Come sapete, voglio bene a Nintendo Switch. In realtà un po’ tutti vogliono bene alla nuova console ibrida della casa di Kyoto. Chiacchiere redazionali raccontano che qualcuno se la porti a letto e le abbia dato un nomignolo affettuoso, ma racconti pruriginosi a parte, Switch è inevitabilmente una console che sta “facendo bene”.Vende molto (o almeno più delle aspettative) e piace a tutti. I VIP ne vanno matti, la stampa ne va matta, i giocatori ne vanno matti, e la lineup di titoli inizia finalmente anche a solidificarsi. Tra questi c’è Splatoon 2, uno dei pochi titoli tripla A dell’estate. Tutto bene. Tranne che, come temevamo, Nintendo non riesce proprio ad entrare nell’era moderna dei servizi online, in un mix tra ottuso conservatorismo e la voglia di preservare i cosiddetti “più piccoli”. Una categoria che, alla fine, sceglie Call of Duty invece che uno sparatutto in terza persona con dei calamari che si sparano vernice, lo sanno tutti.
Ci vediamo quando ci vediamoAll’uscita di Splatoon (che ho amato) ricordo che passai la nottata del day one con degli stimati colleghi a splattarci come non ci fosse un domani. Configurazione: Wii U in salotto, portatile con Skype (sostituito dopo poco con telefono+Skype per comodità) e paddone. Il gioco ci stregava, ma ad ogni partita partivano le maledizioni verso Nintendo. “Va bè ma per il secondo capitolo metteranno apposto, dai”. E invece.Nintendo non ha mai avuto una storia felice con i servizi online delle sue console. Wii non ne aveva, Wii U ci ha provato ma, come detto, non è che sia andata benissimo (né ci sono stati mai giochi così fortemente orientati alla comunicazione). Switch, con la sua natura ibrida, ha bisogno di permettere al giocatore di accedere a tali servizi in agilità, ovunque sia. Purtroppo, ad oggi, entrambe le cose sono un po’ difficili da fare.In primis ci sono gli ormai storici problemi di Switch con alcuni router, che tra problemi con il NAT e storture varie impediscono ad una parte di utenti di giocare semplicemente online. Il che è già un problema abbastanza grave in sé, che oltretutto viene portato dietro da Wii U, che allo stesso modo aveva bisogno di un router a cascata (per alcuni gestori e modem) per poter essere configurato in maniera ottimale, e quindi per accedere alle partite online. È davvero difficile scrivere di questi problemi, oggi, senza lasciarsi sfuggire un moto di sdegno. Si fa fatica a capire il perché succedano ancora queste cose, quando altrove non ci sono tutte queste avversità.Poi c’è l’applicazione Online App. Il software è disponibile dal lancio di Splatoon 2 su iOS e Android, rappresenta il punto focale di tutto ciò che Nintendo deciderà di mandare online attraverso Switch. L’esordio, però, è discutibile.
Istruzioni per l’usoCome funziona la Online App? Si tratta di un hub che attualmente contiene solo SplatNet 2, ma col tempo accoglierà tutte le sezioni dedicate ai giochi multiplayer online di Switch. SplatNet 2 è una companion app, come una di quelle che escono periodicamente insieme al tripla A di turno. In questo senso, Nintendo ha fatto un bel lavoro. L’app registra tutte le informazioni del gioco, con tanto di novità, patch e aggiornamenti in arrivo. È possibile visualizzare le statistiche, fare degli acquisti per il proprio inkling e personalizzare al volo il suo outfit, vedere le mappe e gli eventi in arrivo, così come il progresso generale del giocatore, condividere sui social i propri risultati, e tante altre cose, tra cui gestire la chat vocale del gioco. Qui sorgono una serie di problemi. La prima cosa è che la chat vocale è dedicata solo alle partite private fino a 8 giocatori e, una volta in partita, la chat riproduce solo l’audio dei propri compagni di squadra. Il che ha senso in un primo momento, se non fosse che la partita è privata e, presumibilmente, piena di gente conosciuta con cui si potrebbe voler parlare durante la partita, anche fosse solo per degli innocui sfottò. Perché questa scelta? Sebbene non ci siano dichiarazioni ufficiali, sappiamo che Nintendo tiene molto all’esperienza di gioco dei più piccoli, e quindi è lecito pensare che per evitare che i giocatori più gioviani si ritrovino travolti dalla violenza delle community online (che sappiamo tutti essere molto nocive potenzialmente), si può parlare solo in partite private. Il problema è che, come dicevo in apertura, non so esattamente quanti bambini saranno davvero attratti da Splatoon 2. In ogni caso, non si poteva inserire un filtro da attivare, o delle semplici impostazioni di parental control? In fondo, la console ce l’ha già una funzione del genere.Anche volendo, usando degli auricolari per lo smartphone si viene parzialmente esclusi dal volume del gioco, a meno che di non usare solo un orecchio per la chat vocale. Per questo dovrebbe venire in soccorso una periferica ufficiale prodotta da Hori, il famoso headset che abbiamo visto ormai da un po’. Avrete anche visto lo schema per poterlo collegare con console e smartphone. Nel caso, eccolo qui sotto:
Una roba del genere non si faceva neanche all’epoca di Xbox 360, del day one intendo. In tutto ciò, non vi azzardate a rispondere ad un messaggio su Whatsapp, consultare Facebook, guardare una build per il vostro inkling online o, più banalmente, ricevere una chiamata. Online App infatti non può gestire le sue funzioni in background, pertanto la chat vocale viene spenta, per poi essere riattivata appena si torna all’app tramite il multitasking del dispositivo.Quindi, ricapitolando, abbiamo un groviglio di cavi e un’applicazione che impedisce di parlare a chiunque stia giocando con voi, che inoltre “congela” l’uso del dispositivo. Insomma, uno scenario molto vicino ai primi spot di Switch con i giocatori professionisti di Splatoon 2 che si allenano tutti insieme senza problemi. Questo è un problema grosso, e nemmeno poco, perché ad oggi il modo migliore di consultare le proprie statistiche di gioco è la Online App, ma per poter chiacchierare con i propri amici si è costretti a ricorrere a programmi di terze parti come l’ormai sempre più prepotente Discord, che peraltro su smartphone funziona benissimo.Va detto che i servizi online di Switch sono gratuiti (a ben vedere), e lo saranno fino al 2018. Difficile anche sperare che Nintendo riesca a porre rimedio, perché si tratta di soluzioni attuate a monte di una filosofia aziendale orientata verso le famiglie, le stesse che piuttosto che ad evitare traumi ai propri figli, faranno ben più difficoltà a capire come far funzionare il tutto. Però dal 2018 il servizio costerà €19,99 (molto meno rispetto alla concorrenza) all’anno, e con tutte queste problematiche ci vuole qualcosa di più che degli sconti sui titoli classici della casa di Kyoto come Super Mario Bros. 3 per suggerire agli utenti di non risparmiare ed installare app alternative sul proprio dispositivo. In tutto questo, vengono i brividi a pensare che Super Mario Odyssey avrà delle “funzionalità multiplayer online” ancora non annunciate. Con l’uscita del titolo più importante di Switch dopo Breath of the Wild è inaccetabile sbagliare.
L’esordio della Online App di Nintendo non è affatto soddisfacente. Le funzionalità sono tante e, a livello di companion app, si tratta di una delle migliori incarnazioni di sempre, ma le limitazioni per poter semplicemente parlare con altri giocatori (una cosa a dir poco data per scontata nel 2017) sono troppo pesanti per essere ignorate. Switch ha bisogno di ben altro supporto per i suoi titoli multiplayer online, e in generale per i servizi online dedicati all’utente. Il tempo per rimediare volendo c’è, ma Nintendo rinuncerà una volta per tutte ad inseguire il sogno di preservare per sempre l’innocenza dei più giovani (che già bestemmiano e imprecano altrove)?