Vite in Gioco

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a cura di Phoenix

Raccontare personaggi, narrare storie, descrivere attimi. Compiti in grado di suscitare forti emozioni, perché esistono videogiochi che non finiscono con lo spegnersi del monitor, libri che non si concludono con l’ultima pagina, racconti che non si esauriscono con la parola “fine“. Storie che restano vive, a volte come un solido ricordo, a volte come un’immagine sfocata di un sogno lontano. The Longest Journey è una di queste di storie, uno dei migliori punta e clicca della storia, uscito quando il nostro calendario segnava l’anno 1999. Protagonista della storia, April Ryan, è un personaggio fantastico, ben costruito e, soprattutto, straordinariamente ben raccontato. Il suo viaggio è un viaggio di maturazione, interiore ed esteriore, un viaggio che costringe questa ragazza a divenire, a tutti gli effetti, una vera donna. Un processo di maturazione, questo, che The Longest Journey riesce, con grande maestria, a mettere in scena senza forzature, senza cadere nel paradosso di una saggezza inconsapevole; un processo di trasformazione reso possibile da un viaggio stupendo, ricco di significati profondi, un viaggio che riesce a portare alla luce i lati più intimi del carattere una persona, e mostrando che, in fin dei conti, i nostri sentimenti, e le nostre emozioni, influenzano, in maniera imprescindibile, l’esperienza stessa della vita. April, con assoluta chiarezza, riesce a fondere assieme due essenze, quella di una ragazza normale e quella di una ragazza speciale, così come The Londest Journey riesce, attraverso la figura di April, a fondere assieme due mondi, Stark e Arcadia. Così, il viaggio interiore compiuto dalla nostra protagonista non è nient’altro che il microcosmo perfetto di quel viaggio più grande, ma ugualmente profondo, da cui il videogiocatore, in un attimo, viene irrimediabilmente rapito.
Due Mondi, una Viaggiatrice
Il viaggio di April comincia con la scoperta di se stessa, con la scoperta di essere una Viaggiatrice, una persona in grado di viaggiare tra i Mondi. Da questa scoperta, tuttavia, comincia il suo vero processo di evoluzione, di maturazione, di trasformazione; un “Rito di Passaggio“, è in questo modo che si può definire il suo viaggio, un viaggio ricco di esperienze e di profondità, che conduce, la nostra protagonista, ad una consapevolezza di sé stessa ancora più grande, ancora più ricca, suggerendo alla mente del videogiocatore che, a conti fatti, ogni fine segna, irrimediabilmente, un nuovo e più sincero inizio nella lunga strada che conduce alla conoscenza di se stessi. Un viaggio complesso, difficile, a tratti finanche impercorribile; anche per April, speciale ma, nello stesso tempo, assolutamente normale. Eppure, April è un’artista, una persona abituata a trasmettere, nel mondo reale, le sue emozioni più profonde; forse non è un caso che la figura di April sia presentata in questo modo, quasi come se gli sviluppatori del titolo volessero suggerire, al videogiocatore attento, che ogni arte è un “viaggio tra mondi”, un incontro dello spirito con se stesso e con il mondo dell’emozioni, dal quale ogni arte, in fin dei conti, proviene.
La sua infanzia difficile, ricordi rimossi di quel buio periodo e il suo rapporto privo di amore con il padre adottivo, temprano lo spirito di questa ragazza, artista in un mondo dominato e guidato dall’amara tecnologia, un mondo di cui April non sembra far parte, una nota stonata in un’orchestra che continua a suonare sempre la stessa musica. Ed è per questo che April è speciale, una consapevolezza che, in lei, matura solo alla fine del suo viaggio, quando, ormai, è pronta ad abbracciare, con il calore della coscienza, la sua sincera maturità.
Profumo di Donna
April è senza dubbio uno dei migliori personaggi femminili dell’intera storia videoludica. Attiva, forte, bella, April Ryan si trova costretta a prendere decisioni che possono alterare il destino del mondo, e lo fa senza perdere la sua coerenza, senza tralasciare le emozioni e l’empatia che caratterizza tutta l’avventura di The Longest Journey. Una protagonista che, a differenza di altri personaggi femminili, diviene eroina senza perdere la sua femminilità, mostrando, con straordinaria forza e delicatezza, quanto potere e “magia” si celino, nascosti, all’interno di ognuno di noi.
Sensibile, decisa, coraggiosa, April Ryan è la perfetta protagonista di un’avventura interiore, fatta di empatia, sentimenti e decisioni difficili, prese senza superficialità, con rispetto e con assoluta coerenza.
The Longest Journey mette il videogiocatore nei panni di una protagonista “vera”, di un’eroina reale e, soprattutto, in continua evoluzione. Un’eroina che tiene un diario pieno di considerazioni profonde, come si faceva una volta, quando l’epoca in cui vivevamo non aveva ancora visto il trionfo della tecnologia, lo stesso trionfo che, sensibilmente, si può osservare nell’immaginario mondo di Stark. E, ancora una volta, è proprio per questo che April è così speciale; una nota stonata che, in realtà, è una fiaccola di un mondo diverso, forse più semplice, ma non per questo meno bello.
Una nuova April
Alla fine della sua avventura April è diversa, cambiata dal corso degli eventi vissuti, cambiata da quell’avventura che ha lasciato un segno indelebile all’interno del suo spirito forte, ma non indistruttibile. Ormai consapevole del proprio ruolo, e della propria importanza, April è decisa ad accettare il cambiamento, pronta, in fin dei conti, ad avere nuovamente fiducia negli altri e in se stessa. Ed è così che il suo “rito di passaggio” si conclude, senza, tuttavia, “finire”. Una maturazione, la sua, che, una volta cominciata, non può fermarsi; una maturazione destinata a proseguire, destinata a metterla dinanzi a nuove sfide, a nuove decisioni, a volte più semplici, a volte ancora più complesse. Una maturazione che, dieci anni dopo, sembra aver lasciato segni indelebili nella coscienza della nostra protagonista. In Dreamfall: The Longest Journey, il videogiocatore ritrova April divenuta donna, disillusa, stanca, provata e in cerca di vendetta. Eppure, ancora una volta, April stupisce, poiché, nonostante tutto, resta ancora in grado di provare dei sinceri sentimenti, poiché è ancora in grado di fidarsi degli altri, mostrando, in questo modo, che l’avventura vissuta assieme al videogiocatore non è stata inutile, che la nuova April non ha dimenticato se stessa, né quel suo viaggio ricco di profondità e di storie vissute.
April è scappata, è scappata da casa per fuggire da un padre violento e da un mondo senza speranza. È scappata per dare un senso alla sua vita, per cercare la sua felicità e per essere, a conti fatti, davvero speciale. Ci è riuscita…ha trovato se stessa.

April Ryan è un personaggio che, forse, si è perso nei meandri del tempo. Spero che molti di voi, come me, ricordino la splendida avventura di questa splendida protagonista. Il suo viaggio ricorda un vero e proprio percorso di apprendimento e di maturazione interiore, alla fine del quale il vero risultato finale è il doveroso cambiamento; un cambiamento frutto delle nostre esperienze, delle nostre riflessioni, dei nostri ricordi che, ogni giorno, portiamo con noi e che, per tutta la vita, custodiamo gelosamente.

“La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto.” (Albert Einstein)

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