L’appuntamento di questa settimana per la rubrica Vite in Gioco ci porta all’interno dell’universo di Kingdom Hearts, dispiegato e raccontato attraverso sette titoli usciti su piattaforme diverse. Il primo titolo della serie, nata da una collaborazione tra l’allora Squaresoft e Disney, fu Kingdom Hearts, uscito in Europa nel lontano 15 novembre 2002 su PlayStation 2. Il protagonista del titolo, attorno al quale si dipanerà una trama tutt’altro che scontata, è Sora, un giovane ragazzo quindicenne che vive una vita tranquilla sull’Isola del Destino. Un nome appropriato dato che proprio da quest’isola avranno inizio gli eventi che decideranno il destino dell’intero universo di gioco e, soprattutto, del nostro protagonista. Gli eventi che coinvolgeranno il giovane, i suoi compagni e, con essi, il videogiocatore sono certamente carichi di significato e pertanto rendono Sora un altro personaggio degno della nostra rubrica. La storia di Sora e compagni si evolve durante il corso di un lunghissimo viaggio. Un viaggio che lo porterà letteralmente ad attraversare numerosi mondi.
un Viaggio IncantatoPer quanto, inizialmente, potrebbe sembrare un gioco riservato ad un’utenza molto giovane, Kingdom Hearts racchiude dei messaggi profondi che stimolano alla riflessione i videogiocatori meno giovani e più profondi. La storia di Sora è, infatti, una storia di evoluzione, di amicizia, di emozioni, ma soprattutto è una storia di sacrificio. Persino la fatidica lotta, che siamo ormai così abituati a vedere e a giocare da non riuscire neppure più a cogliere, tra luce e tenebre, tra bene e male, subisce un profondo slittamento dal campo che per consuetudine chiamiamo morale ad uno più tangibile, che potremmo definire “reale”. Infatti, nel titolo Square-Enix, la malvagità è rappresentata dalla assenza di “cuore”, le entità malvagie di Kingdom Hearts sono proprio i “Senzacuore”, i quali, decisi a distruggere il cuore di tutti i mondi, approdano sulla tranquilla isola del nostro protagonista, innescando la serie di eventi che ruotano attorno a Sora. La serie Kingdom Hearts potrebbe essere definita, quindi, come una grande metafora, racchiusa nel microcosmo di un cuore, quello di Sora. Sì perché il cuore non è un entità astratta, esso è, nel nostro caso, la manifestazione fisica della moralità di una persona; questo è ciò che distingue il bene dal male in Kingdom Hearts.Il confine tra bene e male non è sottile, anzi, è palesemente rappresentato dal cuore; mantenerlo e ascoltarlo significa possedere ancora una moralità, significa conservare lo stesso concetto di essere che Kingdom Hearts vuole sottolineare, significa, con una parola, umanità. Il cuore è essenza dell’umanità non perché è sede della vita, bensì perché sede di una coscienza morale: in Kingdom Hearts la vera vita è quella morale, in perfetto stile kantiano. Ed ecco allora che nel titolo creare oscurità significa distruggere i cuori dei mondi, distruggendo la loro “umanità”. Da qui comincerà il pellegrinaggio etico e il processo di maturazione interiore del nostro piccolo protagonista, Sora. Egli non è un personaggio misterioso, per nulla laconico e, soprattutto, non è un personaggio di difficile lettura.La vita di Sora, possiamo affermare, ha il pregio della chiarezza, della trasparenza. Eppure la natura metaforica del suo viaggio, lo rende un personaggio estremamente poetico. Un viaggio, il suo, che dal cuore arriva al cuore; un viaggio che non è nient’altro che un ritorno, un ritorno che non è nient’altro che un arricchimento interiore grazie all’esperienza del viaggio stesso. Il viaggio di Sora ci spinge alla riflessione con la stessa delicatezza di una poesia di Hölderlin, e con la stessa audacia della filosofia di Martin Heidegger.Queste sono le premesse del viaggio di Sora, un viaggio che lo porterà ad incontrare numerosi personaggi carismatici del mondo Disney e dell’enorme parterre di eroi dell’universo di Final Fantasy; ogni mondo salvato farà nascere nuove amicizie, anzi saranno proprio queste amicizie che permetteranno al nostro eroe di salvare i cuori dei mondi, e ad ogni impresa lo spessore morale del viaggio si accresce, come una coscienza che si riempie di esperienze, come un cuore che si nutre di emozioni.
Uno per tuttiL’amicizia sarà dunque un tema portante del viaggio di Sora, un viaggio che comincia proprio dalla perdita dei suoi due grandi amici sull’Isola del Destino. Ed anche il concetto di amicizia sarà legato a doppio filo con l’importanza radicale del ruolo del “cuore”, poiché amicizia significa vivere assieme delle emozioni, significa vivere fianco a fianco le esperienze della vita, in altre parole significa condividere il proprio cuore. Questo è ciò che, inconsapevolmente, Sora fa con Kairi, mostrando al videogiocatore che cosa sia la vera amicizia. Colui che è privo di un cuore non ha nulla da condividere, non può comprendere l’amicizia, non può conoscere il significato del volersi bene, né la linea sottile che separa quest’ultimo dall’amore. Pertanto, nell’universo di Kingdom Hearts, colui che è senza cuore brama il cuore degli altri, come un uomo che annegando brama la terraferma e la sabbia dorata della spiaggia in lontananza; colui che è senza cuore rappresenta, allora, la deriva più infima, il male peggiore che possa esistere nel mondo di Kingdom Hearts.Così come il bene è rappresentato dall’umanità, anche il male fatica a riconoscersi in un personaggio fisico ben delineato. In effetti, la rappresentazione del male è sfuggente e mutevole, come il mitologico Proteo, esso è in grado di assumere forme diverse senza averne mai una eminentemente sua. Anche quando alla fine il male sembra identificarsi completamente in Xemnas, nel videogiocatore, e in Sora, è ormai subentrata la consapevolezza che la vera oscurità è quella che si cela all’interno del cuore di ognuno di noi. Questa è la vera evoluzione che Kingdom Hearts ci pone dinanzi: da un male nettamente separato dal bene ad un male più subdolo, che si annida nell’oscurità della coscienza.Quella di Kingdom Hearts e una vicenda ricca e complessa, dai tanti colpi di scena e piena di personalità finemente raccontate e disegnate. La figura del protagonista, Sora, riesce a catturare l’attenzione e lo spirito del videogiocatore, il quale senza difficoltà si lascia catturare e trasportare all’interno di un universo ricco di personaggi vecchi e nuovi, tratteggiati ed inseriti alla perfezione nel grande viaggio compiuto da Sora assieme agli inseparabili Pippo e Paperino; tutti questi personaggi, anche se mai conosciuti, riescono ugualmente ad apparire estremamente familiari a tutti i videogiocatori. Attraverso queste nuove amicizie, Sora riuscirà a salvare quelle vecchie, Kairi e Riku, mentre il videogiocatore arriva piano piano a scoprire e ad accettare che, in fin dei conti, ognuno di noi ha una sua parte oscura, una parte che il titolo Square-Enix scinde nettamente dall’altra palesemente buona, come se ognuno di noi avesse il suo Heartless.
Sora stupisce per la sua personalità salda e per la sua fede incrollabile nell’amicizia e la sua avventura si rivela incredibilmente poetica. Il suo viaggio ci ricorda il valore dell’amicizia e l’importanza delle emozioni, ma soprattutto ci mostra, attraverso la serenità di un ragazzo, che più ci si avvicina alla luce più la nostra ombra si fa profonda.
Ancora una volta è volontà di chi scrive quella di concludere con una citazione di alcune splendide parole tratte da questa straordinaria saga e che si intonano al meglio con la riflessione fatta sin qui:
“Oltre questa porta non ci saranno più luci, ma non temere, il tuo cuore è l’arma più potente di tutte.”