Battlefield V | Storie dalla Seconda Guerra Mondiale
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a cura di Matteo Bussani
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Dice
- Produttore: EA
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE
- Generi: Sparatutto
- Data di uscita: 19 ottobre 2018
La modalità singolo di giocatore di Battlefield 1 mi aveva sorpreso. Dalla classica campagna univoca degli ultimi anni, si passò a un sistema a microstorie che insieme raccontarono romanticamente le avventure belliche di alcuni guerrieri, la cui vita non fu altro che un soffio in un vento di morte, ma anche di speranza, nella Grande Guerra. Con la modalità War Stories pur con i difetti di una o due avventure non perfette e una durata in alcuni casi fin troppo risibile, l’obiettivo empatico fu centrato appieno, tanto che oggi, traslando tutto due anni e una guerra più avanti, siamo qui a raccontarvi la nostra prima esperienza con la modalità single player di Battlefield V.
Cronache di una guerra senza vincitori
Anche in questo nuovo capitolo troviamo le Storie di Guerra, pillole di campagna che insieme veicolano il messaggio emozionale di una guerra che sa essere straziante ma anche infiammata dagli intramontabili sentimenti che uniscono gli uomini, al di là delle parti che interpretano. Così il gioco, Battlefield V, si fa portavoce delle storie verosimili della guerra, quelle che nascono dalla penna di scrittori che cercano nel dettaglio l’eroismo dei suoi protagonisti e non nelle grandi gesta belliche dei comandanti. Due aspetti che accompagnano tutta la narrazione che dal prologo ci porterà per il mondo dimostrando come questa guerra, alla fine, tocca tutti, sia geograficamente sia socialmente.
La prova di tre ore circa ci ha condotto a cavallo del tutorial e delle tre campagne che ritroveremo all’uscita del gioco, sebbene soltanto una giocata nella sua interezza, Nordlys. La quarta invece approderà nel gioco soltanto a dicembre, pur essendo gratuita, così come tutti i contenuti futuri del gioco.
Alla ricerca della qualità costante
L’obiettivo principale degli sviluppatori è stato quello di rendere sempre più omogenea la struttura di queste storie, con lo stesso numero di capitoli per ciascuna e, in qualche modo, la stessa attenzione e cura nella realizzazione e nella scrittura. Una delle maggiori critiche era per l’appunto quella che evidenziava il diverso metro di attenzione che era stato riservato a ciascuna storia, e che poteva essere sicuramente reso più omogeneo.
Si badi bene, non durata in sé per sé, ma proprio capitoli. La struttura più aperta che in passato delle mappe che compongono i vari capitoli delle War stories, concederà al giocatore una varietà di approccio agli obiettivi maggiore che in passato. Questo andrà poi a definire partite completamente diverse a seconda principalmente di quanto riusciamo ad affrontare in maniera stealth la sezione. In questo modo eviteremo i combattimenti e saremo più agili nell’avanzare, quando al contrario scontri e rinforzi potrebbe trattenerci più del dovuto in una determinata zona.
Più letale di un intero plotone di soldati
Ciò è evidente in Nordlys, la storia di guerra che abbiamo avuto modo di portare a termine della durata di circa un’ora e un quarto ambientata in Norvegia e in cui prenderemo le parti di una giovane autoctona alle prese con un salvataggio nel bel mezzo dell’inverno scandinavo. Qui, nelle prime battute, dovremo avanzare nella neve fresca cercando di passare inosservati, e tutta la prima fase se affrontata in questa maniera ci risparmierà un sacco di scontri a fuoco. Più in là le contingenze ci porteranno ad approcci più o meno aggressivi, ma evitarli quando possibile è sempre stata la scelta migliore.
C’è anche da dire che questa campagna è proprio strutturata per spingere il giocatore ad affrontare in maniera stealth la sezione, così come anche buona parte del primo capitolo di Under No Flag, mentre la terza, Tiralleur, ambientata in Provenza e con protagonista un soldato immigrato chiamato per difendere la patria francese, ci porterà dritti sul campo di battaglia dove trincea dopo trincea dovremo lottare per non morire.
Punti di vista totalmente diversi dunque, che cercano di portare le diverse esperienze del conflitto senza confini che fu la seconda Guerra Mondiale.
Il romanticismo della Seconda Guerra Mondiale
La natura tragicamente marcescente della stessa cozza talvolta con la volontà di raccontare in maniera romantica una storia ancora indelebile nei racconti dei ricordi vividi dei nostri nonni e che di romantico aveva davvero poco. In questo, Battlefield V rischia di raccontare un fenomeno che non è in grado di leggere sempre con la giusta chiave, ma solo la prova di tutta la campagna potrà confermare o smentire questa sensazione.
Di sicuro non ci hanno aiutato nell’immersione alcuni problemi tecnici che hanno afflitto le cutscene e che ce ne hanno impedito la giusta fruizione, con un climax di eventi che spesso ha subito l’arresto fisiologico di queste defiance.
Per fortuna sappiamo che queste mancanze sono già state risolte e i filmati che ci sono stati mandati per la video anteprima sono quelli definitivi che vedremo anche all’uscita del gioco, per cui possiamo dormire sonni tranquilli e sperare in una rinnovata visione delle vicende.
A livello tecnico abbiamo affrontato il titolo su PC e la dimostrazione di forza del Frostbyte pur non sorprendendo più come un tempo fa sempre un’ottima figura, rendendo al meglio le scene di una guerra a volte caotica, a volte scura, a volte inarrestabile sotto la luce accecante di un cielo terso, a volte silenziosa sotto una coltre di neve.
La modalità War Stories di Battlefield V è la volontà di emulare il successo del predecessore, limandone i difetti di altalenante durata e cura. A supporto c’è una Seconda Guerra Mondiale che ha la potenza per surclassare in emozioni quanto già visto, ma forse la chiave di lettura romantica utilizzata non sempre si addice alle vicende ben più crude di cui i nostri nonni e bisnonni sono stati spettatori. Dobbiamo però ammettere che le difficoltà nella riproduzione di alcune cutscene possono aver interrotto un climax che giudicheremo in maniera definitiva solamente avendo in mano il gioco per la recensione.
Di certo le idee non mancano, la cura realizzativa pure e l’idea di voler raccontare storie ancora inedite lascia spazio a una creatività che può ancora sorprendere al di là di quanto già visto e sentito nei film di guerra. Le speranze sono tante visto l’apprezzamento del single player in Battlefield 1, speriamo che siano state ben riposte.