Occhio Critico - Resolutiongate

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Come i più assidui tra voi lettori sapranno, di puntata in puntata cerco di snocciolare, con il prezioso aiuto dei commenti in calce all’articolo, argomenti spinosi, che stanno a cuore ad ogni videogiocatore che voglia chiamarsi tale: Occhio Critico non poteva non soffermarsi, prima o poi, sulla ridicola questione del “Resolutiongate”, ovvero la guerra delle risoluzioni e la rincorsa affannosa e irrinunciabile ai 1080p.Pensavo non ci sarebbe mai stato bisogno di un articolo come questo, che puntualizza l’ovvio e sottolinea regole che sono alla base del medium che tanto amiamo: eppure l’ovvio sembra non essere più di moda, soppiantato dalla mania di riportare risoluzioni e differenziare console e giochi in base ad esse.

La fiera delle ovvietàUrge riportare, in apertura di quest’amara riflessione, alcuni dei dogmi che, da quando il medium videoludico esiste, hanno riaffermato la loro validità di gioco in gioco, di anno in anno, da una generazione di console a quella successiva.Innanzitutto, è la giocabilità e non la grafica a rendere un titolo meritevole. Altrimenti la storia l’avrebbero fatta la serie di Crysis o Ryse Son of Rome invece di Super Mario. Secondariamente, se si analizzasse (anche solo a campione) il popolo videoludico, quelli che saprebbero distinguere ad occhio nudo la differenza tra 900 e 1080 p si conterebbero sulle dita di una mano. Di un monco.Terzo: ci stiamo lasciando alle spalle una generazione che, pur raggiungendo in pochissime occasioni i 1080 p nativi, ha saputo riservarci esperienze di gioco gratificanti, longeve, memorabili, emozionanti.In ultimo, mai come negli ultimi anni, l’attenzione al character design e al lato artistico di un videogioco sta tornando a recitare un ruolo centrale in ambito videoludico, e un titolo che punta sulla sua direzione artistica prima che sulla sua conta poligonale se ne fa poco di una risoluzione full HD.Queste, che sono all’apparenza affermazioni lapalissiane, sono in realtà sempre più spesso dimenticate, dai nostri lettori tanto quanto da noi giornalisti videoludici in primis, senza dimenticare chi i giochi li sviluppa e chi ne cura la comunicazione: il Resolutiongate e altre amenità assortite hanno tolto fin troppo spazio ad informazioni davvero importanti, come la libertà decisionale del tale gioco di ruolo o la complessità degli enigmi della talaltra avventura.Ma come si è arrivati alla situazione attuale?Cosa rende improvvisamente così importanti fattori in realtà secondari come la risoluzione?Come se ne esce (se se ne esce)?

La folle corsa tecnologicaCredo che alla radice del problema vi siano due fenomeni, strettamente connessi tra loro: la massificazione del medium videoludico, da me già additata in passato per aver portato altri sconvolgimenti nell’industria, e la dilagante attenzione verso il progresso tecnologico fine a se stesso, che, partendo da altri settori, finisce con il contaminare anche il mondo delle console.Partiamo dalla massificazione: la generazione di console uscenti ha portato un allargamento consistente del bacino di utenza videoludico, facendo salire sul carrozzone non solo i nonni e i genitori con in mano un Wiimote ma anche una marea di appassionati di tecnologia, persone che non necessariamente disdegnavano una partita ogni tanto ma che non erano identificabili con lo zoccolo duro dei videogiocatori. Li si potrebbe definire giocatori occasionali, lasciando da parte etichette abusate e poco significative come “casual” e “hardcore”.Provenendo da altri mondi (la fotografia digitale, gli smartphone, i tablet e così via), in molti dei quali un aumento delle caratteristiche tecniche del device marca una reale differenza a livello di esperienza per l’utente, questi “neo-giocatori”hanno imparato ad apprezzare il linguaggio e le possibilità offerte dai videogiochi, mantenendo però la loro attenzione alle specifiche tecniche e possibilità meramente tecnologiche delle console.Come biasimarli, d’altro canto? Una fotocamera da venti megapixel offre all’appassionato di fotografia possibilità infinitamente superiori di una da dieci, tanto quanto un personal computer dotato di 8 GB di ram offrirà prestazioni assai più performanti di uno che ne monta solo 2. E potrei andare avanti con esempi simili ad oltranza, abbracciando tutti gli ambiti tecnologici conosciuti, dai lettori mp3 agli eReader.Ma il punto è che non potrei mai fare lo stesso con i videogiochi. La risoluzione a cui visualizzerò un gioco non lo renderà mai migliore o peggiore di quello che è, a differenza di altri parametri tecnici che vanno ad influire più marcatamente sull’esperienza di gioco, come il framerate o la presenza/assenza di significativi bug.Senza che queste mie righe suonino come una difesa nei confronti di Xbox One, che sembra faticare molto più della diretta concorrente a raggiungere e mantenere stabilmente certe risoluzioni, ritengo che troppo spesso negli ultimi anni si sia dato eccessivo risalto ad informazioni legate alla risoluzione, con il risultato che la risoluzione sembra essersi quasi affiancata, nel metro di giudizio, a parametri infinitamente più importanti, come giocabilità e longevità.A peggiorare la situazione ci si mette anche una rincorsa scellerata al progresso tecnologico spesso fine a se stesso: differentemente da qualche anno fa, un acquisto in ambito tecnologico è oggi destinato a diventare obsoleto nel giro di pochissimi mesi, nonostante i prezzi richiesti non siano esattamente a buon mercato.Questa situazione, sebbene criticabile, sarebbe al limite anche accettabile quando il passo in avanti fosse tangibile, conveniente, ma quando leggo del nuovo smartphone che vanta una risoluzione superiore a quella che l’occhio umano può percepire, allora vuol dire che mi si sta chiedendo di pagare per qualcosa che nemmeno mi accorgo di avere, e da cui non traggo alcun beneficio.Nonostante questo, temo siano stati molti coloro che hanno scelto la loro nuova console in base alle notizie sulla risoluzione, e temo ancor di più che questo trend non sia destinato a finire in breve tempo, perché, mentre dal “basso”, nei forum, ci si scanna per 180 p di differenza, dall’alto, le case di produzione continuano a cavalcare l’onda, rilasciando comunicati stampa in cui framerate e risoluzione campeggiano, lasciando le briciole ad informazioni sul gameplay, sulle meccaniche di gioco, sul tasso di rigiocabilità del prodotto.

Neverending tunnelNel chiedermi come se ne esce ho probabilmente fatto il passo più lungo della gamba: credo che, di questo passo, ci si addentri ancora di più nel tunnel invece che uscirne.Che piaccia o meno, le console di nuova generazione vengono ormai assimilate a pezzi di tecnologia da salotto, e come tali sottoposti agli stessi parametri di valutazione della televisione sotto a cui sono stipate o del tablet che riposa accanto a loro: difficilmente mi abituerò a questo stato di cose, ancorato come sono a concetti che molti oggi ritengono secondari rispetto alla capacità di visualizzare giochi in full HD.Allo stesso tempo, sono più che sicuro di non essere l’unico a preoccuparsi maggiormente delle dinamiche di gioco, della coop, della qualità della trama, dell’ingegno dietro opere d’arte (quali ritengo essere i videogiochi) e di quello richiesto a noi videogiocatori per venirne a capo, piuttosto che di freddi numeri che, quando va bene, riescono a compiacere solo l’occhio.Perché, in fin dei conti, non spendiamo tutti i sudati risparmi in tech demo.

Pur senza approcciarmi ai nuovi standard tecnici con l’atteggiamento di un amish a Manhattan, proprio non riesco a digerire il fatto che parametri secondari come la risoluzione a cui un gioco viene visualizzato dalla nostra console preferita debbano occupare lo stesso spazio di altri che sono invece fondamentali, come il tasso di divertimento che il tal gioco può procurarmi o le emozioni che può suscitare in me.

Che io faccia parte o meno di una minoranza, comunque, sembra che la strada intrapresa dal mio medium preferito sia proprio questa anche se, sotto sotto, spero sempre di sbagliarmi: voi che ne pensate?Fatecelo sapere nei commenti.

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