Bentornati a
Un Videogioco con Ghiaccio, l’appuntamento settimanale alla scoperta (e riscoperta) dei videogiochi con cui trascorrere un’estate. Se finora abbiamo parlato di
vichinghi,
Valchirie e
samurai, oggi allontaniamoci dall’atmosfera casalinga per abbracciare il portatile. Parliamo infatti di
Dynasty Warriors Next per PlayStation Vita. In sé,
Dynasty Warriors non ha bisogno di molte presentazioni: è la proprietà intellettuale che ha dato vita a uno dei sottogeneri più controversi di tutta la videoludica, il Mosou. Già su PSP vi erano stati tentativi a questo riguardo, ma la limitata potenza hardware aveva generato notevoli compromessi. Questi includevano grafica approssimativa e suddivisione “a scacchiera” delle mappe, che paradossalmente finivano per allungare i tempi di stasi vanificando l’esperienza “portatile”.
Next è la prima incarnazione del brand su Vita, e vi diciamo subito che tutti questi problemi sono stati immediatamente risolti. Ma per capire come dobbiamo procedere con ordine.
Fratello maggiore e sorellina minore
L’anno è il 2012: PlayStation Vita è appena uscita sul mercato, incarnando l’ennesimo tentativo di Sony di scardinare il monopolio della Nintendo sul videogioco portatile. Solo l’anno prima Koei ha pubblicato su PS3 e Xbox 360 Dynasty Warriors 7, forse il tentativo più audace di svecchiare una serie iniziata su PlayStation 2. Il gioco venne infatti riprogettato da zero, dai personaggi all’impostazione della battaglia passando per la storia, resa decisamente più aderente agli avvenimenti autentici della Cina dei Tre Regni. Una traccia che, come vedremo, viene mantenuta nel portare la serie su Vita.
Il Mosou è un genere coevo dell’action che cerca di combinarvi elementi tattici con un gameplay “uno-contro-mille”. Una scelta che quasi mai ha generato pareri concordi, venendo considerata come troppo grezza dai giocatori che desiderassero una sfida più profonda. Il gameplay di questo genere è stato sempre mantenuto semplice, con due soli tasti per colpire e uno per gli attacchi speciali. Allo stesso modo, l’intelligenza degli avversari è spesso prossima allo zero, limitata a farli disporre a corona attorno al giocatore e farsi spazzare via in un unico fendente. E nonostante Koei abbia fatto di tutto per far dimenticare questa rozzezza di fondo (aggiungendo elementi da gioco di ruolo, approfondendo la storia, aumentando i personaggi giocabili) non c’è mai stato un autentico cambiamento.
Per la Cina, denaro e stratagemmi
Il paradosso più grande? Che nonostante tutti questi evidenti difetti, i mosou non solo vendono, ma divertono. Sono videogiochi che si portano via una quantità imbarazzante di tempo libero, coinvolgendo il giocatore in un racconto di guerra, politica, lealtà e allo stesso tempo esaltandolo con un gameplay che, una volta nell’ottica, è appagante come non mai. Un gameplay che, per quanto rimanga sempre lo stesso, sa continuamente reinventarsi nei suoi elementi di contorno e rendersi unico su ogni console dove viene portato. Next in tal senso è un esempio evidente.
Graficamente il gioco infatti riprende il cast di DW7 e ne riutilizza personaggi ed estetica. Stessa condotta viene impiegata per la colonna sonora, che a parte pochi brani è ripresa in toto dal “fratello maggiore” per le console casalinghe. La variazione sta nella struttura generale e nelle variazioni al gameplay classico della serie. Quest’ultimo si caratterizza per battaglie veloci, dove la tattica viene veicolata attraverso la scelta e la cattura delle basi sparse per la mappa. Ciascuna di esse appartiene a una specifica tipologia (rifornimenti, rinforzi, supporto) che garantisce un vantaggio sensibile nell’economia degli scontri.
I diversi scenari sono invece distribuiti in una mappa “strategica”, nel quale decidere la prossima mossa. L’unica risorsa disponibile sarà il denaro, che andrà investito prevalentemente nelle carte Stratagemmi. Ciascuna di esse rappresenta uno degli ufficiali ai nostri ordini in quel dato momento della storia, e se usata garantisce un qualche tipo di vantaggio nella battaglia successiva. Ma a conti fatti, si tratta di una componente strategica che rimane sempre piuttosto blanda.
Le battaglie si vincono toccando
Il gioco è chiaramente calcolato per l’esperienza portatile. Le battaglie non durano mai eccessivamente ed è possibile salvare in ogni momento. Ma in quanto titolo di lancio PlayStation Vita, il titolo Koei è pieno di minigiochi ed eventi tesi all’utilizzo dei touch-screen della console. I duelli tra ufficiali andranno risolti in una modalità uno contro uno, in cui sferrare attacchi, pararsi e difendersi toccando, sfiorando e scrollando lo schermo. L’ispirazione al (quasi) coevo
Infinity Blade è palese, ma questa modalità risulta divertente al di là della semplice imitazione. Di contro, altrettanto non riesce a tutte le tipologie di minigiochi simili. Dall’“
endless runner” a quello di precisione (ideogrammi da ricalcare con lo scomodissimo touch panel posteriore) l’impiego della caratteristica più memorabile di PSVita alle volte sembra essere usato con troppa insistenza. Questo genera che molti di essi sono poco comprensibili, oltre che spaesanti quando accadono nel gioco spezzando il ritmo. Una calibrazione delle situazioni un po’ confusa, segno di inesperienza su una console nuova.
La lunga storia… Anche troppo
Di contro, il gioco diverte e fa bene il suo dovere, specialmente se pensiamo alla sua natura di titolo di lancio. La modalità simil-strategica diverte e le battaglie sono affollate e esaltanti. Fa un certo piacere vedere i personaggi riproposti con lo stesso livello di dettaglio di PS3, e il doppiaggio inglese di alto livello dona loro ancor più personalità. La campagna è invece suddivisa in scenari: i primi raccontano le vicende storiche, mentre gli ultimi si immaginano anacronismi in cui la fazione comandata arriva all’agognata unificazione della Cina. La sfida non è mai troppo alta, anzi ci si concentra sul racconto: frequenti sono le schermate di dialogo e scelte morali (blande ma atmosferiche) prima di impegnarsi nell’ennesima conquista. Il difetto in tal senso sta nel fatto che suddetto Story Mode è così lungo e complesso che dopo averlo finito potrebbe non c’è grande incentivo a provare anche le altre modalità. Comunque, per i pochi a cui non bastasse Koei ha inserito anche un piccolo editor di creazione e personalizzazione di un personaggio, da controllare in modalità libera e in modalità conquista.
Concludiamo con una piccola segnalazione: gli scenari della storia sono progressivamente più difficili, con nemici potenziati fin dalle prime battaglie. Tuttavia, i personaggi che ci verranno dati saranno sempre a livello minimo: un modo troppo furbo di creare la difficoltà, obbligando il giocatore a passare per il Free Mode in modo da potenziarsi al di fuori della storia.
Dynasty Warriors Next è uno dei migliori titoli di lancio PSVita. Ancora adesso fa comunque la sua figura, offrendo un gameplay semplice e tarato sul portatile con millimetrica precisione. I difetti storici sono comunque ancora presenti, e il suo reinventarsi per l’occasione non riesce a coprirli molto. Tuttavia rimane un gioco portatile estivo e leggero, con una bella storia e una grafica notevole per un handheld. Da consigliare anche a chi di solito non è entusiasmato dai mosou, in quanto meno complesso e assai più accessibile rispetto ai “fratelli” su console casalinga. Insomma, un gioco che col ghiaccio sta bene, ma solo durante viaggi senza scossoni.