Queste ultime settimane del mondo videoludico sono state accompagnate da un unico tema portante: la nostalgia. Un sentimento dolceamaro che diventa golosissimo per chi, invece, su di esso può fare profitti non indifferenti. In questo ultimo, breve, periodo (che è veramente la proverbiale goccia nel mare) ne abbiamo viste di ogni colore, da Atari che annuncia una nuova console al ritorno di Crash Bandicoot e Micro Machines. È interessante analizzare come le varie aziende cercano di fare leva sulla nostalgia degli utenti, e di come gli stessi reagiscono alle proposte offerte dai primi. Reazioni che, in molti casi, fanno sorgere più di una domanda.Beh, nonostante sia uno di quelli che ha cercato di prenotare uno Snes Classic Mini (riuscendoci), mi sento moderatamente sicuro nell’affermare che la nostalgia è pericolosa, e forse sarebbe il caso di allentare un po’ la corda sulla questione.
Antiquariato di lussoQuello dello “sfruttamento della nostalgia” non è un fenomeno affatto recente, e questo non devo insegnarvelo io. Ha cominciato il cinema qualche anno fa, riproponendo vecchi franchise in chiave moderna, ed i videogiochi hanno subito colto la palla al balzo. Rifacimenti e rimasterizzazioni di vecchi titoli, vecchi saghe che tornano con nuovi capitoli, da Parappa the Rapper a God of War, passando per Mario Kart 8 Deluxe su Switch e SEGA Forever.Ecco, proprio riguardo quest’ultima iniziativa vorrei spendere due parole. La notizia è rimbalzata sui siti specializzati (e non), ma non essendo esattamente l’argomento più caldo del momento potreste esservela persa, forse. La questione è semplice: SEGA ha presentato SEGA Forever, una raccolta – totalmente gratuita – di giochi classici disponibile al momento solo su sistemi iOS e Android e che vede al suo interno perle assolute come Sonic, Comix Zone, Altered Beast, Kid Chameleon e Phantasy Star II. Nostalgia all’ennesima potenza, ma un’iniziativa che personalmente trovo lodevole. Intanto si rivolge ad un pubblico potenzialmente del tutto nuovo, ovvero gli utenti iOS e Android, e comunque riesuma delle glorie del passato in modo completamente gratuito, a patto di subire un breve spot tra un livello e l’altro di Sonic, ad esempio. Parlando di altre console del passato: Atari e Nintendo. Lo scorso 20 giugno il CEO di Atari, Fred Chesnais, ha confermato che l’azienda sarebbe pronta a tornare nel mercato hardware. Non si sa ancora niente se, parimenti alle operazioni recenti di Nintendo, la Atari Box sarà un semplice emulatore oppure una sorta di “Steam machine brandizzata”, visto che dalle prime dichiarazioni si fa riferimento all’architettura derivata dai PC. Di sicuro, più operazione nostalgia del ritorno di Atari con una console nuova di zecca c’è poco, e tra questi c’è il ritorno del Super Nintendo.Cavalcando il prevedibile ma parzialmente inaspettato successo del “mini NES”, come sapete Nintendo ha deciso di replicare l’operazione con una console altrettanto celebre ed importante (per alcuni anche di più), lo SNES. Sul ruolo di questo hardware nella storia non mi dilungo, anche perché a parlare ci pensano le giornate di fuoco che hanno passato i vari GameStop, Amazon e compagnia bella. A differenza del NES c’è un secondo pad stavolta, ma soprattutto un inedito Star Fox 2, che rende questa nuova operazione nostalgia più accattivante che in passato. Il ritorno di una console del genere credo sia importante, perché fa riscoprire le glorie del passato a chi non le ha mai vissute. E non pensate solo ai giocatori più giovani perché anche io, con quasi trenta primavere alle spalle, ho vissuto il Super Nintendo solo tramite terzi, avendo avuto un Mega Drive a casa. Viva la nostalgia, in questo caso.
Cadillac & marsupialiChe bella la nostalgia, dicevamo qui sopra. Non sempre. A volte la nostalgia bisogna lavarla con una bella secchiata di acqua gelida in faccia, perché chi ne soffre si risvegli e torni in sé. Vi è mai capitato di rivedere un film che in epoche lontane credevate straordinario? Un cartone animato che è stato la vostra ragione di vita per anni? Una vecchia cotta della scuola per cui all’epoca avreste venduto un rene per poter passare qualche ora in sua compagnia? Sono pronto a scommettere che non sempre sono state esperienze piacevoli. “Benvenuti nella nostalgia”, per parafrasare Elio e le Storie Tese. Non si dovrebbe del tutto evitare di essere nostalgici, ma non dimenticarsi mai di esserlo, qualsiasi cosa si faccia.In questi giorni sono tornati in auge due brand storici dell’epoca PSX, in modalità e forme diverse, entrambe volute per cavalcare l’onda della nostalgia. Il problema della nostalgia, in entrambi i casi, è che ha distorto leggermente la percezione degli utenti, facendo emergere delle dinamiche comportamentali interessanti nei confronti di Micro Machines: World Series e Crash Bandicoot N. Sane Trilogy. Per il ritorno del gioco delle macchinine più famose di sempre la situazione è relativamente semplice: la nostalgia che genera hype, che a sua volta genera delusione. Il nome “Micro Machines” ha riportato alla memoria quel V3 uscito su PlayStation, e la speranza di molti è che Codemasters riproponesse quella formula di gioco fatta di competizioni furiose in compagnia di amici e multitap. Speranza parzialmente disillusa, perché World Series (come poteva far intuire un po’ già il nome), è un titolo fortemente votato alla competizione online, e manca di quel mordente che ebbe il glorioso titolo per PSX. Risultato: per ora una smorfia a mezza bocca, sperando nel supporto degli sviluppatori per dare una limatina ai difetti di una produzione che molti si aspettavano fosse migliore.Ma veniamo a Crash Bandicoot, dove so che mi attirerò le ire di molti di voi. Il ritorno di Crash, icona indiscussa del videogioco negli anni ’90 e simbolo del medium intero per i meno attenti, ha offuscato le menti di tutti. È questo che fa la nostalgia: farci vedere le cose come crediamo che siano, e non come sono veramente. Poco importa che il primo episodio della trilogia fosse già all’epoca un platform datato, mentre su altri lidi usciva Super Mario 64 pronto a riscrivere le basi dei platform 3D: Crash è tornato ed è momento di fare festa. Neanche la riproposizione degli stessi problemi di input lag ed hitbox incerte di allora serve a mantenersi lucidi, non esaltandosi di fronte ad una rimasterizzazione sì molto buona, ma pur sempre una riproposizione di un titolo di generazioni fa, nel bene e nel male. Ciò che vince è la memoria dei pomeriggi passati in compagnia di Crash invece di studiare, il passaparola con gli amici per scoprire tutti i segreti del gioco tra leggende metropolitane e mezze verità, con buona pace del buon senso.
Da qualche anno a questa parte ci si appoggia un po’ troppo alla nostalgia, e lo strascico delle operazioni nostalgiche comincia a farsi pericoloso, vedi la delusione per Micro Machines e l’isteria di massa per il ritorno di Crash Bandicoot. Inizio a trovarle indigeste, e spero che la tendenza prima o poi sia quella di tornare a guardare un po’ più verso il futuro.
Ma tra i giochi più attesi ce ne sono due in particolare che guardano clamorosamente al passato: Shadow of the Colossus, il capolavoro di Ueda che verrà rimaneggiato su PS4, ma che ci è già stato venduto su PS2 e PS3; e Cuphead, un platform disegnato come un cartone animato in bianco e nero degli anni ’30.
Più nostalgia di così.