Immagine di Alan Wake 2: The Lake House | Recensione - Ai Confini dell’Arte
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Alan Wake 2: The Lake House | Recensione - Ai Confini dell’Arte

Arriva il punto dopo Alan Wake 2 con The Lake House, che si prende il tempo necessario per parlare di arte, umanità e disumanità.

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a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Informazioni sul prodotto

Immagine di Alan Wake 2
Alan Wake 2
  • Sviluppatore: Remedy Entertainment
  • Produttore: Epic Games
  • Distributore: Epic Games
  • Testato su: XSX
  • Piattaforme: XSX , PS5 , PC
  • Generi: Survival Horror
  • Data di uscita: 27 ottobre 2023 - 22 ottobre 2024 (retail)

L’ultima volta che ho visto i titoli di coda di un Alan Wake ho dovuto attendere 13 anni prima di sapere come sarebbero continuate le strazianti vicende dell’omonimo scrittore. Nella speranza di non doverne attendere altrettanti, Remedy mette un punto ad Alan Wake 2 con The Lake House, l’ultimo contenuto aggiuntivo per il titolo di culto dello studio finlandese.

Dopo aver divagato con Night Springs e i tre racconti a episodi che approfondivano il tema principale della storia di Alan Wake 2, con The Lake House si torna a Bright Falls nel tempo presente.

Mentre Saga e Alan lottano per fuggire dal Luogo Buio, l’agente Estevez del Federal Bureau of Control dovrà indagare all’interno della Lake House. La struttura è stata costruita dal FBC per indagare sugli strani eventi collegati a Cauldron Lake, com’è lecito aspettarsi da una storia horror come Alan Wake 2, anche in questo caso è accaduto qualcosa di terrificante.

Ed è curioso che ad essere davvero terrificante non siano le minacce e le situazioni che coinvolgono Estevez, ma la storia che Remedy ha deciso di raccontare con The Lake House con i suoi, inconfondibili, modi.

Piano Terra

Il design brutalista della Lake House ci riporta direttamente al 2019, quando uscì Control (lo trovate su Amazon).

Anche l’inizio dell’indagine dell’agente Estevez, splendidamente interpretata da Janina Gavankar che le costruisce un carattere fortissimo già in poche battute, somiglia molto al modo in cui Jesse Faden iniziò l’esplorazione della Oldest House.

Se c’è una cosa che le storie dell’orrore insegnano è che il silenzio tombale in un luogo che dovrebbe brulicare di persone indaffarate, tazze di caffé che volteggiano tra le scrivanie e macchinari che ronzano a scandire il ritmo delle giornate, non è il preludio di un lieto fine.

A questo ci si aggiunge un bizzarro video di benvenuto che viene proiettato all’interno dell’atrio della Lake House. Con il loro distinto accento transalpino, Jules e Diane Marmont accolgono i visitatori e i dipendenti della Lake House. La coppia, la prima a dirigere una sezione del FBC secondo i documenti, battibecca addirittura all’interno del video.

I due litigano su chi abbia la gestione delle ricerche più avveniristiche all’interno della Lake House. Le ingiurie di Diane rivolte a suo marito erano così evidenti che vengono sovrascritte dal doppiaggio in post produzione.

Un dettaglio, forse inutile all’apparenza, ma Remedy ha già dimostrato ampiamente quanto Alan Wake 2 sia un oggetto narrativo in cui qualsiasi cosa viene mostrata al giocatore è parte di un sistema coeso di sceneggiatura dalla solidità stupefacente.

Remedy racconta, se possibile, tutte le più violente storture dei tempi moderni.

Perché nelle due ore (e qualcosa) che servono per uscire indenni dalla Lake House, Remedy racconta, se possibile, tutte le più violente storture dei tempi moderni attraverso la fiction di Alan Wake 2, senza gravare sulla trama ma, anzi, valorizzandola.

Dalle crepe della Lake House emerge l’incapacità del management di sopperire alle necessità della propria forza lavoro, la dittatura dell’ego sulla comunità, la cultura guru-centrica che danneggia il pensiero lungimirante.

I documenti che raccontano le vicende lavorative dei responsabili, Jules e Diane, fanno venire i brividi per quanto le parole scelte da Remedy siano in grado di rievocare alcune delle più comuni dinamiche tossiche dell’odierno mondo del lavoro.

La volontà di sfidarsi e mostrarsi più capaci dell’altro agli occhi di Caspar Darling (il ricercatore scomparso in Control interpretato da Matthew “Alan Wake” Porretta), trasforma la Lake House in un luogo che ospita terribili violenze con il solo obiettivo di estrarre la scoperta più avveniristica dal sangue dei propri lavoratori. Letteralmente, in alcuni casi.

E poi c’è la terrificante componente survival horror.

Piano interrato

L’esperimento della Lake House punta a ricreare gli effetti della scrittura metafisica di Alan Wake e, in generale, l’FBC sta studiando metodi alternativi per sfruttare le produzioni artistiche allo scopo di aprire la Soglia verso altre realtà.

Gli scienziati hanno cercato in ogni modo di ricostruire lo stile di scrittura di Alan, arrivando anche a rapire altri scrittori convincendoli a scrivere ripetutamente dei racconti come in una sorta di deviato workshop di scrittura.

In quella che è una elaborata e raffinata allegoria del concetto di arte come prodotto riproducibile in serie, dove una inquietante sala piena di macchine da scrivere autonome è solo uno dei riferimenti al tema delle intelligenze artificiali che sostituiscono gli artisti, Remedy sfrutta il grottesco per costruire un’esperienza di gioco molto intensa.

The Lake House di fatto reimmagina Control come se fosse un survival horror.

Complici gli ambienti ristretti, The Lake House di fatto reimmagina Control come se fosse un survival horror. L’agente Estevez non avrà a disposizione troppe armi, né troppe proiettili e ancora meno strumenti di cura, per affrontare le creature della Presenza Oscura.

Tra queste anche un tipo di avversari inediti, creati letteralmente dalla pittura dell’artista Rudolf Lane che i fan di Alan Wake ricorderanno come uno degli ospiti della clinica di Emil Hartman.

Capaci di uscire dalle pareti dipinte, le creature rappresentano il classico archetipo di “stalker”, perché sono difficili da abbattere (almeno fino a un certo punto) ed è molto più saggio aggirarle o nascondersi. Ad un certo punto vi ritroverete a girovagare per la Lake House con moltissimi di questi dipinti in questione, consci che le creature potrebbero uscire da ognuno di questi in ogni momento.

Una soluzione che fornisce una tensione ulteriore ad un’esplorazione che già di suo impegna il giocatore nel fare affidamento su di una oculata gestione delle risorse, in una mappa che cambia anche in varie occasioni mano a mano che le pagine dei manoscritti replicate dagli studi degli scienziati iniziano ad alterare la realtà.

In generale, The Lake House costruisce delle situazioni in cui sparare all’impazzata non è affatto la soluzione migliore per poter sopravvivere con abbastanza risorse fino alla conclusione.

Al crescere della tensione crescono le sfide, così come cresce la scala di follia che traspare dagli ambienti claustrofobici della Lake House e dai documenti che raccontano l’ossessione di Jules e Diane per fornire all'FBC, ma più che altro a sé stessi, la scoperta della vita riguardo la Soglia.

In un crescendo di situazioni raggelanti dal punto di vista estetico e narrativo, The Lake House prosegue con un ritmo incalzante ma ben calcolato, che fa affidamento sulla tensione e l’ansia lasciando giusto qualche momento di respiro all’agente Estevez.

Una prova da survival horror davvero ottima. Sostenuta, inoltre, da uno storytelling così pregno di idee e contenuti da offrire in sole due ore molto più di quello che tanti videogiochi offrono nella loro totalità.

Non è una casa, è un Dipartimento

The Lake House è molto di più di un buon DLC di uno dei migliori videogiochi degli ultimi anni.

È un tassello di un universo narrativo sempre più affascinante che permette di sbirciare in Control 2.

Una storia horror allegorica che viviseziona il momento storico dell’umanità misurata sui numeri e sui risultati a tutti i costi.

Un discorso sull’umanità e la disumanità esposto attraverso la fiction di un videogioco horror.

Un’opera d’arte interattiva che si congeda con i suoi fan riflettendo sul significato stesso di arte attraverso i suoi personaggi, giocando in maniera metanarrativa sul confine tra realtà e finzione di ciò che possiamo considerare arte nell’epoca del capitalismo distruttivo.

Nel tentativo di capire come replicarla in scala, gli scienziati della Lake House discutono su come si possa identificare un’opera d’arte.

Speriamo di non dover attendere altri 13 anni per ascoltare la risposta.

Voto Finale

Conclusioni Finali di SpazioGames

Pro

  • Realmente terrificante in alcuni passaggi.

  • Narrativa emergente evocativa e raffinata.

Contro

  • La longevità ridotta potrebbe deludere.

  • La trama di Alan Wake 2 è ancora in sospeso.

Commento

The Lake House dura troppo poco ma, visto quanto riesce ad essere terrificante, forse potrebbe essere una fortuna. Remedy cala il sipario su Alan Wake 2 con un contenuto coeso e denso, in cui riversa una grandezza di intenti esorbitante dal punto di vista narrativo. Recupera alcuni elementi dal primo Alan Wake, imposta uno scenario per il futuro del suo universo condiviso e, nel frattempo, si concede riflessioni importanti e per niente scontate su arte, umanità e disumanità. Un "finale" degno di uno dei migliori videogiochi degli ultimi anni.
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