Playstation VR si è dimostrato un esperimento dai risultati altalenanti: se, da un lato, mancano grandi produzioni di qualità pensate per questa interessante periferica, dall’altro sembrano godere di una nuova linfa vitale titoli più piccoli e sperimentali, che non hanno alcuna paura di gettarsi nella non semplice sfida costituita dalla realtà virtuale. Superhot rientra sicuramente in questa categoria: ma sarà riuscito nel suo intento?
Minimalista per scelta
Non appena avviamo il gioco, la prima cosa che ci colpisce di Superhot è il particolare stile grafico adottato. Uno stile minimalista, fatto di bianchi e neri: bianche le ambientazioni, neri gli oggetti con cui possiamo interagire e le nostre mani. L’unico altro colore presente è il rosso, quello dei nemici: i nostri avversari, infatti, compariranno nella forma di silhouette rosse. Questo stile, all’apparenza spoglio, riesce in realtà ad essere pienamente convincente: non si sente il bisogno di un maggiore dettaglio grafico, anzi, il minimalismo adottato rende ancora più semplice calarsi nell’azione di gioco. Giocando in prima persona, il VR ci permette una buona immersione, molto efficace specialmente nel momento in cui si vedono dei proiettili avvicinarsi al nostro volto virtuale. Lo stile minimale anche qui viene in aiuto al gioco: non si nota l’annoso problema del blur elevato di gran parte dei giochi VR perché, di fatto, non ci sono dettagli da vedere sfocati, rendendo di fatto l’esperienza visiva molto più piacevole rispetto a quella di altri titoli per PS VR che hanno invece cercato di emulare la potenza grafica di titoli contemporanei con una periferica che, al momento, pone ancora parecchi limiti al raggiungimento dello scopo. Visto che, durante il gioco, si rimane quasi completamente fermi, è assente qualsiasi tipo di motion-sickness, rendendo Superhot un titolo godibile per chiunque, anche per i più deboli di stomaco. Certamente, rimangono sconsigliate sessioni di gioco troppo lunghe, che potrebbero causare una sensazione di stanchezza alla vista o leggeri mal di testa; ma la struttura di gioco di Superhot, caratterizzata da brevi livelli in sequenza, si presta molto bene a brevi partite, rendendo dunque più facile evitare il problema.
FPS o puzzle game?
Non è solo il peculiare stile grafico a contraddistinguere Superhot; il gameplay, infatti, è decisamente atipico nel proporre un mix di FPS e puzzle game. Quello che dovremo fare, infatti, sarà eliminare i nemici all’interno di una stanza: una volta eliminati tutti, passeremo alla stanza successiva. Non è mai necessario muoversi: possiamo guardarci intorno, afferrare oggetti, tra cui armi da fuoco e da taglio con cui colpire i nostri avversari. Potremo anche rubare loro le armi, una volta che saranno abbastanza vicini, oppure colpirli con un pugno per mandarli al tappeto. Un approccio molto arcade, dunque, ed infatti il gioco è strutturato in brevi sequenze di livelli. Quello che lo rende davvero particolare, però, è il fatto che il tempo scorre solamente quando ci muoviamo. Se un nemico spara un colpo, ma il giocatore rimane immobile, il proiettile rimarrà fermo, a mezz’aria, in attesa dello scorrere delle lancette. Non appena muoveremo la testa nel tentativo di spostarci, o le mani nel tentativo di afferrare un oggetto, il tempo riprenderà il suo incedere, ed il proiettile si avvicinerà pericolosamente a noi. Basta un solo colpo per essere eliminati, ma lo stesso vale per gli avversari. Ecco quindi che Superhot diventa un puzzle game: il fulcro del gioco sta nel capire quando muoversi o meno, nel capire come evitare ogni colpo per poter poi rispondere al fuoco. Non è semplice come sembra: basta un minimo movimento per far ripartire il tempo, ed è difficile mantenere i nervi abbastanza saldi da rimanere completamente immobili mentre si riflette con un proiettile a pochi centimetri dal volto. Questa inedita formula funziona, risultando incredibilmente divertente anche grazie all’intuitività offerta dall’accoppiata di PS VR e PS Move (sono necessari due Move per giocare: un esborso economico forse esoso), al punto che sarebbe impossibile immaginare il gioco senza di essi. Ed è strano perché, effettivamente, Superhot non è un titolo nato per VR, essendo uscito su PC quasi un anno e mezzo fa senza di essa. Una volta provato su PS VR, però, non si può più immaginare di giocarlo senza di essa, perché la nostra presenza all’interno del gioco diventa un punto cardine dell’esperienza: una cosa è cercare di rimanere immobili limitando le proprie interazioni con il gamepad, tutt’altra storia è rimanere fisicamente immobili, senza muovere neanche il volto per guardarsi intorno, un gesto talmente naturale e automatico da essere davvero difficile da evitare. Anche chi avesse giocato il titolo su PC, dunque, dovrebbe dare una chance a questa versione per PS VR, nel caso in cui possieda la periferica: non si tratta di un inserimento raffazzonato all’ultimo minuto, ma di una novità che è in grado di rivoluzionare completamente l’esperienza di gioco, rendendola ancora più divertente, frenetica ed intensa. Un esperimento completamente riuscito, dunque, che riesce a tenere incollati allo schermo nel tentativo di risolvere gli enigmi rappresentati dalle varie sparatorie che si susseguono senza soluzione di continuità nel corso della breve durata del gioco. Ecco, se dovessimo trovare un primo difetto starebbe qui, nella longevità tarata verso il basso. Dalla sua natura arcade, però, Superhot prende anche le modalità extra, ed ecco quindi che, una volta finito il titolo, sbloccheremo nuove modalità che, pur non offrendo nulla di completamente nuovo, ci permetteranno di affrontare sfide diverse che allungano la vita del prodotto. E’ qui che entra il gioco il secondo, e forse più grande, difetto di Superhot: fin dai primi minuti vediamo tutto quello che c’è da vedere. Se le situazioni da risolvere cambiano, la sostanza rimane sempre la stessa: non vengono introdotte nuove abilità o nuove tipologie di nemici, e questa mancanza di varietà si fa sentire. Un vero peccato, perché senza questi difetti Superhot avrebbe potuto essere un vero gioiellino.
– Stile unico
– Incredibilmente divertente
– La realtà virtuale è molto più di un accessorio
– Mancanza di varietà
– Scarsa durata
– L’acquisto obbligatorio di due PS Move potrebbe risultare eccessivo per alcuni
Superhot è un gioco atipico che mescola FPS e puzzle game, e lo fa in modo decisamente riuscito. In questa occasione, Playstation VR non è meramente un accessorio all’esperienza, ma è il cuore pulsante attorno a cui ruota l’intera avventura, un’avventura di stampo arcade che punta tutto sul divertimento. Se non fosse per una generale mancanza di varietà e per una durata esigua, Superhot avrebbe meritato anche più di quanto ottenuto. Pur con questi difetti, però, non possiamo fare altro che consigliarlo a tutti i possessori di PS VR.