Recensione

Redout

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a cura di Francesco Ursino

Informazioni sul prodotto

Immagine di Redout
Redout
  • Sviluppatore: 34BigThings
  • Produttore: 345 Games
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH
  • Generi: Guida Arcade
  • Data di uscita: 2 settembre 2016 - 31 agosto 2017 (retail console) - 14 maggio 2019 Switch

Esistono titoli capaci non solo di interpretare al meglio un genere, ma di diventarne al tempo stesso la figura cardine per antonomasia. Se si pensa a un gioco come Wipeout, allora è già ben chiaro cosa bisogna aspettarsi: un modello di guida arcade, scenari futuristici e dalla grafica squadrata, competizione sfrenata, ma soprattutto tanta, tanta velocità. È questa la ricetta proposta anche da Redout, un progetto tutto italiano sviluppato da 34BigThings che è sfrecciato rapido e prorompente sui nostri monitor. Vediamo di scoprire tutti i particolari di un gioco che, come è possibile intuire dal voto affibbiatogli, ha saputo convincere.

Gotta go faster!Chiariamo subito il concetto: Redout è un gioco tosto. Non stiamo parlando tanto delle modalità di gioco, dello stile grafico o del gameplay: l’esperienza proposta dagli sviluppatori sembra essere volutamente esigente, difficile ma non cattiva, esaltante in alcuni punti e capace di fare infuriare in altri. In poche parole, si tratta dell’essenza dei giochi di guida arcade cui la produzione italiana dichiara chiaramente di ispirarsi. Dal punto di vista delle modalità di gioco, il titolo offre opzioni classiche: il giocatore potrà infatti disputare una sfida singola, declinata in nove differenti tipologie di corse, che andremo a sviscerare maggiormente in seguito. Segue poi il gioco online, e infine la modalità regina: la carriera. Questa scelta consentirà di gareggiare in circa 80 gare: l’obiettivo è quello di partire con una vettura dalle prestazioni modeste, fino a scalare i livelli di esperienza che garantiranno l’accesso a navicelle di classi sempre più performanti e superiori. Nel concreto, dunque, la carriera si compone di una sequela di eventi da affrontare e, se possibile, vincere; i propri risultati alla fine di ogni gara verranno ricompensati con le classiche medaglie di bronzo, argento e oro, fino ad arrivare al platino, dedicato ai giocatori veramente irresistibili. 

La struttura della carriera offre qualche spunto di discussione: ogni gara, vincente o perdente che sia, permetterà di ottenere dei punti esperienza; le migliori performance, inoltre, verranno premiate con dei fondi da spendere per potenziare e comprare nuovi bolidi, ma non basta. Periodicamente, si verrà contattati dalle scuderie partecipanti agli eventi, per dei contratti della durata di una o più gare. Se si riuscirà a centrare l’obiettivo prefissato nell’accordo, di norma mai così impossibile, si avrà diritto a consistenti e quanto mai utili bonus. 
In questa modalità di gioco, però, non ci ha convinto totalmente la successione degli eventi, che ci è apparsa un po’ disordinata, se non dispersiva; i piloti virtuali, infatti, potranno prendere parte a ognuna delle gare presenti nella grande lista disposta nella schermata apposita. L’intoppo risiede forse nella troppa libertà data al giocatore, che in sostanza potrà scegliere in ogni momento la competizione da intraprendere; considerato che man mano che si accumuleranno risultati positivi verranno aggiunte nuove sfide, è molto probabile che si possano perdere per strada alcune corse, che i più pignoli potranno comunque recuperare in ogni momento. Il messaggio sembra essere quello che è possibile “livellare” anche dimenticandosi di affrontare qualche gara; questo comportamento, volontario o meno, non impedirà di progredire in maniera più o meno efficace, almeno durante le prime ore di gioco.Prima di passare all’analisi del gameplay, merita una riflessione la situazione del comparto online. Il titolo, infatti, consente di lanciarsi in competizioni contro altri giocatori: nel momento in cui scriviamo, precedente all’uscita del gioco, i server sono ancora però deserti, e pertanto non è stato possibile saggiare le prestazioni in questo ambito. Da segnalare l’assenza di opzioni per il gioco in locale: non è presente, dunque, lo split-screen.

L’ABC del guidatore arcade: sterza, strafe, e via di turboDobbiamo dire che il nostro impatto con il gioco è stato per certi versi brutale: appena scesi in pista siamo stati surclassati dagli avversari in maniera anche un po’ umiliante e tragicomica, non riuscendo ad impostare le curve in alcun modo, e invidiando le traiettorie precise e nette dei nostri rivali. Tutto quello che riuscivamo a fare era premere continuamente il tasto per attivare il turbo, e andare a sbattere in maniera violenta contro le barriere ad ogni curva. Convinti di avere un minimo di abilità, abbiamo continuato a riavviare le gare concluse in ultima posizione; tutto ciò fino a che non siamo arrivati all’illuminazione, che ci ha svelato il segreto per riuscire almeno a terminare le corse in maniera decorosa, ovvero l’utilizzo calibrato della levetta analogica destra. In questo modo è possibile eseguire lo strafe, avvantaggiandoci negli spostamenti laterali supplementari a quelli eseguiti con la levetta sinistra, delegata alla direzione dello scafo. Oltre alla gestione dei movimenti, però, dovrà essere tenuta in considerazione la propria posizione all’interno del circuito; andare a sbattere contro i bordi, infatti, farà calare la “salute” della navicella: nel momento in cui l’apposito indicatore scenderà a zero, difatti, il nostro bolide esploderà, obbligandoci ad una pausa di preziosi secondi.

Dosando attentamente l’azione delle due levette, dell’acceleratore e saltuariamente del freno è possibile allora venire a capo della sfida, ma probabilmente ciò non significherà vittoria certa. Per poter trionfare, infatti, sarà necessario acquistare i power up, divisi nel gioco in attivi e passivi, e migliorabili singolarmente attraverso quattro upgrade. La prima tipologia di potenziamenti permetterà di attivare speciali contromisure, come ad esempio un attacco EMP che disturba i concorrenti vicini e prosciuga la loro energia, oppure l’introduzione della possibilità di sprigionare in un solo istante tutto il proprio turbo. I power up passivi, invece, permetteranno di migliorare parametri quali l’aderenza, la velocità massima e la durata del turbo. Ogni potenziamento è utilizzabile con le navicelle di tutte le scuderie e classi presenti: i diversi bolidi, a questo proposito, sono differenziati tra di loro per mezzo di diversi parametri, che condizionano visibilmente le loro prestazioni in pista; dobbiamo dire però che la strategia da noi utilizzata, ovvero quella di utilizzare inizialmente una navicella con una velocità di base molto elevata e basso grip, sembra avere pagato. Le prestazioni iniziali della vettura, infatti, ci hanno consentito di raggranellare i fondi necessari ad acquistare i primi power up, tra i quali consigliamo vivamente quello relativo al miglioramento dell’aderenza. Portato al suo massimo livello, questo potenziamento ci ha consentito una manovrabilità estrema, che difatti ci ha fatto vincere quasi la totalità delle gare con una certa facilità.

Do a Barrer roll! Oppure no…Proprio i power up ci danno lo spunto per parlare del livello di difficoltà; Redout è un gioco di guida arcade che non sembra puntare molto sullo scontro tra nemici: certo, spesso gli avversari ci verranno addosso di proposito, ma non ci si deve aspettare competizioni dominate da power up offensivi che determinano il risultato di una corsa. Quello che conta, allora, è guidare bene: nel momento in cui si riesce a fare ciò, si inizierà a vincere con costanza; l’intelligenza artificiale si è dimostrata dunque agguerrita in molte occasioni: a questo proposito, gli sviluppatori hanno confermato che il lavoro sul comportamento dei nostri avversari sarà oggetto di ulteriori sviluppi, per cui è presumibile aspettarsi in tempi brevi una IA ancora più reattiva ad attenta al nostro stile di guida. Tutto quello descritto finora trova applicazione concreta nelle modalità di gioco: come detto in precedenza, le opzioni in questo campo saranno molte, a partire dalle classiche gare di tre giri con o senza power up, fino ad arrivare a competizioni in solitaria contro il tempo, corse ad eliminazione e a punti, nonché sfide dove le tradizionali barriere a bordo pista sono assenti, e andare lunghi è sinonimo di un bel salto nel vuoto e di corsa finita.

La scelta più crudele, però, è la modalità sopravvivenza, che prevede la presenza di ostacoli assai fastidiosi rappresentati da mine che, se sfiorate, rallenteranno il nostro incedere e diminuiranno la nostra salute. Il tono del discorso non cambia di molto quando si parla della modalità Boss: in questo caso, si avranno davanti lunghe corse di svariati minuti in cui si dovranno percorrere spezzoni di tracciati collegati tra loro in maniera volutamente cattiva, grazie a dei portali che trasporteranno violentemente il giocatore tra una sezione e l’altra. Tutto ciò rende queste sfide sicuramente affascinanti, ma forse un po’ frustranti.

Salti da capogiroRedout, dunque, è un titolo da non prendere con le molle: ogni curva andrà affrontata con attenzione e cercando di seguire la traiettoria migliore; l’acquisto e l’utilizzo vario di power up, soprattutto quelli che garantiscono bonus all’armatura o alle caratteristiche primarie, deve adattarsi poi alle varie modalità di gioco, in modo da avere i benefici maggiori. Questo solido impianto di gameplay, però, viene sostenuto da quello che a nostro avviso è il punto di maggiore impatto della produzione italiana, ovvero il game design, che si unisce a un aspetto stilistico peculiare. Più volte, durante le gare, siamo rimasti sorpresi dalle evoluzioni del tracciato che, insieme alla velocità estrema di gioco e alla grafica stilizzata, riescono a creare un’esperienza veramente esaltante in alcuni frangenti. Tra tutti, la nostra predilezione va ai salti: mentre si è in aria, infatti, si dovrà fare attenzione a direzionare bene il proprio mezzo, aiutandosi con i due stick analogici; tutto ciò non è sempre facile, a causa della posizione della telecamera che, nella sua alternativa di default, è posta dietro allo scafo, e difatti nasconde spesso il punto di arrivo durante i balzi più alti. Basta un solo errore per finire fuori dalla pista e compromettere la propria gara. Quando si riesce a inboccare la rampa con la giusta velocità, ci si libra in aria alla corretta altezza e si atterra nel punto giusto, però, la soddisfazione è garantita. Sono presenti, poi, anche sezioni sott’acqua, veloci cambi di ambiente, così come i classici cerchi della morte, in cui sarà necessario alzare l’anteriore del mezzo con la levetta destra, per evitare scintille e sfregamenti col tracciato che equivalgono a rallentamenti.Graficamente, il titolo offre un aspetto che, ancora una volta, rimanda ai classici del genere: l’aspetto di Redout è stilizzato, squadrato, molto colorato e sfreccia davanti agli occhi in maniera veramente convincente; i quattro ambienti proposti spiccano per le loro tinte vivaci e tipologie differenti, a partire dai ghiacci dell’Alaska, e passando dal deserto e dalle profondità di un vulcano (nostra scelta preferita), fino ad arrivare a un Abruzzo futuristico e psichedelico. In alcuni casi, la tavolozza cromatica unita all’estrema velocità potrebbe stancare la vista dopo un po’, per cui è d’obbligo avvisare i giocatori maggiormente sensibili a questi aspetti. Considerato che il titolo è fruibile con successo anche su soluzioni VR, poi, la configurazione hardware richiesta prevede una potenza di calcolo perlomeno adeguata agli standard moderni. 

Nelle nostre prove, effettuate con tutte le opzioni grafiche al massimo, il titolo ha tenuto una stabile media molto vicina ai 60 FPS nella maggioranza delle occasioni grazie ad un processore Intel i5, 12 GB di RAM e una scheda video Radeon R9 380 da 4 GB; come si può intuire, dunque, il gioco è sì esigente, ma non così esoso nelle richieste. Il sonoro convince alla stessa maniera: i sottofondi musicali mischiano sonorità elettroniche e sintetiche in maniera del tutto adeguata al tipo di gioco; la qualità del comparto audio, tra l’altro, regala una solida resa posizionale che riesce, nei sistemi dotati di satelliti e subwoofer, a creare un effetto immersivo apprezzabile.

HARDWARE

Requisiti minimi: Sistema operativo: Windows 7 Processore: i3 2.6Ghz Memoria: 4 GB di RAM Scheda video: GTX 560 or equivalent DirectX: Versione 11 Memoria: 6 GB di spazio disponibile

Requisiti consigliati:Sistema operativo: Windows 10 Processore: i5 2.6Ghz Memoria: 8 GB di RAM Scheda video: GTX 960 or equivalent DirectX: Versione 11 Memoria: 6 GB di spazio disponibile

– Gameplay impegnativo e avvincente

– Game design molto curato

– I salti da compiere sono spettacolari

– Stilisticamente ha qualcosa da dire

– Struttura della carriera probabilmente migliorabile

– Qualche modalità di gioco brillla un po’ meno delle altre

8.5

Redout è un gioco coraggioso, impegnativo e molto veloce. Il progetto italiano targato 34BigThings esplode sui monitor con la sua forza prorompente e colorata, proponendo un’esperienza per nulla banale. Il gameplay richiede preparazione e concentrazione, mentre le idee espresse dal game design restituiscono circuiti spesso esaltanti e salti spettacolari. Un titolo che affonda le sue radici nella tradizione del genere, e che rappresenta una vera e propria sorpresa, anche dal punto stilistico e tecnico. Un gioco ottimo, dunque, con alcuni difetti: la struttura della carriera, in effetti, non sembra essere irresistibile, mentre alcune modalità di gioco si sono dimostrate forse eccessivamente “crudeli” verso il giocatore. In ogni caso, gli appassionati dei giochi di guida arcade alla Wipeout hanno trovato un nuovo titolo con cui esaltarsi: è veloce, cattivo, e tutto italiano.

Voto Recensione di Redout - Recensione


8.5

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