Vite in Gioco

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a cura di Phoenix

Il personaggio, che questa settimana diviene protagonista dell’ormai consueto appuntamento con la riflessione, ha avuto letteralmente diverse incarnazioni; dall’epoca dei floppy-disk ad oggi, il Principe, ha mutato svariate volte la sua personalità ed il suo aspetto. Pertanto urgeva, in modo necessario, una scelta. Altresì è vero che si potrebbe parlare di ogni Principe, ma ognuno di essi, data la profonda e sostanziale differenza, esige una trattazione separata. Non si escluderà, allora, la possibilità che la rubrica Vite in Gioco torni in futuro a parlare di un altro Principe, un Principe diverso eppure, al contempo, lo stesso e medesimo Principe.Il personaggio scelto per questa settimana è, quindi, il Principe nella sua prima incarnazione sulle console dell’attuale generazione. Prince of Persia è stato un titolo piuttosto chiacchierato proprio a causa della nuova caratterizzazione del suo protagonista; uscito il 4 dicembre 2008, Prince of Persia, ci presenta un personaggio atipico, fiabesco ma in verità poco principesco, vestito di stracci e dai modi poco eleganti, eppure, nello stesso tempo, capace di attirare l’attenzione del videogiocatore.

Storie di sabbie e principiLa storia che i ragazzi di Ubisoft hanno finemente imbastito attorno a questo insolito e unico Principe è oltremodo profonda, e si estende molto al di là della semplice lotta con l’oscurità, rappresentata, nel nostro caso, da Ahriman.In questo titolo il videogiocatore attento è invitato a due riflessioni fondamentali, una è palesemente esplicitata dalla trama e dai dialoghi che il nostro protagonista avrà con la sua compagna d’avventura Elika, mentre l’altra è più sottile, nascosta all’interno della visione d’insieme dell’opera.La prima riflessione, quella esplicita, riguarda il concetto e l’attuazione del dovere. Un tema etico e morale che si presenta continuamente nel corso dell’avventura, sia attraverso i dialoghi sia attraverso l’evoluzione della trama. Il Principe ed Elika si presentano, sotto tale aspetto, diametralmente opposti; uno vive la giornata, il piacere del momento, mentre l’altra conosce solo il dovere, vivendo la sua vita in funzione del passato e del futuro. Questa avventura ci presenta, pertanto, due personaggi che potremmo definire estremamente “letterari”: il nostro Principe non conosce il dovere, vive dando ascolto al suo desiderio di vita, mentre Elika vive per il dovere ed è in grado di annientare il suo desiderio di vita per ottemperare al suo dovere, anche nel momento in cui tutto ciò significasse morire. Elika rappresenta una perfetta incarnazione dell’ideale di uomo morale presente nel kantismo e nella Critica della Ragion Pratica, il Principe, invece, ci ricorda molto da vicino l’ideale dell’estetismo di Oscar Wilde.Due personalità, queste, che non possono condividere la stessa coscienza, ma che possono condividere il medesimo viaggio, la stessa identica meta. Elika e il Principe viaggiano assieme, infatti, verso la fine e, nel medesimo tempo, verso il fine del loro viaggio. Un viaggio in cui il nostro protagonista non è nient’altro che un peregrino viandante, mentre lei, Elika, potremmo definirla come una stoica principessa che con fermezza percorre il suo doveroso e oneroso cammino. Questa riflessione, che potremmo definire come una presa di coscienza, ci conduce alla seconda tematica, magistralmente nascosta all’interno di questa particolare e unica incarnazione del Principe: il destino.Elika è perfettamente consapevole del suo destino e di quello del suo popolo, le sue azioni sono rivolte all’adempimento del suo dovere che è anche il suo destino. Un concetto che sembra completamente estraneo al nostro principe, che non crede affatto nel destino, assolutamente consapevole che l’uomo non abbia una meta già scritta e che l’unica guida delle nostre azioni siano i nostri desideri e le nostre aspirazioni. Eppure anche il nostro Principe dovrà fare i conti con il destino, e al termine di questa bellissima favola il videogiocatore, che ha partecipato a questo viaggio e ha osservato gli eventi, dovrà accettare il fatto che il Principe non ha affatto scelto di trovarsi in questa avventura. Con una visione d’insieme della favola di questo “principe mendicante”, il videogiocatore ha maturato la consapevolezza che, in fin dei conti, è stato proprio il destino a mettere il Principe in condizione di adempiere il suo ruolo.Il titolo Ubisoft all’inizio dell’avventura ci pone un interrogativo; una domanda che racchiude il tema del destino e che dà, alla fine, un significato a tutto ciò che fin qui è stato detto:“Il vento è libero, ma la sabbia va dove soffia il vento.

Ignaro del mondo che lo circonda, volteggiando sul respiro degli déi, alla mercé della tempesta che lo ha inghiottito.

Che cos’è un semplice granello di sabbia nel deserto?

Un granello in mezzo alla tempesta?”

Il tempo sotto controlloChi scrive crede che alla fine dell’avventura del Principe la risposta a questa domanda esistenziale sia negativa. Come il Principe, il granello di sabbia è trasportato verso il suo destino, consapevole che egli andrà sempre nella direzione del vento, e che solo all’interno della tempesta che lo trasporta egli potrà veramente esistere, poiché un granello di sabbia che non è trasportato dalla tempesta è un semplice granello di sabbia che ancora attende di conoscere il proprio destino. Questa e soltanto questa è la vera libertà con la quale sia il Principe, nella sua riluttanza, sia Elika, nella sua accettazione, dovranno fare i conti nel finale della loro storia.Il Principe riesce a catturare l’attenzione del videogiocatore; durante la sua avventura egli si mostra molto più profondo di quello che vuole far sembrare, catalizzando l’attenzione del videogiocatore più su ciò che da lui non viene detto invece che su ciò che egli dichiara apertamente. Così il nostro Principe rimane avvolto nel mistero, anzi più si prosegue nell’avventura più il mistero attorno alla sua figura si fa più fitto, mentre Elika e la sua storia si svelano e si palesano di fronte al videogiocatore. C’è, quindi, un significato più profondo nella figura del Principe, un significato che va al di là del suo sarcasmo e della sua ironia. Un significato che coinvolge l’importanza del dovere e, soprattutto, il grande enigma del destino. Un enigma che nessuno di noi può sciogliere nella sua straordinaria completezza. Quello del destino, in verità, è come un leggero e sottile velo di seta che ricopre il titolo Ubisoft dall’inizio alla fine, e che si lascia percepire, senza mostrarsi, solo attraverso una visione d’insieme. In effetti, è con grande leggerezza e poesia che Prince of Persia mostra, al videogiocatore, che non necessariamente quello che noi chiamiamo destino è in contraddizione con quella che noi chiamiamo libertà. Il destino, a conti fatti, può essere il risultato dei nostri sogni, delle nostre scelte, dei nostri desideri, delle nostre aspirazioni. Forse proprio nel momento di massima opposizione al destino, quando il Principe sceglie di ridestare Elika liberando Ahriman, egli si accorge della sua ineluttabilità. In questo momento dell’avventura sorge, nel Principe e nel videogiocatore, la consapevolezza che bisogna accettare questa libertà per farsi trasportare, e non travolgere, dalla tempesta. La frase iniziale del gioco acquista, allora, un nuovo significato.

Il viaggio del Principe è un viaggio verso il destino. Un’irrefrenabile folata di vento, che con vigore conduce l’animo di uomo verso la sua esistenza e il suo compimento. Anche questa volta è volontà di chi scrive quella di chiudere l’articolo settimanale di questa rubrica con una breve citazione:

“Il nostro destino esercita la sua influenza su di noi anche quando non ne abbiamo ancora appresa la natura: il nostro futuro detta le leggi del nostro oggi.” (Friedrich Nietzsche)

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