Per molti un pioniere del settore videoludico, per altri semplicemente un genio visionario umile e sorridente, per i veri appassionati uno dei più grandi sviluppatori (sia in ambito software che hardware) di tutti i tempi. Perché una persona scomparsa da quasi tredici anni è ancora così attuale e considerata in un settore (ingrato forse?) in continua crescita economica ed evoluzione tecnica, che in breve tempo fagocita questo sviluppatore o quella software house senza il minimo rimorso? Risponderemo indirettamente a questa domanda, ripercorrendo la carriera e le innovazioni proposte da questo illustre personaggio cominciando, come in un qualsiasi film dal discutibile intreccio, proprio dal tragico evento finale. Era il 4 ottobre del 1997 quando Gunpei Yokoi venne coinvolto in un banale tamponamento con un camion. La discesa per controllare i danni alla macchina ed il conseguente investimento da parte un’automobile di passaggio sull’autostrada fecero il resto; una triste fatalità, purtroppo comune, un inaspettato e terribile lutto sia per le persone più vicine allo sviluppatore sia per i molti appassionati. Procediamo ora verso una più attenta biografia allo scopo di conoscere qualche informazione in più sulle innovazioni, le invenzioni ed alcuni tratti caratteriali di Yokoi.
l’Ultra Mano e i primi anniGunpei Yokoi nacque a Kyoto il 10 settembre del 1941. Dopo aver ottenuto una laurea in ingegneria elettronica si mise alla ricerca di una prima occupazione. Spinto dal desiderio di non allontanarsi tropo da casa (per sua successiva ammissione) decise di accettare l’offerta di lavoro di Nintendo: era l’anno 1965. Se ai nostri occhi questa scelta può apparire ragionevole, per quegli anni non era proprio così scontata. Nintendo allora era ben lontana dall’essere il colosso che tutti conosciamo: era semplicemente una rispettabile (e antica) società che si occupava della produzione di carte da gioco. Una significativa svolta avvenne alcuni anni più tardi e precisamente nel 1970. L’allora presidente della Grande Enne, Hiroshi Yamauchi, decise di fondare una nuova sezione dedicata allo sviluppo di nuovi giocattoli. A Yokoi venne affidato il delicato compito di ideare un nuovo prodotto da lanciare per le festività natalizie. La prima storica idea ad essere commercializzata fu la buffa Ultra Hand, una sorta di braccio allungabile (potete vederla nelle immagini correlate all’articolo) ideale per far divertire i più piccoli (e i burloni di ogni età). Questa piccola invenzione, un enorme successo commerciale con oltre un milione di copie vendute, è stata recentemente omaggiata nel divertente Wario: Master of Disguise per Nintendo DS. A questa negli anni a seguire si affiancarono Ultra Machine, ideale per gli appassionati di baseball (tre milioni di pezzi venduti), il Ten Billion Barrel, una sorta di primordiale puzzle game in plastica citato anche nel primo Metroid Prime per GameCube, il divertente Love Tester e tante altre piccole invenzioni. Curiosamente, in questi apparecchi a prima vista banali, Yokoi riuscì ad inserire alcune idee e soluzioni tecnologiche, anche di notevole spessore, che di fatto ne sancirono il successo. Parallelamente al settore giochi venne alcuni anni più tardi, era il 1974, aperta una nuova sezione dedicata al “preistorico” mercato dei videogiochi. In questa nuova occupazione Gunpei Yokoi, che nelle precedenti mansioni aveva svolto anche compiti di supervisione e selezione del personale, riuscì finalmente a far fruttare al meglio le conoscenze legate al proprio percorso di studi.
Gioca &… la coppia d’oroLa prima metà degli anni ’80 risultò significativa per due eventi distinti, ma altrettanto determinanti. Il primo fu l’invenzione dei mai troppo lodati Game & Watch ed il secondo l’incontro con un giovanissimo Shigeru Miyamoto. I Game & Watch meriterebbero uno speciale esclusivo, ma una panoramica generale è obbligatoria in questo contesto. Yoko, in viaggio su un treno, vide un uomo d’affari giocherellare con una calcolatrice portatile con schermo LCD. Da lì il passaggio fu breve e l’idea di creare una sorta di congegno elettronico portatile ideale per passare il tempo nei momenti di noia immediatamente conseguente. Massima leggerezza, batterie a lunga durata, due differenti modalità di gioco ed una certa immediatezza erano alla base di queste piccole perle videoludiche che in breve tempo cambiarono il mondo. Erano realmente nati i videogiochi da passeggio ed in breve una serie infinita di cloni, talvolta di bassissima lega, invasero i negozi di tutto il mondo e le bancarelle dei mercati. In dieci anni uscirono quasi sessanta titoli gradualmente più perfezionati (quelli in dual screen non ricordano molto il Nintendo DS?) fino alla naturale sostituzione di una macchina di cui parleremo tra poco.Il secondo punto di svolta fu indubbiamente legato allo stretto contatto lavorativo tra Yokoi e Miyamoto. La storia è piuttosto nota agli appassionati. Nintendo faticò non poco a farsi conoscere nel mercato del Nord America e l’apice dell’insuccesso venne raggiunto dal mediocre Radar Scope, un modesto clone dei vari Space Invaders tanto in voga allora. Qualcosa stava però cambiando e sotto la supervisione di Yokoi nacque, grazie all’innegabile genio di Miyamoto, il sorprendente Donkey Kong (al posto di “monkey” venne usato il termine “donkey” che significa asino per un semplice errore di copiatura). Era il luglio del 1981 ed i resi di Radar Scope vennero convertiti in uno dei più grandiosi successi videoludici di tutti i tempi. La prima volta di Mario (allora era semplicemente Jumpman) e l’esordio del tenero scimmione lasciarono il segno. Anche i non proprio ispiratissimi seguiti ottennero un discreto successo e diedero il via ad una collaborazione di lunga durata e ad una vera e propria età dell’oro dei videogame.
Dal “computer di famiglia” al “gioco ragazzo”Il successo del Famicom (Nintendo Entertainment System in Occidente) aprì le porte a tutti i maggiori marchi attuali di Nintendo. In pochi anni Gunpei Yokoi produsse capolavori quali Kid Icarus, Ice Climber (sempre con Miyamoto allo sviluppo) e progettò la mitica periferica R.O.B.. Proprio questa ultima invenzione, legata idealmente ai primi progetti degli anni ‘70, rappresentò una sorta di identificazione della macchina da gioco Nintendo in tutto il mondo. Il progetto a cui ancora oggi si associa maggiormente Gunpei Yokoi è senza dubbio Metroid (1986). Una struttura di gioco innovativa, un’eroina solitaria ed una tipologia di esplorazione assolutamente originale crearono un genere. Pur non sfondando mai realmente in patria, Metroid è e resta uno degli assoluti capolavori mai sviluppati per una macchina da gioco casalinga. La fine degli anni ’80 portò alla produzione della serie di Fire Emblem ed alla nascita di un portatile che rappresenta l’apice della storia videoludica: il Nintendo Game Boy.Una macchina da gioco portatile con cartucce intercambiabili e schermo in bianco e nero, il Game Boy divenne uno dei più remunerativi successi commerciali in ambito videoludico di tutti i tempi. Insieme al Game Boy Color vendette cifre vicine ai 120 milioni di unità in tutto il mondo. Risultati impressionanti che annichilirono la concorrenza di allora (Sega Game Gear, Atari Lynx e PC-Engine GT) e spianarono la strada all’indiscussa supremazia Nintendo nel campo degli Handheld. Per “dovere di cronaca” segnaliamo Metroid II: Return of Samus e la serie di Mario Land, ma la storia del Game Boy esula da questo articolo che alla fine è un semplice tributo a chi lo ideò.
Dal Super al VirtualeGli anni ’90 non portarono grande fortuna a Yokoi. Il vero apice del successo venne raggiunto con lo sviluppo dello straordinario Super Metroid (1994) prodotto ancora una volta dal “papà” della bella Samus. Il titolo, impegnativo ed innovativo, ottenne un unanime successo di critica e di pubblico e divenne una sorta di modello per molte serie successive (ad esempio Castlevania e Mega Man Zero). Possiamo purtroppo considerare questo intricato ed appagante action game come l’ultimo vero successo legato a Gunpei Yokoi. Gli anni successivi non furono altrettanto fortunati. La nuova macchina lanciata da Nintendo fu il Virtual Boy (1995). Questa sgraziata console, della quale abbiamo già abbondantemente parlato in uno speciale pubblicato in passato, si rivelò un insuccesso enorme a causa di alcuni problemi tecnici, di un limitato catalogo e di un costo troppo elevato. Anche in questo caso potremmo soffermarci sui molti dettagli. Pare che un primo progetto accantonato per gli elevati costi di produzione prevedesse l’utilizzo di tre colori sovrapposti e che forse pochi in Nintendo abbiano seriamente puntato su questa macchina. Qui tutto si confonde, ma certamente i rapporti si incrinarono e Yokoi lasciò Nintendo. Alla base dei litigi pare ci fossero incomprensioni legate al lancio della nuova console (prematuro secondo Yokoi). Un prodotto talmente fuori dagli schemi avrebbe meritato una maggiore attenzione, ma così non fu. Nel 1996 Gunpei Yokoi fondò una propria compagnia, Koto Laboratory, ed in associazione con Bandai cominciò a progettare un nuovo portatile di nome Wonderswan (correte a leggervi il nostro recente speciale). Uno sfortunato destino era in agguato e Yokoi non riuscì neppure a vedere con i propri occhi la nascita del suo nuovo progetto. Gunpei Yokoi rimane ancora oggi una figura attuale ed apprezzata. Molti titoli Nintendo legati a questo storico personaggio presentano più di una citazione ed un omaggio allo storico ingegnere e diversi premi postumi gli furono attribuiti. Segnaliamo inoltre la pubblicazione nel 2007 per Nintendo DS e PSP di un puzzle game intitolato proprio Gunpei. Bandai omaggiò Yokoi con il lancio di un titolo, una sorta di rompicapo a tema musicale, basato su uno dei suoi ultimi progetti rimasti incompiuti.
Gunpei Yokoi a detta di chi lo conobbe personalmente era una persona carismatica, disponibile e meravigliosa. Un indiscusso genio in grado di stupire in più di una occasione con trovate stupefacenti ed idee che di fatto hanno rivoluzionato ed in parte creato il mercato dei videogame. Dove saremmo oggi senza i Game & Watch o un Game Boy e soprattutto cosa sarebbe Nintendo? Sicuramente ci mancherebbe Samus Aran, affascinante e sorprendente oggi come allora. Senza lasciarsi cadere in facili sentimentalismi si può osservare con rispetto ed ammirazione come il cammino tracciato da Yokoi non sia stato interrotto dalle banali incomprensioni. Il doppio schermo del Nintendo DS, la nuova avventura di Pit ed il continuo tentativo di esplorare nuove strade per offrire qualcosa di diverso ai giocatori hanno un marchio profondo. Se oggi Nintendo è così, in parte lo deve alla straordinaria semplicità di un genio fuori dal comune e fuori dal tempo, che a tredici anni dalla prematura scomparsa rappresenta ancora uno dei migliori modelli ai quali ispirarsi nel mondo dei videogame.