Immagine di Astor: Blade of the Monolith | Recensione – Una fiaba stylish
Recensione

Astor: Blade of the Monolith | Recensione – Una fiaba stylish

Un GDR d’azione con un piccolo eroe e una grande spada, ispirato a The Legend of Zelda, Devil May Cry e Bayonetta: può funzionare?

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

In sintesi

  • Un GDR d’azione semplice che interpreta a suo modo gli stylish action.
  • Bello da vedere e abbastanza ispirato.
  • Sistemi di combattimenti vari ma poco omogenei.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Astor: Blade of the Monolith
Astor: Blade of the Monolith
  • Sviluppatore: C2 Game Studio
  • Produttore: Versus Evil, tinyBuild
  • Distributore: Versus Evil, tinyBuild
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC , SWITCH , PS5 , XSX
  • Generi: Gioco di Ruolo , Azione
  • Data di uscita: 30 maggio 2024

La scena dei videogiochi indipendenti ci offre da tempo la possibilità di vedere la proverbiale ventata di freschezza. Non è certo una novità che nei meandri di studi più o meno sconosciuti si nascondano piccole perle o produzioni che preannunciano una grande crescita del team – ma, quando si arriva con gloriosi propositi come quelli di Astor: Blade of the Monolith è sempre necessaria una curiosità e un’attenzione maggiore.

Il titolo di C2 Game Studio e pubblicato da Versus Evil e tinyBuild, precedentemente noto come Monolith: Requiem of the Ancients, è un gdr d’azione con sistemi di combattimento dinamici ispirati a Devil May Cry, Bayonetta e The Legend of Zelda.

Ispirazioni abbastanza importanti che si porta dietro Astor, il giovane guerriero protagonista del gioco, che si imbarcherà in un’avventura per svelare il segreto del destino infausto suoi creatori.

Insieme al suo amico Zan, i due dovranno esplorare un mondo coloratissimo, che sembra uscito da un board game fantasy o un fumetto per ragazzi, all’interno di un intreccio narrativo molto classico ma di impatto, soprattutto nella parte finale.

Una vera e propria fiaba anche per il modo in cui il team di sviluppo ha deciso di mettere in scena Astor: Blade of the Monolith. La costruzione dei mondi di gioco e dei personaggi viaggia intelligentemente di pari passo con quella che è una produzione chiaramente dal budget medio, che il team di sviluppo ha utilizzato con sapienza per creare un mondo di gioco piacevole da visitare in ogni momento.

Il titolo gode di una costruzione poligonale molto semplice, che solo in qualche occasione lascia scoperto il fianco al senso di vuoto e desolazione nelle zone aperte, e di una palette cromatica vivacissima con degli effetti di luce pregevoli per una produzione di questo tipo.

Anche le animazioni soffrono leggermente di una realizzazione spartana che, tuttavia, riesce ad essere funzionale nella misura in cui Astor: Blade of the Monolith si propone in ogni caso come un titolo action.

Una fiaba stylish, per via del modo in cui Astor può affrontare le sfide combattendo, con delle soluzioni prese in prestito dalle opere di cui sopra, anche se non tutte le idee sono integrate in maniera omogenea.

Uno stylish action in versione "light"

In Astor: Blade of the Monolith il nostro eroe dalla tunica rossa avrà a disposizione quattro armi: spada, lancia, martello e guanti.

Non c’è un vero e proprio moveset per ogni arma, ma gli attacchi leggeri e pesanti a disposizione reagiranno in maniera diversa per ognuna di queste armi. Cambiano ovviamente anche la velocità di attacco e gli output di danni, così come le mosse speciali che si possono concatenare alla fine di alcune combo al costo della barra di energia mistica.

Interessante l’idea di equipaggiare solo due armi alla volta che, però, possono essere evocate e cambiate all’interno di una combo per generare effetti diversi.

Seppure ci siano mosse speciali da sbloccare, e armi più o meno efficaci contro un tipo di mostro o l’altro, non aspettatevi niente di lontanamente vicino alla capacità espressiva del combo system dei citati Devil May Cry e Bayonetta.

È, in effetti, una fusione ideale tra l’idea di combo dei titoli Capcom e PlatinumGames e il modo in cui potrebbe idealmente interpretarla un The Legend of Zelda, con tutti i suoi pro e contro.

In prima battuta è poco intelligente l’idea di fornire ai giocatori l’ultima arma, completando quindi tutto il set, solo a una manciata di ore dalla fine dell’avventura. In questo modo non c’è il tempo per divertirsi e sperimentare, e la quarta arma risulta quasi accessoria rispetto alle proposte iniziali con cui ormai il giocatore è in confidenza quando la ottiene.

Il sistema di combo non riesce a esaltare del tutto i combattimenti.
Inoltre, i combattimenti di Astor: Blade of the Monolith risultano spesso ripetitivi. C’è la possibilità di usare dei launcher, effettuare parate e parry, così come di evocare dei costrutti che aiutano in battaglia per alcuni istanti, ma non ci sono mai scontri in cui è necessario mettere in scena tutti questi elementi.

La soluzione più efficace, soprattutto al livello di difficoltà di default, è quella di picchiare, schivare e a volte fare dei parry, più che utilizzare tutto l’arsenale a disposizione.

Anche perché gli avversari, pur con una buona varietà generale, non offrono soluzioni d’attacco così particolari e creative da spingere i giocatori a pensare in maniera diversa dal pattern consolidato. Boss inclusi che, tolte alcune idee e piccoli enigmi sparsi qua e là nei combattimenti, non brillano per varietà.

Il sistema di combattimento può essere anche potenziato come di consueto per avere bonus maggiori, nuove combo e finisher, che in ogni caso non riescono a creare un combo system che sia stimolante e porti i giocatori a provare le combinazioni possibili.

Per dare un’idea della poca coesione tra le idee in termini di combattimento, sappiate che tra queste c’è anche una mossa da attivare per cui si entra in connessione con lo Spirit Realm, il reame degli spiriti. Un mondo che, nelle fasi esplorative, permette di scovare piattaforme invisibili, porte nascoste e in generale assist per esplorare o trovare segreti, ma che in combattimento fornisce un altissimo bonus ai danni a discapito della vita massima, che cala nel tempo.

Se Astor: Blade of the Monolith nonostante tutto funziona ed è comunque piacevole da giocare con le soluzioni che offre, considerate che nel corso dell’avventura (della durata di circa 10 ore) ad un certo punto ci si dimentica di avere questa possibilità in combattimento, talmente poca è la sua incisività nel sistema globale.

Un gdr d'azione con poca avventura

Per quanto riguarda le parti in cui non ci si mena le mani con mostri e altre amenità, Astor: Blade of the Monolith offre ulteriori momenti di alti e bassi.

Ribadiamo il fatto che, pensando al budget e al tipo di produzione che si propone di essere, l’impatto generale in termini visivi è tutto sommato soddisfacente.

Anche la varietà estetica non è affatto male, complice anche la narrazione che trasforma gli scenari in maniera sensibile e una serie di virate a livello di trama che ricordano in parte Sea of Stars (lo trovate su Amazon), ma che non approfondiremo per evitare spoiler.

Il girovagare e l’osservare il mondo costruito dal team di sviluppo è piacevole. L’esplorazione, in termini di attività, un po’ meno.

Le poche quest secondarie che vengono proposte non sono altro che fetch. A volte sono missioni in cui non si deve far altro che andare in un punto, uccidere i mostri presenti e tornare.

Sono, se non altro, un modo per scoprire i dettagli delle varie open map dei biomi che vengono proposti durante la storia, ma che portano a un senso di deja-vù qualora si sia già investito un po’ di tempo per esplorare in autonomia.

In questo senso anche il ritmo di gioco è altalenante, tra enigmi e sezioni più esplorative messe con una frequenza un po’ strana e poco soddisfacente.

Sarebbe servito un miglior bilanciamento tra lunghe sezioni in cui si combatte senza sosta e quelle, altrettanto lunghe, dove si esplora.
La sensazione è che ci sia poco bilanciamento, tra lunghe sezioni in cui si combatte quasi senza sosta e sezioni altrettanto lunghe in cui si esplora, si risolvono enigmi e puzzle ambientali (ben fatti, va detto) e si leggono dialoghi senza momenti più concitati che spezzino la monotonia.

Per fortuna ci sono, di tanto in tanto, delle sfide extra come le classiche arene extra degli stylish action. Pur con le stesse perplessità del combo system di cui sopra, queste sfide riescono almeno a spezzare il ritmo e dare dei preziosi cristalli per il potenziamento delle mosse.

Non risolvono del tutto il rischio noia, perché non fanno altro che far emergere la pigrizia nel bilanciamento delle situazioni di gioco, ma almeno è qualcosa.

Ed è un vero peccato, perché il wordbuilding di Astor: Blade of the Monolith offre degli spunti molto profondi, soprattutto nella seconda parte. Il problema è che ci si arriva con una certa noia e poco stimolo nell’approfondire gli elementi della tanto amata lore.

Combattere è molto più attraente che seguire la storia o esplorare il colorato e avvolgente mondo di gioco. Se volete giocare alla difficoltà più alta (consigliata assolutamente per gli esperti), il combattimento è anche più stimolante, sebbene sfrutti eccessivi danni da parte dei nemici ed animazioni troppo sincopate.

Astor: Blade of the Monolith è un progetto che sarebbe potuto essere molto più interessante se non avesse voluto rincorrere dei nomi altisonanti, utili più per il necessario marketing che per creare un game design che risulti solido e funzionale, pur derivativo che sia.

Il titolo di C2 Game Studio non è un progetto da cestinare, ma nello stato attuale dell’industria è necessario avere un’identità molto forte anche dal punto di vista del gameplay, e non solo per quanto riguarda l’estetica.

Voto Recensione di Astor: Blade of the Monolith | Recensione


7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Colorato, vivace, con un’identità visiva ispirata

  • Buona “riduzione” degli stylish action classici

  • Longevità ben calibrata per il genere

Contro

  • Ritmo di gioco poco equilibrato e stimolante

  • Nemici che non esaltano il combo system

  • Occasionali bug e glitch minori

Commento

Astor: Blade of the Monolith è il classico videogioco che, qualche decade fa, avremmo definito “da cestone”. Non con un’accezione negativa, perché sarebbe disonesto punire il titolo di C2 Game Studio, ma sottolineando che si tratta di un titolo discreto, senza troppi guizzi né estremi punti negativi. Un gioco old school non sempre nel senso più nostalgico ed evocativo del termine, ma costruito dimenticando cosa offre oggi il settore dei giochi di ruolo d’azione. Ci siamo divertiti nel vivere l’avventura del piccolo e caparbio Astor ma, anche senza scomodare i grandi nomi di riferimento, si poteva fare qualcosa di più.
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