Il videogioco è per indole un medium sperimentale. Gli stessi generi, che oggi definiamo con facilità, sono frutto di una sperimentazione del passato che ha fissato un canone. Nella scorsa generazione una delle sperimentazioni più apprezzate è stata quella delle nuove avventure grafiche in stile Telltale o alla Life is Strange, per intenderci. Giochi dalla forte inclinazione narrativa, suddivisi in episodi, dove l’azione di gioco è spesso minima, lasciata in gran parte a risposte multiple o quick time event. A metà strada tra questo concept e quello di un action con qualche elemento da picchiaduro si poneva però un gioco tanto interessante quanto sottovalutato: Asura’s Wrath. Riscopriamolo insieme in questo episodio di Why (not) Famous!
Da Naruto ad Asura’s Wrath
Rilasciato nel febbraio del 2012 per PlayStation 3 e Xbox 360, Asura’s Wrath è stato sviluppato da CyberConnect2, nota per aver lavorato poi a svariati adattamenti del manga Naruto, e pubblicato da Capcom. Il gioco è caratterizzato da uno stile unico che fonde elementi della mitologia asiatica ad altri squisitamente fantascientifici, ed era suddiviso in quattro parti per un totale di ventidue episodi chiamati kānda. La sua storia ci porta a Gaea dove i Gohma, feroci esseri dalle sembianze animalesche, stanno portando il caos sotto la guida del mostro serpentiforme Vlitra, incarnazione della rabbia del pianeta. In aiuto delle genti ci sono gli otto guardiani celesti, semidei dai poteri immensi decisi a riportare la pace ad ogni costo. Questi lottano contro Vlitra e i Gohma in un ciclo infinito di battaglie dalle quali la minaccia riemerge ogni volta più forte di prima.
La storia di Asura
Asura è il generale al comando della prima linea in cui i celesti combattono, sotto l’effige dell’Imperatore. Dopo un’estenuante battaglia le sorti del conflitto vengono insperatamente ribaltate e i Gohma confinati in un sonno millenario. Asura viene però accusato di tradimento e gettato nel Naraka, dove rimarrà imprigionato per dodicimila lunghissimi anni. La rabbia, l’ira, la sete di vendetta di Asura non solo danno giustamente il nome all’opera, ma sono il perno centrale su cui ruota il proseguire di questa epica storia. Risvegliatosi, Asura trova un mondo in cui i suoi vecchi compagni hanno assoggettato l’umanità al fine di usarla come fonte per la raccolta del Mantra e la minaccia dei Gohma è tornata su Gaea. La storia scandita nei kānda di Asura’s Wrath è una delle meglio scritte degli ultimi anni, piena di simbolismi e in grado di coinvolgere anche il giocatore meno empatico del mondo. Il vero scoglio che ne ha limitato il successo commerciale è stato il bilanciamento tra narrazione e gameplay.
Tra difetti e non difetti
Oggi, dopo tutte le nuove avventure grafiche a cui ci siamo abituati, sembra strano pensare che il titolo sia stato criticato per via di un gameplay che si divideprincipalmente in tre parti: combattimenti a terra, fasi di shooting in terza persona e QTE durante le cut scene. L’unico vero grande difetto del titolo, frutto di un periodo in cui anche i contenuti aggiuntivi a pagamento erano ancora una novità, è stato l’aver rilasciato come DLC l’ultima parte, al cui interno sono contenuti quattro episodi, che rappresentano il vero finale del gioco.
Ad ogni modo oggi la cosa non rappresenta più un problema visto che il titolo è reperibile a un prezzo davvero basso, per cui se vi siete incuriositi e possedete ancora un’Xbox 360 o una PlayStation 3 potrete giocarlo completo a pochi spicci. Il titolo comunque ricevette un giudizio piuttosto positivo da parte della critica e tutt’ora ha un punteggio Metacritic di 71, al netto delle critiche relative al gameplay, per un comparto narrativo ma anche tecnico e artistico davvero di altissimo livello.