Occhio Critico - Nintendo Switch

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Fiumi di inchiostro e tonnellate di parole sono state spese su Nintendo Switch, a testimonianza di come, nonostante tutto, il ruolo di Nintendo all’interno del panorama videoludico mondiale sia ancora di primissimo piano, nonostante le vicissitudini di Wii U e la dipartita di Satoru Iwata.
Oggi ne spenderemo qualche altra non per illustrare le caratteristiche della macchina, ancora perlopiù avvolte in una fitta coltre di nebbia, ma per far passare la console ibrida ideata dagli ingegneri della grande N sotto lo sguardo severo di Occhio Critico, che era in vacanza da troppe settimane.
Al trascinante entusiasmo delle prime ore, dovuto principalmente ad un trailer ben costruito e alle speranze di veder realizzati tanti desideri sopiti, sono sopraggiunte anche tantissime domande, affatto secondarie, le cui risposte saranno fondamentali per i destini di Switch e, forse, anche della casa di Kyoto.
Bentornati a Occhio Critico: oggi facciamo le pulci a Nintendo Switch.
Facili entusiasmi
Premessa necessaria: non ero così emozionato per una console Nintendo da diversi anni.
Nonostante il trailer ponga più quesiti di quanti non ne risolva, riesce nell’intento di illustrare bene le caratteristiche e le unicità di Switch, ed è inutile sottolinearne l’appeal per il caporedattore della sezione portatili di una testata che si occupa di videogiochi come Spaziogames.
Sono da sempre un amante del gioco in mobilità, fiero oltranzista dei device dedicati al gaming in luogo degli smartphone, non perché non ne possegga uno che mi porto sempre dietro, ma perché, semplicemente, ritengo che giocare senza tasti fisici sia come cucinare la carbonara senza uova.
La storia ci insegna che Nintendo difficilmente sbaglia due console consecutive e, badate bene, con “sbaglia” mi riferisco principalmente ai dati di vendita e al ritorno economico, perché Wii U non solo ha ripagato in pieno i soldi che ho speso per acquistarla, ma mi ha regalato esperienze di gioco uniche, fresche, che rimarranno impresse nella mia memoria di videogiocatore ancora molto a lungo (per non citare i soliti Mario e Zelda, potrei farvi i nomi di Zombi U e di Xenoblade Chronicles X).
La mia prima reazione al reveal, quindi, è stata la classica “shut up and take my money”, con il nerd che possiede tutte le macchine assemblate da Nintendo nella sua storia (con l’eccezione del Virtual Boy, con quello non ce la faccio nemmeno io) che ha preso il sopravvento sul redattore di lungo corso, attento ai particolari e pronto ad andare controcorrente se necessario.
Con il passare delle ore, a seguito di alcune dichiarazioni rubate a portavoce dell’azienda di Kyoto da alcuni colleghi giapponesi e del contemporaneo dissiparsi dell’effetto sorpresa, mi sono sorte una serie di domande, alcune condivise dalla maggioranza della community, altre più personali, nelle quali, comunque, una parte dei nostri lettori potrebbe immedesimarsi.
Ecco perché, a fronte di un atteggiamento comunque positivo verso la nuova macchina, le cui potenzialità sono indubbie, a mio avviso, mi sembrava giusto dedicare la nuova puntata di Occhio Critico ai numerosi dubbi che persistono, vestendo, come spesso accaduto, gli scomodi panni dell’avvocato del diavolo.
Dubbi condivisi
Buona parte del successo nei primi di mesi di vita di Switch dipenderà, come sottolineato da più parti, dal prezzo di lancio: secondo me, come dimostra quanto accaduto con 3DS, si tratta di un falso problema, perché un’iniziale richiesta eccessiva può essere corretta e non impedire comunque il successo della console sul lungo periodo (credo che Nintendo firmerebbe col sangue in calce ad un documento in cui si certifica che Switch venderà i quasi sessanta milioni di 3DS).
Cionondimeno, è innegabile che mettere sul mercato un device al prezzo giusto conferisca ad esso una partenza lanciata che rappresenta sempre un buon viatico, soprattutto per assicurarsi l’appoggio delle terze parti, quanto mai fondamentale in questo caso, e qui veniamo ad un altro dei nodi da sciogliere.
Se dovessi piazzare una scommessa, direi che la console potrebbe essere venduta tra i 299 e i 349 euro, a seconda di eventuali bundle con il controller PRO o uno dei titoli di lancio, un prezzo ragionevole ma non incredibilmente conveniente, considerando che per gli stessi soldi si può accedere ad Xbox One S o PS4 Slim.
Tornando alle terze parti, la cervellotica scelta di mostrare Skyrim nel trailer, seguita dall’ancora più stramba precisazione di Bethesda sul fatto che il titolo non è al momento in sviluppo per Switch, può significare solo una cosa, a mio parere: Nintendo ha stretto accordi ben precisi con una serie di terze parti di un certo peso, tra cui la softco del Maryland, ma non ha ancora nulla da mostrare perché nessuno di questi, che pure lavorano a diversi titoli per Switch, ha ancora raggiunto una fase tale del processo di sviluppo da mostrare un sample o un trailer.
Ecco perché Skyrim aggiunto in post produzione non è una presa in giro verso l’utenza (Nintendo non è peraltro nella posizione di potersi permettere tali cadute di stile) quanto piuttosto un placeholder, un reminder per chi ha saltato a piè pari Wii U sul fatto che potrà giocare su Switch a franchise di terze parti come la saga di Elder Scrolls, i fenomenali simulatori sportivi di 2K, gli FPS targati Activision o gli action game di Platinum Games.
Le specifiche tecniche del chip NVIDIA, cuore di Switch, al centro dei pensieri della community, mi interessano molto meno: ovviamente mi interessa che il gap tecnico non sia tale da pregiudicare le versioni Switch di franchise che amo, e che non vorrei essere costretto a giocare altrove, ma i freddi numeri, in sé per sé, mi hanno sempre lasciato alquanto indifferente.
Se sono (siamo) riusciti ad emozionarci con spezzoni della versione Wii U di Breath of the Wild, vuol dire che nel videogioco c’è molto altro al di fuori della conta poligonale e della definizione delle texture.
Probabilmente questa forma mentis deriva dal mio passato di videogiocatore e dalla mia passione per le portatili, che risaputamente sacrificano potenza in luogo della praticità, ma ritengo che l’unica cosa che Nintendo dovrebbe assicurare al potenziale pubblico di Switch dovrebbe essere la facilità di conversione da altre piattaforme e una potenza di calcolo sufficiente a portare gli open world, gli FPS, gli sparatutto in terza persona più popolari senza scendere a troppi compromessi.
D’altronde, dei 4K, dei video comparativi, del dibattito sui sessanta frame per secondo fissi l’appassionato Nintendo se n’è sempre infischiato.
Last but not least, ci sono i dubbi sulla reale natura dello schermo estraibile: dal trailer non si riesce a capire se questo offra l’opzione tattile, che aprirebbe non solo alla retrocompatibilità digitale con il parco giochi Wii U (ci torneremo), ma anche a titoli tipicamente dedicati ad altre utenze, come gli strategici a turni che impazzano su PC o quel fenomeno di massa che è diventato Hearthstone di Blizzard.
Personalmente, l’ipotesi di avere un ulteriore device dove giocare a Hearthstone non può che essere benvenuta, ma mi permetterei di chiedere a mamma Nintendo, in caso, di optare per un touch screen capacitivo, magari multitouch, piuttosto che sull’accoppiata stilo – schermo resistivo.
Dubbi personali
Vi sono poi un paio di questioni cui personalmente sono molto legato, che spero vengano chiarite quanto prima e dalle quali dipenderà il mio grado di apprezzamento di Switch: la durata della batteria e la retrocompatibilità con i software digitali acquistati con il mio profilo utente.
Sulla prima, in particolare, si gioca una buona fetta dell’appetibilità del concetto alla base di Switch: proporre una console che tratta il gioco in mobilità alla stregua di quello casalingo, sfumando i confini e garantendo sempre meno compromessi, e dotarla di una battery life insulsa (e per insulsa intendo tre ore di gioco) rappresenterebbe un autogoal clamoroso.
Senza affidarmi a illusori voli pindarici, mi accontenterei di veder pareggiata la durata della batteria degli ultimi modelli di 3DS commercializzati, i New, che si attesta tra le quattro ore e mezza e le sei abbondanti a seconda di variabili come la luminosità dello schermo e il volume degli speaker: la linea di processori TEGRA di NVIDIA ha sempre assicurato una buona efficienza, e c’è da sperare che la versione custom che muoverà Switch non si discosti troppo dalle performance del recente passato, migliorandole se possibile.
Non c’è nulla di peggio, per un appassionato di console portatili, di rimanere senza batteria a metà di un viaggio particolarmente noioso, o sul finire di una boss fight particolarmente impegnativa: speriamo che Nintendo, da sempre maestra nel campo (se penso alla durata del primo Game Boy mi scende una lacrimuccia…), ne tenga conto.
In ultimo, confido nel fatto che la casa di Kyoto decida di non interrompere la continuità a livello di compatibilità che l’ha sempre contraddistinta: revisioni a parte, tutte le console portatili della storia di Nintendo erano compatibili con il modello precedente, e, sebbene sia già stata confermata la mancanza di supporto di Switch nei confronti dei giochi 3DS e Wii U in formato fisico, mi auguro che si studi una soluzione per garantire quantomeno quella digitale.
Una scelta simile valorizzerebbe il parco titoli di tutti i possessori di Wii U, una categoria alla quale la grande N, stando ad alcune voci di corridoio, starebbe pensando di garantire dei privilegi, ed eviterebbe richieste francamente inaccettabili, come quella di un ulteriore esborso per portare i titoli acquistati sullo shop (o sulla Virtual Console) sulla nuova macchina.
Di pari passo con questa mossa, ovviamente, andrebbe implementata una capacità di memoria finalmente al passo con i tempi, lontana dai ridicoli trentadue giga (per non parlare degli otto…) in dotazione a Wii U: Nintendo sta dimostrando grande attenzione verso la realtà indie e il mercato digitale, pur con colpevole ritardo, e tarpare le ali al settore della distribuzione digitale con tagli di memoria anacronistici sarebbe un errore madornale.
Credo di parlare a nome di molti appassionati della grande N se chiedo di arrivare quantomeno a trecento giga, se non addirittura al mezzo tera standard della concorrenza.

Solo il tempo e la risposta del pubblico potranno dirci se Nintendo Switch rappresenterà il ritorno di Nintendo in grande stile al centro dell’industria videoludica moderna, un altro fallimento commerciale o, a metà strada, un singolo passo nella giusta direzione: le premesse sono molto promettenti, e sembra che la casa di Kyoto abbia fatto tesoro degli errori commessi nell’ultimo lustro, ma tantissime informazioni (anche di primaria importanza) non sono ancora state rilasciate.

Trattenere il fiato fino a marzo inoltrato potrebbe non rivelarsi una scelta saggia, non quanto rimanere su queste pagine per seguire tutti gli sviluppi e le notizie riguardanti Switch.

Non mancate di farci sentire la vostra voce nei commenti: al momento ogni ipotesi potrebbe essere valida.

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