Il personaggio che questa settimana sarà oggetto di riflessione è il piccolo protagonista di The Whispered World, avventura grafica sviluppata da Daedalic Entertainment e prodotta da Koch Media. The Whispered World tratta, con grande naturalezza e amarezza, temi alquanto profondi e contemporanei. Al di là della tipica atmosfera fantasy e fiabesca, il Mondo Sussurrato, nato dalle idee di Marco Hullen, nasconde una serie di significati reali, una serie di tematiche importanti e quanto mai profonde; eppure bisogna necessariamente ammettere che l’eco di queste tematiche risuona, imprescindibilmente, all’interno dello spirito del videogiocatore attento, che, senza neppure accorgersene, è spinto a pensare con semplicità e con chiarezza. Questo Mondo Sussurrato è, nello stesso tempo, concreto e immaginario, reale e fantastico; un mondo che in The Whispered World funge da cassa di risonanza delle vicende di Sadwick, il quale si erge in esso trasfigurandolo in un mondo tout court, come se, in quel piccolo microcosmo, il videogiocatore possa vedere le leggi che, in sostanza, reggono l’intero universo. Pertanto, Sadwick, il nostro piccolo protagonista, è un personaggio unico, singolare, a tratti decisamente incredibile e, a volte, piuttosto strano. Le sue vicende si tingono di toni amari, ma senza mai stancare; la sua avventura spinge a pensare e a riflettere, ma senza mai esagerare.
Eroe e Antieroe.
Sadwick è un clown, un clown che non ha più voglia di ridere. Egli è un clown che non vuole più essere un clown, e, pertanto, non è più in grado di far ridere nessuno. Sadwick è un ragazzo di dodici anni, triste, depresso, attanagliato dalle sue paure; vorrebbe essere un eroe, e vivere una grande avventura ma, a conti fatti, egli è un vero e proprio “antieroe”. Gli sviluppatori pongono, dinanzi al videogiocatore, un eroe che non possiede nessuna delle classiche caratteristiche di un eroe; Sadwick è un eroe che non ti aspetti, è qualcuno a cui non si affiderebbero mai e poi mai le sorti del mondo, e, forse, è proprio questo che lo rende speciale, forse è proprio il suo carattere, e la sua essenza di antieroe, che lo rende, a tutti gli effetti, un vero “eroe”.
La vita di Sadwick ha un sapore amaro, ed ha il pregio della modernità. I mali che “affliggono” il nostro protagonista sono moderni, sono mali sociali. La sfiducia in se stesso, l’infelicità, la paura; questa è l’essenza del nostro piccolo eroe-antieroe, che, nonostante tutto ciò, si getta in un’avventura decisamente non alla sua portata. L’insegnamento più grande, che la figura di Sadwick porta con sé, risiede, con ogni probabilità, nell’evidenza del fatto che, per fare cose grandi, non è necessario essere un eroe.Romain Rolland ha detto: “Un eroe è colui che fa ciò che può. Gli altri non lo fanno.”
Eppure in tutto ciò c’è un sapore di tristezza. Una nota stonata che non si può non udire. Sadwick, con quella sua aria malinconica, vuole salvare un mondo che non può essere salvato, vuole vivere un’avventura che non può essere vissuta, vuole essere un eroe in un mondo nel quale è sempre esistito un unico e solo eroe: Sadwick stesso, protagonista del mondo e protagonista della storia.
Il Mondo Sussurrato non ha bisogno di un eroe, perché non ha bisogno di essere salvato; questa è la vera riflessione profonda che The Whispered World concede al videogiocatore. Una paradossale inversione di essenza che sbalordisce nella sua semplicità e chiarezza: The Whispered World non mette il videogiocatore nei panni di un eroe che salva il mondo, bensì nei panni di un antieroe che deve essere salvato dal mondo. Il Mondo Sussurrato è, a conti fatti, un mondo ribaltato; un mondo che non esalta le virtù ma, con una dolce malinconia, sottolinea le paure del piccolo protagonista. Quasi come se Sadwick fosse niente di più di un riflesso allo specchio.
Al di là dello Specchio.
Quel che separa la realtà dalla meraviglia è lo specchio; lo impara Alice all’inizio della sua storia, lo impara Sadwick alla fine della sua avventura. Eppure c’è una domanda importante che sottende questo insegnamento: “Qual è il mondo che ha bisogno di loro?” Una domanda estremamente profonda che spinge a riflettere sulla vera essenza di ciò che chiamiamo “reale”. The Whispered World, dopo aver raccontato una storia malinconica e bellissima, mette il giocatore dinanzi alla scelta più difficile che ci possa essere. E qui, forse, la scelta giusta non esiste affatto; poiché al di là dello specchio non c’è nulla oltre ad un mondo ribaltato. Quale mondo ha veramente bisogno di Sadwick? Questa è la domanda alla quale il videogiocatore è chiamato, alla fine, a dare una risposta. Il finale di The Whispered World si rivela, pertanto, estremamente poetico e profondo, un finale atteso ma non annunciato; un finale che concede un sapore metaforico a tutta l’avventura di Sadwick, il quale, non essendo un eroe, non è pronto alla scelta che, invece, è lasciata alla decisione del videogiocatore, il quale, con estrema serenità, la accetta perché convinto che sia quella giusta, ma, soprattutto, perché consapevole che egli sarà l’unico in grado di ricordarla. E questo ricordo è un lascito di Sadwick, un dono che egli, con semplicità, concede al videogiocatore; il ricordo della sua avventura, di quello specchio che nasconde un mondo, di quella scelta difficile, è un qualcosa che non abbandona, che resta impresso nello spirito di colui che, ormai affezionato alla figura di Sadwick, ne raccoglie il suo umile e importante insegnamento.
Qualunque sia la scelta effettuata, alla fine, il messaggio racchiuso nell’avventura di Sadwick diviene palese, chiaro, cristallino: egli non compie il suo viaggio per salvare il mondo, bensì per salvare se stesso; indipendentemente dalla scelta finale, Sadwick, per noi videogiocatori, diviene un ricordo, e ciò è sufficiente per salvarlo all’interno della sua realtà, della nostra realtà; all’interno di ciò che lo specchio, con grande maestria, nasconde e rappresenta.
La figura di Sadwick si lascia amare e ricordare come poche. Le sue vicende risultano cariche di riflessioni profonde che si palesano soltanto alla fine del suo viaggio; la sua malinconica avventura è piena di un poetico significato che spinge quasi alla commozione; la sua stranezza è qualcosa che spesso, con un amaro sorriso, ci troviamo davanti quando, sovrappensiero, ci guardiamo allo specchio. Non è un caso, dunque, che le sue vicende si concludano dinanzi ad uno specchio… decisamente non è un caso, poiché, a conti fatti, al videogiocatore attento, profondo e maturo non resta che una sola cosa: la riflessione; l’essenza dello specchio, la sua natura, il suo compito.
Sadwick è Alice, Sadwick è Leopold Bloom, Sadwick è Josef K., Sadwick è la rappresentazione allo specchio di tante persone, di tanti eroi singolari e strani, come l’Idiota di Dostoevskij. Perfino il videogiocatore, alla fine, riesce a scorgere qualcosa di se stesso all’interno di questa strana e paradossale figura di un piccolo pagliaccio che ha perso la voglia di ridere. La sua stranezza, la sua particolarità e, soprattutto, le sue paure rivivono continuamente all’interno del nostro mondo, all’interno della realtà, della fantasia e della meraviglia che vediamo, costantemente, al di là di uno specchio.
“La memoria altro non è che lo specchio in cui noi rivediamo gli assenti.” (Joseph Joubert)