Vite in Gioco

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a cura di Phoenix

Questa settimana, la rubrica Vite in Gioco, prende in oggetto una figura estremamente importante di questa generazione videoludica. Si tratta, in particolare, di Ezio Auditore da Firenze, protagonista indiscusso di Assassin’s Creed 2 e dei suoi “spin-off” Brotherhood e Revelations. Va detto, per dovere di chiarezza, che Ezio non fa un bell’ingresso; vuoi per il grande carisma di Altair, vuoi per la leggera banalità degli eventi che danno inizio al suo viaggio, questo personaggio inizialmente non colpisce particolarmente il videogiocatore. Eppure, con il procedere dell’avventura, la figura di Ezio si fa più profonda, più matura, più “umana”. E di certo colpisce, facendosi amare e, soprattutto, facendo riflettere i tanti videogiocatori che hanno preso parte alla sua storia. La trama dei vari Assassin’s Creed è sicuramente ricca di spunti filosofici, teologici ed etici, ma il compito che questa rubrica si prefigge non è quello di estrapolare ogni riflessione, bensì quello di portare alla luce quei pensieri, quelle parole, quelle riflessioni che restano sullo sfondo, nascoste dal fumo denso delle riflessioni più banali. In questo caso, banali non significa meno importanti, o meno interessanti, ma semplicemente più accessibili, più visibili. Pertanto, è mia intenzione rivolgere il mio sguardo quei temi che il viaggio di Ezio evidenzia senza esplicitarli, tematiche che, nello stesso tempo, sono celate e palesate tanto nel personaggio in oggetto, che nella sua lunga storia.

Psiche…e téchne.Mentre il viaggio di Altair può essere definito un viaggio all’interno della “psiche” degli Assassini e dei Templari, il viaggio di Ezio nasconde un incredibile significato sulla vera e propria “téchne”. Una parola greca in un significato greco antico: Téchne sta per arte, saper fare, “tecnica” in senso molto antico, filosofico, che non ha nulla a che fare con il moderno significato della parola. La riflessione comincia proprio da questo punto. Mentre Altair prende per mano il videogiocatore e lo conduce all’interno della psiche filosofica che muove la lama degli Assassini, il viaggio di Ezio ci conduce irrimediabilmente nei meandri del profondo significato filosofico della téchne.Ogni nuova arma, ogni nuovo strumento, ogni nuova macchina che si mostra dinanzi ad Ezio, spinge, il videogiocatore profondo e attento, ad una riflessione importante che trascende i limiti della finzione videoludica e traspare, in tutta la sua attualità, anche all’interno del mondo reale. Cosa rende uno strumento uno strumento “buono”? Che sia il suo fine? O il suo utilizzo? E cosa fa di un fine un buon fine? Cosa fa di un uso un buon uso? Questo è, a mio parere, il tema etico più importante che si cela all’interno della figura di Ezio Auditore, una figura che si evolve e matura in maniera direttamente proporzionale alla presa di coscienza di queste semplici, ma nello stesso tempo profonde e disarmanti domande. Il frutto dell’Eden, “la Mela”, rimanda, in modo assolutamente problematico e filosofico, al problema della tecnica. Il sommo strumento, la massima atre, depositaria di un potere illimitato e di una conoscenza quasi infinita, pone ad Ezio e, con lui, al videogiocatore, il dilemma più grande e inesauribile dell’utilizzo improprio della tecnica; ma esiste un altro problema, irriducibilmente legato al primo, che si impone agli occhi attenti del videogiocatore che rivolge il suo sguardo all’interno della vita di Ezio: la tecnica può, in alcuni casi, corrompere lo spirito che se ne appropria. Ecco perché la Mela non può cadere in mani sbagliate. Ecco perché, in fondo, non esistono mani assolutamente giuste, né mani assolutamente sbagliate. Umberto Galimberti afferma che il vero problema “non è ciò che possiamo fare con gli strumenti tecnici che abbiamo ideato, ma che cosa la tecnica può fare di noi.”Alla luce di ciò, la vita di Ezio diviene assolutamente profonda, degna della nostra riflessione e del nostro tempo. E forse non è un caso che gli sviluppatori del titolo abbiano voluto dare a “coloro che sono venuti prima” il nome di divinità dell’antica Grecia. Nella mitologia, infatti, le divinità erano le sole depositare della tecnica; anzi, esse “erano” la tecnica. Gli déi non avevano appreso o creato le “technai”,perché quest’ultime erano ad essi sostanziali, qualità della loro sostanza, del loro essere, della loro stessa essenza. Il furto di Prometeo concesse la tecnica (il fuoco) agli uomini, che da quel momento in poi sarebbero stati anch’essi possessori della téchne, senza, tuttavia, averne scienza. Questo è il vero orizzonte di riflessione, che unisce, in uno sguardo unico, Ezio al videogiocatore, l’uomo alla divinità, il frutto dell’Eden alla tecnica.

Ogni domanda avrà la sua risposta.Esiste tanta poesia, ed enorme bellezza in questa condizione di ignoranza connaturata all’essere umano. Oscar Wilde afferma:

Mi dispiace per colui che sa tutto, perché vuol dire che non sa nient’altro

Ezio Auditore è consapevole della sua condizione, nonostante tutto, non si lascia attrarre dal potere della conoscenza e della tecnica poiché ha compreso che ciò che muove l’animo umano è il desiderio razionale di risposte, nell’assoluta libertà del proprio arbitrio. Questo è l’insegnamento della Confraternita. Eppure esiste un limite, un confine invalicabile, poiché colui che conosce tutto non è più uomo. Questo è l’insegnamento di Ezio, il quale dinanzi alla Mela di Altair esita, e afferma:

No, tu rimarrai qui. Ho visto abbastanza per una vita.

La saggezza di Ezio, giunto ormai alla fine del suo viaggio, dà un senso profondo al nostro desiderio di risposte, al nostro bisogno di domande. Ci riporta alla mente le parole dette da Al-Mualim ad un giovane Altair: “Ho dedicato il mio cuore a conoscere la saggezza, la demenza e la follia. Ho capito che anche questo era come rincorrere il vento. Perché tanta è la saggezza, tanta è la pena. E colui che accresce la conoscenza, accresce il dolore.”La riflessione del videogiocatore, più che le vicende di Desmond, è ciò dà significato alla vita ed alla sofferenza di Ezio. Il suo insegnamento spinge a riflettere sul fatto che, in fin dei conti, la conoscenza non è la sola cosa che muove un essere umano, spinge a prendere coscienza del fatto che conoscenza non significa saggezza, che lo scopo di un uomo non è conoscere tutto, ma semplicemente dare un senso alle proprie azioni. Poiché, a conti fatti, il vero significato delle Rivelazioni non è la conoscenza degli dèi, ma la consapevolezza di noi stessi: Di cosa è fatto un uomo se non dei suoi ricordi!? Siamo le storie che viviamo, le favole che ci raccontiamo!

Credo che il videogiocatore profondo posto dinanzi alla domanda “quale è il titolo, tra quelli di cui Ezio è protagonista, che più ti ha fatto riflettere” risponderebbe, senza dubbio, “Revelations”; in effetti, le riflessioni condotte in questo appuntamento con la rubrica Vite in Gioco, nascono a partire dallo sguardo generale sul compimento della vita di Ezio, permesso proprio dall’ultimo titolo che lo riguarda. Egli risulta, alla fine del suo viaggio, un personaggio estremamente profondo e riflessivo, regalandoci dei momenti davvero toccanti e immensamente degni della nostra riflessione:

Niente libri, né saggezza. Soltanto tu, fratello mio. Riposa in pace…Altair” (Ezio Auditore da Firenze)

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