Immagine di Avatar: Frontiers of Pandora | Recensione – Missione compiuta?
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Avatar: Frontiers of Pandora | Recensione – Missione compiuta?

Avatar: Frontiers of Pandora tenta di trasportarci nel pianeta ammirato al cinema, ma con degli inciampi vistosi: vediamo com'è andata nella recensione.

Avatar

a cura di Francesco Corica

Staff Writer

In sintesi

  • Pandora è sempre un pianeta estremamente affascinante.
  • Diverse citazioni che faranno felici i fan di Avatar.
  • Troppe feature poco curate: da un'esplorazione confusionaria a un gameplay spesso frustrante, che non riesce a distaccarsi dai difetti che eredita dalle altre produzioni di Ubisoft.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Avatar: Frontiers of Pandora
Avatar: Frontiers of Pandora
  • Sviluppatore: Ubisoft Massive
  • Produttore: Ubisoft
  • Distributore: Ubisoft
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC , XSX , PS5
  • Generi: Action Adventure , Sparatutto
  • Data di uscita: 07 dicembre 2023

Che possa essere piaciuto o meno, crediamo che non ci sarà alcuna obiezione se osiamo dire che Avatar è stato uno dei film di maggior successo e influenti degli ultimi anni: la pellicola di James Cameron è stato in grado di mostrarci un pianeta incredibilmente affascinante, mostrando anche il potenziale degli schermi in 3D.

Una rivoluzione a livello visivo che è valsa il record di film con gli incassi più alti di sempre nella storia, valido ancora oggi. E il recente secondo film della saga, La Via dell'Acqua, ha ottenuto anch'esso un importantissimo terzo posto: si tratta, insomma, di una saga in grado di attirare l'attenzione di milioni di utenti.

Una popolarità che non poteva certo essere ignorata dai videogiochi e così, dopo un primo tentativo realizzato in occasione dell'uscita della pellicola originale, Ubisoft ha deciso di riprovarci e proporre Avatar: Frontiers of Pandora, un prodotto che intende trasportare il fascino dell'omonimo pianeta cinematografico in formato videoludico.

Il publisher è riuscito ad ottenere anche il supporto di Lightstorm Entertainment, la società di produzione cinematografica di James Cameron, con tanto di accesso alle sceneggiature per i prossimi film in arrivo e tutto il necessario per garantire un'esperienza che non vada a contrastare con le pellicole cinematografiche e che possa soddisfare tutti i fan della serie.

Un paio di mesi fa avevamo già avuto l'opportunità di provarlo da vicino e le nostre prime impressioni ci avevano diviso: da un lato avevamo apprezzato la volontà di ricreare da vicino il meraviglioso pianeta dei Na'vi, ma dall'altro avevamo notato diversi aspetti del gameplay e dell'interfaccia che ci avevano fatto storcere un po' il naso.

Con la nostra avventura nella versione completa, dobbiamo evidenziare che le nostre opinioni in merito non si sono spostate di una virgola. Anzi, ci correggiamo, si sono perfino leggermente abbassate. Ma andiamo con ordine e vediamo di scoprire insieme che cosa ha funzionato in Avatar: Frontiers of Pandora e cosa dovranno aspettarsi i giocatori.

Un viaggio impegnativo... da iniziare

Prima di cominciare questa analisi, riteniamo doveroso fare una importantissima precisazione: l'unica versione di Avatar: Frontiers of Pandora che abbiamo potuto provare è quella disponibile su PC. Significa che, per essere chiari, ad oggi non abbiamo mai avuto la possibilità di vedere il gioco in azione su console.

Riteniamo doveroso precisarlo non solo per una questione di correttezza e trasparenza verso voi lettori, ma anche perché la nostra prova su computer si è rivelata per larghi tratti quasi un'impresa da portare a termine: sfortunatamente ci sono infatti gravi problemi di ottimizzazione davvero difficili da spiegare e giustificare.

La nostra run si è svolta su un laptop gaming con scheda grafica RTX 3070, 16GB di RAM e Intel Core i7 di decima generazione: un'impostazione che dovrebbe essere decisamente all'altezza delle aspettative, soprattutto andando a osservare quelli che dovrebbero essere i requisiti minimi pubblicati dalla stessa Ubisoft.

E invece abbiamo riscontrato stuttering e frame drop francamente intollerabili, del tipo da definire il tutto ingiocabile: siamo riusciti a procedere nella nostra prova solo impostando ogni singola impostazione al minimo e diminuendo la risoluzione al di sotto del full HD.

A sollevare ancora di più le nostre perplessità è il fatto che su un altro PC simile, ma con una scheda grafica inferiore (RTX 2060), le prestazioni sono notevolmente migliorate, pur essendo ben distanti dalla perfezione: è dunque evidente che qualcosa non sembra aver funzionato per il verso giusto nello sviluppo PC e nella sua ottimizzazione.

Non possiamo sapere con certezza come sia la situazione su PS5 o su Xbox Series X|S visto che, come accennato in apertura, non abbiamo mai avuto la possibilità di vedere il gioco in azione su queste due console, ma se pensavate di godervelo su computer non possiamo che consigliarvi vivamente di attendere eventuali patch, possibilmente al day-one, che confermino la risoluzione di queste problematiche.

Fatta questa doverosa premessa, che non sentivamo davvero di poter ignorare, e una volta trovato il giusto compromesso, possiamo davvero cominciare a parlarvi di questa nuova avventura su Pandora.

Benvenuti su Pandora

La nostra storia ci vedrà impersonare un Na'vi con un background unico: pur essendo originariamente del clan dei Sarentu, è stato cresciuto fin da giovane dall'RDA come parte di un programma che intendeva educare e addestrare gli abitanti di Pandora per metterli al servizio dell'umanità, soprattutto come soldati.

In seguito alla rivolta di Jake Sully vista nel primo film di Avatar, il programma viene improvvisamente "interrotto" e il nostro protagonista riuscirà a scappare insieme ai suoi fratelli e sorelle per un soffio, avendo così la possibilità di essere nuovamente libero e scoprire cosa significa essere un Na'vi e come vivere davvero su Pandora.

Una narrazione che serve appositamente per coinvolgere i giocatori nello scoprire per la prima volta questo nuovo mondo, dandoci le conoscenze relative al mondo degli umani senza dover utilizzare l'espediente degli "Avatar", visto che saremo dei veri e propri Na'vi.

L'unico aspetto che non ci ha convinto, sempre da un punto di vista narrativo, è proprio la personalizzazione del nostro protagonista: dato che avverrà soltanto in seguito ad alcuni eventi iniziali, capiterà di sentire le cutscene iniziali avendo solo una voce femminile.

Solo in seguito potremo modificare il nostro aspetto e scegliere, eventualmente, opzioni maschili o neutre, il che però rischia di causare un po' di confusione nei giocatori. Sembra quasi che l'intenzione iniziale fosse quella di utilizzare una protagonista femminile e che solo in seguito Ubisoft abbia pensato che dare una possibilità di scelta sarebbe stato meglio: avremmo preferito un po' più di coerenza narrativa, anche se si tratta solo di scene che durano pochi minuti.

L'obiettivo era riuscire a replicare la stessa esperienza di meraviglia vista al cinema, non appena si mette piede su Pandora.
Tralasciando questo incidente di percorso, la scelta in sé riesce a giustificare le nostre scarse abilità iniziali, che dovranno necessariamente evolversi con il passare delle nostre avventure: Avatar Frontiers of Pandora (lo trovate su Amazon) è infatti un action-adventure open world con meccaniche da gioco di ruolo, il che significa che sarà necessario trovare e costruire equipaggiamenti adatti per portare a termine le missioni più difficili.

L'obiettivo di Ubisoft e Massive Entertainment era chiaramente riuscire a replicare la stessa esperienza di meraviglia vista al cinema fin dai primi istanti in cui lasceremo le fredde strutture dell'RDA e metteremo piede nella vegetazione di Pandora: un mondo semplicemente stupendo e ricco di dettagli, che dovrebbe diventare una sorta di parco giochi per i fan di Avatar.

I fan della saga cinematografica si divertiranno infatti a riconoscere molte delle piante e delle creature viste al cinema, alcune delle quali molto pericolose, il che restituisce a primo impatto la sensazione di trovarsi davvero su questo pianeta.

L'effetto meraviglia potrebbe però durare solo pochi istanti, perché ben presto subentrerà uno dei più grandi problemi dal punto di vista del gameplay: un'interfaccia semplicemente confusionaria e poco chiara, che non riuscirà mai a indicarci con precisione quali direzioni prendere o come orientarci in questo mondo.

Un pianeta che non perdona

Avatar: Frontiers of Pandora è più che consapevole di questo problema, ma ha provato a descrivere il tutto come fosse una "feature": utilizzando un apposito pulsante potremo attivare i sensi di Na'vi per orientarci meglio nel mondo.

Quello che, agli atti pratici, riesce a fare questa funzionalità è semplicemente attivare una sorta di aura luminosa per pochi secondi verso l'obiettivo da raggiungere. Non che questo aiuti molto, visto che l'ambientazione appare spesso uguale e rende praticamente impossibile capire cosa il gioco si aspetti effettivamente dall'utente.

Esplorare Pandora diventerà ben presto un'esperienza poco divertente, a causa di un'interfaccia confusionaria e una ambientazione quasi sempre uguale a se stessa.
Una situazione che peggiora ulteriormente in occasione delle attività in cui dovremo cercare ingredienti sullo scenario: in questo caso, il gioco prova a venire incontro all'utente tramite la Guida di Caccia, che ci indicherà le posizioni ideali per trovarli e, una volta fissate, le illuminerà in automatico con i sensi Na'vi non appena saremo nelle loro vicinanze.

I problemi emergono quando alcuni di questi ingredienti si troveranno in zone che voi non avrete ancora esplorato: invece di indicarvi dove si trovino effettivamente questi biomi, Avatar: Frontiers of Pandora vi spingerà a cercarveli da soli, girovagando per diversi chilometri in mezzo al nulla.

Ciò rende l'esplorazione un'esperienza francamente poco divertente, dato che la già citata vegetazione non offre particolari spunti di scoperta e diventa palesemente un espediente per spingere i giocatori ad affrontare missioni secondarie per aumentare le proprie abilità, magari riuscendo perfino ad esplorare queste zone nascoste.

Un po' come Assassin's Creed Valhalla, per intenderci e restare sempre nel territorio di giochi prodotti da Ubisoft: un espediente per spingere gli utenti a giocare nel modo in cui gli sviluppatori vorrebbero, per poi sottolineare che in realtà avrebbero sempre potuto scegliere come procedere.

Ma è molto difficile scegliere di proseguire con la sola storia principale, considerando che ben presto potreste trovarvi sbilanciati e sottolivellati  tra una missione e l'altra in modo inaspettato. Emergono dunque problemi di bilanciamento e di calibratura della difficoltà, annacquati dal ricorso (purtroppo l'ennesimo, nei recenti giochi Ubisoft) ad attività del tutto accessorie e prive di spessore ludico: un altro aspetto di cui riteniamo doveroso tenere conto.

La dura vita dei Na'vi

Nonostante la loro altezza, i Na'vi non sono creature particolarmente resistenti e minacciose: un aspetto che è stato reso più che evidente nei film, dato che qualche umano munito di esoscheletri è in grado di mettere costantemente gli abitanti di Pandora in seria difficoltà.

E questo aspetto è stato totalmente replicato nei videogiochi, nel bene e soprattutto nel male: affrontare i combattimenti non sarà mai davvero una passeggiata, a meno che non sappiate precisamente ciò che state facendo.

La potenza di fuoco dell'RDA è sempre in grado di farvi fuori con estrema facilità, anche se sceglierete di regolare la difficoltà di combattimento verso il basso — e non esistono reali impostazioni, ma solo un regolatore dei vostri danni contro quelli nemici (quanti ne subite voi, quanto sono spugne loro) — costringendo i giocatori ad adottare spesso approcci non convenzionali.

Avatar: Frontiers of Pandora cerca di incentivare l'utilizzo delle meccaniche stealth fornendoci un dispositivo chiamato SID, da utilizzare per l'hacking e per individuare facilmente i relativi punti deboli delle strutture.

Oltre a utilizzarlo per bypassare determinati computer per ottenere le informazioni che ci serviranno per le missioni, avremo la possibilità di servircene anche per attivare da remoto hacking in grado di darci un vantaggio in battaglia, ad esempio disattivando gli esoscheletri più pericolosi.

Tuttavia, la pressione del tasto per attivare il dispositivo è decisamente poco intuitiva, così come il mini-gioco successivo per portare a termine l'operazione potrebbe impiegare decisamente troppo tempo, mettendovi a rischio di venire individuati dai nemici di passaggio e vanificando tutti gli sforzi fatti fino a quel momento.

Potreste allora scegliere di ignorarlo e provare un approccio stealth più tradizionale, facendo attenzione a non farvi individuare e completando gli obiettivi di volta in volta.

Peccato però che, non appena arriverete a un obiettivo, l'RDA sarà subito in allerta e saprà immediatamente e con estrema precisione dove vi troverete, neanche avessero telecamere sparpagliate lungo ogni singolo centimetro.

Avatar: Frontiers of Pandora soffre di crisi d'identità, diviso tra libertà di esplorazione e voglia di spingere gli utenti a giocare in un unico modo.
La sensazione, insomma, è che Frontiers of Pandora soffra di una profonda crisi di identità: da un lato vuole cercare di incoraggiare i giocatori ad avere quanta più libertà possibile, dall'altro cerca però di spingerli sempre e comunque verso un unico binario, sia nell'esplorazione che nei combattimenti.

Ciò rende immediatamente tali meccaniche frustranti: un vero peccato, considerando che sarebbe bastato calibrare meglio il tutto per garantire un'esperienza soddisfacente e che potesse allo stesso tempo offrire una sfida giusta. Non semplice, certo, ma stimolante ed equa.

Un altro limite di difficile comprensione è legato all'esplorazione in groppa a un Ikran: dopo essere entrati in una nuova area, ci verrà sottolineato che il nostro amico alato non potrà venire con noi perché non conoscerà i cieli di quel territorio.

Dovremo prima essere noi a esplorare a sufficienza quella zona fino a poter stabilire un legame con Eywa, apprendendo le conoscenze dei nostri antenati e potendo rassicurare a sufficienza il nostro nobile destriero.

Ovviamente è solo un limite imposto dagli sviluppatori per impedire eventuali rotture di sequenze narrative, ma allo stesso tempo è impossibile negare che si tratta dell'ennesima opzione che toglie libertà ai giocatori che vorrebbero soltanto avere il piacere di scoprire ogni singolo centimetro di Pandora.

E se consideriamo che l'esplorazione in sé, per come è strutturata, è già particolarmente problematica per i problemi di interfaccia già menzionati in precedenza, di sicuro questo continuo spostare gli utenti su un unico binario non è affatto d'aiuto per sentirsi davvero in un nuovo mondo. Anche perché sul mercato abbiamo altri esempi illustri recenti, di open world che introducono una cavalcatura alata, dove si è trovato l'espediente per assicurarsi che la cosa non sbilanciasse il gioco, senza imbrigliarla in una spiegazione narrativa frettolosa.

Va inoltre considerato che Ubisoft aveva promesso un'ampia libertà con missioni inaspettate, anche durante la nostra normale esplorazione. Nella realtà, non è nulla di diverso da quanto potreste vedere in un recente Far Cry: classiche fetch quest, combattimenti, fasi esplorative e le occasionali liberazioni di strutture, questa volta per liberare le aree dall'inquinamento e consentirci la raccolta di ingredienti e materiali, oltre che per proseguire la storia principale.

Pur trattandosi di attività ripetitive, dobbiamo ammettere che abbiamo apprezzato molto la volontà di strutturare queste missioni per affidare ai giocatori un messaggio ambientalista, sempre più evidente anche quando avremo la possibilità di legare con alcune delle creature presenti su Pandora.

Vedere che cosa significa l'intervento umano dal punto di vista di un minuscolo insetto ha certamente il suo effetto e avremmo preferito di gran lunga vedere molte più scene di questo tipo, piuttosto che avere un focus su un'avventura che sembra diluita il più a lungo possibile per aumentare artificiosamente la longevità del gioco.

Con tutto ciò non vogliamo che passi il messaggio che Frontiers of Pandora sia una pessima produzione, anzi: le sparatorie sono spesso soddisfacenti e i dialoghi sono convincenti, così come la componente grafica — se ottimizzata a dovere — può restituire grandi sensazioni.

Purtroppo però non ci sono veri aspetti che fanno gridare al "miracolo" o che rappresentino un vero effetto novità: Avatar Frontiers of Pandora, nella sostanza, sa di gioco "già visto" in ogni singolo aspetto, commettendo forse uno dei più grandi errori che potevano essere fatti. Copiare quanto già fatto da giochi di maggior successo, ma prendere come fonte di ispirazione quasi soltanto gli aspetti ormai piuttosto stantii.

Ed è un peccato, perché si trattava di un videogioco con un elevatissimo potenziale e che poteva davvero diventare un sogno per gli amanti di Avatar. Allo stato attuale è "solo" un buon prodotto ma che, per tutta una serie di motivi che vi abbiamo già spiegato, probabilmente non conquisterà chi non aveva mai apprezzato le pellicole cinematografiche, perché il suo merito più grande è quello di essere un adattamento gradevole per i fan. Ma, dal punto di vista dello spessore ludico, nient'altro di più.

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Voto Recensione di Avatar: Frontiers of Pandora | Recensione


7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Pandora in prima persona è un'esperienza di cui i fan avevano bisogno

  • C'è un forte messaggio ambientalista, come nei film della saga

  • I fan troveranno tante citazioni e contenuti da scoprire

  • Buona varietà di armi e opzioni per il combattimento

Contro

  • L'esplorazione è fin troppo dispersiva e confusionaria

  • Il gameplay è ripetitivo in modo troppo marcato e addirittura frustrante

  • Su PC ci sono gravi problemi di ottimizzazione

  • La difficoltà non è stata bilanciata adeguatamente

Commento

Avatar Frontiers of Pandora è un'opera davvero complessa da analizzare: se da un lato non possiamo che apprezzare la volontà di provare a restituire ai fan un'esperienza il più vicina possibile al vivere i film in prima persona, dall'altro le eccessive ingenuità sottolineano, qualora ce ne fosse bisogno, che un videogioco è un medium ben diverso da una produzione cinematografica. Le problematiche di gameplay sono infatti tali da far scemare il divertimento di chiunque non sia un fan sfegatato di questo franchise: un vero peccato, perché le premesse per un tie-in di elevata qualità c'erano tutte. Non si tratta affatto di un brutto gioco, ma allo stesso tempo non è neanche un titolo memorabile e, se non si interverrà a dovere con aggiornamenti legati anche alla sua spigolosa componente tecnica, rischierà a maggior ragione di essere dimenticato in poco tempo.
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