AI: The Somnium Files - Nirvana Initiative | Recensione - Suggestioni oniriche
Sì, è un seguito ma potete giocarlo anche se non aveste toccato il primo. Partiamo alla scoperta della Nirvana Initiative
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a cura di Gianluca Arena
Senior Editor
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Spike Chunsoft
- Produttore: Spike Chunsoft
- Distributore: Spike Chunsoft
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH
- Generi: Avventura
- Data di uscita: 8 luglio 2022 (EU) - 24 giugno 2022 (USA) - 23 giugno 2022 (JPN)
Sono passati quasi tre anni da AI The Somnium Files, avventura investigativa di Spike Chunsoft che seppe conquistarci e fu promossa a pieni voti sulle nostre pagine, ed è quindi con un misto di curiosità e di eccitazione che aspettavamo Nirvana Initiative, sequel (in)diretto dietro cui c'è sempre la mente contorta del geniale Kotaro Uchikoshi, che pure stavolta ha agito da sceneggiatore e non da director, ruolo rivestito invece da Akira Okada.
Se, come a noi, vi è piaciuto il primo titolo e non vedete l'ora di vestire di nuovo i panni del detective, potreste aver trovato il gioco giusto.
Due coppie sono meglio di una
L'insolita (ed improbabile) coppia formata da Ryuki, detective alle prime armi alle prese con un caso piuttosto scottante, e Tama, la raffinata intelligenza artificiale impiantata direttamente nel suo occhio sinistro, rappresenta il perno attorno al quale giostrano le vicende di AI: The Somnium Files - Nirvana Initiative.
Sebbene in quanto a fascino questi non si dimostrino al livello del protagonista del precedente episodio, quel Kaname Date che sprizzava carisma da tutti i pori, la loro esuberanza, il curioso rapporto che li lega e le buffe battute che li coinvolgono rappresentano buona parte del motivo per cui anche la narrativa di questo sequel funziona, in accoppiata con il ritorno di una manciata di volti noti agli amanti del primo capitolo, tra cui quelli di Mizuki, Boss, Pewter e Ota.
Intelligentemente, Uchikoshi ed il suo team hanno deciso, visti i legami con il primo titolo, di non tagliare fuori quanti non avessero giocato al prequel, tramite la possibilità di rispondere "no" alla precisa domanda riguardo alla conoscenza degli eventi del titolo del 2019: i dialoghi, le spiegazioni e la tipologia di informazioni cambiano sensibilmente qualora si opti per questa scelta.
Nel contempo, per non penalizzare i fan della prima ora, che saranno sicuramente felici di ritrovare buona parte del cast del titolo originale, è possibile selezionare "si" e procedere con dialoghi più snelliti, riferimenti più frequenti agli avvenimenti passati e qualche spiegazione in meno.
In entrambi i casi, beninteso, la linearità della narrazione non viene intaccata, eppure è possibile, come nel primo episodio, ottenere finali multipli a seconda delle scelte operate, e in particolare di quelle prese nell'ultimo terzo dell'avventura, che per il resto procede perlopiù identica indipendentemente dall'eventuale conoscenza pregressa delle vicende del primo episodio.
L'impressione generale è che Uchikoshi abbia avuto un po' meno fiducia nel giocatore rispetto ad altri suoi prodotti passati, se è vero che Nirvana Initiative abbonda di spiegazioni e di fasi in cui i personaggi tornano su quanto accaduto per far luce e fugare ogni possibile dubbio, ma questo potrebbe rappresentare un problema solo per i veterani del game designer nipponico.
Sebbene la parentela narrativa tra i due titoli sia evidente, ed il tono generale sia simile, Nirvana Initiative sembra prendersi un po' meno sul serio del prequel, nonostante il caso principale preso in carico dai detective sia decisamente cruento.
Ambientato circa sei anni dopo gli eventi raccontati nel primo capitolo, esso ruota infatti attorno alle malefatte di un serial killer le cui vittime vengono rinvenute letteralmente divise in due in maniera netta, come due parti di un manichino smontabile. Come se non bastasse, e ci fermiamo qui per non avventurarci nel campo minato degli spoiler, anche la loro collocazione temporale è quantomeno insolita...
Pur partendo da premesse fantastiche, e richiedendo un certo grado di elasticità nella gestione della sospensione dell'incredulità (come d'altronde anche altre storie griffate Kotaro Uchikoshi), il plot è intrigante e tutto sommato coerente, sebbene rimanga un gradino sotto a quello del primo episodio, quantomeno a nostro parere.
Questo dipende, probabilmente come per molti altri sequel che riutilizzano personaggi e meccaniche dei titoli che li hanno preceduti, dalla minore freschezza del prodotto, che non può più contare sul fattore novità rappresentato dal lancio di una nuova proprietà intellettuale sul mercato.
Nondimeno, gli appassionati di storie a sfondo crime, mistery e fantascienza troveranno senza dubbio pane per i loro denti lungo un'avventura della durata approssimativa di circa venticinque – trenta ore, al termine delle quali ci saranno finali multipli, non tutti ugualmente soddisfacenti, ad attenderli.
Sogni agitati
La struttura di gioco è rimasta perlopiù intatta rispetto al titolo pubblicato tre anni or sono, e questo è più che comprensibile considerando l'ottima accoglienza che gli riservarono tanto la stampa specializzata quanto il pubblico: le fasi di investigazione delle scene del crimine e quelle di interrogazione e/o di dialogo con i sospetti ed i testimoni fanno ancora la parte del leone, e quindi, esattamente come facemmo in occasione della recensione del primo capitolo, tenderemmo a sconsigliare l'ultima fatica Spike Chunsoft agli amanti dell'azione forsennata e dei proiettili.
Nel ricalcare le orme del precedente capitolo, però, il team di sviluppo non è riuscito ad ovviare, se non parzialmente, a quella che ci era sembrata l'unica debolezza del franchise già nel suo episodio d'esordio, ovvero la logicità e la costruzione di alcune delle sequenze puzzle, che qui prendono il nome di Psync.
Talvolta, infatti, soprattutto durante la prima metà dell'avventura, quando il mistero è ancora piuttosto fitto, la soluzione alle sequenze oniriche è un po' contorta e, complice lo stringente limite temporale di sei minuti, queste si prestano al trial and error, minando un po' la continuità del racconto e la sospensione dell'incredulità.
La situazione migliora con il progredire della storia, perché si entra pian piano nella logica del gioco e si impara a conoscere i personaggi dentro il cui inconscio saremo chiamati ad avventurarci, ma nondimeno il problema persiste, e rappresenta forse un'occasione mancata visto che è ereditato dal predecessore.
A donare al gioco il medesimo, magnetico fascino del capostipite è l'intelligente giustapposizione di differenti registri linguistici e dialogici, che consente una buona gestione dei momenti più leggeri, tipicamente anime nel loro svolgimento, e l'efferatezza degli omicidi che saremo chiamati a risolvere: i giapponesi (e Uchikoshi in particolare) hanno più volte dimostrato di essere maestri nel campo, e Nirvana Initiative non rappresenta che l'ultimo esempio in tal senso.
Sottolineiamo anche la rigiocabilità dell'opera: grazie alla medesima timeline già apprezzata in occasione del primo capitolo, è possibile riavvolgere il tempo e rigiocare sezioni già completate, operando scelte diverse o indirizzando semplicemente i dialoghi verso nuovi obiettivi.
Sebbene questo stravolgerà solo fino ad un certo punto l'evolversi delle vicende, la quantità di nuove scene, scambi opzionali e location inedite è notevole per un titolo di questa portata e giustifica ampiamente run multiple.
Senza intoppi
Nonostante una patch ci avvisasse della probabile sporcizia del codice review ricevuto, non abbiamo riscontrato molti dei problemi che ci erano stati segnalati giocando su PlayStation 5 in retrocompatibilità: la traccia audio è correttamente sincronizzata con il labiale durante i dialoghi, non abbiamo riscontrato cali di frame rate degni di nota (qualcosa si ma in un titolo lento come questo davvero nulla di grosso da segnalare), con l'eccezione di un singolo, temporaneo freeze del gioco della durata di un paio di secondi.
Troviamo doveroso sottolineare anche la bontà del doppiaggio, che, sebbene faccia il paio con quello del precedente episodio, non è così scontata in una produzione non di primissimo piano come questa: tanto la traccia inglese, in compagnia della quale abbiamo passato la maggior parte del tempo, quanto quella giapponese evidenziano eccellenti scelte per le voci e performance attoriali significative, che aggiungono spessore ai personaggi e li rendono davvero vivi.
Per il resto, pur non spiccando per qualità tecniche, The Nirvana Initiative mette in mostra, ancora una volta, una ricercata direzione artistica ed una tavolozza di colori brillanti e saturi, che accompagnano bene la narrazione ed il variopinto cast di personaggi.
Molto brevi i caricamenti, che si giovano del performante SSD di PS5 e soddisfacenti le prestazioni in generale, tenendo sempre bene in mente la natura indipendente del titolo, che nonostante una buona cura generale per i dettagli è ben lontano dalle vette che la nuova console Sony (ma anche PS4 in versione nativa) ha già dimostrato di poter raggiungere.
Va tenuto a mente, inoltre, che la totalità delle nostre poco meno di trenta ore di test sono avvenuta con la versione 1.0.0 del gioco, che non godeva della famigerata patch del day one installata, e quindi ci spingiamo a dire che, a meno di impronosticabili disastri, l'aspetto tecnico del gioco supera a pieni voti l'esame senza troppe difficoltà.
Versione recensita: PS4
Voto Recensione di AI: The Somnium Files - nirvanA Initiative - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Storia e personaggi molto ben scritti...
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Doppiaggio e musiche di buon livello
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Strizza l'occhio ai fan del primo ma senza chiudere le porte ai neofiti
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Finali multipli e buona rigiocabilità
Contro
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...ma forse un po' meno dell'originale
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Fasi puzzle ancora farraginose