Questa settimana la rubrica Vite in Gioco è dominata dalla celeberrima figura di Sherlock Holmes, consulente investigativo, e detective, nato dalla penna di sir Arthur Conan Doyle. Sherlock Holmes è stato protagonista di quattro romanzi (prendo in considerazione le sole opere di Doyle) e di numerosi racconti. Eppure, motivo per il quale Holmes diviene personaggio di questa rubrica, egli è stato protagonista anche di svariate avventure grafiche targate Frogwares. L’ultima in ordine temporale risale al 20 settembre 2012, quando usciva, per PC, PS3 e Xbox 360, Il Testamento di Sherlock Holmes. Questo titolo è, a mio avviso, quello che più rispetta i canoni tipici della scrittura di Doyle. Mistero e finzione, credenze e verità, logica ed epistemologia, queste sono le tematiche verso le quali Holmes ci spinge a riflettere; ricostruire la realtà attraverso l’indagine dei fatti, l’osservazione e la deduzione, poiché, in alcuni casi, la verità è celata dietro un fitto mistero. Mia personale opinione è quella che i grandi investigatori dell’intera letteratura europea siano eminentemente tre; tutti estremamente diversi tra loro, eppure tutti così simili nel loro rigore metodologico e nel difficile obiettivo di inseguire la verità: Auguste Dupin, Hercule Poirot e ovviamente Sherlock Holmes.
Ragione e…TestamentoLa splendida figura di Sherlock Holmes stimola, il nostro intelletto, ad una ricerca fondamentale: una spiegazione razionale. Spiegazione razionale significa realtà al di là della finzione, verità al di là della credenza, certezza al di là della fantasia. Ogni risoluzione di un caso è un viaggio verso la massima espressione della razionalità umana, ogni caso è un enigma da risolvere per via eminentemente razionale, ogni caso è applicazione rigorosa di un metodo. Sherlock Holmes ci spinge, quindi, a riflettere sul potere e, al contempo, sul limite dell’umana ragione. Il mondo creato da Doyle è un mondo pieno di dettagli, di elementi, che non sfuggono mai all’acuta osservazione di Holmes. In questo mondo, il suo compito non è etico, ma esclusivamente logico, il suo mestiere non è arrestare il colpevole, ma sciogliere l’enigma, mostrare la realtà, trovare la verità. La chiave è il metodo osservativo-deduttivo, questo è il punto cruciale di riflessione. Il suo metodo conduce alla verità, eppure, al di là di ciò che egli voglia farci credere, questo metodo non è applicabile da tutti e, soprattutto, non è applicabile in ogni circostanza. Il mondo reale è fatto anche di dettagli superflui, è fatto di circostanze in cui non si può dedurre, è fatto di inferenze induttive e, a volte, anche di inferenze abduttive; ma Holmes non può accettare tutto questo, non può vivere in un mondo in cui non sempre esiste una spiegazione razionale. Eppure se osserviamo bene Holmes, anche nel titolo Frogwares, ci accorgiamo di questa sua inquietudine; avvertiamo che, a conti fatti, è consapevole dei suoi limiti e del fatto che non si vive di sola logica. Lo Sherlock Holmes de “Il Testamento” sembra quasi scontrarsi irrimediabilmente con il fatto che esiste una vita oltre la logica; sembra dover fare i conti con la sua paura più grande, con il suo incubo peggiore. Così, al videogiocatore profondo, sembra nello stesso tempo assurdo e non impossibile che in alcune circostanze le nostre percezioni, le nostre credenze, le nostre emozioni non modifichino la realtà, ma che addirittura la creino.
Teorema di un DelittoAncora una volta mi permetto un piccolo riferimento ad una pellicola cinematografica. Oxford Murders è un film del 2008 diretto da un regista spagnolo, Alex de la Iglesias; questa pellicola è la somma esposizione dell’incubo holmesiano: il caso. Enormemente ispirato dalle teorie filosofiche di Ludwig Wittgenstein, questo film ci ricorda, in una maniera assolutamente semplice e disinteressata, che, in fin dei conti, in alcuni casi la logica può condurci all’errore. In alcune occasioni potremmo essere noi, attraverso la logica, a trasmettere le nostre categorie di pensiero alla realtà che ne è priva. Così facendo cadremmo nel più grande errore che il metodo holmesiano aborrisce, ma che non può eliminare a-priori: adeguare i fatti alla teoria invece di teorizzare a partire dai fatti. Conan Doyle, con grande abilità, elimina la casualità dall’universo di Holmes, eppure, in questi casi, non si può non avvertire un flebile residuo che la cancellazione si lascia alle spalle. Si avverte irrimediabilmente una carenza, un’assenza, una mancanza che si fa sentire anche sui personaggi di tale universo. La figura di Holmes resta quindi lacerata, estremamente affascinante eppure profondamente ferita. Sherlock Holmes è la Ragione, la Ragione nelle sue potenzialità, nelle sue pretese e nelle sue debolezze. Un personaggio estremamente eroico nella sua incessante ricerca della verità. Questo è Sherlock Holmes.Di sicuro, anche ammettendo l’esistenza del caso, l’insegnamento rappresentato da Holmes resta stabile, fermo, deciso. La ragione è lo strumento migliore che abbiamo per giungere alla conoscenza del vero, ed è tale strumento che noi dobbiamo usare “al meglio delle nostre possibilità”. Forse il caso esiste, o forse è vero che “Dio non gioca a dadi con l’Universo”, o forse…forse è solo un caso se, in alcune circostanze, siamo in grado di comprendere la verità.Eppure c’è un imperativo al quale non possiamo sottrarci: cercare la verità. Perché, in fin dei conti, anche nella casualità esiste una verità, e, fintanto che esista una verità, la figura di Sherlock Holmes avrà sempre ragione di esistere; egli avrà sempre una ragione per ricordarci che:“Una volta tolto l’impossibile, quel che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità.”Per alcuni versi Sherlock Holmes è umano, anche troppo umano, ma in alcuni momenti egli è il massimo elogio della follia e della psicosi deterministica degli ultimi due secoli. Una riflessione sul potere dell’umana ragione non può non rimandare, purtroppo, ad un breve pensiero rivolto a quelli che sono i suoi più grandi limiti. La figura di Sherlock Holmes pennellata da Frogwares permette questo tipo di riflessione; una riflessione che il videogiocatore attento e profondo sicuramente non si lascia sfuggire. Tuttavia è anche vero che il caso, per sua fisiologia, è una figura sfuggente, criptica, al confine tra realtà e metafisica, ma non ci sono sufficienti ragioni per porre dei limiti alle nostre domande e al nostro desiderio di risposte. Questo è il vero motivo per il quale Sherlock Holmes ha bisogno di esistere.
Devo confessare che riflettere su Sherlock Holmes è sempre molto arduo. La sua fede incrollabile nella logica e nel determinismo sembra, di per sé, garantire l’infallibilità del suo metodo, eppure la nostra realtà è costretta, necessariamente, a fare i conti con la casualità. Ancora una volta ho deciso di chiudere con delle brevi parole di grande significato. Poche parole che racchiudono le riflessioni fatte sin qui nell’appuntamento settimanale della rubrica Vite in Gioco:
“Un uomo e il suo antipodo starnutiscono nel medesimo istante, questo è ciò che chiamiamo una pura coincidenza.” (Charles S. Peirce)