in maniera solida dei legami che hanno caratterizzato l’intera saga videoludica e che ci hanno commosso. Come già accennato, un vero e proprio punto di svolta si ha con la nascita di Alvin Jr, nel momento in cui è chiaro e indiscutibile che un nuovo compito importante le viene affidato dal destino e le cambierà nuovamente la vita, diventando per il piccolo la summa di tutte le persone che hanno rivestito nei suoi confronti ruoli protettivi e di iniziazione alla vita.
Dobbiamo dunque pensare che l’ultima stagione, oltre a essere la quarta, sia una sorta di parallelismo con quelle astronomiche e che le stelle prevedano per Clementine l’arrivo dell’inverno di sua vita? La “nuova frontiera” che abbiamo conosciuto nella terza stagione avrà ancora riscontri nella vita della ragazza, ormai nel pieno dell’adolescenza? Siamo prossimi alla scoperta delle evoluzioni di un personaggio di imprescindibile importanza e carisma di questa serie, che ha saputo farci commuovere e stupire per la sua dolcezza, talvolta ingenua, talvolta così morbidamente in contrasto con l’oscurità del mondo in cui è cascata. Se dovessimo trovarci di fronte davvero all’ultima stagione, questo personaggio non può che meritarsi un finale da eroe quale è.