Esistono personaggi che sopravvivono al loro tempo, personaggi che resistono alle comuni leggi naturali, personaggi che vivono grazie al videogiocatore che entra in contatto con loro, mediante la storia e l’avventura che essi vivono. Joel, protagonista di The Last of Us, è sicuramente uno di questi personaggi. Naugthy Dog, attraverso Joel, dimostra, ancora una volta, di saper creare delle personalità complesse e, cosa ancora più difficile, di saperle raccontare e mettere in contatto con il videogiocatore. L’avventura di Joel si svolge in un futuro in cui un particolare fungo è in grado di attaccare la corteccia cerebrale degli esseri umani, trasformandoli in creature molto simili a zombie. Questo è lo sfondo di un’avventura tutt’altro che scontata, un viaggio caratterizzato da importanti tematiche attuali, e da numerosi spunti di riflessione che vanno al di là della visione apocalittica. Sì, perché The Last of Us è molto di più di un semplice “gioco zombie”, è una storia di sentimenti e affetto all’interno di un mondo in cui gli istinti umani primordiali, e la paura reciproca, sembrano aver sconfitto ogni forma di vera e propria “umanità”.
Il mostro…l’umanità
Joel è una persona fredda, schiva, triste, silenziosa. Egli ha vissuto due epoche, e porta con sé il peso delle di tutto ciò che gli è accaduto in passato. Forse è proprio per tale motivo che il videogiocatore non fa fatica a comprendere la sua condizione, la sua amarezza, la sua stanchezza. La figura di Joel è quindi in netto contrasto con quella di Ellie, una ragazzina adolescente che non ha mai conosciuto la vita, e il mondo, prima del virus. Due figure che, a conti fatti, non potrebbero essere più lontane; eppure riescono, assieme, a stupire il videogiocatore che compie, con loro, questo viaggio finemente raccontato.
Il viaggio di Joel ed Ellie è crudo, violento, amaro e spietato; pian piano che i protagonisti si avvicinano alla loro meta, si restringe non solo la distanza dalla “salvezza”, ma anche e soprattutto la distanza emotiva tra i due personaggi. Il muro, fatto di silenzi e di distacco, tra Joel ed Ellie è destinato indissolubilmente a rompersi, a distruggersi sotto il peso delle esperienze condivise, e dell’affetto. Durante il corso del viaggio, il muro che li separa mostra delle crepe, delle lacerazioni, dei punti deboli; eppure è solo nel finale che esso è destinato a crollare. In un paradossale attimo di fermezza, quella fermezza dell’amore di un padre verso una figlia, Joel prende la decisione più difficile, quella dettata dal cuore, perché, in fondo, il cuore ha ragioni che la ragione non conosce. Così, lo scontro tra queste due personalità distinte e lontane è tale da riuscire ad abbattere la barriera che li separa, unendoli in un modo che in pochi videogiocatori, forse, si aspettavano veramente. Un ultimo scontro tra chi crede ancora nel genere umano e chi, invece, lo ha conosciuto personalmente.
Il titolo Naughty Nod, infatti, in più di un’occasione nasconde una critica amara al genere umano; grazie all’ambientazione del titolo, gli sviluppatori sono riusciti a mettere a nudo, e a enfatizzare, tutte le assurde convinzioni e le tracotanti caratteristiche del mondo contemporaneo. All’interno di The Last Of Us, l’uomo è una minaccia peggiore del virus, è un mostro che non ha le sembianze di un mostro.
Il viaggio compiuto da Joel, ha il pregio di riuscire a grattar via il superfluo, ha la capacità di arrivare all’essenza dell’umana natura, trasfigurando le nostre più remote paure in un mondo in cui la natura, con la violenza di un perfetto contrappasso dantesco, si sta, con calma, riappropriando di ciò che le è proprio di diritto. In questa atmosfera si erge il nostro protagonista, inconsapevole che il destino è pronto a riservagli l’occasione giusta per prendersi la sua vendetta nei confronti del genere umano che gli ha strappato tutto ciò a cui teneva davvero, mentre la giustizia, inesorabilmente, sta già facendo il suo corso. The Last of Us, infatti, ci mette nei panni di un uomo a cui il genere umano ha strappato via tutto. L’uomo è la causa del dolore di Joel.
Ellie, compagna di viaggio di Joel, è una ragazza forte, una ragazza matura, cresciuta in un mondo che, fondamentalmente, crede nell’antica bellezza del genere umano, quella piena di vizi, di angosce, ma anche in grado di amare e di sacrificarsi. Così Ellie è pronta ad andare incontro al suo destino, con fermezza, risolutezza, serenità. Joel, però, non condivide le speranze di quella ragazza; egli stesso è un prodotto di quell’umanità, un umanità dai tanti difetti, un’umanità che alla fine, attraverso la scelta di Joel, mostra i suoi pregi: un umanità in cui un padre è grado di amare una figlia, e di mentire pur di salvarla e vederla felice. Questo è l’amore che viene prima di ogni cosa, che supera tutto il resto. E forse è proprio questo il motivo per cui dobbiamo ammettere, indiscutibilmente, che Joel è davvero “l’ultimo di noi”.
L’attesa del presente
Joel, come molti personaggi omerici, riesce, da solo, a mostrare il meglio e il peggio della nostra epoca e di ciò che chiamiamo “genere umano”. Il suo viaggio è un cammino che spinge a riflettere sull’interiorizzazione del mondo esterno, e soprattutto rinnova, costantemente, una riflessione sul cambiamento e sul rapporto tra società, mondo e uomo.
Grazie al suo viaggio crudele e spietato, e grazie alla hybris cinematografica degli sviluppatori, Joel si rivela un personaggio profondo e unico, in grado di suscitare forti emozioni e di regalare, al videogiocatore una rara e paradossale affinità.
The Last of Us, unendo due personaggi apparentemente lontani, ci rammenta, e sottolinea, alcune futilità della nostra epoca, e la stessa figura di Ellie, in più di un occasione, diviene la personificazione della critica al consumismo e all’egocentrismo tipici della nostra attuale cultura; Joel, nella sua essenza e nella sua scelta finale da antieroe, è sicuramente uno dei personaggi più sinceri e reali della storia videoludica di questa generazione. Il finale delle sue vicende è la somma espressione di una battaglia interna, una battaglia dolorosa, pesante, tremenda.
Viviamo in un’epoca in cui i giovani sono costantemente proiettati nel futuro, riponendo in esso tante e, forse, troppe speranze, mentre gli anziani passano le loro giornate nella costante rievocazione del passato, nel sapore della bellezza di ciò che è stato e che mai sarà. All’interno di questo gioco delle parti, all’interno di questo vortice di animi orientati tra il passato e il futuro, si finisce, inesorabilmente, per perdere di vista il presente. Ecco, la scelta finale di Joel è una scelta in cui l’importanza del presente si manifesta con una forza e una violenza tali da colpire il videogiocatore in modo deciso, sincero e reale.
Joel manifesta, in senso forte, l’importanza del presente, e ci rammenta che un uomo è fatto del suo passato e del suo futuro, eppure vive solo, ed esclusivamente, il suo presente.
Delitto e Castigo
Gli eventi che danno inizio a The Last of Us mostrano, senza palesarlo completamente, un protagonista pervaso, ma non sopraffatto, dalla cupa angoscia e dalla solitudine emotiva, dalla disperazione e dal rimorso. Sono le stesse condizioni in cui versa Raskol’nikov, protagonista del romanzo Delitto e Castigo di Dostoevskij; eppure c’è una differenza sostanziale che separa questi due personaggi: Raskol’nikov ha commesso il delitto, mentre Joel lo ha subito. Il viaggio di questi due personaggi è quindi diverso, per certi versi opposto, eppure il percorso da essi compiuto è pressoché il medesimo, paradossalmente quasi del tutto identico. Il Castigo rappresenta, per loro, la via verso la salvezza, una salvezza interiore, una salvezza dalla solitudine e dalla colpa, una salvezza, quindi, che ha il sapore della liberazione.
In The Last of Us la salvezza è rappresentata da Ellie; una ragazzina che sarà in grado di salvare il nostro protagonista dal dolore, dal senso di colpa e dal castigo morale.
Alla fine del suo viaggio, Joel è salvo, è salvo grazie ad Ellie; egli è salvo dal dolore grazie a questa splendida ragazzina. Joel è salvo, e libero,perché non è più solo. In questo senso la scelta finale compiuta da Joel è sensata, antieroica ma giusta. Poiché un padre non dovrebbe mai sopravvivere ai suoi figli. Una scelta, quindi, che ristabilisce l’equilibrio interno al genere umano in un mondo che, ormai, è in preda al caos che lo ha generato.
Ed è proprio grazie ad Ellie che Joel diviene un personaggio, come Raskol’nikov, al di là del bene e del male. Si perdona tutto, a Joel, perché lo fa per proteggere Ellie; e, ancora di più, gli si perdona la menzogna, poiché è detta per ammirare un sorriso di quella splendida e sincera ragazzina, per leggere la spensieratezza nei suoi occhi e per osservare ciò che noi, con semplicità e sicurezza nel presente, chiamiamo, a tutti gli effetti, felicità.
Joel è uno di quei personaggi splendidamente raccontati, e destinato, inevitabilmente, ad entrare a far parte della storia videoludica. Il suo viaggio, in compagnia di Ellie, si rivela estremamente coinvolgente e in grado di stimolare le capacità empatiche del videogiocatore più attento e maturo. Alla fine, quando si spegne il monitor, la sua figura ci lascia un senso di vuoto e di amarezza, perché egli è un personaggio che, a conti fatti, non si vorrebbe mai abbandonare. Come di consueto, affido ai lettori una breve frase che racchiude il senso generale delle riflessioni condotte:
“La vera generosità verso il futuro consiste nel donare tutto al presente.” (Albert Camus)