La serie di The Elder Scrolls è una delle più popolari ed apprezzate in ambito occidentale, quasi equivalente della definizione stessa di “gioco di ruolo”. Skyrim, suo quinto esponente, ne rimane la massima espressione sotto molti punti di vista, sebbene il terzo episodio, Morrowind, rimanga nel cuore di milioni di appassionati. Con queste premesse, e avendo giocato per oltre duecento ore la versione originale del gioco, immessa sul mercato nel 2011, ci siamo approcciati a questa Special Edition convinti che sarebbero bastate una decina di ore per apprezzare il lavoro di svecchiamento operato da Bethesda e dare ai nostri lettori un’idea della qualità del pacchetto e dell’opportunità di un acquisto. Non avevamo, però, fatto i conti con Skyrim stessa, con le sue storie, i suoi mille personaggi, il continuo disperdere il giocatore tra mille quest, una più interessante dell’altra: e così, arriviamo a scrivere questa recensione dopo oltre trenta ore di gioco, che si estenderanno fino a superare il centinaio, come fosse la prima volta. In fondo, la forza magnetica di Skyrim è proprio questa.
Discussioni laterali
Quello che ci interessa, in questa sede, è capire a quali fasce di pubblico si indirizza questa Special Edition, e a quanti tra coloro che si seguono convenga davvero procedere all’acquisto. In quest’ottica, non ci addentreremo nei temi consueti delle nostre recensioni, come trama e giocabilità, per i quali non possiamo che rimandarvi alla copertura del gioco già presente sul nostro sito. Ci soffermeremo, invece, sull’aspetto tecnico, su quanto e come sia invecchiata l’opera originale, sul suo impatto su un mercato videoludico sensibilmente differente da quello in cui si immise cinque anni or sono. Skyrim, d’altronde, non ha bisogno di presentazioni: parliamo di uno dei giochi di ruolo più apprezzati e premiati di tutti i tempi, osannato dalla critica specializzata e divenuto punto di riferimento anche per il pubblico, nonostante la totale assenza di supporto per il multiplayer (elemento troppo spesso considerato imprescindibile ai giorni nostri) e una limitatezza visiva ancora più evidente oggi, in occasione di questa rimasterizzazione.
Due parole, però, vanno spese sulla capacità del prodotto di stupire anche coloro i quali ci abbiano speso centinaia di ore, attirandoli in una spire di quest, incontri casuali, distribuzione del peso e dei punti abilità: l’impressione di trovarsi senza catene in un mondo davvero reale, dalle infinite possibilità, rappresenta, da sempre, il maggiore punto di forza della serie The Elder Scrolls e, più in generale, di moltissimi prodotti Bethesda.
Soprattutto alla luce delle recenti dichiarazioni di Hines e compagnia, che hanno smentito lo sviluppo di un nuovo episodio (che arriverà, statene certi, ma in tempi piuttosto lunghi, temiamo), perdersi queste emozioni è assolutamente fuori questione per tutti coloro che non abbiano mai avuto l’occasione di giocare al titolo.
Ecco, abbiamo già raggiunto uno dei primi obiettivi di questo articolo: suddividere i nostri lettori in macro categorie cui consigliare o meno l’acquisto, quantomeno in versione console, perché su PC basta possedere il gioco base e tutti i contenuti scaricabili per ottenere gratuitamente questa Special Edition.
Dimmi che giocatore sei e ti dirò cosa fare
Il pacchetto di questa Special Edition propone il gioco base e i tre DLC rilasciati successivamente, due dei quali di buona/ottima fattura (
Dawnguard e
Dragonborn) ed uno abbastanza deludente (
Hearthfire), ripulisce e svecchia il comparto estetico e aggiunge il tanto sospirato supporto alle mod, sebbene con limitazioni che variano dallo stringente (su Xbox One, la versione da noi testata) all’assurdo (PS4).
Alla luce di questo, considerando che il versante tecnico non differisce tra le due versioni console, quella per l’ammiraglia di casa Microsoft si lascia preferire in maniera netta, grazie alla maggiore scelta di mod a disposizione, tra le quali segnaliamo The Forgotten City, che aggiunge un’intera nuova location, la patch non ufficiale, che sistema diverse decine di piccoli bug legati alla fisica e agli obiettivi di missione che fanno le bizze, e quella che consente di acquistare un anello che aumenta esponenzialmente il peso trasportabile, limitando l’andirivieni continuo dai mercanti per liberarsi degli oggetti in eccesso.
Detto che, in caso non aveste giocato Skyrim, l’acquisto è obbligatorio se amate i giochi di ruolo, passiamo adesso alle altre categorie di giocatori, e a come consigliamo di comportarsi: prima di perderci nuovamente nelle lande innevate del nord di Cyrodiil, avremmo consigliato l’acquisto a coloro che possiedono già il titolo su console in maniera molto cauta, ma, onestamente, se siete assetati di giochi di ruolo immersivi e totalizzanti, dopo aver scritto la parola fine alle avventure di Geralt di Rivia, le console di attuale generazione non offrono molto di meglio.
Risolti i due estremi (chi non ha mai giocato Skyrim e chi lo possiede su PC, gli uni che dovrebbero correre ad acquistarlo non appena finito di leggere questa recensione e gli altri che lo possiedono già, e quindi non necessitano di alcun esborso), ci sono una miriade di giocatori in una fascia grigia: potreste non aver giocato ad uno o più dei DLC, potreste apprezzare le mod, o potreste, semplicemente, voler rigiocare il tutto cambiando la razza del vostro personaggio e schierandovi con i Manto della Tempesta invece che con l’Impero. In fondo, pur avendo giocato tutti e tre i contenuti scaricabili, questo è quello che ha invogliato noi a proseguire ben oltre il numero di ore necessarie a scrivere questo articolo: le valutazioni da fare sono molte e tutte soggettive, e, anche se, come vedremo, il lavoro svolto sul comparto tecnico è più che degno, il costo di questa Special Edition non è esattamente di poco conto su PS4 e Xbox One. In questo senso, il voto che avete visto ad inizio pagina è poco più che una media tra il 9,5 che meriterebbe il prodotto base, che, lo ribadiamo, rappresenta ancora la crema degli RPG occidentali, e il 7,5 che fotografa bene una remaster completa ma un po’ pigra, priva di contenuti aggiuntivi, anche solo nella forma di documentari ed interviste al team di sviluppo. L’unica fascia di giocatori cui davvero non possiamo dare un consiglio univoco è rappresentata da coloro che, come noi, avevano già speso duecento e passa ore con il titolo: difficilmente la sola presenza delle mod vi spingerà a cominciare di nuovo quest’avventura titanica, e, analizzando la questione solamente a livello logico ed economico, l’acquisto risulterebbe fortemente sconsigliato.
Eppure, come accennato, anche in questa Special Edition, Skyrim ci ha afferrato per il colletto e trascinato nuovamente nel suo mondo, e quindi questo potrebbe accadere a chiunque nutra amore verso quest’opera, al di là della conclamata assenza di contenuti effettivamente inediti.
Il trucco c’è e si vede
A fronte dell’immobilismo sotto il punto di vista dei nuovi contenuti, Bethesda ha svolto un lavoro di ripulitura e svecchiamento notevole, ma comunque non esente da difetti: se le lande di Skyrim offrono il meglio di sé nella nuova risoluzione a 1080p (in luogo dei 720 della precedente edizione console), qualcosa in più poteva essere fatto per il framerate, ancorato a 30 fps quando su PC, già da tempo, si è visto di meglio. Allo stesso modo, i passi avanti dal punto di vista dell’illuminazione volumetrica, degli shader di neve ed acqua (questi ultimi, soprattutto, una o due spanne sopra quelli del 2011), della maggiore ampiezza del campo visivo e della quasi totale assenza di artifici grafici atti a celare la linea dell’orizzonte rendono il prodotto molto più moderno, ma le animazioni legnose, la mancanza di frame di congiunzione tra i movimenti e le espressioni facciali degli NPC tradiscono ancora l’età del codice. Ciò che più infastidisce, a fronte di un lavoro cosmetico nel complesso valido, è il fatto che la software house del Maryland non abbia messo mano ad alcuni dei bug storici del prodotto nonostante tutti gli anni passati (non a caso abbiamo consigliato il download della patch non ufficiale tra le mod): i compagni si perdono ancora molto spesso, finendo con il riapparire in fondo ad un crepaccio o ad assentarsi per diversi minuti, lasciando il giocatore in balia degli avversari, così come le compenetrazioni poligonali e i bug audio sono ancora molto frequenti. Apprezzabile il fatto che i caricamenti occupino una frazione di quelli originari, anche se questa cosa andrebbe valutata dopo l’ottantina di ore, quando la versione per Xbox 360 (su cui spendemmo il nostro tempo cinque anni or sono) poteva arrivare anche a due minuti pieni per caricare un salvataggio.
Se confrontato con lo
Skyrim che fu, insomma, quello di oggi esce nettamente vincitore, ma le nuove generazioni, cui abbiamo consigliato spassionatamente l’acquisto senza alcuna remora, non potranno non notare l’abisso che intercorre tra questa Special Edition e congeneri più recenti, da
Dragon Age Inquisition al già citato
The Witcher III. Tuttavia, se ciò cui date la priorità sono l’intensità dell’esperienza e la quantità di contenuti, difficilmente rimarrete delusi da Skyrim e, più in generale, da un prodotto targato Bethesda.
Un pilastro dei giochi di ruolo occidentali
Contenuti per oltre duecento ore
Apprezzabile lavoro di svecchiamento tecnico…
Finalmente le mod anche su console…
Assenza di contenuti inediti
…che pure non riesce a nascondere l’età del prodotto
…ma quante limitazioni!
Poche chiacchiere, Skyrim va giocato. A meno di non nutrire profondo odio per i giochi di ruolo occidentali, o forse anche in quel caso.
Come e a che prezzo farlo, però, sono due questioni differenti: questa Special Edition propone un pacchetto completo, eppure non si sforza nell’offrire contenuti davvero inediti, che non siano le mod, finora assenti su console. Guardando ai freddi numeri, al costo del pacchetto e alla sua contemporanea gratuità su PC (quantomeno per i possessori di gioco base e DLC), l’acquisto andrebbe valutato attentamente, perché i soldi non crescono sugli alberi e i contenuti sono gli stessi del 2011, ma ci sono fattori che vanno oltre la matematica, emozioni che un videogiocatore farebbe un torto a se stesso a negarsi.
Noi siamo stati risucchiati nuovamente dalle vicende di Skyrim, e, verosimilmente, ci spenderemo almeno un altro centinaio di ore, ma i nostri lettori dovrebbero interrogarsi sulle proprie priorità e valutare se e quando tornare in queste fredde lande. Chi, invece, a Skyrim non ci avesse mai messo piede, non deve far altro che rivolgersi al proprio rivenditore di fiducia (o ai vari marketplace virtuali).