BioShock Infinite: Il Caso non Esiste - Speciale
Approfittando della sua disponibilità sul PlayStation Plus di febbraio 2020, approfondiamo i temi e i riferimenti di BioShock Infinite.
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a cura di Adriano Di Medio
Redattore
Quattro anni di lavoro e l’uscita su settima generazione nel 2013: questo è stato necessario affinché venisse alla luce BioShock Infinite. Mentre Take2 “guadagnava tempo” incaricando 2K Marin di espandere la storia di Rapture con BioShock 2, Ken Levine lavorava a qualcosa di simile ma differente, alla ricerca letteralmente dell’impossibile: superare la sua Rapture. Dopo aver approfondito l’originale, approfittiamo della disponibilità tra i videogiochi PlayStation Plus di febbraio 2020 per indagare su BioShock Infinite.
Zachary e Booker, acqua e sangue
Se l’originale si focalizzava su un’epoca praticamente contemporanea e criticava la società americana e la sua filosofia ferocemente capitalista, BioShock Infinite capovolge tutto. Dove Rapture era in fondo all’oceano, la città di Columbia è sospesa nel cielo; dove il primo parlava del feticismo per il guadagno e il suo lento erodere l’etica, il secondo parla del fanatismo religioso e della disperazione. La storia di Booker DeWitt e della sua nemesi-alter ego Zachary Comstock ha da collegamento Elizabeth, la giovane con la facoltà del “vedere più universi”. Una storia complicata ma che allo stesso tempo comprensibile, dove però i riferimenti culturali sono più nascosti, per certi versi più “etnici”.
BioShock Infinite è infatti più strettamente correlato alla storia statunitense tout-court, tanto che molti degli avvenimenti storici antecedenti alla trama sono squisitamente americani. Il massacro di Wounded Knee del 1890 è da sempre ricordato con connotati tragici. Secondo lo storico Maldwyn Jones all’origine ci fu uno slancio di eccitazione religiosa da parte delle riserve del South Dakota, e le truppe mandate a ripristinare l’ordine non ebbero idee migliori che sparare a tappeto su un gruppo di indiani in tumulto proprio a Wounded Knee. I morti registrati in questa circostanza furono circa trecento, ed è ancora un evento fonte di traumatici “ricordi morali” del periodo delle “guerre indiane” (ufficialmente finite proprio nel 1890). Gli esempi si tramandano anche al cinema: nel 2003 uscì negli Stati Uniti L’Ultimo Samurai, in cui Tom Cruise interpretava Nathan Algren, ex soldato delle guerre indiane traumatizzato da un altro terribile evento del medesimo periodo, la battaglia di Little Big Horn del 1876. Columbia stessa, la città fluttuante in cui si ambienta la vicenda, è stata presentata durante la Fiera Colombiana di Chicago del 1893, avvenimento storico realmente accaduto e che fu incentrato (guarda caso) proprio su architettura e urbanistica.
BioShock Infinite rimane ancora un mistero, e per somma parte sarà destinato a rimanere tale. Molti sono i riferimenti culturali, e forse serve la conoscenza tacita dell’essere statunitensi per coglierne alcuni. Certo è che Levine e i suoi sono riusciti a realizzare un’opera profondamente “di rottura” rispetto tanto al passato quanto al futuro, soprattutto nella sua consapevolezza di essere nei fatti il risultato di una serie di “coincidenze fortunate”, ovvero di tutte le persone che, in un modo o nell’altro, avevano aiutato Ken Levine nella sua visione. Dove il primo BioShock era un monito nei confronti del capitalismo sfrenato, BioShock Infinite si accanisce contro i fondamentalismi, di qualunque tipo essi siano. E sul fatto che, appunto, quello che noi chiamiamo “caso” in realtà è solo una possibilità travestita.
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