Vite in Gioco

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a cura di Phoenix

Il mondo dei videogiochi è pieno di personaggi indimenticabili, ognuno con la propria storia, ognuno con qualcosa da dire e ognuno di essi merita, per quanto possibile, di essere oggetto di alcune nostre riflessioni. Abbiamo dunque ideato questa rubrica per portare alla luce alcune delle personalità più forti in ambito videoludico, eccovi il primo appuntamento!

Kaim Argonar
Uno di questi “grandi” personaggi è senza dubbio Kaim Argonar. Protagonista del videogioco di ruolo Lost Odyssey, distribuito da Microsoft Game Studios e sviluppato da Mistwalker. L’uscita di Lost Odyssey risale al 29 febbraio 2008 e fu, a quel tempo, una ventata di aria fresca per tutti gli amanti dei giochi di ruolo giapponesi.Il viaggio compiuto da Kaim e compagni in questo titolo è uno dei più profondi e dei più riflessivi mai apparsi in un videogioco. Kaim è un immortale, un immortale che ha perso la memoria. Il viaggio di Kaim, pertanto, non sarà solo rivolto a fermare i malvagi piani del nemico di turno, ma sarà soprattutto legato al recupero delle sue memorie. Mille anni di ricordi di vita inspiegabilmente strappati via. L’obiettivo che Lost Odyssey ci pone è quindi quello di ricostruire una storia, una storia “persa” assieme ai ricordi di Kaim. Da qui scaturisce la più grande riflessione che Kaim ci consente di fare: l’importanza dei ricordi. L’essenza della memoria sta nel ricordare, sentenzierebbe Sant’Agostino, e l’essenza di ogni uomo sta nel suo passato, ovvero in ciò che ha fatto. Le nostre azioni sono ciò che ci identifica, e Kaim ne ha passate tante, ha visto tante cose, ha conosciuto molte persone e da ognuno di loro ha imparato qualcosa. Quante cose possono accadere in mille anni di storia? Quanti affetti e quanti distacchi si susseguono, inevitabilmente, in un viaggio che dura mille anni? Ecco quanto è stato lungo il cammino di Kaim. Nella sua lunga vita egli è stato tante cose diverse: a volte un vagabondo, a volte un salvatore, a volte un padre, a volte un semplice magazziniere portuale. E in sostanza potremmo definire il viaggio di Kaim come un viaggio che ci insegna a non dimenticare.Kaim Argonar è un personaggio misterioso, impenetrabile tanto al videogiocatore quanto a lui stesso; egli non conosce se stesso poiché ha perso i suoi ricordi, non sa chi è perché non sa cosa è stato. Giocare a Lost Odyssey, allora, significa seguire Kaim nel recupero del proprio sé. Ogni ricordo di Kaim è un’esperienza emozionante, magistralmente raccontata attraverso dei flashback, e ben presto ci si rende conto che essi non sono un semplice extra del gioco, un qualcosa di meramente collezionabile, bensì che sono essi stessi il vero significato nascosto, quasi impercettibile, di Lost Odyssey. Perché ad ogni storia il velo su questa straordinaria figura del mondo videoludico si innalza lievemente, lasciando intravvedere ogni volta quanto sia importante il nostro passato per determinare chi veramente noi siamo. All’inizio Kaim è una persona fredda, essendo vuota di ricordi, ma si evolve durante il corso della sua avventura, quando la sua coscienza si riempie pian piano di esperienze e di ricordi recuperati; riportare alla mente i propri ricordi significa recuperare le proprie emozioni e tutto ciò non significa soltanto essere in grado di emozionare se stessi, ma soprattutto essere in grado di emozionare gli altri, e, nel caso di Kaim, gli altri siamo proprio noi videogiocatori.In effetti Kaim ci fa emozionare, e questa è già di per sé un’ottima cosa; lo si ammira e lo si compatisce allo stesso tempo; egli, essendo immortale, è destinato inevitabilmente a sopravvivere a tutti coloro che incontra. Un’amara verità che suona come una maledizione e una condanna.Tutto ciò che il giocatore fa durante il gioco è gettare luce sul passato di Kaim, mentre combatte la battaglia per il suo futuro. In questo viaggio il protagonista non sarà solo, lo accompagneranno altri immortali come lui e persone normali, che incroceranno la sua strada; all’inizio si avrà il sentore che i loro destini siano, in qualche modo, intrecciati, ma, in seguito, con il procedere dell’avventura se ne avrà la certezza.La vita di Kaim ha il pregio della complessità; può essere vista e analizzata da diversi aspetti, da moltissimi punti vista. Sappiamo con assoluta certezza, ad esempio, che egli sia felice di incontrare Mack e Cooke, i suoi nipoti, ma come dovrebbe sentirsi sapendo che li vedrà invecchiare e morire? Sapendo che sarà costretto a lasciarli andare?È proprio la morte il secondo tema del gioco sul quale vale la pena spendere qualche parola. 
La morte come compagno fedele
La maggior parte dei ricordi di Kaim sono legati alla morte. In Lost Odyssey la morte ha due facce: essa rappresenta il dolore per chi sopravvive e la liberazione per chi invece lascia questo mondo. Ed ecco allora che per Kaim l’unica cura al suo dolore è proprio la morte, che, ironia della sorte, è l’unica cosa che un immortale non può avere, ma soprattutto è l’unica cosa che un mortale non vorrebbe mai raggiungere. La morte è, per Kaim, l’unico strumento che potrebbe liberarlo per sempre dalla spirale di dolore e di tristezza che lo circonda, eppure anch’egli, come tutti, ha delle cose che vorrebbe fare, degli affetti che non vuole lasciare, dei ricordi che non vuole dimenticare. Forse l’unico modo per liberarsi è accettare di non poter essere liberi. Kaim ha combattuto innumerevoli battaglie ed è sempre tornato, da ogni campo di battaglia egli è sempre tornato con una domanda:“Cosa si prova morendo?”Una domanda a cui lui non potrà mai dare risposta. I suoi compagni morenti in battaglia gli avevano detto che si provano due emozioni dinanzi all’approssimarsi della morte: Paura e Rabbia. La paura di non avere un futuro dopo la morte, e la rabbia di non poter più rivedere la luce del mattino. Queste sono le parole che un eterno viaggiatore non potrebbe mai comprendere, egli vive nel dolore della solitudine e non prova più né paura né rabbia.“Anzi non ricorda nemmeno se ha mai veramente provato tali sentimenti tanti sono gli anni che lui ha vissuto.L’eternità uccide il ricordo della vita.”In uno di questi ricordi, Kaim arriva a comprendere una cosa importante: anche i mortali possono essere immortali grazie ai ricordi di coloro che sopravvivono. Tutte le persone che Kaim aveva visto spegnersi e raggiungere finalmente il traguardo del loro viaggio, sarebbero vissute ancora grazie al loro ricordo che Kaim avrebbe sempre portato con sé.Nessuno muore veramente finché continua ad essere ricordato. Per questi temi, magistralmente trattati e narrati, Lost Odyssey e Kaim si sono conquistati un posto nel cuore di tanti. Kaim Argonar in fin dei conti, pur essendo immortale, è umano, troppo umano (volendo usare un’espressione di Friederich Nietzsche); vuole liberarsi, vuole essere libero ma non può, poiché l’unica cosa che può veramente liberarlo è la fine della sua storia.In questo senso Kaim è molto più viandante che viaggiatore; vaga senza meta, senza sapere dove andare, fino al momento in cui il giocatore entrerà a far parte della storia, chiamato a raccogliere i ricordi di Kaim ed a ricostruire la storia che, con essi, è andata perduta. Lost Odyssey ci invita a queste riflessioni senza esigerle; e questo rende il nostro lavoro ancora più piacevole proprio perché è fatto senza costrizioni, senza necessità e in assoluta libertà. Concludere questo gioco significa portare a compimento una storia e in ciò, Lost Odyssey, rappresenta lo spirito degli JRPG nella sua incarnazione più moderna.

Quella di Kaim è una storia profonda, che non disdegna qualche colpo di scena, fatta di tante sfumature e che non delude il giocatore profondo e maturo, aggiungendo al puro e semplice intrattenimento ludico, grazie ad una trama introspettiva che stimola alla riflessione, anche un ottimo intrattenimento intellettuale.

La volontà di chi scrive è quella di concludere con delle bellissime parole di Kaim:

“Vi furono gioie immense, e dolori altrettanto smisurati.

Così venne fatta la storia, con le lacrime del passato che piano piano si trasformavano in preghiere per il futuro.”

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