Anthem, tra VIP Demo & Endgame
Dopo l'esperienza della Vip Demo e dell'End-game provato in occasione del review event londinese, vi diamo le nostre impressioni, sempre più definitive su Anthem. In attesa della recensione.
Advertisement
a cura di Filippo "Xsin" Consalvo
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: BioWare
- Produttore: EA
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE
- Generi: Azione
- Data di uscita: 22 febbraio 2019
Se le tre ore di gioco a Londra non ci hanno permesso di capire a fondo tutte le dinamiche di Anthem, la VIP demo del weekend scorso ci ha concesso decisamente più tempo a bordo dei nostri strali per capire cosa ci potrà riservare questa nuova avventura firmata Bioware. Nonostante i pesanti e ingombranti problemi tecnici che hanno impedito a molti giocatori di fruire regolarmente della demo, possiamo ritenerci fortunati ad aver passato quasi 15 ore a bordo di guardiano e intercettore senza subire troppe interruzioni. Tra crash improvvisi, caricamenti infiniti e lag tali da mandare in loop il nostro strale, quando gira Anthem vanta un gameplay fluidissimo, ricco di azione e coinvolgente, ma andiamo con ordine.
Tutto è bene quel che finisce bene
La VIP demo di Anthem copre tre missioni legate alla storia, un assalto a una fortezza e due zone a gioco libero, con un level range che parte dal livello 10 e si blocca raggiunto il 15; si inizia con un guardiano, ma dopo due livelli è possibile sbloccare un altro a scelta dei restanti tre strali, nel nostro caso l’intercettore. Con la classica visuale in prima persona tra le strade di Fort Tarsis ci rendiamo subito conto che l’esperienza di gioco è fortemente ridotta: tantissimi NPC sono “non disponibili nella Demo”, così come tutte le voci del Cortex, gli shop e probabilmente altri elementi ancora sconosciuti. Riusciamo però a scambiare due chiacchiere con Jak il fortunato, uno specialista come noi che ci racconta le sue avventure, e Amal, il barista di Fort Tarsis, i cui racconti seguiranno i nostri consigli in una sorta di avventura a bivi che riuscirà a tenerci sulle spine per sapere ogni volta come si è evoluta. Insieme alle interazioni con Matthias, l’arcanista protagonista delle missioni nella demo, Zoe, il nostro meccanico, e diversi altri personaggi visti nelle altre prove, Fort Tarsis riesce a trasmettere un’idea di vita, di comunità con le sue abitudini, i suoi problemi e le sue peculiarità rinchiuse nello spazio ristretto di una città fortezza, mai banale e pronta a sorprenderci. È un peccato che il nostro protagonista non riesca a spostarsi più velocemente del passo d’uomo, ma le strade del forte sono realizzate egregiamente e ricche di dettagli quindi qualche secondo in più per raggiungere l’obiettivo non guasterà.
Un ottimo assaggio di Anthem
Prima di approfondire i vari aspetti della fucina ci rimettiamo la tuta e senza accorgercene abbiamo già esaurito le missioni previste dalla demo, con una storyline interessante e un ritmo avvincente, comprese le esplorazioni di alcuni dungeon e diversi combattimenti piuttosto impegnativi. Tutto interessante, solo ci auguriamo che in effetti siano solo una minima parte della trama completa che altrimenti si preannuncia piuttosto breve. Finite queste missioni ci concentriamo sulla fucina e su come potenziare i nostri strali: la maggior parte delle armi e dei componenti trovati è universale e può essere equipaggiata indipendentemente dallo strale, mentre altri sono specifici e legati alle peculiarità della tuta. Non c’è limite per le due armi, quindi si possono equipaggiare due fucili a pompa così come due pistole leggere, ma viste le prove fatte finora una mitragliatrice è d’obbligo, accompagnata da un fucile pesante (di precisione o a pompa) se non addirittura da un doppione.
La maggior parte dei nemici in Anthem infatti è rappresentata da orde di soldati leggeri e con poca vita ma in gran numero: poter scatenare un grosso numero di proiettili anche se a basso danno è la scelta più comoda rispetto a cinque colpi di precisione quando gli avversari sono in trenta. Non mancano poi i “mini boss”, soldati più forti dotati di scudo e armi più pericolose, dove una tattica all-out si rivela spesso inefficace e bisogna invece iniziare a sfruttare il gameplay di Anthem. Molte abilità, utilizzabili illimitatamente ma con tempo di ricarica tra gli usi, permettono di infliggere status diversi e di combinarli con effetti devastanti. Le granate criogeniche diventano essenziali per congelare il nemico, mentre un intercettore si scatena corpo a corpo o un colosso gli scarica un intero caricatore del cannone automatico; allo stesso modo sconfiggere un nemico inflitto da status fa guadagnare l’effetto aura per alcuni secondi così da trasferirlo agli altri nemici colpiti. In questo e tanti altri modi è possibile eseguire le combo e i danni inflitti sono nettamente maggiori, per questo un buon gioco di squadra è fondamentale.
In 4 is mel che da soli
Se è vero che si può giocare in single player, è anche vero che secondo noi l’unica modalità in cui è davvero possibile farlo è alla difficoltà più bassa, quella dotata anche delle ricompense più comuni. Magari a livelli più alti e con equipaggiamento migliore diventa più facile affrontare sfide più impegnative, ma sembra evidente che Anthem sia stato pensato per dare il meglio di sé in multiplayer. Pur senza richiederlo espressamente, inoltre, il gioco fa un automatico matchmaking all’avvio della spedizione e si è sempre almeno in due. E’ in quattro e con strali diversi che ci si gode gli assalti al meglio. Lo stesso gameplay è pensato per favorire il gioco di squadra, non solo per quanto riguarda le combo già citate, in realtà difficili da eseguire te sconosciuti e senza comunicazione, ma perché in Anthem si muore spesso e la rigenerazione è punitiva, facendoci ricominciare dall’inizio dell’orda che ci è stata fatale, mentre combattendo in squadra ogni compagno è spinto a ripararci il prima possibile sia per riguadagnare la nostra forza d’attacco ma anche per poter contare sul nostro supporto qualora le parti si invertissero di lì a poco; e si invertono, spesso.
L’IA, che in realtà non sempre brilla per genialità, può contare però su un’aggressività letale, tanto che una scarsa valutazione su quali nemici eliminare per primi si traduce facilmente in una sconfitta. Il combat system però ci dà tutti i mezzi per valutare: la barra dello scudo, che si rigenera quando non si subiscono danni, ci fa capire quanto margine di attacco scoperto abbiamo, mentre la potenza di fuoco avversaria ci insegna presto che è meglio non esporsi oltre quel limite o la barra della salute diventa una formalità. Le munizioni e i nemici vanno di pari passo, quindi camperare è impossibile e bisogna andare a recuperare i drop appena possibile, magari sfruttando nel frattempo le abilità che sono essenziali. Ogni strale ne ha numerose e diverse tra loro, solitamente strutturate in danno puro o applicazione di status con danni inferiori, ma la loro efficacia dipende non solo dal nostro stile di combattimento ma anche dai nemici che abbiamo di fronte e dal team con cui stiamo affrontando la missione.
Al di là delle missioni principali, il gioco libero e soprattutto gli assalti alle fortezze ci permettono di guadagnare ricompense e materiali preziosi per poter fabbricare le armi preferite: il gioco prevede infatti due o tre modelli per tipologia e di ciascun modello (identificato dal nome) la possibilità di trovarlo con rarità e livello diversi. Una volta ottenuta almeno una versione, però, l’opzione fabbrica ci permette di selezionarla e crearne anche la versione più rara, a patto di averne i materiali necessari, da recuperare appunto in missione.
Si entra così nel loop di Anthem, che livello dopo livello spinge il giocatore ad affrontare sfide più dure per ottenere ricompense migliori, potenziando il proprio strale per spingersi di nuovo oltre, sino a raggiungere l’End Game al livello 30, dove tre nuove difficoltà folli chiamate Grandmaster richiedono componenti leggendari, tanta abilità e un gioco di squadra tutt’altro che casuale, che durante l’ultimo preview event a Londra abbiamo potuto mettere alla prova.
Cosa ci dice l’End Game
L’End Game ci rivela innanzitutto che progredendo nel gioco si possono ottenere tutte le altre strali, così da poter avere il vestito giusto per ogni occasione, soprattutto grazie ai loadout, delle configurazioni prefissate da poter selezionare senza dover ogni volta andare a rovistare nell’inventario. Vi capita spesso di avere un Tempesta di attacco e altre volte uno di supporto? Basta creare i due loadout con le armi e i componenti desiderati, salvare il tutto e renderlo disponibile con un click all’occorrenza. Una soluzione comoda e soprattutto necessaria per quanto riguarda i componenti: ci siamo trovati davanti a dozzine di gear con abilità differenti e spesso con influenza incrociata, dove l’utilizzo di un’abilità riduce il tempo di ricarica dell’altra, o l’arma primaria guadagna più danno quando una determinata abilità è in ricarica e così via. Due loadout come quelli dell’esempio sopra quindi non cambiano solo nelle abilità speciali, ma possono anche avere equipaggiamento totalmente diverso. Come già detto poi la combinazione dei vari effetti fa davvero la differenza ai livelli più alti, quindi poter avere più combinazioni già studiate e testate pronte subito diventa una gran comodità.
Tutto molto allettante, ma gli assalti alle fortezze nemiche. ben difese e agguerrite, sono tutt’altro che una passeggiata e i boss finali sono facilmente in grado di mettere al tappeto un team poco preparato già a Difficile, senza dover scomodare Grandmaster.
Non solo level up e buon equipaggiamento, quindi, ma anche molta strategia, un team affiatato, comunicazione costante e magari un buon uso delle combo con l’incrocio tra abilità con effetto status (chiamate d’innesco) e altre votate al danno (di detonazione), un concetto che abbiamo iniziato a provare ma che con le poche abilità presenti nella demo non abbiamo ancora avuto modo di approfondire a dovere.
Anthem ci ha conquistati e gli unici aspetti negativi sono principalmente legati alla fragilità tecnica della demo e ai suoi contenuti limitati, elementi che ovviamente non dovrebbero presentarsi nel gioco finale. Anche le mappe del gioco libero ci sono sembrate molto limitate, con dei confini virtuali che ci impedivano di vivere il mondo open world così come era stato annunciato, ma magari anche questo fa parte dello status di demo. Per tutto il resto, Anthem è il trionfo dell’impegno incondizionato ad un gioco che con una struttura aperta, contenuti massicci e supporto post lancio senza precedenti vuole fare di tutto per imporsi sul mercato e magari convincere quella fan base attratta dal single player BioWare che il multiplayer può regalare tante soddisfazioni. Mancano poche settimane all’uscita ufficiale e la open demo rappresenta l’ultima possibilità di provarlo prima che sia disponibile, sperando che questi test possano aiutare EA a lanciare un titolo privo di bug e solido come ci si aspetta.
Siete tutti invitati a provarlo nella open demo, anche se non siete amanti del multiplayer: forse vi ricrederete.
Voto Recensione di Anthem - Recensione
Commento
Advertisement