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Animal Crossing smaschera le insicurezze di PS5 e Xbox Series X - Speciale

L'impressione destata finora è che questa non sia una generazione che volge al termine ma una generazione che i maggiori player stanno facendo artificiosamente finire

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a cura di Paolo Sirio

Informazioni sul prodotto

Immagine di PlayStation 5 (console)
PlayStation 5 (console)
  • Sviluppatore: Sony
  • Produttore: Sony
  • Distributore: Sony
  • Data di uscita: 19 novembre 2020

Lo spettro del COVID-19 che aleggia sulle nostre vite sta avendo un impatto notevole anche sulla comunicazione dei giganti dei videogiochi, che si ritrovano a dover gestire in maniera atipica un anno fondamentale per il settore all’alba della next-gen.

Nonostante la loro naturale propensione alla sfera social e alla comunicazione, dopo il rinvio della GDC e la cancellazione dell’E3 2020 qualche intoppo sta sorgendo, e a pagarne le spese sono i giocatori-consumatori in attesa di informazioni serie e attendibili per scegliere al massimo delle loro possibilità su quale macchina puntare per il prossimo decennio.

Il pasticcio della retrocompatibilità perpretato nelle scorse ore è la dimostrazione plastica di quanto sia Sony che Microsoft stiano avendo difficoltà a rapportarsi alla situazione emergenziale che si è venuta a creare, e di come le loro complesse strategie di marketing avrebbero avuto bisogno di ben altro respiro per venire comprese e digerite appieno lungo tutta l’annata.

PlayStation si è presentata, dopo una lunga assenza dalle scene che faceva presagire fuochi d’artificio, con una lunga clip del lead system architect Mark Cerny in cui si spiegavano le dinamiche squisitamente tecniche alle spalle dell’attesa PS5.

Il video ha sollevato un polverone perché privo di particolari realmente interessanti per l’utenza, molto vago su quello che potremo aspettarci dalla sua prossima generazione di hardware gaming, e fuorviante circa la tematica della retrocompatibilità al punto che ha dovuto prodursi in una frettolosa (e ancora non chiarissima) correzione tramite Playstation Blog.

Di contro, l’idea di rimpiazzare la GDC 2020 con post e video su Xbox Wire ha permesso a Microsoft di evitare presentazioni soporifere, ma non ha comunque risparmiato al team capitanato da Phil Spencer di cimentarsi in alcuni livestream assolutamente privi di contenuto su Mixer, far uscire una data di lancio di Xbox Series X sui suoi canali ufficiali e poi ritrattarla, e infine pubblicare un’affermazione spericolata su Twitter (poi smentita) in materia di retrocompatibilità.

Confusione e alienazione

Una settimana difficile sia per Microsoft che per Sony, dunque, ma ridurla ad una questione di semplice doversi adattare alla situazione nuova che tutti stiamo vivendo sarebbe una pericolosa sottovalutazione.

Alla base di queste falle nella comunicazione da parte di entrambe le compagnie c’è un’insicurezza di fondo, che le vede entrambe – Xbox aggressiva al limite della fretta e a carte scoperte perché impegnata nella rimonta, PlayStation desiderosa di sbilanciarsi il meno possibile per evitare di subire un sorpasso – cercare di trovare la chiave di volta in una fase di avvicinamento nella quale non possono rivelarci davvero troppo.

I “dati sensibili” di questa sfida next-gen, ovvero il prezzo e la lineup di giochi che verranno forniti a ridosso del lancio, rimangono sotto stretto riserbo e così resteranno ancora per qualche tempo, ma intanto la macchina del marketing va avviata e serve la chiave di volta che possa fornire anche il più minimo vantaggio prima che si affrontino le questioni serie.

Sony ritiene di averla trovata nella velocità, ma intanto non si rende conto di avere la coperta corta su tutti gli altri argomenti: a pochi mesi dal day one non sappiamo ancora quale sarà la sua politica sulla retrocompatibilità, perché ci sta lavorando e sta tentando di definire la sua strategia che – al netto dei numeri, che siano i top 100 o 4.000+ da PS4 – sarà simile a quella dell’Xbox One post 2015, ovvero incrementi costanti e selezionati.

L’impressione destata finora, paradossalmente in maniera errata visto che la scena development è entusiasta di quanto sa e fa trapelare di avere sensazioni migliori su PlayStation 5 che non sulla concorrente, è però quella di una console inferiore sotto tutti gli altri punti di vista, e incredibilmente dopo una generazione trionfale adesso si ritrova nella condizione di dover dimostrare qualcosa.

Microsoft pensa di averla scovata nella potenza, una bolla in cui si è trovata così bene con Xbox One X da non volerla più lasciare e considerarla un caposaldo di qualunque sforzo in ambito hardware dovrebbe provenire dalla compagnia. Nel frattempo, però, non capisce di aver introdotto nell’industria un valore aleatorio quale quello dei teraflops, non usato davvero dagli sviluppatori per definire la potenza di un sistema e anzi soggetto a cambiamenti di significato a seconda del sistema (nell’architettura di PS4 e Xbox One, ad esempio, 6 teraflops vale una cosa, in quello di PS5 e Xbox Series X ne vale un’altra).

Con questo tentativo di forzare la giocata sulla potenza, la piattaforma di Redmond rischia di inimicarsi una parte dei team in giro per il mondo, similmente a quanto capitò nel pre-ID@Xbox con gli indie, e di alienare la community dei videogiocatori che, ossessionata da numeri cui non riuscirà a dare corrispondenze di significato, potrebbe allontanarsi dai valori reali del gaming come già succede spesso al momento dell’uscita di una nuova console.

Se non altro, le strategie delle gimmick, tipiche quando si è in rampa di lancio di nuovi prodotti, hanno vita breve: le due contendenti dovranno presto dimostrare di essere l’una più veloce, l’altra più potente, e farci capire il reale valore di queste componenti quando ci sarà scontrarsi sulle summenzionate cose che contano davvero.

Intanto là fuori

All’incirca dalla generazione di Xbox 360 e PlayStation 3, le console stanno cominciando a ritrovarsi nella stessa bolla in cui sono finiti da qualche anno gli smartphone: sta diventando, cioè, sempre più difficile giustificare l’esistenza e l’uscita di nuovi modelli, che ogni volta finiscono con l’aggiungere funzionalità sempre più marginali e di poco conto.

Mentre è innegabile il margine di miglioramento che Xbox One e PS4 base hanno, e che persino le loro release mid-gen Xbox One X e PS4 Pro condividono, è altrettanto innegabile come i platform owner stiano sudando sette camicie, specialmente adesso che hanno poco da condividere in termini di informazioni importanti, per dare un tono di irrinunciabilità alle loro macchine.

Il fatto che intanto là fuori il mondo dei videogiochi stia andando avanti, come da meme in alto, e si stia apprestando ad avere una delle sue migliori annate complica oltremodo le cose; in un momento in cui si affacciano sul mercato giochi appetibili e longevi, trapela sempre di più l’impressione che questa non sia una generazione che volge al termine ma una generazione che i maggiori player stanno facendo artificiosamente finire.

Il mese di marzo ne è un esempio. In una settimana come quella appena conclusasi, in cui Microsoft e Sony si sono cosparse i muscoli di tutto l’olio possibile per farli risaltare di più, Nintendo ha sfornato Animal Crossing: New Horizons, un gioco su cui il sottoscritto ha già una trentina di ore in tre giorni e che – forte di un’estetica squisita, di dinamiche rilassanti, di una gestione invidiabile del tempo dei giocatori – con la sua sola esistenza vanifica ogni qual si voglia discussione tecnica.

Ma non si tratta di una pura e qualunquista semplificazione del discorso videoludico, perché giochi del genere hanno sempre vissuto in pacifica armonia col fotorealismo e la tripla-A. Parliamo di DOOM Eternal: sempre il sottoscritto ci sta giocando su Xbox One X e trova che determinati scenari siano realizzati con una qualità grafica che ha ben pochi precedenti nel mondo del gaming su console.

Vero, parliamo di uno sparatutto in prima persona dalle ambientazioni piuttosto ridotte e che può dunque fare leva su un comparto grafico tirato a lucido non dovendo preoccuparsi di altri calcoli complessi, ma è evidente che questa beltà visiva incrina quantomeno l’incessante voglia dei maggiori produttori di console di farci sentire la necessità di una next-gen.

Quel che è certo è che la situazione non migliorerà affatto per PS5 e Xbox Series X, da tale prospettiva: ad aprile avremo Final Fantasy VII Remake, uno dei giochi visivamente più belli che abbia mai messo piede su console; a maggio avremo The Last of Us Part II, un capolavoro di animazione dal look irresistibile; a settembre avremo Cyberpunk 2077, un RPG shooter in prima persona dai creatori di The Witcher 3 che al suo classico piano orizzontale aggiungerà una nuova dimensione verticale. E questo solo per menzionare i big.

Ciò non vuol dire che l’industry non abbia bisogno di un impulso, attenzione: vuol dire che Sony e Microsoft faranno molta fatica a giustificare l’innesto di nuove console con una libreria di titoli usciti e in arrivo del genere, soprattutto fino a quando non avranno qualcosa di concreto da mostrarci. In questo senso, che per mostrare la velocità dei loro sistemi – una delle gimmick della next-gen – entrambe abbiano usato produzioni current-gen come Marvel’s Spider-Man e State of Decay 2 ci ha fatto sorridere. E un po’ pensare.

Microsoft è obiettivamente più avanti nella conversazione con i giocatori, sia lato tecnico che come software di prossima generazione (Halo Infinite, Everwild, Senua’s Saga: Hellblade II), ma questo non l’ha messa finora al riparo da qualche perplessità su dove potrà portarla la sua strategia. Sony, invece, farà bene a rompere in fretta gli indugi per mostrare a se stessa e al settore che una nuova generazione serve per davvero. Gli svarioni degli ultimi giorni andranno, e speriamo verranno, corretti in corsa man mano che ci avvicineremo alle uscite di PS5 e Xbox Series X, e le rispettive proprietà potranno sbottonarsi finalmente di più, ma è evidente che nascondano molteplici insicurezze.

Voto Recensione di PlayStation 5 (console) - Recensione


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Microsoft è obiettivamente più avanti nella conversazione con i giocatori, sia lato tecnico che come software di prossima generazione (Halo Infinite, Everwild, Senua's Saga: Hellblade II), ma questo non l'ha messa finora al riparo da qualche perplessità su dove potrà portarla la sua strategia. Sony, invece, farà bene a rompere in fretta gli indugi per mostrare a se stessa e al settore che una nuova generazione serve per davvero. Gli svarioni degli ultimi giorni andranno, e speriamo verranno, corretti in corsa man mano che ci avvicineremo alle uscite di PS5 e Xbox Series X, e le rispettive proprietà potranno sbottonarsi finalmente di più, ma è evidente che nascondano molteplici insicurezze.
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