Vite in Gioco

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a cura di Phoenix

Il personaggio di questa settimana è un’altra di quelle personalità che non si dimenticano, che restano salde, ancorate nei nostri ricordi; una di quelle personalità che si manifestano senza essere banali, lasciando il videogiocatore serenamente sorpreso e, soprattutto, piacevolmente colpito. Forse, mai come in questo caso, l’oggetto di questa rubrica non è un mero personaggio, una manifestazione fisica della nostra coscienza, ma una “personalità“. Questa mia affermazione potrebbe sembrare un paradosso, un’esagerazione, dato che, a conti fatti, GlaDOS non è nient’altro che un’intelligenza artificiale; eppure, il viaggio che il videogiocatore compie in Portal, sembra, se osservato più da vicino, un cammino che si modifica e si trasfigura a partire proprio da GlaDOS, dagli intricati meandri della sua personalità divisa, così forte e, nello stesso tempo, essenzialmente enigmatica.
Il ritratto che il videogiocatore, alla fine, è chiamato a disegnare è, forse, uno dei più difficili da portare a termine, perchè GlaDOS, a causa della sua penetrante psicologia, delle sue parole e dei modi in cui riesce a mascherare i suoi intenti, risulta un essere essenzialmente complesso, difficilmente classificabile e paradossalmente lontanissimo dalla classica concezione di “essere senziente“.
Per questo motivo, la voce di GlaDOS è una voce che ogni videogiocatore di Portal ricorda benissimo; una voce che, apparentemente serena, mostra volutamente una sincera ambiguità, che confonde e irrita, ma che, a conti fatti, non fa nient’altro che proporre, con una poetica follia, degli orizzonti di riflessione che, a volte, sarebbe meglio non evitare.
La sfida della complessità
GlaDOS, a parere di chi scrive, è una rappresentazione immaginaria, ma al contempo perfettamente coerente, di ciò che sia la scienza che la filosofia chiamano, a buon diritto, un sistema complesso; un sistema che si modifica in modo casuale, o, se volete, in modo imprevedibile, in base alle interazioni che avvengono tra le singole parti del sistema stesso. Così, GlaDOS possiede la stessa struttura complessa di un essere essenzialmente umano, un essere la cui personalità è data da un’interazione e, per questo motivo, inevitabilmente soggetta alle leggi del caso. Forse, l’intento di Valve era proprio di mostrare come la casualità riesca a penetrare anche all’interno di circuiti e sistemi binari; una casualità che, probabilmente, è l’unico vero ingrediente in grado di creare una personalità che risulti, a conti fatti, essenzialmente umana.
Così, quando Chell distrugge il core della moralità, la voce di GlaDOS si fa più umana, quasi come se quella parte di lei non fosse altro che un freno, artificiale, della casualità inalienabile.
GlaDOS è un’intelligenza artificiale che pensa da essere umano, ma agisce da macchina; un sistema talmente complesso che deve, necessariamente, essere distrutto. Questa è la vera sfida del videogiocatore. Questo, a conti fatti, è Portal.
Il fine giustifica i mezzi, sempre.
Attraverso GlaDOS, gli sviluppatori di Portal sono riusciti, in modo assolutamente geniale, a mettere in scena una sorta di battaglia etica, una guerra tra umanità e artificialità che viene combattuta, esigendo un vincitore, sul terreno franoso della moralità. GlaDOS è una rappresentazione assolutamente originale di uno spirito etico teleologico, all’interno del quale l’unica cosa che conta è, in modo assoluto, il fine ultimo, lo scopo.
Valve, in questo modo, ha dato vita ad un conflitto esteriore tra il fine e i principi etici che, per esso, vengono violati, e GlaDOS diviene non un esempio, ma un monito; un monito per sottolineare che i principi morali non si possono “creare”, o semplicemente inserire, nè tradurre in un codice binario.  La moralità non è fatta di bianco e nero, nè di essere e dover essere, ma di scelte che non possono essere previste, casuali e, a volte, essenzialmente difficili. GlaDOS possiede una psicologia complessa, e una personalità assolutamente simile a quella di un essere umano, ma ripararsi dietro un fine, senza alcun rispetto per alcuni principi etici essenziali, è un comportamento che, a conti fatti, può essere compreso, e accettato, esclusivamente da una “macchina“. Solo una macchina, infatti, tra la salvaguardia di un principio e il perseguimento di un fine sceglierebbe, inevitabilmente, ciò per cui, sin dal”inizio, è stata creata: il suo fine, il suo scopo, il suo calcolo.
In questo modo Valve è riuscita a creare una delle nemesi più particolari dell’intera storia videoludica; un’intelligenza artificiale che, per quanto umana possa sembrare, è un’antitesi geniale, e assolutamente indimenticabile, di tutto ciò che contraddistingue, in modo essenziale, il vero essere umano.
La torta è una bugia
GlaDOS è l’unico essere senziente che si rapporta, attivamente, con il videogiocatore, e Portal si sviluppa proprio attraverso alcune affermazioni di questa figura, la quale, sin dall’inizio, sembra mostrare una voluta ambiguità. Pertanto, una volta palesata la vera psicologia di GlaDOS si origina, con magistrale chiarezza, il famoso paradosso del mentitore, e mentre il videogiocatore crede, finalmente, di aver compreso qualcosa, e, soprattutto, di essere uscito dalle fitte ombre della menzogna, pian piano si accorge che, in realtà, tale scoperta non ha fatto nient’altro che creare una situazione ancora più intricata e, soprattutto, ancora più favorevole alla stessa GlaDOS.
Così, il videogiocatore viene letteralmente trasportato in un universo che non è nient’altro che una manifestazione di questo paradosso; Portal è un viaggio all’interno della personalità intransigente e subdola di questo computer appeso ad un soffitto, un viaggio nella psicologia di un mentitore, un viaggio nella menzogna mascherata da altra menzogna. Attraversare i portali non è un modo per proseguire, è un modo per girare in tondo, per mettere ordine nei pensieri artificiali e computerizzati di una macchina che non è malvagia, ma che, semplicemente, sta perseguendo il suo scopo.
La menzogna non è un errore della macchina, bensì un mezzo per raggiungere questo scopo, per confondere e mascherare il suo vero intento; così il videogiocatore pian piano si accorge che la verità, in questo universo, non esiste affatto, che l’unica cosa che conta è il caos generato da questo paradosso. Perchè l’unica verità racchiusa in questo mondo psicologico e folle, in fin dei conti, è proprio la menzogna, la folle promessa di una torta, di una bugia, di un errore.

GlaDOS è una figura folle e, nel contempo, estremamente geniale. Non sono uno scienziato, ma i problemi della scienza mi hanno sempre affascinato; così, in questo personaggio, ho ritrovato molti di questi problemi, manifestati in modo particolare e assolutamente brillante. Grazie alla presenza di GlaDOS l’avventura vissuta dal protagonista si fa decisamente più ricca, assumendo dei contorni tutt’altro che scontati e, soprattutto, ricchi di stupende sfumature. Portal ha decisamente meritato i suoi premi, mentre GlaDOS, ancora una volta, ha tutta la nostra attenzione, come un eterno ritorno dal quale nessuno, irrimediabilmente, può fuggire.

“Utilizzo le mie capacità nel modo più completo possibile, ed è il massimo che ogni entità cosciente possa mai sperare di fare” (HAL 9000 – 2001: Odissea nello Spazio)

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