In questa nuova puntata della nostra Top 10 rigorosamente non numerata, vi faremo conoscere alcuni tra gli spin-off meno riusciti della storia dei videogiochi. Ne abbiamo lasciati fuori alcuni altrettanto meritevoli di essere menzionati, taluni persino appartenenti allo stesso franchise, ma tutto sommato crediamo di aver inserito quelli più significativi, che probabilmente avete già cancellato dalla vostra memoria senza troppa fatica.
Shadow the Hedgehog
Da molti anni i giochi dedicati al porcospino blu non hanno avuto molta fortuna, causando immani sofferenze ai fan che preferiscono avere il buon ricordo dei classici bidimensionali. Come se ciò non bastasse, SEGA decise di dedicare un gioco a Shadow, pensato originariamente per essere il suo più acerrimo rivale. L’intenzione era quella di creare una nuova serie con un personaggio rivolto a un’utenza più matura, con un titolo più dark e un porcospino che potesse imbracciare anche delle armi. Il risultato, come è facile immaginare, non fu dei migliori, soprattutto per i controlli terribili, la telecamera che faceva le bizze, un level design monotono e nulla che sia rimasto nella memoria dei giocatori.
Soul Calibur: Legends
Una delle illustri vittime del cambio di genere è senza dubbio Soul Calibur: Legends, che da ottimo picchiaduro passa a essere un action hack ‘n’ slash noioso, ripetitivo e senza alcuna attrattiva. Era un gioco non solo debole sotto tutti i punti di vista, ma aveva una lunga lista di difetti che ne minavano la godibilità, tra cui un sistema di controllo non proprio tra i migliori. Il gioco uscito su Wii aveva anche come “ospite” un personaggio di Tales of Symphonia, probabilmente considerato una leggenda all’interno di un franchise in cui non c’entra assolutamente nulla. Soul Calibur: Legends ci ricorda perché alcuni giochi dovrebbe aderire solo al proprio genere di appartenenza.
Zelda: The Wand of Gameleon
Uscito su CD-i nel 1993 assieme a Link: The Faces of Evil, Zelda: The Wand of Gameleon è parte di una sorta di trilogia nata dall’accordo tra Nintendo e Philips, che non è però considerata parte del filone principale della serie. Fu uno dei videogiochi peggiori di tutti i tempi, con sequenze animate che sembrano solo un brutto scherzo e che sono tutt’oggi derise dal popolo di internet per la scarsa qualità delle animazioni, della recitazione e del doppiaggio. L’esperimento fu un autentico disastro su tutta la linea e non c’è nulla che merita di essere ricordato anche dal più sfegatato fan di Zelda.
Death By Degrees
La sensuale Nina Williams di Tekken fu protagonista di uno spin-off chiamato Death By Degrees, uscito nel 2005 su PS2. Il gioco aveva qualche buona idea, ma il prodotto era controbilanciato da una serie di scelte davvero poco azzeccate e tanti problemi, che facevano il paio con un sistema di controllo da rivedere. Death by Degrees non faceva inoltre nulla in più di quanto era già stato mostrato in Tekken Force, che era in fin dei conti solo la modalità di un capitolo principale. E questo, con ogni probabilità, è quanto di più sbagliato possa esserci in una nuova produzione.
Hotel Mario
Anch’esso uscito su CD-i, Hotel Mario è un gioco “rompicapo” sviluppato da Fantasy Factory, che ha ben poco a che fare con Nintendo ma che è senz’altro da annoverare tra i peggiori spin-off di sempre. Oltre ad avere delle scene animate sulla falsariga degli Zelda usciti sulla console di Philips, aveva un sistema di gioco ripetetivo ed elementare, dove lo scopo era quello di muoversi all’interno di alcuni hotel rappresentati da schermate fisse in cui bisognava chiudere tutte le porte, usando degli ascensori tra un piano e l’altro e saltando sulla testa dei nemici per passare oltre. Non era insomma il meglio a cui il glorioso Super Mario ci ha da sempre abituato.
Resident Evil: Survivor
Di capitoli di Resident Evil e progetti collaterali poco riusciti ce ne sono parecchi, tuttavia abbiamo scelto Resident Evil: Survivor per rappresentare la categoria dei peggiori spin-off, perché riteniamo che sia tra i prodotti di qualche generazione fa che meno rendono giustizia al franchise. Si trattava di una sorta di connubio tra uno sparatutto in prima persona e gli arcade da sala giochi, dove a differenza dei capitoli principali si sparava in continuazione a tutto ciò che appariva su schermo, lungo tediose sessioni di gioco davvero poco ispirate e al di sotto degli standard qualitativi dell’epoca.
Street Fighter: The Movie
Non bastasse già il film a rappresentare la qualità dell’operazione, Capcom pensò fosse opportuno fare un gioco tratto dalla pellicola in versione arcade e per console. La versione da sala giochi sviluppata da Incredible Technologies aveva un combat system che differiva non poco da quello classico di Street Fighter. Il gioco era più basato sulle combo aeree e pareva per larghi tratti un rip-off di Mortal Kombat coi personaggi che avevano le fattezze degli attori visti nel film. La versione casalinga era dimenticabile, la digitalizzazione degli attori era scarsa e il frame rate basso rovinava i combattimenti.
Pac-Man 2: The New Adventures
Uscito nel 1994 su Super Nintendo e Mega Drive, Pac-Man 2 The New Adventures era quanto di più diverso ci fosse dal gioco originale e dai platform che arrivarono dopo. Si trattava in sostanza di un punta e clicca atipico, dove il giocatore non aveva alcun controllo sul protagonista, ma poteva solo interagire con lo scenario tramite l’uso di una fionda, con cui si potevano colpire degli elementi che permettevano il corretto avanzamento lungo l’avventura. Per i giocatori era abbastanza strano non poter avere il controllo su Pac-Man, e le meccaniche di gioco risultavano essere piuttosto macchinose, nonostante per l’epoca fossero in qualche modo diverse dal solito e particolari. Si trattava tutto sommato di uno spin-off di cui chiunque avrebbe fatto volentieri a meno.
Mega Man Soccer
Il 1994 non fu una buona annata per gli spin-off usciti su Super Nintendo: quell’anno arrivò anche Mega Man Soccer, curiosa variante di un gioco diventato famoso per essere un platform hardcore, qui declinato sotto forma di gioco di calcio senza arte né parte, considerato tra l’altro uno dei peggiori di sempre. Sebbene fosse basato sulla sua grande semplicità e immediatezza, il gioco soffriva di alcuni rallentamenti, aveva dei controlli molto fiacchi e l’IA rendeva tutto sin troppo ripetitivo. Anche negli anni ’90, Capcom si faceva tentare dalla mania degli spin-off, ma come accade spesso anche oggi, furono quasi tutti dei clamorosi buchi nell’acqua.
Mortal Kombat: Special Forces
Chiudiamo la nostra classifica dei peggiori spin-off con uno dei meno riusciti di sempre, ossia Mortal Kombat: Special Forces. Si tratta di uno dei più brutti concept che si potevano pensare per la serie, con l’aggravante di essere trasposto in quello che è un gioco noioso, mal realizzato, tecnicamente sottotono, pieno di buchi nella trama e manchevole da tutti gli altri punti di vista. Mortal Kombat: Special Forces è stata una terribile esperienza anche per i più temerari e i più affezionati fan della saga. Il passato, per fortuna, sembra aver insegnato molto a tante software house.