Blue Fire | Recensione - Un piccolo bagliore nell'oscurità dei soulslike
Blue Fire non si fa problemi a trarre ispirazione da più generi ben rodati, cercando di tirar fuori un pizzico di originalità. Basterà per fare colpo?
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a cura di Marino Puntorieri
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Robi Studios
- Produttore: Graffiti Games
- Piattaforme: PC , SWITCH
- Generi: Action Adventure , Piattaforme
- Data di uscita: 4 febbraio 2021
Dall’annuncio ufficiale di Blue Fire è passato circa un anno e la mente ritorna piacevolmente indietro per ricordare come in due minuti scarsi di video, durante un susseguirsi di progetti indie presentati allo showcase dedicato di Nintendo, siamo rimasti letteralmente colpiti dalla vivace alternanza tra scontri all’arma bianca e sezioni platform mostrata su schermo. Poche scene rimaste impresse nella mente di numerosi utenti e chiare nel definire fin da subito un binomio non semplice da amalgamare, ma di notevole interesse per cercare di accontentare uno stuolo variegato di videogiocatori.
La provocazione lanciata fin dalla presentazione da diversi videogiocatori riguardava un presunto e scomodo paragone con la serie di Dark Souls, ma dopo averlo approfondito per diversi giorni possiamo assicurarvi che – al netto di alcune similitudini che approfondiremo di seguito – etichettare Blue Fire come un semplice clone in miniatura delle opere menzionate di FromSoftware sarebbe un errore madornale.
Un mondo inghiottito dall’oscurità
Partendo dalla componente narrativa, Blue Fire propone una storia tanto criptica quanto affascinante da scoprire man mano che ci si fa largo all’interno delle varie ambientazioni realizzate dal giovane team di ROBI Studios.
I giocatori impersonano un minuto e silenzioso guerriero risvegliatosi nel vasto regno di Penumbra, precisamente nelle profondità di un antico castello sospeso nel cielo, e che rappresenta l’unica speranza per la salvezza dell’intero continente.
Un’antica minaccia ha portato l’oscurità a dilagare e prendere il sopravvento contaminando indistintamente luoghi e abitanti, deturpando esteticamente ogni scorcio del regno tramite abomini delle più variegate forme. Solo il nostro protagonista, per qualche misterioso motivo, possiede la forza per fermare l’avanzata inesorabile delle tenebre, intraprendendo un viaggio alla scoperta di queste terre solo apparentemente desolate, ricche di segreti che non aspettano altro che essere portati alla luce.
Blue Fire, come desumibile, è un titolo che fa dell’esplorazione uno dei suoi principali punti di forza e al nostro risveglio ci ritroveremo a vagare apparentemente senza uno scopo all’interno delle varie sale contaminate del castello guidati solo da qualche sparuto tutorial. Non vogliamo togliervi il piacere di scoprire alcuni dettagli affascinanti che evidenziano gli sforzi della software house nel creare un mondo fantasy sorprendentemente d’impatto, ma vi assicuriamo che si tratta di una storia ricca di mistero, da scoprire man mano interagendo con i numerosi e a tratti stravaganti sopravvissuti che si incontrano proseguendo nell’avventura.
Questi sono eterogenei, tra maghi, cavalieri erranti o curiosi cittadini dei borghi più nascosti, e sono sempre pronti, scambiando due chiacchiere, a fornire indicazioni circa il proseguimento della main quest, affidarci qualche missione secondaria o semplicemente raccontarci qualche curiosità sul regno di Penumbra.
Buone notizie arrivano anche sotto l’aspetto della longevità che si attesta intorno alle dieci ore, con qualche ora bonus per chiunque si voglia focalizzare sullo sviscerare il titolo a 360° tra missioni extra e oggetti utili alla personalizzazione dell’eroe.
Sopravvivenza a qualunque costo
Come anticipato, dal punto di vista del gameplay Blue Fire presenta una doppia natura grazie alla possibilità di affrontare numerosi scontri all’arma bianca – contro un ventaglio piuttosto variegato di creature pronte a sbarrarci la strada – e di superare intere aree come nei più blasonati platform calcolando salti e scatti con precisione millimetrica.
I combattimenti sono impegnativi fin dalle battute iniziali e premiano un approccio più ragionato, soprattutto considerando di trovarsi in inferiorità numerica nella maggior parte dei casi e che bastano pochi colpi per raggiungere il game over; sottovalutare un nemico può rivelarsi fatale e, considerando la presenza di statue che fungono da punti di salvataggio parecchio distanti le une dalle altre, si può tradurre nella non proprio piacevole necessità di ripercorrere interi tragitti più e più volte.
Non che effettivamente in Blue Fire non ci sia la possibilità di tornare in aree già visitate in un secondo momento, soprattutto perché proseguendo nell’avventura vengono sbloccate alcune abilità utili per ottenere una maggior libertà di movimento – come il doppio salto o la corsa sui muri – e accedere a luoghi apparentemente non raggiungibili durante una prima esplorazione. Una scelta che conferma tra le varie ispirazioni anche un occhio di riguardo per il genere dei metroidvania.
Non mancano nemmeno alcune boss fight disseminate per il mondo di gioco pronte a dar filo da torcere al minuto eroe, con la necessità di memorizzare il moveset nemico nel minor tempo possibile per volgere l’esito dello scontro a proprio favore. Se da un lato quanto appena scritto fa pensare ad un titolo estremamente ostico e punitivo, dall’altro vogliamo precisare come il sistema dei comandi presenti uno schema estremamente semplice e intuitivo, utile per far avvicinare Blue Fire anche ai neofiti dei generi dai quali prende spunto con un discreto successo.
Peccato solo per una telecamera ballerina e dalla difficile gestione negli spazi più angusti, così come di un tasto specifico adibito allo scatto non proprio preciso se utilizzato per schivare un attacco avversario, che rischia di vanificare qualsiasi sforzo in una manciata di secondi.
Il piacere di un’esplorazione letale
Ovviamente non mancano aree adibite a veri e propri dungeon ricolmi di nemici e trappole da dover superare per poter proseguire e far luce sulla storia di Blue Fire, ma ciò che realmente valorizza lo spirito più platform del titolo è la presenza di una serie di sfide alle quali è possibile accedere attraverso delle statue raffiguranti dei guerrieri disseminate per il mondo di gioco.
Si tratta di portali che presentano diversi livelli di difficoltà e che catapultano il giocatore nel “Vuoto", ovvero una dimensione parallela al regno di Penumbra dove portare al limite le proprie capacità terminando percorsi articolati e raccogliendo tutti gli spiriti disseminati per il livello.
Se già nelle varie aree del castello, tra nemici e trappole delle più disparate tipologie, non è troppo difficile raggiungere una fine prematura, in queste sfide si rischia seriamente di entrare in un loop da trial and error senza fine, a tratti frustrante nelle sessioni più avanzate. Rimangono sfide impegnative e che vi consigliamo di completare almeno nelle fasi iniziali per ottenere qualche bonus ulteriore legato alla salute del protagonista, ma alzando l’asticella della difficoltà si rischia quasi di cadere in un limbo in grado di mettere a dura prova persino i videogiocatori più calmi.
Il team di ROBI Studio ha ben deciso di impreziosire ulteriormente l’esplorazione del mondo di Blue Fire nella sua accettazione più libera e spontanea disseminando un quantitativo di casse spropositato nei vari livelli; un sistema semplice, evidente per la volontà di trarre ispirazione anche da un brand come The Legend of Zelda, ma efficace nel premiare i giocatori più curiosi con oggetti da scambiare o vendere ai vari NPC, senza dimenticare la possibilità di ottenere alcuni spiriti che, se equipaggiati da un menù apposito durante il riposo nei vari “falò”, conferiscono abilità ulteriori utili per migliorare il combattimento, il movimento o semplicemente la ricerca di un loot più ricco e raro.
Tecnicamente parlando, invece, Blue Fire riesce a difendersi dignitosamente e con sparuti singhiozzi. Sulla versione Nintendo Switch da noi testata (tramite console Lite) il gioco ha mostrato una buona solidità generale con lievi cali di frame solo in alcuni istanti più concitati con più nemici ed elementi su schermo. Il lavoro fatto sotto l’aspetto della pulizia generale del codice è stato minuzioso e più che soddisfacente, garantendo buone performance anche durante le sessioni di gioco più longeve e con sporadici casi legati a bug minori.
Il colpo d’occhio nell’insieme è decisamente convincente, soprattutto quando si esplora per la prima volta qualche nuova ambientazione; merito anche di una variopinta palette cromatica. Qualche texture più curata quando ci si focalizza con lo sguardo sui dettagli dei vari scenari avrebbe fatto maggior piacere, e soprattutto la vegetazione non fa gridare al miracolo, ma proprio considerando lo stile grafico d’insieme – e ci mettiamo in mezzo anche il discreto character design per nemici ed NPC vari – non possiamo che rimanere soddisfatti.
Ultimo, ma non per importanza, un buon comparto sonoro che accompagna le peripezie del piccolo eroe con melodie variegate e sempre coerenti con ciò che accade su schermo.
Versione recensita: Nintendo Switch
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Voto Recensione di Blue Fire - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Il regno di Penumbra è affascinante e valorizza l’esplorazione di ogni luogo
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Buona longevità supportata da diverse attività secondarie
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Le stanze del Vuoto rappresentano una sfida appagante…
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Combattimenti impegnativi
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Tecnicamente si difende più che dignitosamente
Contro
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… ma nelle sessioni più avanzate diventa eccessivamente punitivo
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La telecamera non convince nelle situazioni più concitate
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La schivata poteva essere gestita meglio durante gli scontri
Commento
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